RlVlSTA Pu1~uLl'\r .t 519 trovò interpetri e illustratori eloquenti sopratutto in Pessina e in senso meno assoluto in Carrara che prepararono la generazione di legislatori, che l'abolirono legalmente col Codice Zanardelli del 1889 (1). Non saranno superflui, però, alcuni brevi accenni al movimento abolizionista in Francia, dove la questione è tuttavia di attualità. Le idee di Beccaria in Francia, come si ricordò, trovarono segùito ed erano state accolteda Montesquieu, da Voltaire , Diderot , Marat, Robespierre ecc. quantunque gli ultimi due poi, nella pratica si mostrarono tanto poco rispettosi della vita umana. Diderot con enfasi retorica, aveva domandato: « Chi ha dato ad altri uomini il diritto di levare <( la vita ad un uomo? ». E Lamartine nel 1838 rispondendo al relatore Croissant, che giudicava la morte la sola pena efficace per fare rispettare la vita altrui contro la proposta di abolizione rispondeva: Non è la morte che bisognaimparare a temere ma è la vita che si deve apprenderea rispettare ; e in quella occasione brillantemente confutava la celebre boutade di Karr. La lotta contro la pena di morte, però, assunse il carattere veramente moderno colla relazione che precedeva il disegno per la sua abolizione del Guardasigilli Guyot Uassaigne ( novembre 1906). Egli ne propose l' abolizione pei seguenti momoti vi : 1 ° La pena di morte è con tra ria ali' in- <li viduazione ed ai princìpii della politica criminale moderna. « La ragion d'essere e il limite al diritto di punire devono essere cercati nelle combinazioni del giusto e dell' utile. La pena non è legittima che nella misura in cui è giusta ; non è necessaria se non in quanto è utile; non è ammissibile che a -condizione di essere riparabile. Ora la pena di morte non risponde ad alcuna di tali esigenze. « 2° La pena di m0rte è in contraddizione colla evoluzione storica del sistema delle pene. Un so- .ciologo ha detto che la storia drlla pena si riassume in una abolizione costante. Perciò anche la pena di morte dapcrtutto: o si abolisce o non si applica più. E stata ,~bolita in Grecia (1862), in Romania (00 ottobre 1864), in Portogallo ( 1 ° luglio 1867), in Olanda (17 settembre 1876), in It_alia (30 giugno 1889), nella maggior parte dei Cantoni Sviz- .zeri, nella Repubblica di San Marino, di Costa Rica al Brasile, al Venezuela (28 ottobre 1903), in Norvegia ( 1 ° gennaio 1904). In Russia non è applicabile che ai reati politici. Dove è mantenuta non è applicata. In Svezia, in Germania è abitualmente commutata; nel Belgio è soppressa di fatto; i Cantoni Svizzeri che in forza della legge 18 maggio 1879, l'hanno ristabilita, non ne banno fatto più uso >). « In Francia dai 1824 in poi la severità del Codice del 1810 è stata continuamente mitigata colla riduzione dei reati che esigevano la pena di morte colla introduzione delle circostanze attenuanti ecc. Si è verifìeato sotto la terza re;mbblica un doppio fenomeno: 1° progressione sempre crescente della ( 1) Enrico Pessina, il glorioso vecchio, ha riassunto la sua dottrina ed espose pre..:edenti storici e pareri antichi da Cicerone ai padri della Chiesa m una lettera al Giorno di Napoli (anno IV n. 10). Carrara nel Prog,·amma non respingeva la pena di morte in moc!o assoluto ma relativo. L' ammetteva se necessaria alla conservazione di altri esseri innocenti. concessione delle circostanze attenuanti fatt~ dal giuri per evitare l'applic:izione della pen,t di morte; 2° <la:remen to delle esecuzioni per l' esercizio del diritto di grazia da parte del Capo dello Stato». « D:il 1873 al 1888 il ~:umero totale degli accusati dei cinque re,lti capitali che esigono la pena di morte - parricidio, assassinio, avvelen;1mento, infanticidio, incendio di edificio abitato - fu di 5,149; quello degli accusati riconosciuti colpevoli 2,6~8; tra i condannati 2,429 ebbero accord,1te le circostanze attenuanti; furono condann:tti a morte 199; ebbero commutata la pena, 131 ; furono sottoposti alla pega capitale 68 - cioè il 34, l 7 °/ 0 dei condannati. Le esecuzioni scendono a 7, 15 °lo nel 1881-900; a 1,8 °/0 nel 1901-905 », « Il fenomeno della commutazione della pena non è esclusivo della Francia .. La Sp,1gna e la Gran Brettagna danno il numero maggiore di condanne a morte. Ma in Inghilterra e Galles nel 1902 sopra 32 condanne capitali 22 turono commutate; nel 1903 41 condanne e 14 commutazioni. Nel Belgio dal 1857 al 1863 nel 97 °/ 0 delle èondanne di morte si ebbe la commutazione; nessuna pena di morte fu eseguita dopo quell'epoca >>. « 3° Le ragioni per la sua abolizione sono molte. 1 ° E' inefficace. Lt sua abolizione, dove è avvenuta non produsse recrullescenza di criminalità; 2° Non è intimidatrice; 3° Non è necessaria. Oggi lo St:tto può assicurare la socielà contro il ddinq uente senza sopprimerlo; 5° E' cc~1;raria alla dottrina dell'emendamento; 6° Non è ~-'scettibile di graduazione ed è arbitraria; 7° Ma sopratutto essa non è riparabile ( l ). « 4° La pena da sostituire a quella di morte sarebbe l'internamento a perpetuità in una casa di forza speciale dopo sei anni di celia ». E la relazione del ministro conchiude : « Le leggi repressive precisa men te perchè formano la parte essenzialmente variabile e progressiva della legislazione devono rimanere in contatto permanente, in rapporto intimo e immediato con movimento della civiltà. » « Ora la nostra civiltà essendo assai avanzata perché la pena di morte sia più necessaria e perciò legittima, è _in nome dell'umanità che bisogna che essa scompaia ». « La pena di morte, prodotto dei secoli di barbaria, è un anacronismo; la storia la condanna, il giuri la scarta, la giustizia e l' umanità la rigc:ttano l'esperienza e le statistiche dimostrano eh' ess1 è inutile e inefficace. Essa speci.:1lmente è irrep:irabile; e ciò basterebbe perchè essa non fosse adattabile; alla giustizia degli uomini. E' arrrivata l' or.1, perciò di fare sparire dal nostro sistema repressivo le pene che la coscienza pubblica riprova, che costituisce una crudeltà ingiustificabile, - sopravvivenza del passato, ultima traccia sanguinosa della legge del taglione ». « Perchè, esclamava Lamartine, continuiamo a « preconizzare la morte come- un dogma , il palco « come un altare , il carnefice come un e~piatore ( 1) Il prof. E. r:ar:ievale in un interessante studio pubblicato alla vigilia della atolizione della p.:na di morte i11 Italia dimostrò che l'aboliz:one stessa non si regga sul fon iarnento che le dette BeccQria della inviolab lità della vita umana e del contratto sociale, che non può consentire la cessione della vita. (La quistione della pena di morte ne1la filoso lìa scien - tifica. Fratelli Bocca, Torino, 1888).
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