Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 19 - 15 ottobre 1909

RIVISTA POPOLARE 515 vano francamente sul tappetto la spinosa questione economica. I due congressi procedevono così , di pari passo alla disamin:i di tutta la nostra questione scolastica. Ed i maestri assolvevano il loro compito mettendosi francamente sopra una direttiva politica accettando cioè di militare nel campo socialista. Il governo li ha uegletti e sovente derisi : essi sono pagati con salari di fame; lo Stato Italiano pretende che essi gli preparino dei cittadini devoti e leali e per questa preparazione pretende non dare a loro come compenso, che la stessa paga che nel maggior numero delle città italiane è percepita dal cittadino adibito alla Nettezza Urbana , ed essi hanno finito per dichiarare che, poichè non c'è nulla da sperare dallo Stato per mezzo della sommissione, meglio è riconos_cere, una volta per tutte, cbe anche nella scuola si agita la lotta di classe , e che per ottenere, indispensabile è schierarsi di fronte allo Stato e non più chiedere, ma esigere. Nè io posso dolermi leggendo in qualche giornale - gi usto secondo me - che date le idee prevalenti nei mae~tri ed accennate chiaramente nel loro Congresso, i cittadini che cosi prepareranno allo Stato monarchico non gli potranno essere nè devoti, nò fedeli. Non me ne posso dolere poichè io so che quanto più vasta è la seminagione delle idee nuove e tanto meno tempo prendono le nuove forme sociali a maturare. Ed io sono convinto che nelle nuove forme sociali non c'è posto per lo Stato monarchico. Ben a ragione dichiararono i maestri che la Unione Magistrale Nazionale non poteva, nè doveva essere apolitica. Se essa non fosse che una organizzazione di puri studi, un'associazione di teoretici, la dichiarazione di apoliticismo sarebbe logica, doverosa anzi; ma la U. M. N. è una organizzazione per il miglioramento di condizioni economiche, e questo miglioramento non si ottiene che attraverso la lotra politica. Si dice: lo Stato non può dare. Vi sono esigenze e d.iffìcoltà finanziarie che si oppongono a che lo Stato faccia per i maestri quello chr. - e Li Stato lo riconosce - sarebbe stretto dovere. La scusa non regge. Si Jiminuisca lo stipendio al colonnello al generale, all'ammiraglio e si aumenti al maestro, Questi è tanto necessario, se non più - io direi di più - di quelli. Non vorrei però che l'adesione dei maestri al partito socialista signiGcasse l'abbandono di quelle idealità per le quali solo l'uomo è qualche cosa più d'un bruto che si conquista il mangilre, nungia e dorme. Il partito socialista semplicizzando la lotta per la vita tende ad atrofìzare certi sentimenti che io credo - avrò torto, ma io credo sinceramenteche io credo indispensabili al progresso dell'uomo verso il meglio morale e materiale; tende ad annullare le idealità di patria, di libertà, di giustizia di rispetto all'individualità che sono le forze motrici principali d'ogni progresso umano; tende a diminuire il sentimento della responsabilità individuale, e del dovere, per sostituirvi il semplice concetto di eguaglianza, insufficiente a Tracciare all' uomo una retta via nella società ed a mantenervelo. Ma i maestri, hanno dimostrato di sentire la loro profe5sione come una missione - e la è di fatto-- di civiltà e di bene : e dai loro insegnamenti verrà al paes~ una generazione di cittadini che al concetto di eguaglianza sapranno unire i più alti concetti di responsabilità, di dovere, di libertà--i concetti che devono formare il substrato della psiche del cittadino veramente civile. Questo bisogna sinceramente sperarlo, anzi su questo bisogna contare assolutamente se non vogliono che gli sforzi eroici compiuti da coloro che ci vollero dare una ed indipendente la patria non sieno resi nulli dalla igna • via di una generazione di scenici fatti vili dal de: siderio - o dal bisogno - della soddisfazione d1 necessità materiali. Ma che gli insegnanti sentano altissima questo dovere ne sono indice chiarissimo e gli applausi a Bardazzi, al Congresso di Venezia, al Bardazzi sacriGcato per aver voluto portare idealità nella scuola, e l'atteggiamento dei professori su la questione economica al Cungres~o di Firenze. Senza approvare le esagerate dichiarazionì del Professore Schiano, i Professori riuniti a Firenze, hanno essi pure trat• tato la questione economica, ma soltanto di passata e brevemente; ed hanno voluto occuparsi a lungo dettagliatamente del problema degli studi. V'è stato chi ha detto: Hanno trattato con meno vigore la questione economica perchè ne sono meno angustiati. Non è esatto ... Essi ne soffrono tanto quanto i maestri, soltanto il loro compito doveva essere diverso. La scuola - anche se affamata àallo Stato, com' è la scuola Italiana - non può affogare nel pantano delle necessità fisiologiche. Ed i Profe~sori a Firenze si sono dati la cura di diT.ostrare che ingiL1sta è la taccia che si è loro mossa di non agire che per la vacanza e per la greppia. Ed hanno trattato il problema degli Studi. Forse non bene chiaro è stato l'indice che il Congresso ha inteso dare ad una riforma degli studi classici La lotta fra classistici e modern sti (niente del modernismo religioso per carità) non ha trovato nè la sua composizioné , ne la sua soluzione prati..:a nell'ordine del giorno Salvemini; ma questo ha chiaramente accennato cioè che la riforma deve esercitarsi nel senso di dare una solida e pratica forma di preparazione alle due diverse tendenze deU' attività umana, la tecnica e la teoretica. Ha indicato altresì che questa prep::ir-nione deve essere in tal modo integrata con accenni al cias<-icismo ed accenni al modernismo da presentare poi facile possibilità allo ~tudente di seguire la scuoi.a scientifica e la scuola filosofica - scienza e filosofia in, •se rel loro senso più vasto. Respinto il concetto della Scuola Unica, come inadatto allo scopo ed impraticabile s'imponeva il dilemma: esclusione assolura delle discipline classiche o delle Jiscipline moderne nella preparazione. L'uno e l'altro di questi due indirizzi se esclusivamente approvato poteva riuscire - sarebbe anzi riuscir-> dannoso. L'ordine del giorno Salvemini è riuscito ud evitare il Cariddi classico e lo Scilla modernista. E buona - e questo chiarissimo - è stato l' ordine del giorno votato a proposito della scuola tecnica. Su questo ordine del giorno - se alla Minerva· vorranno e sapranno lavorare - può essere modellata la riforma di questo ramo di studio, diretto oggi da concetti e metodi assolutamente pazzeschi. Riformato così come lo inJka l'ordine Jel giorno del Congresso di Firenze, la Scuola Tecnica potrà veramente essere utile a coloro che hanno bisogno di trarre, più presto che sia possibile, dal loro sapere i mezzi di vita. Poichò è proprio per questo s opo pratico, immediato che è stata creata la Scuola Tecnica. Opera buona dunque, seria elevata è stata fatta in questi due congressi. E utile anche, e potrà, e potrebbe essere feconda di ottimi risultati se al Ministero delta Pubblica Istruzione fossero uom1n1 veramente propensi al progresso del sapere nel nostro paese. Ma ... oh I e' è il ma ultimo e doloroso; ma quando mai, aJla Minerva si prese sul scrio ciò che potrebde riparare e correggere la baraonda che regna nella nostra scuola? Quando mai, alla Minerva si lavorò seriamente sopra piano logico, concreto e con continuità di metodi e di intenti?

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==