RIVISTA POPOLARE 479 Il giornale socialista di Torino è rimasto scandalizzato di questa azione deplorevole spiegata dalla Procura Generale; la quale mentre de~oralizza la cittadinanza, che vede promossa ed invocata l'impunità, o qua.si, dei delinquenti altolocati e riserbata la severità ai minuscoli violatori del Codice penale, d'altra parte scoraggia la parte sana della magistratura , che vorrebbe amministrare giustizia davvero e non rendere servizi ai principi dell'aggiotaggio fraudolento. Ha ragione .n Grido del popolo nello invocare ìa solidarietà del giornalismo onesto nella protesta contro questi salvataggi deplorevoli ; ma crediamo che esso sbaglia spiegando I' indegna condotta della Procura Generale di Torino collo intervento e colle pressioni dell'on, Giolitti e dell"on. Calissano. Non e' è bisogno di questo intervento e di queste pressioni; e per convincersene il nostro confratello non ha Lisogno di risalire a tutti i processi finiti in fumo relativi all'aggiotaggio internazionale; non ha bisogno di rievocare il processo del mobilim·e e di Giacinto Frascara; non ha bisogno di fare una corsa a Genova per preLdere noti~ia degli ultimi processi sulla ramife,·a e di altre analoghe società - nei qunli i magistrati fecero una vergognosa figura, da provocare una inchiesta sulla loro condotta ordinata dal Ministro Orlando-; ma gli basta di fermarsi a Torino, la sede prediletta della delinquenza bancaria., per apprendere dalla storia cinquantennale del Banco sconto e sete, dal periodo del Parlamento Subalpino ai giorno d'oggi - storia cui abbiamo più volte accennato - della T1berina e di parecehie altre società per sapere che senza intervento di Giolitti e di Calissano, l'azione della magistratura è stata sempre e tutta una indegna mistificazione terminata colla salute dei delinquenti e col danno e colle beffe dei merli azionisti. Si tratta di un fenomeno caratteristico della presente fase di evoluzione sociale; che esige quasi l'impunità dei delinquenti capitalisti. Nei paesi barbari come quelli del mezzogiorno si uccide 8pesso per vendicare l'onore offeso o si ruba per fame; nei paesi civili del settentrione si ruba cento volte di più per arricchire meglio e procurarsi onori e godimenti a spese dei derubati. + La nostra emigrazione e la Federazione Americana del Lavoro.-In seguito ad accordi presi, per iniziativa. di David Lubin - l'ideatore delFistituto Internazionale d'Agricoltura-fra il Prof. I. Montemartini e Samuele Gompers, questi nel suo giro d'inchiesta in Europa per conto della Federazione della quale è presidente , è venuto in Italia e a Milano, a Roma, a Napoli si è iscontrato con uomini di governo e capi di organizazioni operaie ed ha discusso con loro il problema della nostra emigrazione agli Stati Uniti. Sbarazziamo subito il terreno da qualche superfluità. Gompers si mostrò sorpreso della grande importanza che noi ùiamo alla emigrazione, e del grande discutere che ne facciamo. Ben fecero il Snsi , ed il Sabatini, consiglieri comunali di Roma e membri l' uno del!a Federazione delle cooperative agricole, e l'altro della Ca.mera. del Lavoro, ad osservargli : 1 ° che ne discutevamo perchè egli era venuto per discutere di questo e non di altro; 2° che le organizazioni operaie trattano la questione della emigrazione come secondaria. e che ~el tutto diverse sono le loro preoccupazioni ; 3° che rnfine - e questo gli fu anche dimostrato dal Prof. Montemartini, e da Adolfo Rossi al Commissariato d' Emigrazione , che il governo Italia.no fa quel che può per frenarla. senza ledere il diritto della libertà individuale. .Anche è opportuno non tenere troppo conto delle d1~hiara_zio:°idi sviscerato affetto degli americani per gli Italiam protesta.te dal Gompers nelle sue interviste. David Lubin, che era presente alla riunione all'Ufficio del Lavoro , disse quella che fu la parola della verità. L'emigrazione Italiana in America non è desiderata; non è neppure ben vista. Anche senza gli incidenti della Mano Nera , bella leggenda. abilmente sfruttata contro di noi dalla stampa americana, anche senza il fatto che alcuni gruppi della einigra.zione Italiana sono veramente dannosi agli americani ed al buon nome Italiano, sta in fatto che l'operaio americano odia l' operaio italiano come un concorrente odia l'altro. E tanto più e con più forza lo odia inquanto che l' 1w versario è meglio preparato alla lotta. Ora l' emigrante Italiano sbarca in America meravigliosamen te pronto ed atto alla lotta. Sobrio, forte, abile, docile , paziente , facilmente disciplinabile , resistente alla fatica f\d alla pena, desideroso di lavoro, igo.orante ed affamato. Pronto dunqne ad accetta.re per qualunque prezzo, qualunque lavoro; egli ha dunque per se tutti gli elementi della vittoria. E' ntile che egli la consegna? Indubbiamente no. L'operaio americano che a furia di lotte, qualche volta cruenti, con grande pena, e sacrifici e fatiche è riuscito a guadagnare alti salari, e conquistare , per quasi tutti i mestieri , le otto ore di lavoro, a migliorare tanto la sua vita che il tenore di vita dei più fortunati fra i nostri opera.i è quello dei più disperati tra gli americani, vede nella vittoria dell' emigrante Italiano nella lotta della concorrenza.; la vittoria dell'industriale, la rivincita dell'industriale su le sue conquiste: e naturalmente odia lo strumento di questa vittoria ; odia il vittorioso. Questo nè il Gompers, nè il suo amico e compagno Sullivan, lo hanno detto aperta.mente, ma chi ha seguito attenta.- men te le loro dichiarazioni lo capisce con facilità. La Federazione Americana. del Lavoro, ha detto il Gompers , offre nelle sue Unioni ospitalità agli emigranti. Questo è esatto fino ad un certo punto. Gli operai ltaliaui che banno voluto combattere organiza.ti han no dovuto creare Unioni loro proprie, non per altro che perchè nelle Unioni Americane non erano neppure tollerati. Eppoi la massima parte della emigrazione Italiana è tale da trovare Unioni che l'accolgono? Non vi sono unioni di braccianti , unakiUed , e la maggioranza degli emigranti Italiani sono, in America, ne possono essere altro che braccianti. II Gompers ha fatto ca.pire che la emigrazione che sarebbe gradita 1sa.rebbequella di operai di. mestiero abili, e possibilmente già organizati quà; ma l'errore del Gompers sta appunto nel non vedere che gli opera.i organizati quà rimangono - salvo poche eccezioni - a combattere le loro battaglie in paese. D'altra parte se gli Americani studieranno un po' spassionatamente il fenomeno della. nostra emigrazione vedranno cbe una grande parte del suolo americano è stato messo in valore dal lavoro Italiano. Certo essi hanno ragione nei non volere che la nostra emigrazione sia il tallone d'Achille per le loro conquiste; ma non è con leggi restrittive che essi possono arriva.re al risultato di neutralizzarne gli effetti , bensi accogliendo con vero senso di fraternità-cosa che fin qui n~ fecero-gli emigranti Italiani, ed avviandoli essi, con organismi <.>reatidalle loro Unioni, a quel benessere per il quale gli Italiani abbandona.no la patria. E stieno pur certi , gli Americani , che l' Italia.no sa essere quanto ogni altro operaio , un buono e leale combattente. Ma non bisogna poi - come qualche volta hanno fatto alcune Unioni, e citiamo quella dei tessitori di seta del New Jersey e New J ork nel 1885-86 - non bisogna poi, fare degli scioperi a.i quali anche gli Italiani col loro baldo e caldo spirito di fraternità partecipino , per trattare in seguito con gli indm1triali ad esclusione e detrimento assoluto degli operai Italiani . E questo fatto, che si è ripetuto molte volte, non cementa i rapporti di solidarietà fra lavoratori indigeni e forestieri non solo; ma tende a far si che gli Italiani diffidino delle Unioni, e faccia.no, quando pos-
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