l,IVISTA POPOLARE 487 che, o egli sa tutte le cose ora da me accennate, e ]a sua accusa non è che una ignobile calunnia di affarista colpito nel vivo delle sue trame· od egli le ignora , e vuol dire che nella vita pubblica degli ultimi vent'anni il pudibondo senatore non è passato che per trattare affari , senza essersi mai occupato di altro. In ognuno dei due casi, e di altri, è evidente che il senatore Rattazzi non ha da arrossire che di sè. DoTT. NAPOLEONE CoLAJANNI LO SCIOPEROSVEDESE Il colossale sciopero è arrivato, mentre scrivo a!la sesta. settimana. Fra la meraviglia e l'ammira~ z10ne u111versale, contro ogni previsione possibile ogni speranza di amici o timore di nemici. ' E' vero che i combattenti non sono più 263000; I?oooo, _oltre un terzo, hanno in questa settimana npreso 11 lavoro. E la stampa internazionale si è affrettata a proclamare, ancora una volta la fine dell? sciopero e la disfatta degli operai; m~ non ci badiamo. E' una vecchia e screditata canzone. Gli operai che ritornano al lavoro non sono nè disertori, ne vinti, son soldati che - eseguiscono un ord!~e. Non si ~ratta di una resa, neppure di una ntlrata, ma d1 una manovra accorta ponderata a sangue freddo ed eseguita inappuntabilmente. Il Governo colposamente inattivo dinanzi al ruinare dell'economia nazionale, legato a fil doppio colla lega padronale, trinceravasi dietro il pretesto non esser possibile un suo intervento nella contesa a scopo di. pacifìcazione fino a che gli 0perai non _ave~sero _dimostrato maggior rispetto ai contratti st1pulat1. I condottieri dello sdopero invitando _gli_oper.ai_ incrimin_ati: tipografi, tramvieri, addetti a1· serv1z1 comunali, alla ripresa del lavoro o_ttengono i~ duplice intento di rompere quest' ultima arma m pugno al nemico e di fare una considerevole economia di forze. + Lo sciopero non scoppiò d'un tratto impreveduto d~ lun~o tempo giungeva agli opérai il brontolìo mrnaccioso della tempesta che s'annunziava inevitabile. ~a .Circola.re diramat~ dal Segretariato generale dei Sindacati della Svezrn ai vari Centri nazionali delle organizzazioni operaie, gli scritti del deputato Bronting sulla Neue Zeit la relazione fatta dallo stesso la sera del 7 settembre alla Camera del Lavoro di Berlino, prospettano le fasi della lotta procedente sorda, Incalzante, spietata.· I?a un paio di anni le organizzazioni operaie svedesi sopportavano colla pazienza , che detta la necessità la pressione man mano crescente delle cla~si .Pa~ronali ferreamente organizzate in tre as- . soc1az10m alleate contro il nemico comune. Venuti • i tempi della depressione economica generale parve a que~te giu!-1ta l'~ra d'una prova decisiva di forza per r1conqu1stare 11 terreno perduto in centinaia di scont~i par~iali, costringere le leghe operaie alla resa ~ discrez10ne_, sopprimere ogni possibilità di loro rngerenze net contratti di lavoro di discuss!oni ~u tariffe_ ed orari, ridiventare in' una parola s1gnon assoluti nelle proprie fabbriche. ~l momento era brutto per le organizzazioni operaie, accettare la battaglia voleva dire la disfstta c~mpale,. certa, irreparabile forse per un lungo per~od?; piegare senz'altro il collo docile alle ingiunz10m padronali non si voleva. Fin quì che cominciò a manifestarsi - prima che n_ella spettacolosità dello sciopero generale potesse rifulgere al cospetto del mondo - la maturità delle classi lavoratrici svedesi. Lunghi mesi il Comitato esecutivo della Confederazione operaia, presiedut9 dal valoroso deputato ex falegname H. Lindquist potè giocando di abilità protrarre l'ora dello scon ~ tro decisivo ad ora più favorevole, salvando l'onore delle armi. Prima che strènui e stoici lottatori gli operai svedesi si rivelarono accorti e prudenti diplomatici. fin dal luglio dell'anno passato gl' industriali sembravano decisi alla rottura; anzi la serrata generai~ già~~a_stabilita. Ma il Governo - pare per suoi fini pchtic1 per aver con se nelle prossime lotte politiche gli operai - interpose i suoi buoni uffici. Quelli dovettero far buon vaso a cattivo gioco. La stampa reazionaria, finanziar mente legata all'Associazione prdronale, mordeva il freno. Non poteva che trattarsi d'un breve rinvio, la prima occasione non sarebbe passata invano. Accadde ai rilegatori di libri di Stoccolma e di Eskilstuna d' avere una divergenza coi loro padroni, non· tardò ad arrivare loro un ultimatum molto chiaro: o accettate le nostre condizioni o serriamo fuori tuttr i rilegatori di libri non solo ma anche i tessili. Al. segretariato operaio riuscì tuttavia imbastire un icompiomesso. • Poco dopo i lavoratori comunali di Malmòr contro il parere del loro secretariato, sì misero, in sciopero I... Ed eccoti comparire l'aut-aut perentoriJ: o riprendere tosto il lavoro o fuori tutti. Anche qui convenne usar prudenza. Vista l'efficacia del metodo lo si applicò ai metallurgici i quali vennero costretti ad un prolungamento della tariffa concordata. Quindi si tentò ripigliare ad alcune categorie di edili l'ora di lavoro ch'era sfuggita, dalle nove ore ritornando alle dieci, nuovamente facendo balenare la minaccia di una serrata generale. Questa volta si potè mostrando risolutezza parare il colpo mantenendo le posizioni. Anche questa era passata. Pure una serrata generale dei fornaciai fu possibile scongiurare. Ma non era composto un conflitto che un altro appariva sull'orizzonte tempestoso - non la poteva durare. La tattica di temporeggiamento, i ripieghi diplomatici non potevano far miracoli. Arriva un momento che non si può cedere più se non si vuole esser condannati a cedere sempre. Inoltre s'era riusciti a superare il momen-to più critico, ad arrivare alla stagione più favorevole ad una azione di difesa. S'incominciò a far fronte con maggior animo. Intanto la tattica del nemico era divenuta chiara anche ai ciechi. Ogni categoria della classe padronale, una dopo l'altra, regolarmente, avanzava il suo bravo progetto di revisione delle tariffe e degli orari accompagnati dal progetto della serrata relati va. Venne la volta degli addetti alle confezioni per uomo. Gli operai non credettero di accettare le nuove proposte dei padroni e venne l'immancabile serrata generale estesa a tutta la branca industriale. Il gioco si ripetè successivamente nell' industria della cellulosa e nelle costruzioni idrauliche. Alla foga padronale non bastò. Gli operai indugiavano ad arrendersi; il procedimento si rivelava non abbastanza sbrigativo ; bisognava provocare l' esercito nemico a battaglia campale e fiaccarlo. Fu lanciata la sfida suprema. Se il 26 luglio, tutti i conflitti non saranno composti con nosfra soddisfazione , secondo le condizioni da noi poste, la serrata verrà estesa a tutta l'industria tessile, alle segherie e alle fabb:·iche di pasta di legno; 50,000 operai. Questo non servirà?
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