r RIVISTA POPOLARE 525 ulteriormente in '}neste questioni. Il già detto deve bastare a provare che non è punto la 1ealtà deli'evoluzione, ma il suo modo che è in questione, e che in questa direzione come in ogni altra il progresso scien-· tifico non può essere che indefinito; e che la possibilità stessa di tutte queste disc11ssioni mostra l'alto valore permanente dell'opera comples~iva di Carlo Darwin. Questo valore permanente è specialmente illu .,trato dallo Schwalbe nel saggio :-mila origine oell' uomo, in cui è mostrato quanto in sostanza poco siavi da aggi•mgere al detto da Darwin e quel poco confermi ipotesi da lui fatte. E' sopratutto nel campo etico, filosofico e sociologico, che è mutata la valutazione del darwinismo. Ed anche qui non è tanto Darwin che ha torto quanto chi ha voluto affrettatamente far servire il Darwinismo da sostegno a qnesta o quella • preoccupazione filosofica, religiosa o sociale. Darwin si è limitf\to a mostrare che dal punto di vista scientifico, d1:1.pIunto di vista della st01·ia natu1·ale, l'illtelligenza e la morale e la religione si spiegano come variazioni progressive utili e quindi rafforzate dalla selezione, di facoltà che in germe almeno esistono presso forme viventi inferiori. Ma affermar questo non è necessariamente tutt' nno con l'affermare che l'intelligenza, la morale e la religione non siano che prodotti della natura, ove per natura s'intenda il complesso delle leggi che governauo il mondo inorganico ed organico sub-umano. Darwin stesso non ha mai sentito di poter seguire Haeckel, Spencer ed altri in questo passo. E l'Huxley, il suo fidus Achates, nel celebre discorso Ethics aud evolution ad Oxford nrl 1892, ha insistito sull'antagonismo tra i metodi che segue la natura nelle sue creazioni e quelli che, dal fondo della sua coscienza, s'impongono ali' uomo come i soli degni di esAere seguiti. Con l'uomo fa cioè la sua comparsa sulla terra, un mondo superiore a quello della natura: il mondo dei valori. E tutto lo svnlgimento del pensiero filosofico contemporaneo mostra quanto giustificata fosse la prudenza sia dal Darwin che dell'Huxley. Perocchè, dopo di avere voluto tutto spiegare scientificamente, si ·è presentato anche il problema di rend~rci conto dal fatto stesso della conoscenza scientifico e ci si è trovati di fronte, mutatis mutandis, al medesimo problema in cospetto del quale giganteggiarono il genio di Emanuele Kant e quello de' suoi successori nello svolgimento dell'idealismo tedesco. Gli studi del Mach, dell'Oswald, del Poincarè, del Wilbois, del Le Roy e d'altri sulla vita e sulla psicologia dello spirito scientifico, hanno condotto a riconoscere anco una volta che i problemi e i metodi della scienza non sono che estratti dei problemi e dei metodi della vita e riposano su i medesimi postulati di quella che sono la fede nella possibilità di conseguire i propri fini e quindi la fede in una Realtà fondamentalmente armonica coi fini dello spirito umano. Si che la spiegazione scientifica delJ'origine dell'uomo presuppone, come tutta la scienza in generale, un concettto razionale e teleologico di tutto l'essere e non lo confuta o supera. Essa può aver -eozzato e tuttavia irriducibilmente cozzare contro ogni metafisica o mitologia cbe fa dell' univerao un campo di forze e di attività arbitrarie, ma essa non ha nulla da dire contro una. filosofia cbe riposa sui postulati stessi dell!:1,conoscenza e vede nell' universo un regno della ragione e della legge. In fondo la grandezza del 'Darwin sta precisamente nell'1:1.verrnostrato la sovranità della legge pur nei mondo organico, ossia rn1ll'aver ricondotto la molteplicità delle forme di questo ad una unità di ritmi, in cui. il nostro spirito si riposa soddisfatto perchè trova appagata la s11a sete· perenne per una comprensione sempre più 11nitaria ed armonica di tutto il reale. Lo spirito umano riuscendo ad interpretar la natura riconosce in questa il fenomeno di uno spirito simile al proprio. Ed è degno di nota il fatto che di pari passo si è venuta riconoscendo in miirnra crescente l'importanza che la vita psichica ha come fonte di variazioni utili (ortogenesi dell'Osborn, del Ilaldwin e del Morgan). Ancbe gli anima!i imparano, e mediante questo imparare facilitano l'opera della selezione naturale col poter attendere I' apparsa di variazioni congenite utili o la scomparsa delle dannose: non solo, ma si creano degli ambienti propri con cni si proteggono contro l' ambiente naturale; vi è, cioè, a mano a mano che si sale verso le forme più elevate, un accentuarsi dell'adattamento attivo sul passivo, della iniziativa dell'animale su quella della natura; fino a che la prima trionfa sull'ultima definitivamente nell'uomo. Questi studi hanuo avuta la loro sintesi filosofica nel genialissimo libro del Bergson L'èvoluUon c1·èat?-ice, in cui il mondo vegetale e l'animale appaiono come dei frammenti abortivi d' un unico germe vitale, d'un unico sforzo creativo, di cui l'umanità sarebbe viceversa il frammento riuscito o meglio riuscito, quello in cui più si rivela ciò che, più o meno, doveva es~ere il tutto, e ciò che, più o meno, è nell'essenza del tutto. La Vita quale si rivela ntill'umanitè non sarebbe una evoluzione da forme inferiori e rudimentaii di vita, ma ss.rebbe una vita più autentica di quelle, che viceversa ne sarebbero tentativi non riusciti, rovine, sbocci. Col Bergson l'evoluzionismo iniziatosi con carattere rigid1:.mente meccanicistico in Lamark e Spencer, assnme caratteri decisamente idealistici. L'evoluzione nella ripercussione sociologica _delDarwinismo non è stata men grande che qnella filosofica. Chi non ricorda le furibonde polemiche con cui il Darwinismo veniva invocato pro e contro il socialismo o l'individualismo, pro e contro la guerra o la pace? Esse non sono tuttavia spente ed ultimamente il darwinismo venne perfino il Inghilterra invocato conko il bilancio di Llyod 3eorge ! Epperò l'accenno agli stadi attraversati da tale polemica non è del tutto vano. Il darwinismo fu anzitutto utilizzato da coloro che, sulle traccie dello Spencer ed eredi dell'individualismo astratto del secolo XVIII, concepi vano le società come non altro che la somma degli individui che le costituivano e quindi come il campo della lotta per l'esistenza tra questi. Sennonché anzitutto, pur pel mondo animale, venne sempre più in Iuce l I importanza del fattore della associazione e della cooperazione; in secondo luogo vennero sempre
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