RIVISTA POPOLARE 495 litti, abbiamo prodigati milioni e milioni a tracciar rettifili banali, a demolire palazzi storici, a sostituirli con costruzioni mostruose, a svisare la fision1mia delle nostre gloriose città, • a popolarle di statue deformi , a mascherarle coi figurini di Chicago o di Melbourne ? Ipnotizzata dalla contemplazione delle urne (dice il De Montenach) l' opinione pubblica ha veduti enormemente maggiori del vero i piccoli, meschini, transitori fattarelli della politica quotidiana, e s' è per lunghi anni disinteressata dei grandi Il vvenimenti estetici , edilizi , degli importanti lavori pubblici, delle costruzioni di monumenti, di ponti, di t:.trade, che restano a che daranno ai venturi il solo documento concreto, visibile e tangibile , della nostra civiltà , quando delle attuali verbose e vuote marionette politiche e del loro ambizio10 ed isterico agitarsi non rimarrà più la minima traccia. Ed è così, pure, che tutte le migliori facoltà d' iniziativa originale e di vena inventiva , che un giorno, inalveate nelle geniali maestranze, elevavano cattedrali meravigliose ed anonime, tracciavano piazze eh' eran poemi d'armonia e di varietà , delineavano strade che ad ogni svoltata donavano ali' occhio una lieta sorpresa, lo beavano in un nuovo incanto, si sono sviate anche da ogni sorta di piccola arte popolare e decorativa per consacrarsi a loschi maneggi elettorali, a brighe e a violenze amministrative, ad ambizioni ed a cupidigie comunali, provinciali, parlamentari. Cosicchè, mentre in ogni altro campo app11riva irresistibile e fatale il movimento democratico, in arte soltanto esso falliva, e nella psicologia borghese ogni attività estetica esulava dalla esistenza normale, diveniva, al più, una cosa accessoria ed occasionale, di cui soltanto gli artisti di professione si riconoscevano inizilti e competenti: ed ecco sorgere i gran ca sementi d'affitto, così sgraziati, pesanti, volgari, allineati militarmente lungo le vie dritte e monotone ; ecco le piazze , i giardini pubblici, i viali, tracciati con le seste e coi compassi, da funzionari ufficiali, con criteri puramente geometrici e positivi; ecco I' ingegnere colto ma impersonale , che ovunque, a capriccio del committente , eleva la palazzina rinascimento accanto allo chalet, o la villa settecèntesca a contatto dell'officina in ferro ed in vetro ; e nessuno, finora , se ne sentiva offeso, nessuno ne pativa, nessuno protestava. Oggi , per quanto isolata e poco ascoltata , qualche voce anche da noi comincia a elevarsi contro qualsiasi barbarie si tenti di perpetrare o si perpetri impunemente contro la bellezza della patria: anche recentemente, abbiamo visto (pur - troppo soltanto fra gli esteti e gl' intellettuali : ma è meglio che niente) elevarsi alte le proteste contro il disegno di un nuovo ponte sulla Laguna, contro I' abbattimento dei pini di Villa Borghese per elevarsi il palazzo delle regali e internazionali carote, contro lo sforacchiamento delle mura di Lucca, contro la demolizione di chiese e di oalazzi storici per la smania pazza dei rettilinei e degli sventramenti. Da questo, a vincere l'indifferenza e l' inerzia delle masse, a fare che, non foss'altro, per spirito d'imitazione e per uno snobismo che infine è già quasi una nostalgia, un'aspirazione a una vita morale più alta, anch~ il mondo borghese e operajo partecipi a tali sentimenti e ne imponga il rispetto a chi governa, c' è senza dubbio molta strada ancora da fare; ma meno, torse, di quel che pare: perchè infilare la strada buona è il più difficile : e questo s' è fatto , oramai. La tradizione ridestata, l'istinto innato, il gusto ereditario latente nella nostra intima fibra , le suggestioni dei nostri svariati ambienti locali, le esigenze dell' industria e del commercio sempre più orientate verso la nota estetica, la molla onnipotente, quindi, d!ll'interesse economico, tutto ciò farà il resto, creerà un'atmosfera di gusto e d'arte nella società, le conferirà un tono superiore di vita, in cui l'ordine, l'euritmia, la vera eleganza, la signorilità largamente estesa, si risolveranno anche in una maggiore delicatezza di sentimenti ed elevatezza di pensieri, e reagiranno a lor volta sulla politica stessa , come nei nostri secoli più gloriosi, trasformando in altrettante grandiose opere d'arte tutti gli atti storici della nazion~. Per giungere a questo, si deve, naturalmente , incominciar dalla scuola; stimolare nelle giovani anime, ancora vergini e plastiche , la formazione del gusto , determinare il bisogno dell'arte, accender la fiamma della bellezza. La scuola stessa non deve più essere, come da noi, la peggior catapecchia del paese, ma, come appunto in !svizzera, l'edifizio più luminoso, più aerato, più bene esposto ; non vi ha da essere ombra di lusso, ma pulizia scrupoaosa, ordine, igiene, grazia; le pareti ne devono essere adorne di fotogr afìe e di stampe che raffigurino i monumenti più insigni, i capolavori più ceh:bri, le meraviglie naturali più care di tutta la patria, da un ~apo all'altro: sicchè si sviluppi nel discente il desiderio vivo di conoscere tutto questo con gli occhi propri, l'amore e l'orgoglio di figlio d'un così grande paese, d'una così nobile stirpe, e la volontà risoluta di tutelare e serbare, a qualunque costo, un'eredità così ricca e preziosa : ed ecco ancora il più alto e vasto di tutti i fini dell'educazione, il sentimento dell' unità e dcli' in• violabilità della patria , emerso spontaneo da questo fattore estetico, tanto lungamente ed improvvidamente negletto. É per questo , sopratutto , che ho creduto bene stavolta, rimandando ad un' altra le cose di minore e più parziale interesse, i romanzi e le poesie, i libri di storia e di critica, di dedicare tutto l' articolo a un libro solo, e di mole, ma non di sostanza, mediocre. E di questa sostanza , appunto, voglio ancor dare un concetto un po' più particolareggiato e concreto , che non nelle considerazioni generali esposte sin qui. Il libro del Montenach è diviso in due parti, seguite da un epilogo conclusivo di entrambe : nella prima parte, dedicata alla difesa delle bellezze naturali , dei luoghi e dei paesaggi, un primo capitolo rammenta il rifiorire , che data dal secolo XVII, dell'amore e del aentimento dell'uomo moderno per la natura e per le sue bellezze, si chiede come si possano queste serbare, proteggere, e mettere in evidenza, se ne denunziano i naturali nemici, si mostra dove e come la presenza e l' azione dell'uomo giovi loro o vi rechi danno, e si stabiliscono le condizioni imprescindibili perchè la natura rimanga natura senza rifiutar nulla di utile e di necessario ali' uomo che vi abita e che ne vive. Un altro capitolo applica tali principi all'educazione del popolo e del fanciullo, sulla sicura e positiva base oraziana della conciliazione, anzi combinazione, del bello con l'utile, mostra la brutt.:zza l' impraticità d'ogni costruzione spostata d' am - biente e perciò disadatta ai bilogni locali , che suggeriscono essi medesimi i tipi , le forme , le linee, i colori ; e formula quindi le leggi di questa necessaria e naturale armonia dell'architettura col paese ove sorge. Un terzo capitolo scende a rarticolari intereseantissimi e gustosissimi su tale soggetto: la diversità di stile che le acque impongono ai ponti, alle dighe , agli argini ; la parte che ha il tetto nel paesaggio sviz:zer"'; l'evoluzione del villaggio e dei suoi principali elementi costruttivi; il prestigio del passato; il còmpito dell'ingegnere e quello dell'architetto. La seconda parte dell' opera è dedicata invece alla città ed al paesaggio urbano: ha sette capitoli, ed è notevolmente più estesa della prima: in uno di tali capitoli1 l'autore ci conduce a visitare, comparativamente, le maggiori capitali del mondo, ricorda che tutte le città , tranne rare e stupende eccezioni, come Venezia, sono situate •... in campagna; ma che particolarmente lo son quelle svizzere, le quali quindi più d' ogni altra devono inspirarsi a un'estetica regionale, e ?on lasciarsi uniformare le une alle altre, nè tanto meno a quelle straniere, il che si risolverebbe fatalmente nell' imbruttirai, per quanto
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