KlVISTA POPOLARE 517 tive nella Provincja di Reggio Emilia e nelle Romagne. Classi industriali Industri!! agricole Industrie minerarie, mineralurgiche, metallurgiche e mecca niche. Lavorazione del legn<•, della pa• glia ed affini Industrie chimiche Industrie della carta e poligra fiche . Industrie tessili Industria della seta Industria del cotone Industria della lana o e .... (I.) > e ...... Altre industrie tes0 ili . 68 1 Industrie delle spoglie e dei residui animali, del vestiario ed affini . 665 Industrie alimentari 652 Manifattur~ dei tabacchi . 733 Altre industrie:. . 583 Tutte le industrie comprt!se nel• 1a :inchiesta 630 CG ... <1) ;... CG 8 t.., o.. 330 697 661 635 71 4 706 727 549 693 642 6(•4 72 3 7, 6 72 7 69s 66s 65s 578 69s 7o4 702 684 741 738 73) Il rapporto che esiste tra il raggio di disoccupazione e lo svolgimento delle industrie - ed in senso largo tra la popolazione operaia ed il capitale commerciale - si rileva facilmente considerando che la di_occupazione è differente .Jelle grandi città e nei centri urbani, varia di anno in anno en in vari periodi dell'an110 stesso e non è in proporzione. Aggiungasi ancora che nei tempi moderni, in cui, il capitale si applica più facilmente nelle industrie, si nota che l'operaio gode di una maggiore costanza d'occupazione in confronto di quella goduta dall'artigiano del medio evo; si osserva anzi dal Marshall che la disoccupazione più persi:,t<:nte si trova appunto in quelle regioni dell'Europa orientale, e meridionale ove le tradizioni meJ1uevali sono le più forti. Ciò ci viene confermato dal prospetto che si riferisce ali' Italia. Crediamo che sia vano ogni commento a questo prospetto: chè il rapporto tra le condizioni 1nJustriali delle varie regioni ed il numero delle giornate di lavoro riesce evidente. Tutto ciò che si è detto vale specialmc nte per la disoccupazione permanente; la causa in tri nscca della disoccupazione remporanea è necessario invece ricercarla nei mutamenti ddla moda, nella modificazione dei processi della produzione, qi.ali, ad esempio, la introduzione delle macchrne, nella formazione di beni d'ordine superiore. Quanto più una società si sviluppa, tanto più essa tende all'appagamento dei bisogni secondari e a ciò giunge colla formazione di beni d'orJine :,upcriore; ma, poichè tutte le creazioni di questi beni provocano la distruzione di beni di uu al rro ord1 ue, si verifica una modificazione nella domanJa J1 lavoro e quindi la disoccupazione di certe caLegorie di lavoratori. Come è facile intendere, la professione eserc~ta quindi una influenza secondaria sulla J1soc...:upazione; essa ha una efficacia, che in molta parte può dirsi negativa, per quelle classi d'operai s peci lì ca ti, i quali a causa della loro abilità tecnica sono in grado di seguire tutte le modificazioni che avven~ gono nei processi della produzione e ne ha una positiva specialmente per gli operai comuni o applicati in industrie stagionali. Que~ ~oappunto niega il Max Lazard, mentre le statistiche tenderebbero a far affermare il contrario di qnanto egli sostiene. Ed invero le statistiche fatte dai sindaci e dalle organizzazioni operaie ci dimostrano concordemente che la disoccupazione si intensifica nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio, e recenti inchieste hanno rilevato dall'altra parte che il numero medio dei giorni _di lavoro è differente in una misura più o meno rntensa a seconda delle stagioni, delle varie classi industriali ed anche delle varie regioni in cui può dividersì una nazione. Il che si rileva' dal seguente prospetto : I o-~ I Q) <I$ ...... A Q) -~ 0il I.~ i-. .., 0il ,::, .., "d Q) i::: i.. I ~] A ·e~~- Classi industriali o ~ d Q) s Q) 5ii ..a §~ Q Q) - S Q) ç:s Q) .,. s ,..., "' ..... ...:: p- "d 0il A . ,~ o ... c:l I H I Q) ..... .... ..... 0il - ~ al H ~ H Industrie agricole . 139 l 28 208 169 ? Industrie minerarie, mineralur giche, metallurgiche e meccaniche. 258 259 262 244 260 Lavorazionè del legno, della paglia ed affini 289 292 272 256 2 33 Industrie chimiche 291 294 290 258 283 Industrie della carta e poligrafiche . 291 279 2 73 267 2 35 Industrie tessili 280 263 242 244 263 Industria della seta 2 59 257 227 228 251 Industria del cotone 288 285 280 2 94 296 Industria della iana 293 289 287 267 I 261 Altre industrie tessili!. 292 285 278 263 288 Industrie delle spoglie e dei residui animali, del vestiario e affini 284 275 285 266 250 Industrie alimentari 2 99 294 301 2 79 176 Manifatturè dei tabacchi. 3°4 301 301 302 3°3 Altre industrie . 3o3 294 197 290 ? Tutte le industrie comprese nelI 'inc..'.:iiesta 282 265 259 252 245 ~iiZii-':J~--::._____, .,..A.~ ....... .,,,- _ ......... , "'~ ~-;,,---- _. - a;;._• .• ~ .,.. ~ Se sensibile è la differenza tra il numero medio dei giorni di lavoro nelle varie industrie c0m plessivamente per tutta l'Italia, ancon. più sensibile riesce la differenza quando si noti quale sia il numero medio dei giorni di lavoro nelle varie industrie e nelle varie regioni. Così, ad esempio, mentre in Lombardia per le industrie agricole si nota che il numero medio dei giorni di lavoro è di 16/7 nell'inverno, 7/4 nella primavera, 3g/o nell'estate, 65/9 nell'autunno; nell'Emilia e nel Veneto si osserva invece che esso è di 16/2 nell'inverno, di 60 nella primavera, di 70 nell'estate e di 61/5 nell'autunno. Tutto quanto s' è detto precedentemente vale a dimostrare che complesse sono tutte le cause le quali determinano la disoccupazione e che perciò essa non può attribuirsi alla professione, ma che invP-ce la disoccupazione deve riferirsi alle condizioni indu'ìtriali delle varie regioni e che nei processi della produzione deve ricercarsi la ragione del suo sviluppo_
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==