492 RIVISTA POPOLARE Ora puichè il continente del/' Africa é quasi inte1·amente spartito fra Stati europei. ci parve logico e pratico lo adottare, di regola, nelle singole regioni, la ortografia ufficiale della potenza europea dominante • In questa forma sogliono essere trasmessi i nomi africani dalle agenzie telegrafìche, quando un avvenimento o una questione attirano l'attenzione pubblica nel campo internazionale; ed è ovvio che in tale forma debba cercarli e trovarli il lettore italiano, che ne farà ricerca nelle nostre carte. Serbando tale forma, quando si tratta di possedimenti tedeschi o inglesi o francesi , per i nomi più frequentemente citati adottammo soltanto alcune semplificazioni fonetiche proprie del nostro idioma, come per le sillabe ci, gi, gia e simili, di così fa~ cile trascrizione per noi in lucgo del tschi, dji, dscha dja, mentre questo eteroclito accozzamento di consonanti, anzichè agevolare per noi italiani renderebbe imperfetta e più ardua la pronuncia e quindi meno sicura l' identitìcazione dei luoghi nominati. L'uso si è sempre dato poco pensiero delle regole fisse dei filologi. I queli d'sltronde, come nota argutamente Paul Pelet, l'autore del grande <e Atlas des Colonies françaises », non si trovano ancora di accordo nemmeno per un'ortografia comune dei nomi arabi. Come notò il Machiavelli per le mutazioni avvenute sul cadere dell'evo romano e colla diffusione del Cristianesimo, i nomi trasformati sono indizio de' grandi mutamenti storici, testimoniano della sovrapposizione d'altre idee e d'altro idioma; e non muoiono per il fatto che vengono corrotti che anzi rivivono. L'impronta francese o tedesca o britannica, su questa o quella regione dell'Africa, come avvenne pel mondo antico dell'impronta romana, si farà tanto più visibile in avvenire, quanto più umana e creatrice si eserciterà la civile influenza delle rispetti ve metropoli. Perciò molti dei nomi locali, anziché correggersi secondo l'etimologia o le ricerche erudite degli etnografi, si verranno sempre più « storpiando alla francese , alla tedesca o all'inglese >> quanto più la vitu nuova di quelle contrade li metterà in circolazione con assidui rapporti tra bianchi e negri, tra vicini e lontani. A noi parve opportuno, in questa materia così controversa dell'ortografia e della trascrizione, di non recare difficoltà o confusioni, ma di offrire un servizio pronto, rapido e facile pel maggior numero. E a questo criterio ci siamo attenuti. + Ed ora, venuto l'istante di congendarci da quest'opera - che da otto anni, curvi sovra una miriade di carte e di pubblicezioni poliglotte, ci affaticò gli occhi pazienti e incontentabili nel proposito di far opera degna dell'estimazione di chi sa, ma utile, ad un tempo e accessibile a chi ha bisogno di sapere - nello staccarcene, quasi sentiamo la nostàlgia dell'usato travaglio, e un vago dubbio amareggia il senso di sollievo, che ogni autore suole provare nello seri vere la parola fine : - trovc rà essa in Italia, sia pure in un limitato cerchio di persone chi apprezzi l'audacia degli editori e la diligenza coscienziosa dell'esecutore? • Nel cercare i documenti del passato intorno alle cognizioni, che si ebbero nei varii secoli dell'Africa ci accadde di scoprire un nostro precursore. Strana ripetizione di fatti, a distanza di epoche, forse non fortuita e non senza significazione: - il primo, l'unico poema sull'Africa che contino le letterature neolatine, venne scritto da un gran poeta italiano; Francesco Petrarca. Ma i posteri, che lo conoscono _per le sue dme d'amore, ignorano che egli abbia per l'Africa composto e all'Africa intitolato un ponderoso poema. - Dopo Bartolomeo Diaz, dopo Colombo, dopo Vasco di Gama, la prima e la sola pubblicazione che, nel secolo delle grandi scoperte yenisse dedicata esclusivamente all'Africa con relativo Aliante, fu pure opera di un italiano: fu la Geografia dì M. Livio Sanuto in 12 liori con 12 Tavole in rame dedicate ali' Africa, pubblicata presso Damiano Zenaro a Venezia l'anno I 588, cento anni dopo la scoperta e il passaggio del Capo di Buona Speranza. Ma, strano destino I Di quell'opera non trovate alcun cenno nel Vivien de Saint Martin (Hist. de la Céographie), nè 2 vol. dell' Amat di San Filippo (Studi Biogr. e Bibliogr. sulla Storia della Geogr. in Italia) e nemmeno nella Bibliografia Etiopica di G. Fumagalli, il prof. G. Marinelli ( Venezia nella storia della Geografia cartografica ed esploratrice) cita il nome di Livio Sanuto tra gli « autori ed editori valentissimi » con gli Amasei, il Moletti,. il Ruscelli, il Rocacio, e più innanzi nuovamente lo menziona tra i membri di una sezione speciale per la geografia dell'Accademia della Fama soggiungendo tra parentesi ch'era <e chiamato il Tolomeo del secolo XVI », ma dell'opera sua nemmeno lui fa cenno. Se to.le fu il destino del primo Atlante di Africa che siasi pubblicato nel mondo, avrà migliore fortuna l'armonica compilazione, tentata tre secoli appresso, dopo tanto fervore di scoperte e di occupazioni coloniali da altro autore cd editori italiani, per fìssare in un volume sintetico, e ad un tempo particolareggiato e completo, lo stato dei fatti e delle cognir_ioni, che relativamente all'Africa si :tvevano nel primo decennio del XX secolo? Quante volte, obbligati per coscienzioso scrupolo di verità e di attualità, a un vero lavoro di Penelope, a fare e a disfare per rifare - ogni nuova esplorazione o rettifica di confini, portando la necessità di correggere e rimutare la situazione dei monti, il corso dei fiumi, la direzione dei versanti le altitudìni e le longitudini, - quante volte nello sforzo di condensare quasi in stile telegrafico, pur mantenendo fede al proposito deila chiarezza, il succo di lunghe letture, quel dubbio ci assalse, facendoci esclamare col Petrarca : O figlia della mia lunga fatica, Africa mia, mentre tu cresci, e intorno Per quanto valmi ingegno e t'amo e abbello (1) chi sa se, una volta uscita dalle nostre mani, troverai benigno il mondo, ovvero come l'Africa del Petrarca, come l'Atlante del Sanuto, ti attenderanno sul limitare la noncuranza dei contemporanei e l'oblio completo àegli studiosi? Non per l'autore, ma per i dispendi i ant1c1p~ti dai coraggiosi Editori, auguriamo meno impropizie sorti a questo Atlante d'Atrica, che primo esce in Italia, e di cui non v' è altro esempio, fino ad ora, in alcun'altra letteratura europea. Auguriamo che l'Africa cessi di essere vittima di presupposti e di errori, che unicamente si debbono a una insufficiente conoscenza dei luoghi e dei climi e dei suoi abitatori. Quanti spropositi furono com;nessi dai colonizzatori europei, di quante colpe si macchiarono , i primi occupatori e sfruttatori del suolo africano, spropositi e colpe dovuii meno alla malvagità degli uomini che alla loro. ignoranza I Ancora ai nostri giorni nel nord-est come nel sud-ovest, intorno alle stazioni fluviali del Congo come tra impervie gole dell'Atlante, metodi funesti, errori sanguinosi si proseguono ne' rapporti cogl'indigeni ferchè la dlplomazia e la burocrazia dei tempi nostri, non meno cieche ed orgogliose dell'autocrazia o del furore teologico dei tempi di Carlo V , non ne sanno ... abbastanza. Ma è ormai tramontata la (1) Petrarca, L'Africa, Libro IX, (vers. it. di A. Palesa, ediz. Sonzogno, 1004).
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==