520 }{lVlSTA POPOLAKt. << pubblico? Le leggi sanguinose insano-uinano i co- « stumi : il palco non è e non può eiserc l'ultima « rag10ne della giustizia » ( Lacassagne ). lII. I moderni sostenitori della pena di morte non si sono dati per vin ti. Si possono trascurare tutte le astruserie a carattere religioso o d' indole metafisica che si accampano in favore del boia : non hanno corso. Ma meritano attento esame gli argomenti che si portano dai penalisti e dai politici moderni, traendoli dalla storia , dalla statistica e dalle recenti teorie darviniane. Con questi argomenti al mantenimento della pena di morte si cerca dare un fondamento positivo e sperimentale. Prima di esporre gli elementi di questo sperimentalismo penale mi sembra opportuno accennare a certe ironie di sostenitori e di oppositori della pena di morte che potrebbe:-o sembrare argomenti ad absurdum nell' uno 9 nell'altro senso. Paul Lafargue ha esercitato la sua abituale inesorabile ironia nel mettere in contrasto l'umanitarismo della borghesa abolizionista in favore degli omicidi e degli assassini colla sua crudelta nei massacri dei lavoratori e nelle giornate di giugno 1848 e nella repressione della Comune nel 1871. « La sentimentalità borghese, egli dice,-si trasforma in ferocia quando sono offesi g"l' interessi .della borghesia, e questa siessa sentimentalità che si esplica colla pietà verso gli assassini, colla filantropia delle società protettrici degli animali tace quando lo sfrutt~_unento capitalista ccndanna a morire di fame cronica o negb accidenti del lavoro donne e uomini, fanciulli e adulti a milioni! La società borghese per la quale è stata fabbricata la religione di Cristo, che vieta di versare il sangue umano - e quanto non ne hanno versato i suoi sacerdoti! - se non ama di versare che 11 sangue dei socialisti rivoluzionari, ha una predilezione marcata per la r,ena di morte senza etlusione di sanane che infliaae ai salariati coll'esaurimenro b ' bb • delle forze, colle malattie, colla fame! (Hurnamtè, Anno IV, n. 1044). E il socialista Dejante invertendo l'ironia di Lafargue i1 giorno 11 Novembre nella Camera dei Deputati ai sostenitori della pena di morte, che compiangono la sorte di chi perde la vita per mano assassina rimproverò la iposcrisi1 loro perchè essi non si preoccupano di 150,0U0 individui, che muoiono in ogni anno per tubercolosi! Ma all' ircnia non meno feroce di quella del marxista ricorre un antisocialista: Jean Carrère. Il brillante scrittore francese ha visitato Messina dopo la catastrofe ed ha descritto e commentato le fucilazioni, dei ladri, che vi completarono il disastro del terremoto. Egli si domanda : « Hanoo fatto bene o male a sopprimere senza processo queste carissime e preziosissime vite di individui nati liberi? Non risponderò io a questa domanda, ma lascerò che risponda un giornale italiano, che stampava a grossi caratteri cudeste righe: « Profittando del disastro, tutti gli elementi sociali perversi o pervertiti. si dànno a correre le rovine, invadono lè case deserte per sfogare i loro istinti di selvaigia -rapina. <( Si dice che il Governo abbia telegrafato conferendo pieni poteri . al~eautf rità militari per salvare le sventura~epopol~z.tontdall assalto di quei feroci. . « Noi~non _esztramoad approvare Il provvediniento. A San !rancisco di California i depredatori venivano sornmartamenteappiccati;noi diciamo che in casicome questi la difesa socialepuò farsi le<nttimanunteanche a suono di fucilate. Uomini che s/'lanciano al saccheggi? in que!t'or~, non sono uomini, ma lupi. E van trattaft come t lupi! ». Qual giorna!e scrive così? Un g10rnale conservatore? offi.cioso? clericale? reazionario? No: è l'organo del partito socialista e democratico, l' << Avanti 1 E' l' ..A.vanti! e tutti i o-iornali e gli scrittori socialisti o umanitari che chie<lono le fucilazi<?ni dei ladri di Messina in;ocano il rispetto della vna ~mana per qualunque assassino , che ha. commesso 11 suo reato al di là di Messina» (Giotnale d'Italia 1 Febbraio 1909). Gabrìel Tarde alla sua volta mette in contrast0l'u~1a?i_raris_mo eh~ si scandalizza perchè dieci 0qumd'.c1 ~elrnquent1 vengono gh=gliottin_ati, ma lascia. che s1 distruggano a centinaia di migliaia i Negri e le Pelli Rosse, che uon hanno commesso alcun ~rave re-1.to._Parimenti si fucila alla spiccia un ladro 1~ tempo. d_1g?erra, ma si deve rispettare la vita. d1 un parn_c1da in tempo _d_pi ace _(PfJilosophiepenale).. Un ultima contraddiz10ne ironica è stata da recente ril~vata dopo il verdetto di Spoleto, che assolvette 11Dottor Blasi che aveva uccisa la moglie infedele, rilevandosi, che cosi i aiurati - come n~i. casi B_isogn~, Cifarièllo ecc. - riitabilivanr quel d1ntto d1 uccidere, che il Codice penale non riconosce alla Società come funzione punitiva contro gli assassini pericolosi ( Giornale d'Italia 10 a a osto 1909). 0 Queste contraddizioni ora ipocrite e calcolate . l' ora spontanee e srncere se mostrano il relativismo col quale si applicano i criteri morali non valaono a giustificare la pena di morte. b Il suo fondamento si vuole adesso stabilirlo in base all'utilità sociale ed allo sperimentalismo storico e statistico, cui si è affidato .esci usivamente il Lacassagne. Il quale ha applicato riaidamente le teorie di Lo~11?roso, di Garofalo e di Ferri propugnando darv1manamente il principio darviniano della eliminazione degli inferiori, dei disatti, degli anti sociali; che trova gia formulato da Platone. Pel gran?e fil?~o_fo.~reco,. nè più nè meno che pei moderm pos1t1v1st1 1l delitto è una malattia e il delinquente unammalato. Se la malattia è guaribile la si cura; se è inguaribile il delinquente a difesa della Società viene : o espulso fuori dal territorio dello Stato o soppresso colla morte. Per questo positivismo inesorabile la pena di morte non solo elimina gl' incorreaibiii pericolosi al_la società umana; ma serve di es~mpio e intimidisce coloro che vorrebbero imitarli. In quanto a questa sperimentale azione miglioratrice colb forza intimiJittice dell'esempio si può sorvolare sugli esempi antichi di applicazione della pena di morte anche nella forma più salvaao-ia e . \ . I l bb pm 1mmora e, qua e quella di fare servire lostrazio dei delinquenti di spettacolo divertente al pubblico. Che cosa prova il ricordo di Claudio che fece venire a Roma 19,000 condannati a morte, che furono sacrificati in una delle feste date al popolo o l'altro di Agrippa che inviò alle arene di Berito 1,400- prigionieri per lo stesso uso ? Provano di più le ferocie
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