... RIVISTA POPOLARE 491 1a civiltà bianca, poi che la riconoscerà innocente delle brutture onde l'aveva accusata, scaccerà Jago il perfido consigliere di diffidenze e di odio, e acced~rà con essa ad un connubio fecondo. Tutti gli indizi accun nano a questo. che sarà il grande evento del XX secolo: l' ultimo dei continenti del mondo antico balzando d'un tratto fuori dalla lunga caligine della preistoria, prende il suo posto nella piena luce della storia e nel dramma della civiltà contempor1nea JJ Con queste parole si annunciava quattro anni sono quest'opera, intesa a prevenire il bisogno che ogni persona colta deve provare, di conoscere u_n po' meglio il terreno di questa gran lotta della civiltà con la natura, là dove questa, insino ad oggi .dominò quasi unica signora. L'opera, che ora esce finalmente compiuta, veniva concepita e disegnata nei primi anni del nuovo secolo - quando la spartizione dell'Africa tra le potsnze europee, abbozzata già sul finire del 1881, riceveva sanzione e maggiore determinatezza da una serie di trattati e convenzioni reciproche fra i prn grossi occupatori, così da sembrare definitiva. Ricordabili segnatamente il trattato 29 marzo 1899 e la convenzione 8 aprile 1904 tra la Francia e l'Inghilterra, le cui vaste zone d'influenza, di quasi IO milioni di chilometri quadrati per ciascuna, occupano i due terzi tutto il continente africano. Domina la Francia e l' Inghilterra, le cui vaste zone -d'influenza, di qussi 10 milioni di chilometri quadrati per ciascuna, occupano i due terzi di tutto il continente africano. Domina la Francia il fi:1neo occidentale per una distesa ininterrotta di possedimenti dall'Algeria e dal Capo Verde al Golfo di Guinea e dal Lago Tsad fino al 5° di latitudine a sud dell'equatore; mentre l' Inghilterra dalle foci del Nilo giunge al Lago Vittoria e poi dall'estrema punta del Tanganica scende al Capo di Buona Speranza ininterrottamente, predominando sull'Africa Orientale. Tutto l'Oceano Indiano può ormai considerarsi un lago inglese: all' ovest come all'est lé sue coste, le sue isole, sono di già per la massima parte sotto l'influenza britannica. Al Capo, al Transvaal, nell'Africa Orientale, sul golfo di Aden, nel1' Egitto, nel Sudan Egiziano, l'egemonia inglese poggia ormai sovra basi incrollabili e vi si radica con opere colossoli di economia pubblica, intese a mettere in valore (trasformando per conseguenza le condizioni stesse degl' indigeni) a beneficio della civiltà quelle forze cieche della natura, che più le erano sembrate ostili e impervie. Quando la sezione settentrionale della grande ferrovia transafricana, che ora scende dal Cairo sino a Khartum, sarà collegata c0n la sezione meridionale, che già sale dalla Città del Capo sino alla regione dei grandi laghi: e tutte le linee secondarie di allacciamento delia gran linea coi due Oceani saranno costrutte - anche se· a intervalii su alcuni tratti di suolo continueranno a sventolare ie bandiere portoghese, tedesca, francese, italiana, la britanina1 ione di tu~ta l'Africa Orientale non sarà meno un fatto comprnto. Così, assediata e via via se:npre più penetrata su due fianchi, dalla Francia a nord-ovest e dall' Inghilterra a est, l'Africa va diventando ogni giorno più quasi l'appendice dell'Europa. In nessun'altra parte del mondo è più visibile l'influenza invincibile del clima e delle forze della natura come nel1' Africa equatoriale e tropicale; ma nel medesimo tempo in niun' altra parte del mondo si vide con uguale celerità l'opera dell' uomo, con le sue audacie scientifiche, quasi sconvolgere le fatalità geografiche, modificando i rapporti di spazio e di tempo. Parigi, Londra, Anversa, Amsterdam, situate nel t,; nord dell'Europa, sono oggi incomparabilment più vicine agli indigeni del Senegal, del Dahomey della Nigeria e del Congo, di quel che siano per Joro, sullo stesso suolo, alla stessa latitudine, le antiche capitali dei loro regni indigeni. Viceversa Bahia, Pernambuco, Rio de Janeiro, situate al di là· di un breve braccio di mare, sulle stesse latitudini dell'Africa occidentale, rimangono per questa così remote come se appartenessero ad un altro pianeta. + L'Italia, invece, trovasi, forse meglio d'ogni altra nazione, nella condizione psicologia opportuna per gettare uno sguardo imparziale sull'Africa intiera e informarsi di ogni più negletta sua regione, con uguale diligenza ed oggettività d' indèlgini, con severità scientifica, senza tendenziose rivalità. Non nuovi nè profani, come nazione, alle avventure coloniali, quel tanto che ne sperimentammo può valerci per saper valutare e comprendere i casi, gli infortuni e i sacrifìzi altrui. Il cospicuo contributo che viaggiatori nostri recarono alla storia delle esplorazioni, ci dà sufficiente diritto di cittadinanza scientifìca per non figurare come intruisi in codesto campo sterminato. E i progressi tecnicamente raggiunti, anche in Italia, dalla produzione cartografica, ci consentono ohgi di tentare una pubblicazione la quale, un quindici anni addietro , sarebbe parso follìa promettere o solo sperare. Ciò può esser detto senza apparenza di orgoglio ma non seppiamo dissimulare a noi stessi e ai lettori le diffiLoltà grandi, le fatiche e le diligenze, che ci è costata. Perocchè gli Editori contrariamente ali' uso invalso per questo genere di pubblicazioni, si proposero di dare in luce opera nuova originale, pensata, compilata ed eseguita sotto i propri occhi - non una delle solite2riduzioni o traduzioni di qualche pubblicazione estera di gran pregio, già invecchiata oltr'Alpi quando viene sdoganata per nqova sul mercato italiano. Noi confidiamo perci6 che ogni persona còlta saprà apprezzare, più che l'audacia , le dìfficoltà 4ell' assunta intrapresa. + Ciò che di più importante si desidera oggi di conoscere dell'Africa, non è il suo passato, ma il suo presente, nelle sue ultime ri:ognizioni o trasformazioni, nelle condizioni del suolo e del cli ma dei commerci avviati o da iniziarsi, nel suo assetto coloniale e amministrativo - cognizioni interessanti egualmente l'esploratore e il comMerciante, il lettore d' un giornale qualsiasi come lo studioso di cose politicge o militari. A questa esigenza dei pubblico odierno abbiamo inteso di soddisfare appunto col Testo, dissimulando s0tto un riassunto semplice e pronto, il frutto faticoso di un cumulo di materiali diversi e ignoti al pubblico: ìettere di viaggiatori, atti e rapporti ufficiali, convenzioni diplomatiche, memorie, discussioni, articoli di riviste speciali d'ogni nazione e in varie lingue. Oltre alle cognizioni fondamentali di morfologia fisica, particolare attenzione dedicammo ai dati di geografia economica e coloniale, spigolando cifre e notizie certe e recenti o quei più notevoli dettagli d'attualità, che si cercherebbero in vano nelle stesse opere speciali di maggior mole, mentre i numerosi diagrammi, le piante e le cartine, che illustrano queste notizie del testo, completano l'Atlante offrendo in scala più larga della normale e le località più importanti. Guidati, dal proposito di fare opera utile e pratica, ci parve cq_e le dotte preoccupazioni etimologiche e di unificazio'ne ortografica dovessero cedere alla cortese preoccupazione di non far perdere tempo al lettore e di farci capire dal maggior numero
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