Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 18 - 30 settembre 1909

494 RIVISTA POPOLARE cora al ritorno : la sorte è stata ugualmente prodiga di bel - lezze da Il'una e dall'altra parte del confine naturale, l'eccelsa catena delle Alpi: ma l'uomo ha collaborato con essa in uno stile affatto diverso sui due versanti : su quello svizzero , ha tutto aggiustato, ripulito , adattato, reso comodo, utile , pratic.o , ·agevole, perfett~, civile ( non c' è che dire I), anche a costo di fare del paesaggio stesso un'opera d'arte, dove l'artista di professione non trovi più nessun motivo vergine, nessuna bellezza ingenua da riprodurre e da stilizzare a suo modo; su quello italiano, invece, l'uomo ha spesso guastato, imbarbarito, devastato, per sfruttare immediatamente qualche prodotto naturale , si è acconciato alla meglio ai luoghi che aveva a sua disposizione, s'è accontentato di rozze catapecchie, ha seguitato a vivere come i nonni , i binonni , gli arcavoli, i progenitori medievali e quasi preistorici ; e , non per suo merito, ha serbato attorno a sè tutta la schiettezza del luogo poco meno che incolte,, tutta l'artistica irregolarità policroma, ricca di contrasti e di effetti , del villaggio primitivo, tutta (ahimè !) la sporcizia, che fa così bene nei quadri ma che fa così male nelle statistiche, e della quale, purtroppo non a torto, continuamente ci rimproverano e ci oltraggiano i forestieri. Ora, come si esce da questa specie di dilemma in azione ? Per quale dei due tipi di paesaggio e di vita opteremo? Vogliamo noi la campagna ravviata , pettinata , trasformata in giardino ed in parco, educata come una signorina, e la città disciplinata, intonacata, ravviata, regolata in tutto e per tutto dalle uniformi disposizioni municipali , e il borgo, il villaggio stesso, non diversi dalla città che pel minor numero d'abitazioni private, d' edifizi pubblici , e, sopratutto , di alberghi o meglio di hotels, anzi di palace hotel,, d' excelsior-hotels, di eden-hotels ? Alla domanda , ho trovata risposta adeguata in !svizzera appunto, per bocca di Georges de Montenach. Egli è ststo fra i primi, nel· suo paese, a gettare un grido d'all11rme contro la brutttzza invadente (quella, bruttezza: la bruttezza comoda, la brutcezza mondana, la bruttezza ricca!), contro la banalizzazione generale. ùr son già dodici anni, in una serie di conferenze sulla democratizzazione dell'arte, su\- 1' arte nella casa popolare , sul compito dell' arte nella città futura, egli si presentava e si segnalava come un conoscitore profondo di questi argomenti vitali per la civiltà contempo • ranea, e come un acuto cd originale ricercatore e trovatore di soluzioni ai cento problemi che intorno ad essi si van suscitando nella vita privata dei cittadini ed in quella collettiva delle città e degli stati. Da allora, in giornali , in riviste, in opuscoli ; in libri, il Montenach non ha cessato di far propaganda e polemica per la difesa dei luoghi belli , dei paesaggi estetici, dei borghi pittoreschi , delle città ar tistichc , proclamando sempre (ed è in questo che consiste la risposta a quel mio fondami:nto tale quesito) la necessità di una riconciliazione tra il bello e l'utile, nemici oggi per forza di cose e per insipienza di uomini, ma certo, per necessità di logica e per esigenza di civiltà, alleati domani. Un suo libro, del resto, Le fleur et la ville ( Lausanne, Puyot, 1906) è ben noto, o dovrebbe esserlo, anche in Italia, dove fu riprodotto quasi per intero nell' importante rivista « Vita femminile italiana , ; ed un altro , di poco più antico, L'art et le peuple, meriterebbe d'esser tradotto e divulgato fra noi, tanto più che l'edizione francese (Fribourg Fragnière, 1903) ae n'è tosto e felicemente esaurita. Il titolo di quest' ultimo libro mostra poi subito chiaro un altro dei caratteri essenziali di tutti gli scritti del Nostro: cioè che egli è un sociologo; che sottolinea sempre, come il Guyau, il lato sociale delle questioni che tratta; che conferisce loro , così , una portata più alta , rannodandole quindi più strettamente a tutto l' indirizzo del pensiero moderno. Ma è d'un altro suo libro ancora, dell'ultimo fino ad oggi, che qui intendo particolarmente parlare : esso si intitola, un po' bizzarramente, se vogliamo, per noi latini facili a mettere in burla ogni espressione semplice e ingenua d'affetto, PouR LE VISAGE AIMÉ DE LA PATRIE; ed è pubblicato a cura della Revue Verte di Friburgo, dall' editore Sack-Reymond di L<;>- sanna. Edouard Rod lo presenta al pubblico con una brillante prefazione, e lascia che faccia poi da sè la sua strada, in virtù del suo stile f.. cile e chiaro , attraente e convincente , adatto a far presa non sugli specialisti soltanto, ma anche , e piuttosto, e meglio, sui non iniziati , sulle masse, sulla folla, su quel famoso Monsieur Tout-le-Monde dal quale dipendono ormai le sorti d'ogni più alto interesse comune, morale o po litico, economico o estetico ch'esso sia. Le questioni sollevate dall'Autore, infatti, sono di quelle che ogni giorno e dovunque, a proposito di fatti locali, e sien pur piccoli, sono agitate anche dalla stampa spicciola e quotidiana, visti ora sotto un aspetto, ora sotto un altro, sempre fra~- mentariamente ed unilateralmente; ed egli , che tutto ha se - guìto, letto . annotato, archiviato con occhio vigile ed amoroso, con mano assidua e sapiente, s'è trovato un giorno con un magnifico materiale beli' e pronto per integrarlo in un libro. Ma, s' intende, egli aveva in testa anche altro , e ben altro : le opere dotte , le disq uisizìoni scientifiche, troppo ingombranti, costose, ardue, tecniche , per la comune coltura; ed anche da queste ha spremute le conclusioni ultime e definitive, gl'insegnamenti concreti e pratici, e ha fuso tutto nel suo crogiuolo di pr<'pagandista, e quasi dicevo di giornalista. La sua segreta ambizione (egli dice) sarebbe di penetrare con questo piccolo libro nelle biblioteche scolastiche e popo• lari , di farsi leggere ed ascoltare un poco dagli edili delle borgate e delle città del suo Paese : o meglio ( aggiunge modestamente) di far penetrare nell'educazione del popolo e nella mentalità dei suoi amministratori un 'eco della voce, ben più autorevole, di scrittori, d'artisti, di critici, di competenza indiscussa e di fama mondiak , alle cui opere egli stesso ha attinto (dice) il meglio delle sue convinz.ioni. In regime repubblicano , anzi , aggiungo io , in regime comunque democratico e rappresentativo , è necessario ed urgente che anche il gusto estedco e l'esigenza artist_ica diventino patrimonio di tutti e d' ognuno; che al mecenatismo del principe, licenziato o 1 idotto ad un mero simbolo figurativo, subentri attivament1! il mecenatismo del popolo; che , come in certe comunità greche dell'evo antico o italiane del rinascimento, ogni assemblea deliberativa , ogni potere est:cutivo, siano intimamente pervasi di rispetto per la natura e di venerazione per l' arte , di culto per il passato e di idealità pel futuro. E guesto in favizzera è già , fino ad un certo punto, una realtà: elettori ed eletti, popolo e governo, si sono messi sempre , in questi ultimi anni , risolutamente dalla parte di chi difendeva il patrimonio estetico della nazione, contro chi, per avidità di guadagno e per aridità di cuore si disponeva allegramente a sperperarlo , a snaturarlo , a barattarlo senza scrupolo e senza pudore ; dappertutto i problemi edilizi i,ono discussi con animazione, e le bellezze naturali coscientemente comprese ed amate : è uno spirito nuovo che fiorisce nella psicologia popolare, e che va sottolineato, accentuato, segnalato, fatto valere. La politica avrà così un nuovo terreno di lotta e di conseguente evoluzione , al di là e al disopra delle questioni tributarie e doganali , ferroviarie e amministrative , militari e diplomatiche, e accanto alle morali e religiose, alle giuridiche e alle didattiche. A quando, l'inizio almeno d'un simile stato di cose anch~ da noi, che, assorti nella bella faccenda di abbattere o d'innalzare ora Depretis ed ora Crispi , ora Sonnino ed ora Gio-

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