488 RIVISTA POPOLARE il 2 agosto anche le fonderie verranno sbarrate, altri 30,000 operai. Quando neppure ciò si dimostri sufficiente, la serrata prenderà maggiore estensione fino a colpire tutti i 165000 operai da noi dipendenti. E la vedremo I ♦ Che restava a fare alle organizzazioni operaie? V'è della gente attenta ad esaminare con molta serietà l'opportunità e la legalità dello sciopero generale svedese, alquanto scandalizzata perchè operai legati da formali contratti di lavoro non li abbiano fedelmente osservati com' era loro dovere. Gente dell'altro mondo. Quando la casa brucia, addio paragrafi del contratto d'affitto. Il grazioso dilemma presentato dagli industriali agli operai non lasciava campo a molte meditazioni. La scelta non era eccessivamente varia. Mancava il tempo ed anche la voglia di tornare pro-contro lo sciopero generale, di vagliarne i pregi ed i difetti, le p<>ssibilità ed i rischi, le applicazioni e la portata. Gli operai svedesi non si soffermarono, pare, a fare con scrupolo l'esame di coscienza, se fossero in regola colle ultime deliberazioni dell'ultimo Congresso internazionale, se il loro caso rientrasse fra quelli da essi contemplati. Quando videro 80000 dei loro buttati sulla strada, 80000 altri colla angosciosa certezza di seguirne le sorti a giorni, proclamarono lo sciopero generale perchè fare diversamente non si poteva. Cedere non era il caso di pensarci; cedere in questo caso voleva Jire consegnarsi legati mani e piedi, rinunziare non solo alle conquiste ottenute ma alla possibilità di rivincite future, fiaccare la virilità e la fede delle masse, rinunziare ad esser cittadini e uomini, ridiventare schiavi nel senso letterale della parola, suicidarsi socialmente. Dunque la difesa, la lotta, l'unica lotta possibile. A meno che si volesse consigliare l'insurrezione violenta. Ma per questa via più rischiosa e meno umana non si avventureranno certame11te questi uomini nordici dalla testa a domicilio e dal cuore munito di controllo se non quando sarà evidentemente e praticamente dimostrato che ogni altra è chiusa e sbarrata contro tutti gli assalti, irremissibilmente. Gli operai svedesi non esitarono. Corsa la parola d' ordine lasciarono gli utensili , indossarono la giacca e s' incamminarono verso casa. Tutto ciò . aenza vociare, senza imprecare, senza stigmatizzare, renza assumere pose tremende di lottatori. Poi incrociate le braccia si posero alla finestra a guardare. • Vogliamo vedere si dissero, come la baracca andrà avanti senza di noi. Come se la caveranno questi re di denari che ci trattano come bestie da fatica, questa Società che applaude o assiste indifferente. Vogliamo che tirino le conseguenze logiche dei loro procedimenti. , ♦ Di qui il magnifico gigantesco duello che doveva meravigliare il mondo e far tremare le vene ed i polsi alla borghesia internazionale. Lo spettacolo di 300000 lavoratori manovranti agli ordini di un Comitato esecutivo con tale prontezza e precisione di movimenti da disgradarne un battaglione prussiano sfilante sotto i baffi irti di Guglielmo non lo si era visto ancora. Disciplina che strappa un grido di ammirazione e più a chi ricordando la prova precedente , più difficile , durante il periodo dei temporeggiamenti e delle transazioni, potrà meglio apprezzarla. Quale gragnuola di accuse sanguinose di tradimento non si sarebbe scatenata da una folla latina sui condottieri del movimento I 300000 scioperanti; 200000 organizzati che si trascinano dietro altri 100000 non organizzati, 300000 su 500000 lavoratori e cioè: 313000 operai delle fabbriche, 55000 artigiani, 32000 minatori, 60000 addetti ai trasporti, i contadini esclusi, 300000 in una nazione di 5400000 abitanti. Qualcosa come proporzionalmente uno sciopero di tre milioni e mezzo di lavoratori in Germania. Tutta questa enorme massa d'uomini non ha scatti di collera od impeti di violenza, non si ubbriaca nè d'alcool nè d' invettive nè d'entusiasmo, non sa le tempeste ed i deliri delle folle meridionali ma non ne conosce neppure il dubbio, lo sco raggiamento, l'ac..:asciamento, la defezione. Violenze governative, ostentazioni militari, soperchierie poliziesche, calunnie giornalistiche, spettacoli di crumiraggio, i disagi, la fame, sono impotenti a. commuovere questa gente dalla tempra a tutta prova che si stringe nella cintola, misura il pane ai bambini, soffre senza lagni aspettando dai suoi uomini di fiducia liberamente eletti la novella triste o lieta. • Contro gli scioperanti svedesi fu organizzata una campagna spudorata di diffamazioni molto costosa, secondo confessioni sfuggite agli interessati. Ma si può credere che una parte delle notizie menzognere si divulgassero in buona fede. La stampa internazionale fu colta alla sprovvista dall'avvenimento e perdette le staffe. Al primo annunzio dello scoppiare dello sciopero, rievocò gli spettri degli scioperi generali passati e vi applicò le notizie ed i commenti del caso. Comparvero così sui giornali informatissimi anzitutto particolari sensazionali e terrificanti. Il Corriere della Sera ad es.: elevava a sotto titolo « l'attività degli anarchici » dei yuali si raccontavano le geste; opuscoli distribuiti ai soldati, eccitamenti alla ribellione, plausi entusiastici dei soldati ai distributori degli opuscoli, furti di dinamite. Il Daily Telegraph riceveva da Capenagen notizie emozionanti ; tutte le truppe di terra e di mare mobilizzate, rivolte, conflitti sanguinosi in vista, signore aggredite e ferite sulla strada da scioperanti-bimbi morenti per penur.ia di latte - la polizia pronta a cinematografare quanti prendevano parte a disordini, i cittadini affannati a far provvista di viveri e di armi, ad iscriversi ad una Guardia civica improvvisata , gli stranieri in fuga, le banche protette dalla forza pubblica. Stoccolma città morta, il Governo pronto a schiacciare la rivoluzione sociale. • La gente prestava fede volentieri a questo miscuglio di verità e di frottole ; tutto ciò era abbastanza verosimile e corrispondeva al suo abito mentale. Ma poi si vide presto che le notizie sbalorditive non quadravano; una tranquillità quasi idilliaca durava inalterata su tutto il paese; non un vetro rotto, neppure un ubbriaco, dopo la chiusura degli spacci di alcoolici promossa dagli scioperanti stessi, la polizia non trovava occupazioni. Il pubblico non ci si raccapezzava. O che rivoluzione era questa? Allora cominciò la seconda fase , il lavorìo di discredito in senso contrario. La Stefani aveva anticipato fìn dal giorno 4 « lo sciopero è ben lungi dall' esser generale , moltissimi operai lavorano ». La stampa internazionale annunziò regolarmente in ogni edizione., la une dello sciopero, la ripresa del lavoro, la disfatta degli operai. Ancora una volta si era potuto dimostrare che non era possibile arrestare la vita economica d'una nazione. Durante settimane, ogni mattina , nella continua speranza che la menzogna più recente fosse l'ultima necessaria e che i fatti ironici cessassero una buona volta dal contraddire. Il giorno della conferma deÌinitiva doveva pur venire, nel quale con un sospiro di sollievo si po-
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