RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e -Scienze Sociali Hirettore: Prof. NAPOLJiJONJCOLAJANNI (Deputato al Par1ame11to) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ltaJla: ;1n110!ire H; semestre lire :.:J,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cen t. :-JO l\rnministrazione: C01·.'loVittm·io Emanuele, n. 0 115 - NAPOLI A 11110 XV - Num. 19 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 15 Ottobre 1909 Preghiamo tutti coloro che ci scrivono di indirizzare lettere, cartoline e vaglia al DOTT. NAPOLEONE COLAJANNI, Castrogiovanni (Sicilia). SOMMARIO: Glt avvenimenti e glt uomiot : La Rivista: A. Agresti: La scellerata e feroce reazione spagnuola (La fucila1ione di Ferrer) - Noi : Per la diffusione della rivista - Il Ministro della marina e il giuoco di bo1sa sui titoli siderurgici - Virtù e dif~tti delle popolazioni del Mezzogiorno - Trent'anni di duplice e triplice - Le casse di risparmio francesi -- Progre!si economici della Germania. Le istituzioni di crdito - La follia militaresca e la miseria della RussiaLa CzArina - Austria ed Ungheria alle prese - Gli anarchici gii;tdicati da un anarchico - La Spagna al Marocco - lgnotua: Un giudizio del Carducci su G. Ma :zini - La Rlvlaia: L'ultima fase delle Convenzioni Marittime - A. Agretti : La questione della scuo!a - Sperimentalismo sociale (La disoccupazione secondo le professioni) - Dott. Nap. Cola)annl : E' necessaria la pen11 di morte per la difesa sociale? - G. Bonagiuso: Il carattere politico della emigrazione meridionale e insulare - Angelo Crespi: Il giubileo dt:1 darwinismo - Ufvista delle ltlvis(;e: Il rimodernarsi della China ('Die Grenrboten) - La flotta Austra lia:rn (Review of Reviews) - La guerra al Marocco e la Rivoluzione prossima in Spagna (Enilish Review) - L'importanza della Groenlandia (The Canadian) - La questione delle razze nell'Africa orientale (Nord und sud) - Recensioni. GLI f\VVENIJV\ENTI e GLI UOMINI La scellerata - e feroce • reazione spagn11ola La :fucilazione di Ferrer Il famoso roman7,1ereo deputato republicano Perez 0a1dos ha rivolto un messaggio a tutti gli Spagnuoli ·onesti- Rcn7,adiRhnr,ione di pa1-tito- protestando·contro ]a ferocia della reazione a Barcellona, ed invitando il pC1polaod imporre una buona volta la sua volontà, a destarsi dal vile letargo, ad agitarsi, a far sentire la ~ma voce contro la pazza avventura marocchina e contro lo Hgovernoche del paese fanno i preti ed i frati sotto l'egida del reazionario Maura. La risposta al messaggio di Galdos fu data dalla morte di Garcia. Siccome i soldati spararono senza volerloferire, il tenente che comandava il pelottone di esecuzione dovette- sotto pena della fucilar.ione- ucciderlo lui con un colpo di pistola. • La risposta R l messaggio del Galdos si tr0va anche nell' atto di Re Alfonsograziante sette deliuquenti c.ondannati a morte per reati non politici, uno dei quali matricida o fratricida e violatore dei cadaveri degli uccisi. La risposta nl messaggio del GR]dossi trova nell'invio del Ferrer dinnanzi al consiglio di guerra. Contro lui, come contro Garcia, non ci sono prove; anzi ci sono prove d'innocenza; ma •i preti che odiano la propagRnda anticlericale del Ferrer lo vogliono morto a tutti ì costi. E il tribunale di guerra lo ha condannato a morte senza la men()ma garenzia processuale, die si accorda ai più volgari malfattori. E il clericalismo iniquo, delle tradizioni di Guzman e di Torquemada l'ha fatto fucilare..... Quel miserabile reg::ittolocho rispondè al nome di Alfonso XIII crederà che con questo atto di ferocia che lo disonorerà di fronte alla storia , potrà ronservare il trono ; ma egli cadrà nel fango, di cui è meritevole e nel sangue che scelleratamente nel suo nome, è stato versato ! Il moudo civile , tutto, unanime , lo ha condannato. Egli cacfrà e la pietà verso di lui non potrà essere invocata..... Questa grande infamia, intanto, dovrebbe aprire gli occhi agli Italiani. l◄};si nei casi di Spa-
506 RIVISTA POPOLARE gna, se avesi-mrodimenticato 1a fine di LocateIli, di Monti e Tognetti , dovran 110 vedere quale 80rte verrebbe loro riserbata se Ri lascias ·ero ingannare da qaogli ipocriti, che fanno codau.o a Giolitti e che hanno il cuore, la teRt::t,un piede nel Vaticano e l'altro piede a l)itla,,z•> Braschi l Il dannato potere di strage, di odio, di morte che si chi3ma la Chiesa: il potere che afferma di parlare e di agire in nome di Dio, ha voluto una vit• tima di più: Francesco Ferrer. Quella Chiesa che si afferma emanazione delle idee dell'uomo che fu tutto amore, che si preten~e creata dal martire della fratellanza umana, della libertà e della pace; quella Santa adre Chiesa - qual santa e qual madrelcbe cuoprì di roghi l'Europa, che fece la Sainte Barthelemy, e i massacri dei Valdesi; che torturò Galileo, arse Bruno, diede al pugnale del sicario Fra Paolo Sarpi, fece marcire in galera Campane! la e Vannino: questa Santa Madre Chiesa ha voluto ancora una volta ricordare ai popoli, con l'ass'.lssinio di Francesco Ferrer, che religione e morte sono una ed identica cosa: che l'uomo che parla in nome di Dio e per la maggior gloria di Dio non può avere ..1ltro argomento migliore che la morte. Ferrer era il carattere diritto, inflessibile, integro che aveva dedicata tutta la sua vita ad una idea di libertà e di giustizia più santa e più grande di ogni idea della divinità: la libertà dei popoli, la giustizia per tutti, Ferrer era l'apostolo infaticabile di una idea destinata a suonare la campana dell'agonia alle religioni. destinata a vedere la morte degli Dei e la fine obbrobriosa dei loro preti, e questi preti hanno voluto vedere freddo cadavere l'uomo il cui pensiero, anima di una attività diritta e generosa, era, per il loro potere, una minaccia. E, terribile spaventoso calcolo della politica dei gesuiti essi hanno pesato su la bilancia del loro bieco po• tere la vita di un Re del pensiero, e la vita di un Re di corona ed han no calcolato buono per i loro Gni che la vita di quello sia spenta, anche se poi dovrà pagarne la pena la vita di questo. 1 governi e più di loro i popoli, devono non lasciar cadere inosservato questo terribil fotto, questo calcolo feroce della rabbia pretesca. Poco importa ai gesuiti che i rivoluzionari abbiano detto: la vita di Alfonso per la vita di Ferrer, e che essi gesuiti sappiano che i rivoluzionari manterranno la tragica promessa: degli Alfonso se ne banno uno ad ogni piè sospinto, ed i gesuiti sanno sempre servirsene ai loro fini: Ferrer era uno, unico ed era il loro implacabile e temuto nemic9 e lo hanno voluto morto. Ferrer era più che un uomo; era una forza viva ed attiva; una delle forze creatrici che - a certe ore la natura e la società sprigionano dal loro seno di ombra per riverberare intorno e innanzi ai popoli la bella luce che guida alle conquiste grandi del pensiero: le conquiste che non temono volgere di anni e mutare di eventi e rimangonv luce della umanità. Ma i preti, ma la religione hanno bisogn0 dell'ombra: hanno bisogno della notte: era necessario che quella forza fosse domata, quella luce spenta ed hanno fatto assassinare Ferrer. Perchè - questo è bene sia notato una volta, e non dimenticato maiFerrer non è la vittima del Potere politico; Ferrer non è stato sacriGcato dai preti e dai reazionari i-,i;r le idee politiche, ma perchè egli rappresenta il pensiero libero,ma perchè egli voleva le coscienza umana salva dalla presente cilicia catena della idea religiosa. Egli è una vittima del prete, come prete perchè prete, più che non sia il nemico abbattuto nella furia d'una reazione politica. Pensiamoci. Pensiamoci in questo momento in cui ingenue o cieche La Rivista coscienze, cercano dare nuove basi e più vicine ai moderni intendimenti, a quella fede in Dio che è stata sempre. e sarà sempre, potenza di strage, di odio, di morte si chiami essa Cattolica, Cristiana, Ebrea, Maomettana. Quale si sia. Ferrer - chP. non era a Barcei lona, che non sapeva, nè poteva sapere, il movimento della Cata · log,1a perchè non fu preparato - Ferrcr non è tanto la vittima della lotta politica quanto della guerra religiosa. Non è tanto il Re di Spagna che lo h~ voluto assassin~:o quanto l' ld<lio che aJorato dai preti del Vaticano, di Spagna, d'Italia e di do_vunque si crede in quel Dio. Lo ricordino bene I popoli, lo ricordino bene gli amici tutti della libertà del peusiero e la lezione sia monito cd incitamento a rendere anche più serrata, anche più impL:1cabile la lotta contro la religione, poichè h religione rer vivere e per durare ha bisogno di vittime, Fe1 rcr nè è l'esempio nuovo: la conf-.:rma del fa! to affermato~l dolorosamente nei secoli. Ah I certamente il bieco ministro di Pio X, ed il gesuita capo dei gesuiti di Spagna - i due c~rdinali la cui veste è ben rossa del sangue degll antichi e del nuovo martirio - possono gioire, e gioiscono oggi, poichè sono riusciti ai loro fini di truce vende:ta; ma la sfida proterva Jovrà essere raccolta dai popoii e con tale generoso atto di guerra che la religione abbia da subirne tal colpo che non possa rivalersene più. . . Noi abbiamo da mantenere integre ed 1 1ta1te le conquiste guadagnate a prezzo di lac_rime e di san_- gue. La bestia immonda che sparge intorno a se 11 lezzo della superstizione non è debellata ancora; noi non ~iamo alla Gne dell'opera. Essa, <li tanto in tanto sporge le grinfe e ghermisce una pred~: ogg~ una dei migliori fra gli LlOmini di avanguardia. Noi non siamo ancora alla fine: finchè un'ombra- ancha solo un'ombra - della religione si spanderà su la terra noi avremo sempre da temere e da lamen tare qualche martire nuovo; n0i saremo sempre in pericolo di vedere annullate le briciole di libertà con tanta pena ottenute. • Si dice che il Papa voleva chiedere la grazia del l' innocente. E, forse; può essere anche vero. Codesto sciagurato, degno di correre ove Da~1te fa correre Celestino è anche tanto poco gesuita da aver pensato da vero a chiedere la grazia; ma vegliavano per lui i cardinali spagnuoli e Ferrcr ba dovuto morire. Certamente Ferrer sarà vendicato: ma meno alto che sul trono la vendetta si deve esercitare. La bella vendetta cieca, muta e sorda che vede bella solo l'opera che rende la vita per una vita; meno alto che sul trono ha da colpire. Ed é là che colpirà, fatalmente: ma il giustiziere dovra risalire alle cause per non avere rimpianti e rimors\, e vedrà al_lora che dell'assassinio del Ferrer q ucgh che non ha fatto grazia è il meno c_olpevo~edi tutti. 1?~vrà ric<:>r<la.r~ che i veri colpevoli, 1 veri responsabili, sono 1 preti le monache, i frati di Spagna e scegliere bene , e ponderatamente chi e ;:love colpire perchè giustizia sia fatta, giustizia piena ed intiera che _ri_sta_bilisca l'equilibrio del progresso sociale, l' equ1llbr10 turbato dall' :nfame assassinio di Ferrer. A. AGRESTI J .
RIVISTA POPOLARE 507 PeP la diffusione della Pi• vista. - Mancano a noi n1ezzi per la grande reclame, per la reclame capitalistica; noi contian10 soltanto sulla cooperazione degli an1jci e di quanti credono e sanno per esperienza, che la Rivistapopolare compie opera indespensabile per la formazione del carattere, che manca in Italia e della coltura positiva, <leficientissin1a, specialn1ente tra gli elen1enti più avanzati e più democratici Agli amici della Rivista, quindi, rivolgiamo caldissin1a preghiera di procurard abbonati e buoni indirizzi di abbonabjJi. Li avvertian10 in pari ten1po, che per facilitare la loro opera daremo la rivista g·ratis da oggi a tutto Dicembre 1909 a quanti pagheranno anticipatamente l' abbona111ento per l' anno 1910. Concedian10 pure degli abbona111entidi saggio bi111estraliper lira una. + Il Ministro della marina e li gluoo 0 di borsa sul titoli siderurgici. - Nel proresso Ferr 1-Bd,tolo fn un 111.ng-odiscorrere 1,11lla influenza esercitata dalle C'<'mmissioni del Ministero della mA-- rina snl valore in Bona delle azioni dello Stabilimento di 'rerni. Oggi ci troviirnw di fronte r d un fatto analogo e non mtno mi:-iterioso. Il giornale dei lavori pubblici e dell 0 strade fen·ate, sµesso bene informato e cbe ha non di rriro delle inf<_.i1r,azioni, che barino c?.rattere uffic:oso, i11 uno dei 8uoi uumeri di agosto - crediamo in quel'.o del 15 - èett.e notizia di una segreta relazi~ne. del ministr~ Mi1?bello, secondo la quale in 7 anm s1 dovfirnno npa.rt1re tra gli stabilimenti si- <ÌArnrgici italiani per 350 milioni di lavoro. In Borsa si Rpeoulò sulla. notizia. e si aecer tuò il movjmento al ri,ilzo Rui t-itoli della Terni: della Savona, dell'Elba e dell' Ansrildo. li .rniuistAro della Mari11A.smenti la. notizia. e negò la e~1t:1tenzadi quella reJ~zione e il Popolo Romano C<!Iltrnua a negarla; ma rn pari tempo fece iniziare pr?ees~o pen~lc contro il _Gi01·nale dei lavori pubblici ue1 cm uffici venne praticata una rigorosa perquisizione onde rinvenire il corpo del reato, e scoprire chi aveva poi uto trafugarla dal ministero stesso. E qui si para subito una formidabile obbiezione : se la notizia sulla relazione Mira.bello ern falsa, perché ?e;care il corpo del reato? perchè le indagini sul post:nb1le autore del reato stesso? E' evidente che i! Ministero della Marina con queste indagini ha dato nna smentita a sè stesso ed ba riconosciuto la esistenza ne.gata dal doc11mento ! .1~1 tuu to come 08tierva i I Gfornale dei lavori pubblici (30 settembre) colla smentita di nna verit.à, cioè con una menzogna ufficiale si è prodotto nn brusco e rilevante ribasso in Borsa in danno delle azioni delle ~ocietà siderurgiche sopracitate. Il caso c1 sembra molto interessante e ci sorprende che la stampa q notidiana non ci si sia abbastanza fermata ed attendiamo l'esito del processo pe1· intrattenereeae d1 uuovo - se p11r andrà innanzi. E a farlo continuare il ministero della Marina non avrà molto inte1:essé, µerchè Il Gio1·1iale dei lavori pubblici è convrnto che è proprio da qnel ministero che partono le notizie al servizio dei borsaiuoli-borsisti. Esso a~- sicura pure che la famosa Helazione Mira.bello, in unica copia, è gelosamente custodita nella Cassa forte del Ministero della Marina. + Virtù e difetti delle popolazloal del Mezzogiorno. - Pare che il Giornale d'Italia io q 11e8ti tempi d'inchieste, ora noiose, ora inutili, ne abbia aperta una sull'arg-omento che porta il titolo di questo stelloncino. La prima risposta è d: Francf'sco Ni tti. La troviamo ricca di spirito, letterariamente bella e non contraria a verità, per qnanto incompleta e piuttosto· reticentemente pessimista verso le popolazioni del Mezzogiorno. La riproduciamo. « Caro Incagliati, e Come rispondere alle vostre domande e come posso nsarvi la poca cortesia di non rispondere? e Renan ha detto che, per fare un corao di et'lografia, basta passeggiare per una via di Napoli. Tutte le razze di Europa e del bacino del Mediterraneo s' incontrano. I più puri discendenti dei biondi normanni vivono in:;;ieme ai figliuoli dei saraceni. La palma e l'abete non Ai sospirano da lontano, e0me nella poesia di Heine, ma sono una accanto all'altra sulla stessa terra. .-Anche in politica niente è diverso quanto un meridionale da un altro. La stessa terra ha dato Crispi e di Rudinl, Nicotera e Spaventa, Bonghi e Magliani. Dopo il 1875, quando s'innalzò la Sinistra e si abbassò la vita politicfl. italiana, vi è stato uno sforzo continno per trasformare il Mezzogiorno in terra di maggioranze. Ma, anche adesso, quale diversità profonda tra gli uomini che rappresentano l'Italia meridionale I e Quale è, voi mi chiedete, la e virtù prevalente dei meridiomdi? > Una sola: fanno ancora molti ngli e, nella grande maggioranza, sono nei rapporti familiari virtuosi. Si può amare o non amare i I Mezzogiorno ; ma si devi:i riconoscere che fat-almente, fra un certo n11mero d'anni, avrà un'azione soverchiante in Italia. Dove sono più le famiglie numerose in tr;)lr,e provincie del Nord d'Italia? A Torino e in qualche altra città pare che da qualc!18 _tempo ~ _figli capitino sol? per equivoco. In Puglia 11 sole e caldo e, se anche 11vrno non si vende, si fanno i figli; in avvenire esporteranno i figli. L'A.vvenire sarà dei popoli espansivi e il M.ezZVO'ierno d' Italia, pure traverso gli errori si espande. ~ Qnale è «il difetto prevalente?• Io materia di difetti non so proprio deciderrui per la precedenza. Credo che se mi decides8i, capiterei negli stessi spropositi in ~ui cadde il burocrate che preparò il decreto per le precedenze a Corte ! e Un bruttissimo difetto è la povertà. L'Italia meridionale è più vicina all'Africa ehe all' Europa centrale, ha troppa malaria, clima dJficilissimo, naturale povertà. E' un d~fetto che do.vrà _sc?mpari_re: com!nciano già con la rnsofferenza I pnm1 segm della rmnovaz1one. e Un altro difetto è la imitazione di Esaù. e I meridionali per imprevidenza si riducono semprE> alJ' e ultima. ora • e per un piatto di lenticchie sacrificano tutto. Hanno avuto un'azione assai modesta nella politica di Stato e per crudele ironia si è ritenuto che se ne siano avvantagi~iati. Quando invece i meridionali meno scrupolosi (per fortunà non molt.issimi) ai sono abbandonati piuttosto all'autofagia,. cioè alle cure della provincia, del comune e delle opere pie. GeJtti più civili banno gu,-u-dato invece lontano! Cosl nello elenco dei grandi appaltatori di Stato che I' on. Saracco allegò a un documento parlamentare, i meridionali quasi non figura.no. e E come dimenticare no difetto che in varià misura. ha tutto il nostro paese : li~ impressionabilità, che det~rmina la impulsività e µredisµone alla ir~rbole? e Come vedete, caro Incagliati, non ho risposto alla
508 RIVISTA POPOLARE vostra domanda ed io ho seri tto assai più di cento parole. « Cosi accade ai meridionali! I miei elettori di Basiilcata, i miei buoni amici di Calabria, di Sicilia, hanno il difetto di non contare. E per questo difetto fanno moltissimi figli. Saluti cordiali. NITTI E giacchè abbiamo, in q 11esta lettera di Nitti, fatto menzione del Sur!1 ricordiamo una conferAnza data da Napoleone Coltijanni in Torino il giorno 7 corrente su Nord e Sud nella vita politica italiana. Il successo, c0rne constatarono La Stampa e gli altri giornali locali ed una corrispondenza ali' Avanti! fu colossale pel numero degli intervenuti - oltre 1500 appartenenti a tutte le classi sociali-:- e per le entus_iastiche accoglienze, che si prolungarono anche in ist,rndn all'uscita delForatore. Noi ce ne compiaci~rno vivamente non per meschine simpatie personali e per soddisfazione della vanità nostra, ma perché il fatto ha nna duplice importanza politica e fa veramente onore a Torino. Dati gli attacchi di Colajanni a Giolitti, a Rattazzi, puri Piemontesi. non c'è hisogno di sottolineare il significato di quelle accoglienze in questo momento. E poi, mentre gli urlitori aAcoltarono con silenzio religioso e con un senso non nasco~to di dolore tutto ciò che l'oratore espose sugli indici attuali d'inferiorità economica, mornle, intellettnaìe e politica del mezzogiorno, accolsero con manifestazioni di calorosa approvazione tntto ciò che, senza inf:ingimenti, egli disse sulle enormj responsabilità dei g:overnanti it:=tlia.nie del Settentrione dal 1861 in poi nello aggravamento delle condizioni del mezzogiorno. Ciò cbe si avrebbe dovuto fare Colajanni lo espose colle parole di Cavour indirizzate a Sady Holland; ciò che invee si è fatto ai danni, sopratutto morali e politici, del mezzogiorno egli lo disse ricordando pochi e caratteristi ci fatti. • + Trent'anni di duplice e triplice. - Ricorrono appunto ora trent' anni, da che la Germania e l'Austria si strinsero in a:Ieanza contro la Francia, e la Russia, e, la Germania principalmente, spintavi dal timore dell'Inghilterra. L'Italia si unl allH. duplice e la triplice fu costituita e la si chiamò, e fu veramente, strnmento di pace, specialmente perchè ebbe di froLte a se a bilanciarne le forze, la. duplice Franco-Russa, rinforzata di poi dall'entente-cordiale dell'Inghilterra. Poichè siamo ad un anniversario vale la pena fare una specie di bilancio dei vantaggi imaginari e reali, profitti e perdite, che all'Italia furono procurati dalla Triplice. E perchè il campo sia bene libero, cominciamo subito dal movere alle due costellazioni politiche un'accusa di ordine superiore, per documentarla e poi non parlarne più. Le due alleanze avversarie sono sl pacifiste ma Aono anche altrettanto antinazionali. Da che esse si sono definitivamente costituite; ne8suno dei tanti popoli di Europa che aspirano ancora alla loro libertà, alla loro riunione, alla loro indipendenza, la Polonia, la Macedonia, la Finlandia, le provincie Italiane soggette al- ]'Austria, nesimno di questi popoli ha potuto più realizzare le proprie speranze. Se l'Italia non si fosse unita· a nazione prima di questo tempo, essa non sarebLe nella Triplice, non sarebbe ancora nazione. Per fino gli sfregi al trattato di Berlino per ingordigia di territori sono stati perpetrati e consumati grazie alla Triplice ed alla Duplice. E sarà, e continuerà ad essere cosi fintanto che catii nuovi, i quali non potranno essere che dolorosi , e dobbiamo perciò augurarci non avvengano, non accadranno. E questo detto pRssiamo a cii> che riguarda noi. Quando l'Italia - altra volta lo dovemmo n0tareq uando l'Italia, entrò nella Duplice Au--itro-Gerrnanica, vi entrò spiota d:.\ uua oemicìzia che avrehbA potnto essfrle. che le sarebbe stata fatrde. L<\ inimieizia della Franci~. Si è detto che quella inimicizia fu provocata dal Crispi e dalla sna politica. MR la concl11sioue r!ella Triplice avvenne sotto Deµreb5 nel 1882; Crispi la peggiorò dal 1887 al 1890. Vi C,Jntribuirono male intesi interessi politici francesi che offe-iero i legittimi interessi italiani nel Mediterraneo ce>lla brigantA,.;ca occupazione di Tunisi· vi contribni la ca~cia agli Itu.- liani in Marsiglia. eh; a quella occ11p~zione se~ 1ì; vi contrihuirc,no gli Amorazzi scanrfalos1 tra la Rep 11 bblica francese e il Papato; vi contribui sopr11t1.,tto l'interesse dinastico dei Sav~ja, che temevano l'influenza delle vicine istituzioni repubblicano. E l' lt;1lia non era allora in condizioni di misnnudi con la Francia, con la Franci::t ~ia pure da i•oco rimed,.;a della fiera batosta del 70. L'ltalia ebbA :-illora bisogno d'appoggio sicuro e sincero, la Dt1plimi cent,ra!e lo offriva: l'Italia dovette, e fo bene per lei , adattarvi,:,i. Politic;amente aderire alla alleanza delle potenze del centro fu, ver l'Italia, un buon affare. Lo tu altrettanto economicamente? Vedremo. E' vero che la lunga pace as~icurata dalla Triplice e dalla Duplice ha perrne.;;so quello sviluppo industriale e sociale che ha restanrato le nostre tinauze, ed ha posto l'Italia, dal lato del tesoro nazionale, in nna posizione invidia.bile di fronte agli altri pResi. E' vero _che la. pac~, la lnnga pace, 1 La ptrmess0 _qt1eHa marcia progress1va nella q 11ale l I~alla -:- a dispetto della insipienza dei prnpri governanti - ha. trovato la via del proi-,rio benessere; ma è vero altresì che i 2/3 della ricchezza nazionale, il più chiaro del profitto derivato dalla pace nel nostro pae~e, è stnto, ed è tutto ora assorbito dai gravami che la 'friplice impcne ai suoi partecipanti. Le S'.'ese per l'esercito e per la. m_arina, imp0ste cìalle netessità, create dalla ':{'rt_plt_co stessa, rappresentano un peso rovi uos?. p3r no1. lJt1~e almeno? Lo fu. Ora non ci i-:embra ptu che le cond1ziC'ni siPno le stesse di 25 anni fa. I nostri rapporti con le Francia sono migliorati non solo; ma sono diventati tali che, oggi come og~i, non :1 vn·mmo. Cf'r• tamentc bisogno di rivolgerci alle Potenze centrali per la sicnrezrn del nostro paese. Le condizioni dello spirito polit.ico, ed anche l'animo generale delle popohtziouì è mutato. E!:lse popolazioni, alcune di asse, fino a pochi anni fa (non b:sngna dimenticare la Ligue des Patriots, ed il fenomeno. B?ulangista in Francia) sognavano da un lat11 la r vtnc.:1ta, spiavano, ria l'altro, l'occasione d'una gnerra, ernuo insomma pervas0 d~ furore bellicoso : oggi vogliono, impongono la pace. E della µace hanno necessità grande lo sviluppo economico ed industriale e l'assetto n11a11ziario di tutti, indistintamente, i paesi c.:ivili. Q te!-jt.o si è capito tanto nelle masse popolari come nel.le cla::,;si dirigenti. Senonchè la pace armata -. que~ta rnf~1tsta trovata. bismarckiana - annulla tutti g\1 sforzi che dai popoli sono fatti in un intento di beoPs~ere 0011 solo ma comincia anche a diventare un poric;olo assai seri~ per la pace vera, la pace senza aggettivi, nella corsa pazza e nello sforzo disperato c.:he le N a;r,io11i fanno per superarsi nella potenzialità dei me·1,zi di offesa e di difesa. Finchè l' Italia fo troppo debole per pensare ad eRpansioni, a influenze fuori dei confini; fiuchè ebbe da consolidare il proprio potito fra le Nazioni e;1ropee, la propria finan:,,;a, il proprio i,vilupp0 iud.1skiale e dA. guardarsi le spl;l,lle, la alleanza con l' Austria e la Germania fu meglio che utile, iodisµens,ibile; ma l'Italia ba pagato il ::H-rvizio r ..sole dalle alleate , eon moneta un po' troppo cara. li giovamento politico chcl dalla Triplice trassero la Germania e l'Austria fu 1rniggiore; senza l'acceseo del-
HIVlSTA POPOLARt. 509 l'Italia nella loro alleanza FrHn<'Ìa e Russia le avreb• bero battnte. Ma ciò che og:2:irende antipaticissima la Triplice ali'ltalia è da no lato ì'altezioRità colla quale la tn:\ttano le due allea.te, che pur ne hanno vero bi sogno; e dall'altro la provocante. minacciosa attitudine del!' Austria ai n0stri confini; l'odio e la persecuzione contro gl' Italiani irridenti~ il clericalismo sfacciato della Corte Austriaca o delle sue sfere militareRche. Se l'Italia potesse essere trattata alla pari· se l'Aus~ria _cessa_ssedi ess13re la_ nostra, alleata-n;mica, per d1v~nir_e sm~eramente am1~a rendendo giustizia agli Itahani del! Impero, la Tnplice potrebbe continuare ad_ ess~re un potente strumento di pace, sopratutto utile a1 due Imperi. Se no, me~lio romperla. E dei pericoli della rottura pare che si sono cominciati ad ~ccorge!·~ i gioroalì t.e~eschì; non Ae ne accorgono anc,ra 1 fanat;ic1 e prepotenti governanti austriaci. Male, male assai! + Le casse di risparmio fra o ccsl - Il Gior- ?1ale ufficiale della repubblica france;:;e ha p11bblicato 11 resoconto delle operazioni della. Cassa nazionale di r·isparmio _postale e delle Casse 01 rdinarie di 1·isparmio nel 1907. Ne prendiamo alcnue cifre: Numero dei Ubretti Ammontare a 31 Dicemb•·e dei depositi a31 Dic. (milioni cli tire} 1882 4,645,893 1,802,4 1890 7,266,096 3!325,l 1900 10,680,806 4,274,2 1907 12,897,599 4,981,1 L'incremento più rapido si ebbe tra il 1882 e il 1890. Nel 1907 l'importanza dei libretti era la segnente: Libretti Numero Somma depos. Somma pe,. da L. 20 e al disotto 4,257,508 • ,. 21 - 100 2.243,630 » • 101 - 200 1,011,847 • • 201 - 500 1,540,062 • » 501 - 1000 1,410,341 • • 1001- 1500 1,145,338 • • 1501- eal dis. 1,249,273 + ogni libretto 35,929,f)86 L. 7 119,433,423 , 53 246,747,039 » 145 484,178,993 • 314 908,154,975 > 644 1,362,422,04 l ,. 1,189 1,224,249,728 • 1,540 Progressi eoonomlol della Germania. Le Istituzioni di eredito. - Lo sviluppo delle istit1zioni di credito della Germania è veramente meraviglioso; esso è ad un tempo indice e fattore dello sviluppo econom co. Nei capitali propri i e dei terzi, secondo I' Economiste Européen (10 Sei,ternbre) c'è q 110 sta. progressione : 9 Banche di Berlino A /tre banche tedesche (milioni di marc/11) 1890 1900 1908 1,607 3,821 6,331 1,543 3,137 6,328 I capitali appartenente a1 terzi (conti. creditori e di deposito) erano: Banche di Berlino Tutte le banche tedes~he 1900 1908 1,726 3,699 (milioni di marchi) 3,128 7,256 I differenti capitoli del bilancio delle banche tedesche, se10pre in milioni di marchi, s: possono aggruppare come segue : 1900 1908 Conti creditori 2,130, 7 4,510,3 Depositi 997,3 2,745,8 Accettazioni 1,294,2 1,890,7 Benefici netti 185,3 261,0 Totali 4,607,5 9,407,8 + La follia mllltaresoa e la miseria della Russia. - L'ultimo numero della RevU,e di Finot contiene un interessante articolo di un anonimo : [.,a France et l'Angleterre devant les 'impi·unts russes. L' articolo è interessante e strano per la. conlraddizione tra la r,remessa e la conseguenza. Premessa : la Russia è rovinata; il bilancio è fah;o; le imposte non possono rendere. di più ; la pretesa. lotta contro l' alcoolismo è un·a vergognosa menzogna, perchè lo St,ato alimenta l'alcoolism0 come la sua migliore risorsa fiscale; pei bisogni della economia nazionale e delle Finanze dello Stato occorre alla Russia un prestito di altri 20 miliwrdi ... Conseguenza: la Francia ba fatto male a prestare 15 miliardi alla Russia, ma se. non vuol perderli e se vuvl~ che l'alleanza sia utile ed effettiva., tn guisa che i milioni di soldati non restino sulla carta., ma corrn110 alla frontiera in caso di guerra colla Germamania, è necessario che eHsa faccia nuovi µreotiti e si divida il Ci:lricodei 20 miliardi da darle coll' Ingbilterr~, che ha oramai lo stesRo interesi;e supremo politico di vedere forte e gagliarda la Russia .•. Noi non sappiamo ciò che faranno gli Inglesi; nè sappiamo se i Frauce~i per salvare i 15 miliardi prestati ne presteranno degli altri Ci pare però evidente che Farticolo del Revue abbia origine so.spetta; ci Rembra un oomunicato del ministro delle finanze russo, Kokovt8eff. Le condizioni reali del bilancio ru8so intanLo sono desunte da un discorso, del Oonte Witte di11anzi al Consiglio dell' i1npero; cosi pure le notizie dell.1 miseria russa sono desunte da un altro discorso di un secondo consigliere dell' Impero, Stanislao Rotwanrl. E Anche le origini dell'articolo r,' interessano poco. Ciò che e' interessa è qne;::;ta diehiarazione del Conte Wi tte, che fu ministro dell' I111per0 per tredici anni. • ~a Russia è divenuta grande, egli Ji,.;He,per la forza della spada. Es~a ha seru pre fattn dellA guerre e le s1Jel.:lestraordinurie che vi ha impiegato sQno divenute sernpro più frequenti e sempre pit1 c,rnsiderevoli, in modo che l'appm·ecchio digestivo ddlo Stato è entrrt.to in. mw stato di pa1·alisi (delabrement) assolU,tO •. Ba. parte sna 11 Rotwant per dimostrare che ben poco si può sperRre da un imposta sul re9-dito, su cui conta il ministro delle finanze, fa ìe Hegoe11ti constatazioni: e Socondo i dati uffieiali russi neil' Impero non ci sarebbero ch,:i 404,000 persone morali e giuridiche - oltre i fonzionari -- i cui redditi ·orpasaano 1000 rubi i (L. 2,650). In qnesto numero 220.000 guadagnano da 1000 u 2000 e 20,000 da 2000 a 3000 rubli •. e Secondo la legge delle patenti la Rus11ia conta quasi 450,000 in tra prese commerciali e inà11striali. Nel loro numero 232,000 non denunziano che un reddito di 730 rubli! Non ce ne sono che 16,000 che hanno redditi s1qJeriori a 5,000 rubli (L. 15,250) •. e Circa 7 milioni di operai agricoli, che rappresentano 1, milioni e mezzo di abitanti, mancano di lavoro. E in 120 milioni di popolazione agricola appena 60 mila hanno un reddito superiore a 1000 rubli ! • e Si sa infine a q nanto si eleva nell' impero il reddito annuale per ogni abitante? A sessanta rubli, cioè a lire 160 per uno! • E dopo tutto que::-to rò di miseria, che riabilita l'Italia - cui non basta più la compagnia della Spa· gna - il sig. Khomiakoff, presidente della Duma, e della lega panslasvista, con un suo discorso patriottico lla fatto votare 117 milioni di lire in anmento dei crediti militari .. Una goccia nel deserto del Sallara; poichè per ricostituire soltanto la fiotta occorrono due miliardi subito ... In Russia intanto si lesina sulla spesa per l' istruzione con 1rn analfabetismo del 77 per cento e che iu '\lcuni governi arriva a 97 per cento, Ma non si le-
510 t{ 1 V l ~ T 1, r U P O L A l{ E sina per g1i. alti fonzionari. Ecco un'altra notizia, l'ultima, che togliamo in prestito dal Conte Witte: « L'ammobigliamento degli edificii abitA.ti dai f,rnzionari superiori fa spfi-rire somme considerevoli fantas~ich? ~ c0stituisce pei funzionari l' occasione' per arricchirsi. Così per esempio l' ammobigliameuto dello appartamento del defunto ministro dell'Interno Sipiagurne costò 350,000 rubli, cioò circ!l un milione di lire ..... > Altro che alloggiu conveniente del Generale Cialdini! + La Czarlna. - Non è essa una delle nltime vittime della ostinata follia di reazione dello T::1c1.r Nicola. E~sa era una delle più gaie donne della famiglia e ?ella Corte. Inglese. ~olta ._gentile dal largo spirito rn1?evuto di quella hberalttà che è il fondo di ogni anima Inglese, vedeva ·aperta dinanzi a se be!~a la via della vita. Il monarca di Russia la voìl; inter~ssi di Stato legarono la giovine lieta al pavid 1 0 tiranno. Oggi essa, su !' orlo della follia, offre- all' Enropa lo spet~ac~lo ~ra~1co ~el!a r-~ad,:e c~e fo;.;ge trepidando per 1 piccoli d1nanz1 a1 pencoli ven creati dalla ferocia rea~ionari~ del marito'· o dinanzi ai pericoli ·ìmmagi~ nan creati dalla terror1zata fantasia di lei. . ~orse ?~sa_se~t~ - cou più alto se11so di responsab1htà e a1 gwst1z1a che non il marito - forse essa sente il rimcrso amaro dei pogl'Om commessi dalla società ~i quegli uomini dti quali lo Tsar e presidente onorano, forse essa sente la fatalità terribile che persegue l'uomo che salito al trono circondato da tante s~eran~e ha finito per far mitragiiare il sno popolo dmanz1 alla porta del proprio palazzo; ha risposto con la torca e la galera alla richiesta di o-iustizia e di libertà che gli muovevono i sn1lditi; ba ~aputo essere muto , cieco e sordo a! grande clamore, alla grande folla, alla grande domanda che la Russia intiera gli muoveva; e che ccn la ipocrisia og~i, ha ritolto al popolo, quello che ieri, livido di paura, concesse. E forse sente, essa, che l'o,a o-insta si avvicina ed il terrore ai quel!' ora le dilania il cervello e l~ fa tremare, madre, per il bambino innocente. Triste, terribile sorle ! L'uomo cui fu legata per la vita, non può - non vuole vederla ; gli uomini che stanno di fronte a suo marito non vogliono, non possono , avere pietà. Essa ha cosciflnza de.Ila terribile lotta e della inesorabile giu~tizia che tosto o tardi dice la sua paroia: e trema, ed il terrore l'ha fatta pazza: esda la più gaia delle d_o~ne d~lla corte Inglese. ~ ciò che è anche più ternbile, ciò cbe fa anche µ1ù · cruda la trauedia è che non è possibile - e non sarebbe buono nè umano - ' la speranza che l'ora della giustizia per I' uomo non abbia a mancare mai. E la n.:oalie ~) la madre e la O I ) donna desta pietà ma per se sola; per il suo solo dolore; per l'uomo cui essa è legata no che non lo merita , per la ::ivrte cui egli sembra ~otato e che essa paventa no ; chè quella sorte è nella logica brutale e fatale delle cose. Povera donna il cui terrore non giova a destare la pietà per chi ella vorrebbe potesse nel mondo sorgere tanta pietà. Povera donna inutilmente pazza ! + Austria ed Ungheria alle prese. - Se il nome potesse signifkare continuazione di carattere d'idealità e di intenti noi non potremo pronunciare il noi:ne di Kossouth senza aggiungervi il noto adagio la trno quantum mutatus ab illo I Ma il nome di Kossou th passando dal grande Luigi a Francesco è diventato una cosa diversa; e quello antico rimane quello che era, significato della indipendenza assoluta dell'Ungheria; il moderno è.... quello che; cieè: sinonimo di corruzione personale, di deo-enerazione politica di . o ' nnnegazione dell'antico ideale paterno. Senza alcun dubbio le ultime propo3te fatte dal Kossouth all'ImJJeratore d' A11stria non sono degne della lealtà che gnidò sempre l'opera dtl ribelle patriota Luigi. L'Ungheria è orinai arrivata al momento culminau te della sua crisi con l'Austria. Ed ha dovuto subire le inevitabili disillusioni che toccano a cbinnque abbia da fare con l'Austria. Q ando l'Austria dichiarò di anue_ttersi la Bosnia e l' Erzegoviua , e procedette speditamente alla annessione, gli Ungheresi peusaNno che le due nuove provincie andrebbero ad aumentare il dominio della corona di Santo Stefano. Invece han no dovuto constatare, con loro sommo scorno, che essi sono si invitati a pagare lo scotto ma uo•1 a partecipare al pranzo. L~ pillola è stata amara ma. banno dovuto ingoiarsela. E se la sono iogoiata. Tuttavia la qnistione aspra, che risale a cagioni più lontane, gravi ~j efficaci che non la Bosnia. e la Erzegovina, rimane immutata. L'Ungheria esige la propria indi pendenza economica e politica dall'Austria: per dire r,iù esatta la propria autonomia. Quindi Banca. ed esercito e parlamento proprio. Il Parlamento proprio, con relativo governo, ce l'ha; ognuno 1 icorde:-à la grave questione della lingua di comando nell' esercito e le ao-itazioui cui die'.ie luo::ro t-, n l e che furono vane, ed ora vaole avere una propria Banca. La Banca indipendente rappreaonterebbe il massimo coefficiente della i11dipendenza nello sv.iluppo economico del!' U.1gheria: ed un' anna anche che potrebbe, in certi casi, date certe circostanze, rivolgersi contro l' AL1stria. L'Austria chiama l'Uno-heria a par- . o tec1pare alle spese per il mantenimento dell'esercito e della marina; nè l'Ungheria bÌ rifiuta ma dic0 : noi pagheremo si ma l' esercito nostro col nostro denaro. In Austria sanno che un paese che ha una. propria Banca, un proprio edere ito - i quali possono ad nn dato momento essere messi aì servizio dei proprio governo-; non è un paese soggetto ; e l'Austria, mal- ~rado tutto ciò che vuol far parere intende trnttare l'Ungheria come un pae:1e..... fino ad un Cdrto p,in to soggetto. Capo del partito della indipendenza. era, è Francesco Kossoutb. E questo partite della indipen- ~en_za esige che l'Ungheria abbia la propria Banca md1pendente. Caduto il gabinetto Wekerle, l'Imperatore d'Austria ha chiama.to a Vienna il Kossonth, come quegli che è il capo della opposizione. Ed è q ul. ove la brutta personalità dell'individuo si rivela. 11 suo partito gli aveva dato mandato imperativo di non recedere su la questione della Banca. Il Ko.;so11th propose all'Imperatore di concedere che si faccia il lavoro preparatorio per istituire la Banca senza aver poi nessuna volontà di costituirla realmente. L'imperatore ha rifiutato. Non tanto, forse, per spirito di lealtà quanto perchè egli ha capito che non è Francesco Kossouth l'uomo che potrebbe, quando l'agitazione avesse av·1to l' aria di essere approvata dal governo di Vienna, impedire al progetto di avere attuazione. Ora è proprio ciò che a Vienna non si vuole. E non si v·10le perchè nelle ultime vicende politiche, quando la guerra pareva imminente, i ministri dell'Impero si accorsero che senza i mezzi della Banca alla guerra non si avrebbe potuto· pensare. Non si vuole, perché l'erede del trono diffida di Kossonth e sopratutto dei suoi amici, che ad ogni piè sospinto inneg giano al ricordo di Debreczen, dove Luigi Kossont.h proclamò l'indipendenza dell'Ungheria. E la situazione si aggrava. Si aggrava perché si complica della questione del suffragio universale, perchè non si vede nè dalla parte ui Vienna, nè di BudaPest via di uscita possibile. Un ministero di impiegati che sciolga la Camera Ungherese ed indica le nuove elezioni non è una soluzione; i partiti della opposizione, W ekerle lo notò nel suo recente discorso, sono ora divisi: e db. 1m lato l'Austria non vuol cedere, nè l'Ungheria lo può. E date queste condizioni non ve•
RIVISTA POPOLARE 5it diamo comfl l'Austria possa. acconciarsi al caso che l'Ungheria rifiuti di votare i crediti snì bilancio; e di dare le leve per l'e:-.ercito. Certo se Kossoutll avesse, anche un po' della fibra di suo padre, la qnestio11e Aarebbe proba bi !mente risoluta nel senso della pura ed as-,oluta indipendenza; ma messa da parte quegta questione, come mtende fa.re Fiancesco Km~south, qm\le titrada rimane al partito della indipendenza, oltre quella di ved(0 rsi soppiantato dai liberali, e lasci1;.re ad essi l'onere e l'onore di ;1ortare in porto le qnestioni ardenti della nazioualità U no-herese? Ed ac- o cadrà, probabilmente, cosi. + Gli anarohtol giudicati da un anarchico Jean Grave, l'intellettuale !-:lcrittore anarchico che dirige Les temps nouveaux fa melanct)niche (:Onsiderazioni sulla condotta tenuta dagli anarchici a Barcellona; i quali, a suo avviso, non sono capaci che di nna rivolta, ma non di una rivoluzione. Egli dopo avere ~CCPnnato agli i1:,~udi compi.iti dagli anarehici a Sabadelle e Barcelloua osservt-i,: e Non un atto che caratterizzi UQ.a rivolnz1one I Non 1m saggio di realizzazione delle ri vendìcazioni sociali ! > e Gli anarchici non sarebbero stati ascoltati: di accordo; ma essi steRsi non sapevano eosa fare. Essi non ebbero il gesto necessario perché la rivolt::t dive nisse rivoluzione. E il peggio si è che ciò ch'è avvenuto in Ispagna, si ripeterebbo in :b'ranc~i:-1s.e una crisi rivoluzionaria avvenisse~. e Qnesta teoria di cui si pretendono sat1J•ri è stata mal compresa , percliè non sembra che gl' individui sappiano bene ciò che f'Ssi vogliono e cbe saprebbero profittare di nna vjttoria se per caso l'ottenesser0. E quando si ricordano gli avvenimenti di Russia si comprende che anche là tr.anca ai rivolnzionari il concetto netto di ciò che si dovrebbe fare. lasciando.o-li incerti e imbarazzati di una vittoria di ·cui non ;lìorebhero trarre partito.> (Revolte, 1·evolution. Nei Temps Nouveaux del 2 ottobrn). Ciò cbe dovrebbero fare gli anarchici in c>1sodi una vittoria nè lo sanno essi stessi ; nè altri Io sR. Noi, ad esempio. abbia1110 letto quasi tutti gli scritti di Kropotkine, di J ean Grave, di Sebastifln :b,aure ecc. e vi abbiamo trovato spesso acutissime os:'lervazioni contro l'organizzazione attuale e non poche ealtrettanto notevoli t:ìll quella ideale collettivista; ma non siamo mai riusciti a compren.::lere ciò che dovrebbe essere l' anarchia , ciò che dovrebbero fare gli anarchici ..... Distrurre e incendiare! Niente altro, come a Sabadell e Barcellona come a Oartagena più di treni/ anni or s?no. Int~n_to _quest'opera . te~-ribilmente nega.tiva degh anarch1c1 giova alla reazione. Gli anarjhici, assai forti per prendere la mano a tatti, in un momento di rivoluzione, spaventano moltissimi che pur vorrebbero sbarnzzar8i della monarchia fl dei reazionari e neutra• Jizzano l' opera dei repubblicani ben più che la mitraglia o gli orrori di Montjuich I ♦ La Spagna al Marocco. - Fino da quando furono scambiate le prime fucilate fra Mauri e Spagnuoli al Marocco noi prevedemmo che un giorno a l'altro sarebbe stata proclamata la Guerra Santa, e che allora la Spagna, e fors' anche la Francia, avrebbero avuto! a.ai Maroccltiui, molto filo da torcere. E pare c~e CI s1amo. La Spagna voleva punire i Marocchini d1 non volere geo te straniera a casa loro. Se la pretesa fosse giusta la si potrebbe anche discutere e si tr?verebbe che c'è del pro' e del contro nella que- ~t10ne. Ma _la Spagna si è trovata, fin dal principio, impegnata ID un tal ginepraio che non si vede come potrà tirarsene fuori. Tanto più che non ha dt fronte un n~mico di piccolo .numero, nè di poco valore. I Mauri non sono armati molto bene - se lo f;ssero gli spagnuoli a quest' ora avrebben ripas8ato il mare - ma anc~e armati alla peg-gio cowe t:ionoriescono a res=!'-lterenon solo, ma altresl a tenere in scacco gli avversari ed anche ad obbligarli a ripiegare. Bisogna uotare che la tattica dei Mauri è molto cattiva. Salvo che in rare occa~ioni non resistono molto; e gli Spagnuoli prorlaman0 corae segnalate vittorie le prese di possesso di punti dai quali i Mauri banno sloggiato lasciando relativamente µochi dei loro a rappresentare -- e rappre31.:intano bene - un simulacro di difesa. Così fu preso Sank-Oni-Beurahal , ed anche Zelouan fu presa dopo che i Mauri la ebbero abbandonata. E la qqestione si 1->resenta, o dovrebbf'l presentili-si in questi termini : i Mauri abbandonA.no vinti le loro posizioni, o ripiegano verso il terreno lorn favorevole, cioè venw l'At.Jante dove agli Spacrnuoli sarà difficile il vittovaglìamento, dove il terre;o è ignoto agli Spagnuoli, e dove i Mauri per la configurazione stessa del terreno - ove cava.lleria e artiglieria sono presso che inutilizabili -- si trover,11100 in condizioni pari agli Spagnnoli ? La resistenza opposta alla avan zatq, della ric0gnizione del generale Orzoco afiorzerebbl3 questa ultima ipotesi. Lo i;i noti hene: la cosl detta ricognizione fl Sank-EI-Jennis fu veramento una b..tttaglia. Circa diecimila Mauri da. nna parte, e dalla parte degli Spagn11oli, sette battaglioni d' infanteria , quindici sq11adroni di cavalleria, tre batteria d'artiglieria due delle quali da mont;-1gna. E gli Spaguoli dovettero ripiegare perdendo snl campo: un generale, due capitani, un luogotenente e ventotto soldati·uccisi; sedici ufficiali e 233 soldati feriti; novo soldati scomparsi ... Ma il peggio e più grave non è qnest.o. Dinanzi alle preoccupazioni della popolazione spagnuola il Maura dichiara franramente - e vi è obbliD'ato dal partito militare che gli ha, ormai, forlato i~ mauo - che si dovrà andare fino in fondo. cioè fino n.l!a occnpa7,ione di Tetu::1n. Con quali vantaggi per la Spagna? Quali le speranze del Manra? Ciò può preoccn pare la diplomaz1a europea e far pen!:'are che, for::ie, per •nnlln, la Spagna non vorrebbe impegnarsi a fondo. Già alle OamPra dei C ,munì si domandano spiegazioni sull, ambizioni della Sp:-1gna; ed un gernmdè francese molte stimato, il ])' A made, è stato punì lo percbè troppo aµertemente biasimò le velleità con1uistatrici della Spagna l E d'altra parte i Mauri non sembrano disposti a µermettere alla Spao-na di farai una tranquilla . o passegg1a ta attraverso il loro paese. Mulai_-Ha5d non vede, nè può del 1·esto vedere, con mol~o riacere l'azione degli spagnuoli. Si sa che egli La m v1ato cavalieri snoi in aiuto dei combatt~nti, ed emissari alle trilJù Riffane per assicurarle del .:10 più efficace coucor:-30,Intanto lo Hagi Omar Metha1..-,jpercorre le tribù del Riff chiamandole alla Guerra ::,anta, infiammaudole dell'odio contro i cristiani : e i cani che in vadano la terra dei padri :.. Significativi possono anche ess<'l·e e l'atteggiamento assunto ultimamente da Mnlai Hafìd di fronte ai consoli europei, ed il suo rifiuto a riconoscere il prestito propostogli se prima i fran~esi non sgombrano il terterri torio degli Sciania. La Spagna sarebbe dunque alla vigilia d'una gnerr<1. con l'impero Sceriffi.ano? Questo pare verarneute che sia, poichè le recenti dichiarazioni di Mulai-Rafid sono chiare e miuacciose. Sarebbe una guerra lunga e disastrosa sotto tutti i punti di vista. Lunga, intinita anzi perché debellata una tribù un'altra se ne potrà sollevare e via di seguito indefinitamente: disastrosa µerchè il Marocco non è paese facilmente conquistabile; conquistato non e reddit'ìzio: e se anche lo fosse la diplomazia europea non permetterebbe alla Spagna di annetterselo o di cavarne notevoli speciali, vantaggi. Non a torto dunque la maggioranza della popolazione spagnuola è contro la guerra : ma il partito
512 RIVISTA POPOLARE militare e pretesco, che fa il terrore a Barcellona e obbliga Maura. ad obbedire, chiede la rigorosa continuazione della guerra, esige ed ottiene l'invio di nuovi armo.ti al generale Marina, operante al Marocco, impone al paese sacrifici di sangue e di denaro, solo perchè a codesto par ti to conviene, per i suoi fin i economici e politici, che la guerra continui. Si può osservare che il giuoco è pericoloso, è esiziale per la Spagna., travagliato dalla sorda rivoluzione i:1terna e non ricca, ma a queste b::i.~ze~olei partiti milibri' non si soffermano mai. Là si predica la Guerra Santa, quà la guerra a oltranza: il ri::mitato netto questo: molto denaro e molto sangue spreeati ancora dalla Spagna per il bel gusto di infliggere punizioni a chi 1 poi, lascerà il punitore con un pugno di mosche in mano. Perchè il risultato finale di tutta l'azione della Spagna al Marocco è proprio questo qui. Vale la pena che costa? Noi speriamo che il popolo spagnuolo dia ltt. risposta adeguata. NOI ♦ Un giudizio del Carducci su G. Mazzini. - (P. S. alla lettera. di nn alJbonato nel n 17 della Rivista a p. 452). Eureka I Il brano del Oardi10ci, al qnale al!udevo colla mia lett.era, appartiene al l:laggio sulla vita e sulle opere di G. Giusti e che fu pubblicat,o nei Bozzetti critici e letterari a pag. 71 (edizione del V1go, Livorno 1876). Il quel passaggio il Carducci, dopo aver ricordato i principali avvenimenti politici del 1833, aggiungeva testualmente : e ..... verso quel tempo G. Mazzini iustitniva in Marsiglia la Giovine Italia mandando, sultano della libertà , ordini di morte a eseguire , credenti a immolarsi ». Quindici anni dopo avere scritte quelle brutte parole, le ritirava µiù con queste altre, del 1874: e ..... Mi sia concesso di accusare e condannare me stesso ... Spero che i lettori intenderant10 e crederanno ch'io non volli calunuiare G. Mc1~zini ( L): wa i liberali di parte avversa al gran genove8e, nei loro libri più conosciuti e letti allora che non gli scritti perseguitati dell' es1J]e, avevano tanto insistito e su le sentenze di morte comandate dal .Mazzini e su fatti consimili, che io le scrissi e riµetei per· vere : e non già del tutto per farne carico al Mazzini (?!), ma pèr certo amore di effetto romanzesco e per sfoggiare la frase Sultano della libertd ... »• (f. 120). E 8eguitava riconoscendo la sua col1:-a, « almeno di crit;co frasaiuolo », e mettendola. a carico della sua credulita, dovuta all'età giovanile: « Nella prima gioventù a certe persone si crede tutto». Onesta palinodia, se si vuole, ma scusa magra quella addotta della gioventù : a 20 anui, uno, specie un letterato come 11 Carducci, deve sapn quello che si dice ... Chi, in età giovanile, ba il giudizio si poco sicuro e la mania delle frasi cosi prepotente sulla coscienza, arrischia anche in vecchiaia, di lasciarsi abbindola re dalle ca! unnie dei inal vagi e di farsi a sua volta, calunniatore incosciente, per l'inclinazione (che JJOil si scalda facilmente) ai giudizi avventati e per l'amore soverchio alle espressioni violenti, che gli possono sembrare frasi di energia ... E infatti ... lGNOTUS (1) E e he faceva dunque ? Dirigere lettere e vaglia al Direttore On. Napoleone Colajanni Castrogiovann; L'ultifmasae~~IlCeonvenzi~ni Marittime Pel 23 Ottobre sono state annunziate le aste per servizi marittimi, divisi in tre gruppi. Ciò che ha fatto il governo per prepararle non è ben noto ; e non si fanno molte previsioni sul loro risultato. Sono state preparate, come i ministri dell'Interno in Italia preparano le elezioni ? Così molti che conoscono l'on. Giolitti pensano. Colla divisione in tre gruppi si spera di placare quei deputati che all'interesse nazionale antepongono quello del campanile; tra i tre gruppi il peggio trattato è quello siciliano. Ah! bisogna punire Palermo di essere stata la culla della Navigazione Generale! ..... Le disoneste predilezioni pel Senatore Piaggio emergono dalla disposizione che annulla le :1ste e ritorn:1 al primitivo progetto se un solo gruppo non venisse appaltato ..... Intanto da Gklitti si è avuta un' altra prova schiacciante della su:1 audacia. Egli aveva chiesto alla Navigazione generale la proroga della convenzione sua con Piaggio per la saputa cessione dei 48 v.apori e per le 35 azioni azioni del Lloyd ltalt'ano , che essa alla sua volta gli retrocedeva. Ma la Navigazione concesse il prolungamento della vendita dei vapori - ciò che era nel suo interesse diretto - sino a 31 Marzo 1909 non al solo Lloyd baliano, ma a tutti i concorrenti che sarebbero rimasti aggiudicatari alle aste dei ser• vizi marittimi. Nulla di più corretto di questa decisione; ma nulla del pari di piu contrario a ciò che aveva chiesto l' on. Giolitti alla Navigazione generale. La decisione era tanto avversa che i signori Odero e Pollone che in seno del Consiglio di Amministrazione avevano sostenuto le ragioni del governo nello interesse del suo beneamato senatore Piaggio sentirono il bisogno di dimettersi immediatamente dal Consiglio di Amministtazione. La stampa unanime, tranne i pochi scalzacani del giornalismo, che hanno l'opinione dei loro padroni, ha giudicato cvme una sconfitta del governo la risposta della Navigazione generale; la quale a Piaggio in ispecie cre'é1questa strana situazione: se egli per avventura rimanesse aggiudicatario dei servizi marittimi, ma l' :1pprovazione del Parlamento tardasse oltre il 31 Dicembre egli si troverebbe con un pugno di mosche nelle mani perchè la Navigazione tornerebbe ad essere la padrona della maggioranza delle azioni del Lloyd Italiano ... Ma l'on. Giolitti ha dichiarato, invece, alla Tribuna, alla Stampa, che egli è contentissimo della decisione, benchè contraria a quella che aveva chiesta! Intanto l'apertura delle aste quale situazione parlamentare creera ? Se e~se, com' è probabile , andassero deserte le Convenzioni rimarrebbero quelle che erano, pessime; con questo in più: che lo stesso governo le ha dichiarate tali. Se le aste migliorassero il contratto si avrebbe la piena giustificazione della battaglia dell' opposizione : il ministero restando al governo nell'uno e nell'altro· caso mostrerebbe che il regime parlamen- ..
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