Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 19 - 15 ottobre 1909

508 RIVISTA POPOLARE vostra domanda ed io ho seri tto assai più di cento parole. « Cosi accade ai meridionali! I miei elettori di Basiilcata, i miei buoni amici di Calabria, di Sicilia, hanno il difetto di non contare. E per questo difetto fanno moltissimi figli. Saluti cordiali. NITTI E giacchè abbiamo, in q 11esta lettera di Nitti, fatto menzione del Sur!1 ricordiamo una conferAnza data da Napoleone Coltijanni in Torino il giorno 7 corrente su Nord e Sud nella vita politica italiana. Il successo, c0rne constatarono La Stampa e gli altri giornali locali ed una corrispondenza ali' Avanti! fu colossale pel numero degli intervenuti - oltre 1500 appartenenti a tutte le classi sociali-:- e per le entus_iastiche accoglienze, che si prolungarono anche in ist,rndn all'uscita delForatore. Noi ce ne compiaci~rno vivamente non per meschine simpatie personali e per soddisfazione della vanità nostra, ma perché il fatto ha nna duplice importanza politica e fa veramente onore a Torino. Dati gli attacchi di Colajanni a Giolitti, a Rattazzi, puri Piemontesi. non c'è hisogno di sottolineare il significato di quelle accoglienze in questo momento. E poi, mentre gli urlitori aAcoltarono con silenzio religioso e con un senso non nasco~to di dolore tutto ciò che l'oratore espose sugli indici attuali d'inferiorità economica, mornle, intellettnaìe e politica del mezzogiorno, accolsero con manifestazioni di calorosa approvazione tntto ciò che, senza inf:ingimenti, egli disse sulle enormj responsabilità dei g:overnanti it:=tlia.nie del Settentrione dal 1861 in poi nello aggravamento delle condizioni del mezzogiorno. Ciò cbe si avrebbe dovuto fare Colajanni lo espose colle parole di Cavour indirizzate a Sady Holland; ciò che invee si è fatto ai danni, sopratutto morali e politici, del mezzogiorno egli lo disse ricordando pochi e caratteristi ci fatti. • + Trent'anni di duplice e triplice. - Ricorrono appunto ora trent' anni, da che la Germania e l'Austria si strinsero in a:Ieanza contro la Francia, e la Russia, e, la Germania principalmente, spintavi dal timore dell'Inghilterra. L'Italia si unl allH. duplice e la triplice fu costituita e la si chiamò, e fu veramente, strnmento di pace, specialmente perchè ebbe di froLte a se a bilanciarne le forze, la. duplice Franco-Russa, rinforzata di poi dall'entente-cordiale dell'Inghilterra. Poichè siamo ad un anniversario vale la pena fare una specie di bilancio dei vantaggi imaginari e reali, profitti e perdite, che all'Italia furono procurati dalla Triplice. E perchè il campo sia bene libero, cominciamo subito dal movere alle due costellazioni politiche un'accusa di ordine superiore, per documentarla e poi non parlarne più. Le due alleanze avversarie sono sl pacifiste ma Aono anche altrettanto antinazionali. Da che esse si sono definitivamente costituite; ne8suno dei tanti popoli di Europa che aspirano ancora alla loro libertà, alla loro riunione, alla loro indipendenza, la Polonia, la Macedonia, la Finlandia, le provincie Italiane soggette al- ]'Austria, nesimno di questi popoli ha potuto più realizzare le proprie speranze. Se l'Italia non si fosse unita· a nazione prima di questo tempo, essa non sarebLe nella Triplice, non sarebbe ancora nazione. Per fino gli sfregi al trattato di Berlino per ingordigia di territori sono stati perpetrati e consumati grazie alla Triplice ed alla Duplice. E sarà, e continuerà ad essere cosi fintanto che catii nuovi, i quali non potranno essere che dolorosi , e dobbiamo perciò augurarci non avvengano, non accadranno. E questo detto pRssiamo a cii> che riguarda noi. Quando l'Italia - altra volta lo dovemmo n0tareq uando l'Italia, entrò nella Duplice Au--itro-Gerrnanica, vi entrò spiota d:.\ uua oemicìzia che avrehbA potnto essfrle. che le sarebbe stata fatrde. L<\ inimieizia della Franci~. Si è detto che quella inimicizia fu provocata dal Crispi e dalla sna politica. MR la concl11sioue r!ella Triplice avvenne sotto Deµreb5 nel 1882; Crispi la peggiorò dal 1887 al 1890. Vi C,Jntribuirono male intesi interessi politici francesi che offe-iero i legittimi interessi italiani nel Mediterraneo ce>lla brigantA,.;ca occupazione di Tunisi· vi contribni la ca~cia agli Itu.- liani in Marsiglia. eh; a quella occ11p~zione se~ 1ì; vi contrihuirc,no gli Amorazzi scanrfalos1 tra la Rep 11 bblica francese e il Papato; vi contribui sopr11t1.,tto l'interesse dinastico dei Sav~ja, che temevano l'influenza delle vicine istituzioni repubblicano. E l' lt;1lia non era allora in condizioni di misnnudi con la Francia, con la Franci::t ~ia pure da i•oco rimed,.;a della fiera batosta del 70. L'ltalia ebbA :-illora bisogno d'appoggio sicuro e sincero, la Dt1plimi cent,ra!e lo offriva: l'Italia dovette, e fo bene per lei , adattarvi,:,i. Politic;amente aderire alla alleanza delle potenze del centro fu, ver l'Italia, un buon affare. Lo tu altrettanto economicamente? Vedremo. E' vero che la lunga pace as~icurata dalla Triplice e dalla Duplice ha perrne.;;so quello sviluppo industriale e sociale che ha restanrato le nostre tinauze, ed ha posto l'Italia, dal lato del tesoro nazionale, in nna posizione invidia.bile di fronte agli altri pResi. E' vero _che la. pac~, la lnnga pace, 1 La ptrmess0 _qt1eHa marcia progress1va nella q 11ale l I~alla -:- a dispetto della insipienza dei prnpri governanti - ha. trovato la via del proi-,rio benessere; ma è vero altresì che i 2/3 della ricchezza nazionale, il più chiaro del profitto derivato dalla pace nel nostro pae~e, è stnto, ed è tutto ora assorbito dai gravami che la 'friplice impcne ai suoi partecipanti. Le S'.'ese per l'esercito e per la. m_arina, imp0ste cìalle netessità, create dalla ':{'rt_plt_co stessa, rappresentano un peso rovi uos?. p3r no1. lJt1~e almeno? Lo fu. Ora non ci i-:embra ptu che le cond1ziC'ni siPno le stesse di 25 anni fa. I nostri rapporti con le Francia sono migliorati non solo; ma sono diventati tali che, oggi come og~i, non :1 vn·mmo. Cf'r• tamentc bisogno di rivolgerci alle Potenze centrali per la sicnrezrn del nostro paese. Le condizioni dello spirito polit.ico, ed anche l'animo generale delle popohtziouì è mutato. E!:lse popolazioni, alcune di asse, fino a pochi anni fa (non b:sngna dimenticare la Ligue des Patriots, ed il fenomeno. B?ulangista in Francia) sognavano da un lat11 la r vtnc.:1ta, spiavano, ria l'altro, l'occasione d'una gnerra, ernuo insomma pervas0 d~ furore bellicoso : oggi vogliono, impongono la pace. E della µace hanno necessità grande lo sviluppo economico ed industriale e l'assetto n11a11ziario di tutti, indistintamente, i paesi c.:ivili. Q te!-jt.o si è capito tanto nelle masse popolari come nel.le cla::,;si dirigenti. Senonchè la pace armata -. que~ta rnf~1tsta trovata. bismarckiana - annulla tutti g\1 sforzi che dai popoli sono fatti in un intento di beoPs~ere 0011 solo ma comincia anche a diventare un poric;olo assai seri~ per la pace vera, la pace senza aggettivi, nella corsa pazza e nello sforzo disperato c.:he le N a;r,io11i fanno per superarsi nella potenzialità dei me·1,zi di offesa e di difesa. Finchè l' Italia fo troppo debole per pensare ad eRpansioni, a influenze fuori dei confini; fiuchè ebbe da consolidare il proprio potito fra le Nazioni e;1ropee, la propria finan:,,;a, il proprio i,vilupp0 iud.1skiale e dA. guardarsi le spl;l,lle, la alleanza con l' Austria e la Germania fu meglio che utile, iodisµens,ibile; ma l'Italia ba pagato il ::H-rvizio r ..sole dalle alleate , eon moneta un po' troppo cara. li giovamento politico chcl dalla Triplice trassero la Germania e l'Austria fu 1rniggiore; senza l'acceseo del-

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