Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 19 - 15 ottobre 1909

524 RIVISTA POPOLARE Siccome è nostra intenzione di diffonderci specialmente sull'aspetto sociologico della queRtione, toc~beremo solo brevemente dei punti e8senziali degli altri aspetti; primo tra i quali è il biologico. Com'è noto, il pernio della dottrina darwiniana sta nel principio che le specie più elevate, l'umana inclusa, sono derivate lentemente dalle più i,,ernplici per via della sopravvivenza, nella lotta per la vita, di quelle forme in cni le variRzioni. utili prevalgono sulle dannose e rendono possibile, mediante la loro trasmission ereditaria, l'adattamento aìl' ambiente. Con ciò nel darwinismo propriamente detto venivano ad essere coordinate le vedute del Lamarck circa l'azione dell'ambiente donde provellgono l'lgli organismi le cause di variazioni, e la trasmissione ai discendenti delle variazioni utili funzionalmente acquisite dagli individui, e le vedute pr0priamente dette del Dan\ in, che faceva riposare Ja sua teoria in ispecie sa Ile variazio • ni congenite, qnalunque ue fosse la causa, e snl processo della selezione llaturale delle più utili tra queste. E come è pure noto, la dottrina cosi formulata ebbe gran successo, perché, nonostante vi fossero stati tanti prima del Darwin ad afferiM.re I' origine delle form~ organiche per evoluzi0ne or,1, in questo ora in quel modo, il Darwin fu però il primo non solo ad analizzare le cau1;e di possibile evoluzione accennate intuitivamente dai suoi precursori e a controllarle con dati di fatti, ma fn ancora il primo che a dette cause ne abbia agginute dne (pure da lui descritte erl analizzat.i in nat11ra) capaci da sole di rendere conto del come dall'evoluzione. Se anche le altre non fossero esistite queste da sole basterebbero ad ingenerare un processo evolutivo. Ma questo mede'.limo succ.esso ebbe per consHguenza ,]j creare a poc,j a poco una specie di darwinismo ortodosso, rigido, cristallizzato, seducente per la sua semplicità, adattissimo ai fini della propagP.nda autireligiosa od aùtidealistica. Che meraviglia che a questa ortodos.:iia sia capitata le sorte di tante altre, a contatto di nuovi fatti ? Ma che ragione avvi per ciò di proclamare la bancarotta del darwinismo? Tanto più che nello spirito di Chi gli diede il nome non pullulò mai l'idea che le sue vedute non fossero capaci di miglioramenti e di correzioni ed aggiunte. Se ben si osserva l'idea d'una bancarotta del d1uwinismo proviene dal dimenticare che il primo compito pref.ssosi dal D<1.rwinera qufllo di afft.-rmare che l'origine· delle specie animali e vegetali potova spiegarsi per via di processi naturnli ; data la variazione che è uu fatto, l' origine delle specie ne è un corollario ; e questa affermazio11e !:lta sia. cbe le variazioni siano congenite sia che esse siano cau,mte dall'ambiente, e sia che queste siano o non siano trasmissibili per ereditarietà, e 8Ìa che taii vttrihzioni siano leute o rapide, definite o no. 11 Darwin emise certe sue speciali vedute sulla nat,ura e le cause delle variazioni e dei modi di variazione e di ~ccnmulazione di variazioni, ossia diede una. sua particolare descrizione e in terpret.azione del precesso evolutivo, che potrà essere vera od erronea in tutto od iu parte ; ciò non toglie che le conseguenze da lui tratte dal fatto della variazione reggano di per sé stet-1se e che le leggi della lotta e della relazione siano leggi reali, sebbene ve ne possano essere al tre. Ed invero noi troviamo che in questo volume i collaboratori non differiscono punto nel sollevar dubbi sul fatto della variazione dalle specie, ma solo sul come di tale variazione e sull' efficacii:-. comparata di questo o quel fattore di evoluzione organica. La divergenza principale è p•1r quella sorta tra noodarwiniani e neo-larna.rL:kiani intorno alla ereditarietà dei caratteri funzionalmente acquisiti. Dopo Darwin le correnti che da lui parvero sintetizzate in una sola si rivelarone più che mai inconciliabili; fatto questo che promosse immense e delicate indagini, e che aumenta· la grandezza di Darwin come fondatore della scienza. delle variazioni. Fu il Weiscmann, che com'è noto, ebbe il gran merito di sollevare dubbi sulla portata del principio di adattamento diretto. Secondo il Weissrnanri l'adattamente sarebbe, in grandissima parte indiretto 1 ossia non sarebbero ordinariamente trasmissibili che le variaz.ioni derivanti da variazioni 11elie unità co8titutive del -plasma germanitivo, e sarebbe solo su queste variazioni, che si eserciterebbe la selezione naturale. Siccome vi sono fatti (ades. la conformazione delle formiche operaie) che la trasmissibilità di caratteri acq1 isiti non vale a spiegare (perchè adesso, le operaie sono sterili). tale princi'pio serve solo a impedire ricerche più profonde, e non è necessario, se vi ha un principio che è di per sè a ciò adeguato. D\d t.ra parte vi sono però fatti che, a sentire i neola1uarrkiani, il solo prinripio della selezione non vale a spiegare ades, le variazione simultaneamente utili in organi delicatissi ; ma l' impo.:rnibilità di spiegare ciò col mero nso e non uso e i suoi effetti eredi tari non è meno grande, e il Dc Vries ha sentito il bisogno di ricorrere all'ipotesi di variazioni rapide. A favore dell'iàea di una evoluzione per variazioni definite anzichè per accumulazione di v.ariazioni insensibili starebbero anche i noti fatti di segregazione germinali che stanno a base delle leggi del Mendel. Ma tanto il Weiscmsnn che il :Ktrskinky ha.uno mostrato che anche se si danno variazioni rapide non si può assumere non esistere alcun fatto che autorizzi ad assumere che esse abbian mai dato origini a forme capaci di soprnvvivero allo stato di natura; e che sempre tali variaziolli sono nelle piante accompagnate da debolezze di organizzazione. Sicchè in fondo, se la selezione naturale non è unico ed onnipotente fattore di variazione delle specie e ciò non fu mai preteso da Darwin easo è però tuttavia il più visibile ed evidente e fon;'anche ii principale, qualunque sia la caus·1 ultima delle variazioni congenite ed ereditabili. Della quale non è forse a quest'ora possibile dire di più di questo; che probabilP"ente le leggi defiuite del Mendelismo richiedono l'ipotesi di definite differenze di costituzione fisico-chimica tra i plasmi germinativi delle varie specie. sicche il segreto della loro evoluzione starebbe nelle variazioni della natura fisico-chimica di detti platimi. Col che natura1me11te resta ancora appieno inesplicato (cioè non ridotto al mero fenomeno fiBico-chimico) l'aspetto biologico, l'organizzazione strutturale cioè, dei plasmi medesimi. Il lettore che ci ba seguite fin qui non ha bisogno che voi ci ingolfiamo

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