Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 18 - 30 settembre 1909

RIVISTA POPOLARE 01 Politica, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLJJONEUOLAJANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Italia ; anno ii re H; semestre lire 3,50 - Estero ; anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 J\mministrazione: C01·so Vittorio Emmmele, n.0 115 - NAPOLI Anno XV - Num. 18 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 30 Settembre 1909 Preghiamo vivamente gli abbonati non ancora in regola coll'amministrazione di volere spedire l' importo dell' aLbonamento con cortese sollecitudine. Preghiamo tutti coloro che ci scrivono di indirizzare lettere, cartoline e vaglia al DOTT. NAPOLEONE COLAJANNI, Castrogiovanni (Sicilia). jOMMA RIO: Glf avvenimenti e gli uomini : l'loi: (Per la diffusione della rivista - Segno dei tempi? - I nostri buoni amici nouchè .... allt:ati - Per una smentita di Luigi Lodi - Gli ultimi episodi della delinquenza bancaria in Torino - La nostra emigrazione e la Federazione Americana del Lavoro - Come si riunisce e come si scioglie una grande dimostrazione a Londra - Per un museo storico degli esuli politici italiani in Lugano - Quanto costano le conquistt: .... Tardivi rammarici dei giornali austriaci - Il funzionarismo della Francia - Noblesse oblige - I congressi per la scuola - A. A Il Congresso socialista tedesco). -- Dott. Nap. Colajannl : Perchè il senatore Rattazzi non arrossisca ... - Federico Velia : Lo sciopero svedese - A. Agresti : li crimine di Zagabria - Lo zotico : Sperimentalismo sociale (Come si provvede all'istruzione pop~lsre in !svizzera) -- A. Ghhlerl : L'Atlante d'Africa - M. Pilo: Stelloncini letterarii - ltl vista delle Hl vis Le : I disoccupati in Inghilterra (Pages libre1) - Il Ministero Briand (// Divenire 1ociale) - L'opera reàzionaria della democrazia sociale (Les Temps Nouveaux) - li divorzio in Inghilterra ed in America - Sui provvedimenti contro la disoccupazione (Der A rbeitsmarks) - li problema delle comunicazioni nelle grandi città (Dokumenten des fortschritts) -- Gli Eschimesi (Die Geitschdft) - L'Alsazia Lorena dell'Italia (La Revue di Finot). ErLI -ftVVENIMENTI e ErLI UOMINI Per la dif'f'usione della Pi• vista. - Mancano a noi rnezzi per la grande reclarne, per la reclame cap1talistica; noi contian10 soltanto sulla cooperazione degli an1ici e di quanti credono e sanno per esperienza, che la Rivistapopolare . compie opera indespensabile per la formazione del carattere, che n1anca 1n Italia e della coltura positiva, deficientissin1a, specialmente tra gli elen1enti più avanzatj e più democratici Agli an1ici della Rivista, quindi, riv0lgian10 caldissin1a preghiera di procurarci abbonati e buoni indirizzi di abbonabili. Li avver6an10 in pari tempo, che per facilitare la loro opera daremo la rivista gratis da oggi a tutto Dice11b1re 1909 a quanti pagheranno anticipatan1ente l' abbonan1ento per l' anno 1910. Concediamo pure degli abbonamenti di saggio· bi111estraliper lira una. + Segno del tempi ?-Nel numero precedente della Rtvista abbiamo rilevato le manifestazioni dei socialisti italiani nel senso favorevole all'assunzione del potere sotto la monarchia. Ora quasi contemporaneamente a queste dichiarazioni scrivono da Bruxelles al Divenire Socia'le, che i dne uomini maggiorrneute cari alla classe operaia belga, i socialisti Anseele e Bertrand , i precursori e gli organizza.tori intelligenti, attivi e fortuna ti del cooperati vismo belga, sono disposti e lo hanno già manifestato di accedere al governo, se i liberali riusciranno ad abbattere il clericalismo, che da parecchi decenni ha in mano il potere. Se questo avverrà si può essere sicuri; che l' esempio dei due eminenti socialisti belgi eserciterà una decisiva influenza sui socialisti italiani. E' questo un segno dei tempi, che maturono. Esso dice che molte paure in alto contro il socialismo vanno dileguando e che molti socialisti !:lentono il bisogno di passare dall' utopia alla realtà , dalla teoria alla pratica. E si può essere del pari sicuri che la evoluzione in questo senso tra i socialisti provocherà una reazione in _senso contrario in altra parte delle classi lavoratrici. E il corrispondente del Divenire BOCiale, che dal cognome, Adrianofl, sembra un russo, prevede, se i socialisti belgi andranno al pvter~, che si formerà. una nuova corrente rivoluzionaria, che respingendo i soliti palliativi riformatori, farà dell'azione diretta. Nelio stesso senso va segnalata questa coincidenza. Mentre in un banchetto dato in onore dell' on. Colajanni , in Calascibetta , frazione del suo collegio, un suo vecchio amico in nome dei propri concittadini lo invitava a rendersi più utile al paese assumendo la croce del potere il Prof. De Johannis quasi contumporaneamente in un articolo dell' .Economista di Firenze, (12 settembre) dal titolo: Turati e Colajanni, con parole molto lusinghiere per entrambi, nello interesse del paese, li esorta ad assumere il potere sotto la monarchia. Noi non sappiamo ciò che potrà rispondere l'on. Turati; conosciamo ciò che rispose l'on. Colajanni. Questi commosso e commovendo, come rilevarono i giornali del1' isola respinse il seducente invito non solo in nome della propria coscienza, ma anche nello interesse della educazione politica e dell' azione benefica che si può

478 RIVISTA POPOLARE esercitare rimanendo lontani dal potere. Colajanni strappò applausi frenetici agli stessi elettori monarchici quando dichiarò di voler laseiare in retaggio a I proprio figlie il solo ricordo della propria coerenza politica e di volere essere avvolto, morendo, nella fiammante bandiera di Mazzini e di Cattaneo, che egli segue da circa. cinquant'anni. Intanto va rilevata questa strana situazione eh' è un indice della condizione di due ambienti politici profondamente diversi. Mentre gli elettori sospingono Colajanni , che nou. vuol saperne , a divenire ministro sotto la monarchia; gli elettori, probabilmente abbandonerebbero Turati, se egli avesse voglia di divenirlo! • I nostri buoni amlol nonché .... alleati. Dunque il nuovo cancelliere Tedesco Bethmaon Hollweg ba visitato Aehrenthal e dal colloquio è risultato, paré, questo bel fatto: che è necessario che le relazioni più cordiali sieno sempre mantenute fra le nazioni della Triplice. Ciò che, data l'alleanza, parrebbe una cosa tanto evidente da non avere bisogno di voti o di dichiarazioni in proposito. Quanto, attualmente, sia utile all'Italia partecipare ancora alla Triplice non è qui il caso di discutere ; ma siccome ormai nella Triplice ci siamo bisogna che gli impegni assunti da noi sieno scrupolosamente mantenuti e , in verità. , nessuno può dire che non gli manteniamo e anche troppo. Se del caso crediamo che la esortazione alla necessità di una stretta collaborazione Italo-Austriaca ~ia piuttosto utile ai nostri cari alleati e vicini. In molte questioni d'Oriente, in rapporto a relazioni di potenze Europee con la Turchia il concorso dell'1talia è indispensabile ~Ilo svolgimento della politica delle altre due potenze della Triplice, con quanto nostro vantaggio sarebbe da vedersi, sarebbe forse anche discutibile; ma questo, ora, non importa. E se , sotto certi punti di vista, non ci possiamo dolere della Germania., salvo che per i gravi oneri militari che c' impone, non crediamo che altrettanto si possa dire dei metodi e della condotta .dell'Austria a proposito di cortesie verso noi a gente di nostra stirpe. Infatti nulla si fa dalle classi dirigenti in Austria, nè a.Ila corte, nè al governo per conciliare l'animo nostro trattando i nostri connazionali soggetti all'Austria in modo semplicemente equo. Già il fatto che i Croati godono di tutti i favori e di tutte le protezioni in confronto agli Italiani , anche quando esercitano prepotenze e violenze ingiuste contro gli Italiani stessi, non depone a favore del buon animo dei nostri alleati. Ora poi ricominciano le agitazioni per la soluzione ael problema universitario , ed a queste si aggiungono anche le altre agitazioni per la istituzione della scuola magistrale slovena a Gorizia. E l'ingiustizia in questo è patente. Mentre ai regnicoli di schiatta Italiana si negano scuole di lingua italiana si concede una scuola slovena, in una città Italiana, dove di scuole slovene il bisogno non è affatto sentito. Intanto il governo continua a menare in lungo la questione della Università Giuridica Italiana a Trieste che sarebbe veramente utile ed è molto desiderata; che sarebbe anche un atto di cortesia verso di noi, poichè-sia pure senza velleità irredentistiche - noi non possiamo a meno di pensare che i cittadini di Trieste sono Italiani. E se si aggiungono a ciò le provocazioni croate, e le assurde ed ingiuste perquisizioni di case di Italiani, gli ingiustificati arresti di Italiani e i processi del Trentino, iui,omma tutte le piccole e granò.i offese che sono costantemente arrecate al nome ed alla nazionalità italiana dalle autorità austriache, noi non possiamo a me~o di pe~sare e convenire che chi ha bisogno dei savi cons1gh del Bethmann-Hellweg sono i nostri cari a.miei ed alleati e non noi. + Per una smentita di Luigi Lodi. - L'amico Lodi dopo essersi occupato coli' nsata garbatezza dell'articolo della. Rivista sull' Est1·ema sinistra e di un altro di Colajanni sulla Ragione iu un numero successivo della Vita pubblica una smentita, che ha la forma di un com11nicato, a certi accenni nostri sull'a7.ione dei radicali nella composizione del ministero Sonnino. Noi potremmo rispondere in modo esauriente; ma se insistessimo su questo punto chi sa quali diaboliche intenzioni ci si attribuirebbero. Noi, perciò, per 01·a tacciamo, mantenendo immutato ciò che altra volta abbiamo scritto per semplice amore R.lla verità senza la benchè menoma influenza di simpatie o di antipatie per questa o quell'altra persona. + Gll ultimi episodi della dellnquenza bancaria In Torino. - Ci perviene Il Grido dP;lpopolo, il giornale socialista di Torino cou l'articolo se gnato: Disfruggiamo le forze dell'affarismo torinese in cui si denunzia la scandalosa condotta. della Procura Generale di Torino, cni si R.ttrib11isce il proposito di volere operare il salvataggio degli accusati potentiss1mi negli scandali delle •Società Croizat-Peugeot e Fiat. Lo scandalo consisterebbe in questo: il giudice istruttore con una coraggiosa e I acida ordinanza rinvia va a giudizio, insieme ad altri accusati il Comm. Dono, pezzo grossissimo del mondo bancario torinese, di cui l'ordinanza dice: e La posizione sociale del comm. Donn, la sua professione di banchiere, le cariche di ainmini~tratore di primari Istituti , che lo pongono tra le più spiccate individualità del!' alta finanza, la presunzione quindi incontrastabile che egli debba conoscere le norme della legge snlle Società, gli usi del commercio, le '."'ratiche e le forme contabili ed amministrative, l'avere egli stesso fondato la. Società. fatto acquisti per essa, presieduto a tutte le adunanze delle Assemblee e del Consiglio, nelle quali si trattavano gli affari, gl'interessi più vitali della Società, l'averne presentato la situazione, studiato libri e bilanci, l'essere stato iJ depositario delle cauzioni, dei fondi della Società, l'avere avuto qnoti~iani rapporti coll'amministratore delegato, sono tutte circostanze che escludono qualsiasi difesa che possa imperniarsi sopra errore od ignoranza>. Poi aggiunse in quanto al modo di amministrazione che nell' istrnttoria vi sono fatti di gravità tale che non si comprende come non abbiano potuto dar lieogo prima d' 01·a ad azione di responsabilità. Ebbene chi lo crederebbe? Contro questa ordinanza, ha sollevato opposizione il Procurator Generale della Corte di appello Margara perchè si tratta di un falso .... ideologico o intellettuale e non di un falso mate,·iale. Ma lo strano e il grave è q ueJto, come osserva Il Grido del Popolo: la Procura Generale non interviene di regola che quando siano assolti imputati della cui reità è convinta. Rarissimamente interviene nei casi opposti ; tanto che a Torino questo intervento della Procura generale in difesa degli accusati non ha pre• cedenti. La Regia Procura e il giudice istruttore hanno del pari proceduto correttamente verso gli amministratori della Fiat delle cui gesta meravigliose si è occupata tutta la stampa italiana, riproducendo i brani più salienti della requisitoria pubblicata dalla Stampa di Torino. Ora il precedente dt::e Oroizat-Peugeot pare che debba essere invocato, colla complicità d~lla Procura Generale, che ha indicato agli accusati colla sna opposizione la via da battere per riuscire al salvataggio.

RIVISTA POPOLARE 479 Il giornale socialista di Torino è rimasto scandalizzato di questa azione deplorevole spiegata dalla Procura Generale; la quale mentre de~oralizza la cittadinanza, che vede promossa ed invocata l'impunità, o qua.si, dei delinquenti altolocati e riserbata la severità ai minuscoli violatori del Codice penale, d'altra parte scoraggia la parte sana della magistratura , che vorrebbe amministrare giustizia davvero e non rendere servizi ai principi dell'aggiotaggio fraudolento. Ha ragione .n Grido del popolo nello invocare ìa solidarietà del giornalismo onesto nella protesta contro questi salvataggi deplorevoli ; ma crediamo che esso sbaglia spiegando I' indegna condotta della Procura Generale di Torino collo intervento e colle pressioni dell'on, Giolitti e dell"on. Calissano. Non e' è bisogno di questo intervento e di queste pressioni; e per convincersene il nostro confratello non ha Lisogno di risalire a tutti i processi finiti in fumo relativi all'aggiotaggio internazionale; non ha bisogno di rievocare il processo del mobilim·e e di Giacinto Frascara; non ha bisogno di fare una corsa a Genova per preLdere noti~ia degli ultimi processi sulla ramife,·a e di altre analoghe società - nei qunli i magistrati fecero una vergognosa figura, da provocare una inchiesta sulla loro condotta ordinata dal Ministro Orlando-; ma gli basta di fermarsi a Torino, la sede prediletta della delinquenza bancaria., per apprendere dalla storia cinquantennale del Banco sconto e sete, dal periodo del Parlamento Subalpino ai giorno d'oggi - storia cui abbiamo più volte accennato - della T1berina e di parecehie altre società per sapere che senza intervento di Giolitti e di Calissano, l'azione della magistratura è stata sempre e tutta una indegna mistificazione terminata colla salute dei delinquenti e col danno e colle beffe dei merli azionisti. Si tratta di un fenomeno caratteristico della presente fase di evoluzione sociale; che esige quasi l'impunità dei delinquenti capitalisti. Nei paesi barbari come quelli del mezzogiorno si uccide 8pesso per vendicare l'onore offeso o si ruba per fame; nei paesi civili del settentrione si ruba cento volte di più per arricchire meglio e procurarsi onori e godimenti a spese dei derubati. + La nostra emigrazione e la Federazione Americana del Lavoro.-In seguito ad accordi presi, per iniziativa. di David Lubin - l'ideatore delFistituto Internazionale d'Agricoltura-fra il Prof. I. Montemartini e Samuele Gompers, questi nel suo giro d'inchiesta in Europa per conto della Federazione della quale è presidente , è venuto in Italia e a Milano, a Roma, a Napoli si è iscontrato con uomini di governo e capi di organizazioni operaie ed ha discusso con loro il problema della nostra emigrazione agli Stati Uniti. Sbarazziamo subito il terreno da qualche superfluità. Gompers si mostrò sorpreso della grande importanza che noi ùiamo alla emigrazione, e del grande discutere che ne facciamo. Ben fecero il Snsi , ed il Sabatini, consiglieri comunali di Roma e membri l' uno del!a Federazione delle cooperative agricole, e l'altro della Ca.mera. del Lavoro, ad osservargli : 1 ° che ne discutevamo perchè egli era venuto per discutere di questo e non di altro; 2° che le organizazioni operaie trattano la questione della emigrazione come secondaria. e che ~el tutto diverse sono le loro preoccupazioni ; 3° che rnfine - e questo gli fu anche dimostrato dal Prof. Montemartini, e da Adolfo Rossi al Commissariato d' Emigrazione , che il governo Italia.no fa quel che può per frenarla. senza ledere il diritto della libertà individuale. .Anche è opportuno non tenere troppo conto delle d1~hiara_zio:°idi sviscerato affetto degli americani per gli Italiam protesta.te dal Gompers nelle sue interviste. David Lubin, che era presente alla riunione all'Ufficio del Lavoro , disse quella che fu la parola della verità. L'emigrazione Italiana in America non è desiderata; non è neppure ben vista. Anche senza gli incidenti della Mano Nera , bella leggenda. abilmente sfruttata contro di noi dalla stampa americana, anche senza il fatto che alcuni gruppi della einigra.zione Italiana sono veramente dannosi agli americani ed al buon nome Italiano, sta in fatto che l'operaio americano odia l' operaio italiano come un concorrente odia l'altro. E tanto più e con più forza lo odia inquanto che l' 1w versario è meglio preparato alla lotta. Ora l' emigrante Italiano sbarca in America meravigliosamen te pronto ed atto alla lotta. Sobrio, forte, abile, docile , paziente , facilmente disciplinabile , resistente alla fatica f\d alla pena, desideroso di lavoro, igo.orante ed affamato. Pronto dunqne ad accetta.re per qualunque prezzo, qualunque lavoro; egli ha dunque per se tutti gli elementi della vittoria. E' ntile che egli la consegna? Indubbiamente no. L'operaio americano che a furia di lotte, qualche volta cruenti, con grande pena, e sacrifici e fatiche è riuscito a guadagnare alti salari, e conquistare , per quasi tutti i mestieri , le otto ore di lavoro, a migliorare tanto la sua vita che il tenore di vita dei più fortunati fra i nostri opera.i è quello dei più disperati tra gli americani, vede nella vittoria dell' emigrante Italiano nella lotta della concorrenza.; la vittoria dell'industriale, la rivincita dell'industriale su le sue conquiste: e naturalmente odia lo strumento di questa vittoria ; odia il vittorioso. Questo nè il Gompers, nè il suo amico e compagno Sullivan, lo hanno detto aperta.mente, ma chi ha seguito attenta.- men te le loro dichiarazioni lo capisce con facilità. La Federazione Americana. del Lavoro, ha detto il Gompers , offre nelle sue Unioni ospitalità agli emigranti. Questo è esatto fino ad un certo punto. Gli operai ltaliaui che banno voluto combattere organiza.ti han no dovuto creare Unioni loro proprie, non per altro che perchè nelle Unioni Americane non erano neppure tollerati. Eppoi la massima parte della emigrazione Italiana è tale da trovare Unioni che l'accolgono? Non vi sono unioni di braccianti , unakiUed , e la maggioranza degli emigranti Italiani sono, in America, ne possono essere altro che braccianti. II Gompers ha fatto ca.pire che la emigrazione che sarebbe gradita 1sa.rebbequella di operai di. mestiero abili, e possibilmente già organizati quà; ma l'errore del Gompers sta appunto nel non vedere che gli opera.i organizati quà rimangono - salvo poche eccezioni - a combattere le loro battaglie in paese. D'altra parte se gli Americani studieranno un po' spassionatamente il fenomeno della. nostra emigrazione vedranno cbe una grande parte del suolo americano è stato messo in valore dal lavoro Italiano. Certo essi hanno ragione nei non volere che la nostra emigrazione sia il tallone d'Achille per le loro conquiste; ma non è con leggi restrittive che essi possono arriva.re al risultato di neutralizzarne gli effetti , bensi accogliendo con vero senso di fraternità-cosa che fin qui n~ fecero-gli emigranti Italiani, ed avviandoli essi, con organismi <.>reatidalle loro Unioni, a quel benessere per il quale gli Italiani abbandona.no la patria. E stieno pur certi , gli Americani , che l' Italia.no sa essere quanto ogni altro operaio , un buono e leale combattente. Ma non bisogna poi - come qualche volta hanno fatto alcune Unioni, e citiamo quella dei tessitori di seta del New Jersey e New J ork nel 1885-86 - non bisogna poi, fare degli scioperi a.i quali anche gli Italiani col loro baldo e caldo spirito di fraternità partecipino , per trattare in seguito con gli indm1triali ad esclusione e detrimento assoluto degli operai Italiani . E questo fatto, che si è ripetuto molte volte, non cementa i rapporti di solidarietà fra lavoratori indigeni e forestieri non solo; ma tende a far si che gli Italiani diffidino delle Unioni, e faccia.no, quando pos-

480 RIVISTA POPOLARE sono, il loro interesse. E questa è propria la questione grave della emigrazione operaia, e non tanto i bosses, il padrone-system, i banchisti e le altre istituzioni contro le quali con bel calore si scagliava il Gompers nelle sue interviste. Nel viaggio e nelle trattative di GomperR in Italia c'è stata una nota semicomica e semi donchisciottesca: ve l'ha portata il Cabrini in nome del partito socialista. Egli ha pronunziato il suo: se no, no I Ha detto al Gompers: se i vostri sindacati amei·icani non ·rico• noscono la Federazione inte,rnazionale dei sindacati e non ne fanno parte; se voi non v'intendete p1·ima colla Confederazione del lav01·0,noi non tratteremo con voi ... Il Cabrini e gli altri che lo banno seguito avrebbero mostrato maggiore conoscenza del movimento americano, maggiore cura degli interessi dei nostri lavoratori e maggiore serietà se avessero taciuto. + Come si riunisce e come si scioglie una grande dimostrazione a Londra.-Nella Rivista delle riviste i nostri amici lettori troveranno un articolo tolto dalle Pages lfbres sui Disoccupati in Inghilterra che raccomandiamo vivamente alla loro attenzione. E' eminentemente istruttivo. Da un lato completa ciò che osservammo nel numero precedente a proposito dello sciope1'osvedese sulle ragioni, che eliminano i conflitti tra scioperanti e polizia; dall'altro dimostra quale attitudine serba oggi la polizia inglese in una grande dimostrazione popolare. E' istruttivo per tutti : per gli scioperanti e pei dimostranti italiani, che non si sentono tali se non scagliano dell~ pietre e delle bastonate agli agenti della forza pubblica; e per la polizia del nostro paese, che crederebbe venir meno alla propria missione se non provocasse qualche disordine, strappando una innocua bandiera rossa o nera o se non cercasse di sciogliere una dimostrazione percbè qualcuno gridò: Viva la 1·epubblica I o Viva l'anarchia I Si comprende in Italia una folla che si scioglie con calma perchè il Presidente del Comizio dichiara che sono ancora accqrdati due minuti di più dalla polizia? E si arriva ad immaginare un pelatone di guardia di Pubblica Sicurezza o di carabinieri che fanno ala ai ' dimostranti e si cooperano a fare riuscire un Comizio colle bandiere nere, eoi teschi sulle aste, e colla invocazione al saccheggio dei fornai e ali' assalto a Montecitorio? .... + Per un museo storico degli esuli politici Italiani In Lugano. - Lugano, la bella e ospitale capitale del Canton Ticino, fu sempre il rifugio prediletto e sicuro degli esuli italiani; ed a Lugano vissero a lungo e svolsero come da un corpo avanzato, la loro feconda e ininterrotta azione per la formazione materiale e morale dell'Italia Giuseppe Mazzini e Carlo ~Cattaneo. Ora a Lugano, opportunatamente Arcangelo Ghisleri propone di fondare un M ·1seo o Archivio !:-ltoricoove si conservino in luogo sicuro dagli arbitri di chi governa in Italia documenti, carteggi, memorie, libri, cimeli d'ogni genere, riferentisi agli uomini e ai fatti del risorgimento italiano, specialmente alla storia dei precursori perseguitati, sistematicamente dissimulata nelle odierne apostasie dei loro persecutori. Le vicende dei documenti giudiziari riguardante i processi della Giovine Italia dal 1833 scomparsi da un archivi.') di Genova e quelle dell' archivio Crispi, che comprende anche gran parte dei documenti di Carlo Cattaneo, mostrano la n~cessità e l'urgenza di una tale istituzione. Quando si pensa che un cittadino svizzero, il deputato ticinese Manzoni sta. facendo diligenti riJerche intorno agli emigrati , si deve sentire il dovere di non lasciarsi precedere e sorpassare in tale oper11 da chi pur essendo etnicamente un Italiano, politicamente tale non è. Arcangelo Ghisleri vorrebbe che il merito di questa iniziativa e della sua realizzazione fosse repubblicana; ma a noi sembra che dovrebbe essere essenzialmente italiana. Comunque, noi la lodiamo altamente e sottoscriviamo come Soci annuali in nome della Rivista e del Direttore augurandoci, che molti' seguano il nostro esempio. Nota. I soci annuali pagano L. ro all'anno; i soci a vita L. 100 per un volta; e i soci benemeriti L. 500 pagabili in cinque rate annuali. + Quanto costano le conquiste...... Tardivi rammarichi del giornali austrlacl.-Tutti i giornali italiani hanno riprodotto i commenti amari, che : più autorevoli confrRtelli di Vienna, specialmente la Zeit, hanno fatto sul conto delle spese per l'annessione della Bosnia e dell' Erzegovina. Noi vogliamo aggiungere il nostro, breve e chiaro. Il conto è davvero salato come si può vedere da queste cifre : Spese per la mobilitazione dell'esercito. Milioni 167 > > > della ,marina. > 8 » per miglioramento nell' amministrazione militare > 97 Spese per indennizzo alla Turchia. > 54 Totale milioni 326 Ma queste non sono che le spese dirette dell'annessione. Ci sono le altre rese necessarie dalla nuova politica brigantesea di d'Haerenthal, che ha suscitato il risentimento dell'Italia e della Russia, Perciò si chiedono altri 357 milioni per la costruzione di 4 Dreadnoughts e di 3 incrociatori rapidi. Ancora: altri 52 milioni per coprire spese fatte nei precedenti esercizi; e altri milioncini, sempre in conseguenza di un atto di brigantaggio. In tutto occorrono oltre 800 milioni; forse un miliardo. Non hanno ragione i giornali austriaci di strillare? Si~ ce l' hanno. Ma hanno anche torto, perchè le loro proteste sono tardi ve. Quando n'era tempo applaudivano ai preparativi di gnerra. Lo chauvinisme , la gloria e i buoni affari della Corte e dei cortigiani fecero tacere gl' interessi dei cittadini e dei contribuenti. Ora· paghino! Ma la loro amarezza e i loro pentimenti serviranno di ammaestramento a tutti i chauvinis d'Italia, che cianciano buffonescamente e pazzamente d'irredentismo, di grrrr .....ande - con almeno 7 eri·e....-ItaUa ec. ec.? Ne dubitiamo, + Il funzlonarlsmo della Francia. - È una delle piaghe della vicina repubblica, il c11i bilancio presenta una progressione spaventevole .... Ed è una piaga non piccola in Italia. Il De Faville in un malinconico articolo del!' Economiste français (11 settembre) in cui deplora tutte le innumerevoli nomine illecite, la poltroneria della maggior parte dei funzionari, la loro indisciplina ; in cui constata che il mondo politico discute se non sia già divenuto un diritto pei funzionari di non più funzio nare, pU'r conservando le loro funzioni- e i loro stipendi-,. s' intrattiene della definizione della parola funzionario; definizione eh' è anche utile per l' Italia. Le definizioni variano nei dizionad, nei trattati, nei progetti di legge. Il progetto di legge sullo Statuto dei funzionari del 1908 qualificava funzionari: e tutti ~ quelli che in qualità di delegati dell'autorità pube blica, d'impiegati, di agenti e di sotto-agenti fanno e parte dei quadri permanenti organizzati per il fune zionamento di un servizio pubblico .... • Questa definizione era troppo larga. Il progetto Cle menceau sullo Statuto dei funzionari si mostra meno

RIVISTA POPOLARE 481 comprensivo; li definisce cosi: e Sono considerati come e funzionari per l' applicazione della presente legge e tutti quelli che in qualità di delegati dell' autorità « pubblica , d'impiegati , di agent~, di sotto-agente, e oc,mpano in un servizio pubblico di Stato un ime piego perml.nente, rimunerato e che dà diritto evenc tuale ad una pensione di ritiro >. Con questa nuova formula è escluso tutto il personale delle Amministrazioni locali e tutte le funzioni gratuite. In base a questa definizione i funzionari e agenti retribuiti in tutto o in parte sul bilancio dello Stato nel 1907 erano: 608,511 e nel 1909 passarono a 643,389. Ma i funzionari dei dipartimenti e dei comuni non cessano di essere tali, almeno nei riguardi delle finanze; ed essi erano : 262,078 nel 1907; 371,002 nel 1909. Nel totale il De Foville, con altre rettifiche e aggiunzioni, pel 1909 li porta a 914,891, e aggiungendovi i ferrovieri di Stato a 970,000 in cifra tonda. e Un milione di funzionari su quaranta milioni di abita.uti appena! > esclama il De .l!-,ùville. e Questa cifra sarebbe spaventevole, dal punto di vista politico e finanziario, anche se noi non a vessi mo che dei funzionari esemplari , intelligenti , assidui e laboriosi, fedeli e incorruttibili, penetrati dei loro doveri più che dei loro diritti. E di questi funzionari ce ne sono ancora ...... Ma questa élite va diminuendo a misura che il numero totale aumenta. Ciò che prima era la regola, tende a di venire l'eccezione .... Cosl questo milione di emarginatori - emargeurs - in lnogo di essere la forza dello Stato, rischiano di farne la debolezza e la rovina > • Quanti sono i funzionari italiani? Noi non lo sappiamo. E quanto si applica ai funzionari nostri la tendenza al peggioramento constatata in Francia? Pur troppo sappiamo che questa tendenza esiste! + Noblesse obllge. - Ohimè ! quanto degeneri dagli antichi cavalieri, predoni si ma disinteressati, i Knights moderni della bionda Albione! I nobili Lorda toccati al borsellino sono diventati idrofobi. Eppure questi nobili Lords dovrebbero ricordare due cose non indifferenti nella discussione: 1a che il deficit è voluto da loro per le spese dell'esercito e della marina, e che il popolo ha pagato sempre le contribuzioni cbe gli sono state imposte senza mostrare mai tanta mala grazia; 2° che quando durante il governo conservatore del Balfour ci fu un avanzo in bilancio, codesto avanzo se lo presero i nobili Lorda preti e birrai sotto forma di sovvenzioni alla High Church, e di premi d' incoraggiamento alla industria della birra. E' vero che i nobili Lords, preti e birrai , promisero la fondazione di certi ospedali, le ammeliorazioni di certi a.Itri, e la diminuizione del prezzo della dorata bevanda; ma intascati i piccioli dimenticarono la promessa; si sa, in Inghilterra come altrove , avuta la grazia gabbato il santo. Dovrebbero almeno saper mostrare ]a dignità, in questa che non è, in fondo, che una piccola restituzione; dovrebbero sapere almeno essere nobili, e non strillare come oche spennate vive: via, noblesse oblige. E come, dimanda qualche onesto pennaiolo reazionario, vorreste che si lasciassero spogliare in silenzio? Ecco bisogna subito affermare che il bilancio di Lloyd George non rappresenta affatto una spoliazione. L'lnghil terra ha un deficit di oltre 400 milioni. Quel deficit deve essere colmato. Lloyd George aveva dne vie da scegliere : tassare i consumi del povero, o i lussi del ricco; colpire il piccolo commercio, la piccola jndustria, le piccole paghe, le minime rendite ; o attaccarsi alle rotonde eredità , ed alle grosse fortune; poteva tentare di cavar sangue dalla rapa; o di mungere la vacca grassa; ha preferito la seconda via, ha scelto il secondo metodo; chi gli potrebbe dar torto? Mettere le ma~i dove c'è qualche cosa si è sempre sicuri di metterle bene. E si noti che l'Inghilterra ha bisogno di essere difesa. I conservatori, i nobili Lords che non si aspetta vano la tegola di Lloyd George, vollero essi le maggiori spese militari; il governo liberale nicchiava , dichiarava che non c' erano mezzi; che quel che c'era bastava alla difesa. Ma i conservatori - i quali pensavano di trascinare il governo liberale ai loro fini di protezionismo - tempestarono su i loro giornali contro l'aotipatriottismo del governo liberale, l'accusavano quasi di tradi:nento, facevano balenare paurosa agli occhi del pubblico la minaccia. della flotta tedesca; alle affermazioni del partito liberale che ii denaro per maggiori spese guerresche non c'ora rispondevano : c'è il protezionismo. C'era cioè il mezzo per far fare il più delle spese ai poveri ed alle piccole fortune. Il governo liberale dovette cedere alle cosiddette neoessità della difesa, e prfparò le spese; e per prepararle cerca i fondi dove era possibile averne. E venne il bilancio di Lloyd George, bilancio che è un savio atto di amministrazione e di giustizia distribniti va. Ma non ci fu questo soltanto. Tutto l'atteggiamento del partito liberale, tende ora alla modincazione della costituzione della Camera dei Lords. Da che il partito liberale è al potere la Camera Alta è diventato lo strumento di guerra dei conservatori; essa impedisce, al servizio dei conservatori, ogni possibilità di progresso. La lotta che ei·a sorda, si è fatta ora aperta, appunto sul bilancio di Lloyd George. Non già che la Camera Alta abbia diritto di modificazione o di veto sul bilancio Inglese. Finv dal 1628 eon la famosa e Petizione dei diritti > i Comuni hanno tolto alla Corona ed alla Camera Alta il diritto di interloquire sul bilancio; ma il governo attuale, e lo ha dichiarato per bocca dei suoi membri più autorevoli Asquith, e Gladstone, Recetta la sfida dei conservatori e li chiama sul terreno elettorale. Terreno pericoloso? Affatto poichè ia Camera dei Lorda essendosi mostrata restia alle leggi operaie, alla Pensione per la vecchiaia, alla legge contro l'>1.lcoolisrnosi è ancor più alienate le simpatie popolari. Ora il governo liberale intende - se dovrà farlo - intende porre le elezioni generali sopra una triplice piattaforma: bilancio, protezionismo, modificazione della Camera Alta: ed è certo di avere la maggioranza elettorale cou se. Sapranno i conservatori evitare la burrasca, o sopportarne dignitosamente il rovescio ? Il vecchio proverbio della cavalleria dice : Noblesse oblige , ma a qnanto pare la cavalleria moderna non è più tanto nobile quanto l'antica e nonchè a fatti, neppure a parole. Certo se il governo liberale sarà costretto ad indire le elezioni, gli elettori scriveranno questa volta una significativa e risolutiva pagina d1 più sulla storia dell'Inghilterra. + I Congressi per la Scuola.- Sono stati diversi: uuo a Napoli tra i capi degli Istituti secondari; un altro dei professori delle scuole Medie a Firenze; ed un terzo a Venezia dei maestri delle scuole elementari. Il primo e il secondo avrebbero potuto fondersi perchè non sappiamo intendere fini e interedsi di versi tra i Presidi di Licei e di Istituti Tecnici e gli insegnanti delle stesse scuole. In ogni modo il primo è passato quasi inosservato e l'attenzione pubblica si è concentrata sui due ultimi, che sono riusciti davvero importanti. Di entrambi più dettagliatamente si occuperanno speciali collaboratori. Oltre la guistione ecouomica, che campeggia e giusta1ueute tra gl' insegnanti elementari, a Venezia si discusse sull'avocaziune della t,cuola allo ::ìtato e dell'alleanza della Federazione degli imrngnant1 colla Confederazione del Lavoro. I monarchici ebbero degli scrupoli ~u questo punto ; ma rimasero in minoranza

RIVISTA POPOLARE esigua.. La tendenza socialista rappresentata da Cabrini e dal maestro Foglia prevalse. L'avocazione della Scuola allo Stato è connessa col miglioramento economico dei maestri ; poichè è vano sperarlo dai Comuni, che sono stremati di forze e non sanno spesso come compilare i bilanci- specialmente nel mezzogiorno e nelle isole di Sicilia e di Sardegna. Qualche insegnante accampò preteue assolutamente sproporzionate alle condizioni dell'Italia; ma non trovò seguito Ubaldo Comandini; merita.mente, fu fatto segno a grandi feste e rieletto Presidente della Federazione ad unanimità. A Firenze tra i Professori delle Scuole Medie h discussioni furono elevate, non ostante le divagazioni e le ripetizioni inconcludenti inevitabili in questi c_asi e tanto più degne di nota in quanto non predommò la quistione economica. Nè lo poteva perchè da recente la loro condizione fu sensibilmente migliorata. Il punto più interessante fu quello della Scuola unica come avviamento agli studi superiori e si discusse in modo davvero esauriente sulla decadenza attuale, - ch'è sempre relativa - sugli interessi della cui tura, sull'indirizzo classico o modernista. La maggioranza si dichiarò favorevole alla scuola unica come raccomandava Salvemini, che fu l'inspiratore e vorremmo dire il dominatore del Congresso. Intanto nel pubblico è rimasta una penosa impressione pel fatto che lo stese,) Salvemini a Milano aveva sostenuto la. biforcazione iniziale tra studi classici e moderni. Se in cosi breve tempo mutano di parere coloro che studiano la questione f3) professo, non è leetto sollevare molti dubbi sul valore, molto relativo, dì queste conclusioni? L'apertura del Congresso di Firenze fu contrassegnato da un fiero discorso inaugurale del Prof. Moro, in cui investi aspramente Rava, il ministero della pubblica istruzione, il Parlamento. Anche i più decisi avversari del governo trovarono che il Prof. Moro non seppe conservare la misura. Hidfoola la sna sconfinata fiducia nel paese, come qualche cosa. di profondamente diverso dal Parlamento e dal governo. NOI + che di fatto essa non ha più che un valore storico, e nel movimento reale del partito socialista tedesco, rappresenta la dichiarazione sentimentale fatta. per un comodo di polemica, più cbe per seria e profonda convinzione della sua utilità. Del resto questo atteggiamento del partito socialista tedesco risponde in tutto e per tutto al concetto generale che della attività dt-1 partito si fanno tutti i socialisti di Europa. In Francia i socialisti-sieno pure i cosiddetti all'acqua di rosaaccettano la croce del potere; in Italia vi agognaro; in Inghilterra vi sono lontani- non per loro desiderio e così dappertutto. E' forae che il partito socialista si borghesizza? Ma , veramente, da che abbandonò il programma della internazionale ed accettò la lotta parlamentare, il partito socialista può dire di essere stato qualche cosa di diverso dell'ala estrema, dell'ultimo e più avanzato partito borghese? Intendiamoci bene, che non c'è in questa constatazione, o in questa domanda nessun senti111ento di offesa o di irrispettosità per il partito socialista. La borghesia fece la. Rivoluzione Francese, fece la indipendenza della Grecia, fece l'Unità d'Italia; e se la borghesia ha oggi i pennaioli inneggianti alla reazione spagnola , ha anche giornalisti, e scrittori e pensatori seri e dignitosi che considerano tutt'ora essere il progresso verso la libertà ed il benessere generale una condizione assoluta di vita e di svilupµo delle società future. Ed il partito socialista che rappresenta appunto la aspirazione verso queste future forme di sviluppo e di vita, ma ha cessato di essere sovvertitore potrà essere logicamente e giustamente quel partito destinato a raccogliere l'eredità di progresso dei partiti che lo hanno preceduto e lo precedono e via, via esauri~cono il loro compito, o logorano nella lotta e nell'attrito contro la esigenza della realtà e del progresso, le loro forze. l)Il congresso socialista di Lipsia dove ha trionfato su tutta la linea la numerosa frazione piiì temperata del partito è una prova evidente di questa affermazione. Non bisogna, considerando un movimento cosi complesso e ricco di tanti disparati fattori quanto l'incedere verso nna differente forma di organizazione sociale, non bisogna considerare lo svolgimento dei fatti sociali da un'unico e immobile punto di vista. Quello che ieri pareva impossibile, lo è oggi; ed il mutare, anche minimo, di uua legge o di una tendenza sociale Il Congresso soolallsta tedesco. - Il Con- reca seco effetti della cui portata si ha. coscienza solo gresso nazionale socialista tedesco chiusosi testè a molto più tardi e quando già il procedere della società Lipsia, offre materia ttd alcune osservazioni forse non ha subito la influenza profonda e àeterminante di coprive d'inte~es~e; non solo per ~e mozioni votate e per desti effetti diventati, a loro volta, cause Ora è avile constataz10m della forza ricchezza ed attività del dente che al congresso socialista di Lipsia si è avuto partito rilevate nelia relazione Molkemburg, ma altresl nella votazione ad unanimità delle mozioni Lippe e per il carattere di prat.icità che da quelle mozioni, e Bielefeld- sostenenti l'abolizione della festa del 1° da questo congresso deriva al partito socialista tedesco. Maggio - Lippmann - su la tattica del caso per caso Siamo lontani ormai - ed è forse un danno - dalle a proposito di alleanza e c.ollaborazione con altri pari~ealità che mos~ero_i lavorato!i del mondo al seguito titi - e col rigetto della proposta di Hengelbach - di Ca.rio Marx, ed i lavoratori tedeschi ad unirsi a della uscita dei socialisti dalla chiesa nazionale - e Bebel e Liebneckt, i pionieri del socialismo in Germa- l'approvazione dell~ tattica del gruppo parlamentare nia_. ~iamo lontani dalla formnla, alla quale i sinda- su 1~ q_uestione de~le successioni, si è avuta la prova cahst1 tenderebbero a tornare : l'emancipazione dei la- che rns1eme al fallimento della teoria catastrofica di vo,·atori deve essere opera dei lavo1·atori stessi cha fu Carlo Marx, il partito socialista ha abbondonate le an. uno dei capisaldi dello statuto della Interu~zionale. tiche sentimentalità rivoluzionarie, e nell'ambito delle E più lontani ancora siamo dall' altra ed anche più leggi tende, come ogni altro partito borghese, a trarecisa affer_mazione per cui il socialismo appariva non sformare quelle leggi stesse in un intento di libertà. solo come 11 nemico della organizazione della società . ~ l'insegnamento non giunge dal gruppo socialista borghese - fino ad un certo punto tale rimane tut- pm sparuto, ma bensl da quel partito che pur avendo t'ora - ma altresi come avente una tattica di guerra da lottare in condizioni più sfavorevoli è riuscito ad tut~~ ?ua che ~on gli consentiva accordi con partiti essere, pe_r numero di affiliati e per ricchezza il più polit1c1 borghesi. Certamente non si è ancora alla al- for~e degh aggruppamenti socialisti d'Europa. La releanza stretta con alcuni ~i questi partiti ~er _u-?tempo laz10ne presentata al congresso ne fa fede. Risulta da indeterminato e per sco~1 non, fi~o dal pnnc1 p10, defi- essa che i membri del partito sono ora 633,809 , con niti, ma s_edura tuttavia la teoria del caso per caso • un aumento cioè di 45 973. Esistono in Germ • 74 cosi che, idealm_ente,. ha se~pre valore di decisione n: giornali quotidiani e ;ocialisti , mentre nel 1~i~a ne sui:'rema la. delib_e~az10ne di_ Dresda condannante la k~ esistevano. 71; il Vorwaerts ha incassato dal luglio 1908 umo~e con I part1t1 borghes_1, 4.~esta _deliberazione è t: al giugno 1909 1,562,000 marchi ed ha avuto 1,4Dl 000 ormai tante volte per neces:31tà a1 tattica tra.isgredita marchi di spese, con un utile cioè di 111,000 ma;chi.

RIVISTA POPOLAl{E 483 Nello stesso periodo il partito ha incassatojl,105,250 marchi, ne ha spesi 621,200; ne ha in cassa, in danaro, 453,060. I tribunali h!\nno complessivamente inflitto ai socialisti 27 anni e 10 mesi di prigione e li hanno con· dannati a 28,450 marchi di ammende: vi sono qnindi 9 anni di più di prigione e 5000 marchi di ammende di meno dell'anno precedente. Il Com1tato direttivo del partito ha inviato 20,000 franchi al Socialiste, organo di J ules Guesde , e sono stati aiutati 5.nanziariamente anche i rivoluzionari spagnuoli. Ma, e la domanda è, ci sembra, molto logica; ma è un bene che quel partito la cui funzione fu, fino ad oggi di propul::iione; trasformi in diversa questa sua forza ? E non c' è pericolo che ove manchi la spinta energica in avan ti, anche il partito socialista esaurisca troppo presto le sue forze e perda la sua efficacia creatrice, fattiva, come a.lcuni partiti borghesi l' hanno perduta? Questo sarebbe, questo è anzi il pericolo serio, 110n per il partito socialista il quale procede per forza e fatalità di cose ma per l'avv11nire della società. Se consideriamo la poco influenza che ha nella vita pubblica e nella politica interna della Germania, il partito socialista. tedesco, pure tanto forte, che è stato sempre, meno i primi anni del suo formarsi, un partito parlamentare, lo si dovrebbe temere ; se nonchè il partito socialista ha a. sua volta una ala estrema-che qualche volta, ma a torto, respinge l~ qualifica di socialista - la quale esercita rispetto al partito socialista quella funzione di propulsore , che nei giovani anni dell'entusiasmo e delle idealità, il partito socialista esercitò rispetto alla borghesia. Questa ala estrema composta di sindacalisti e di anarchici -- i qu1:1.licominciano ad acquistare il buon senso di non parlare più di violenla individuale e di propaganda del fatto - comincia a formarsi ora in Germania-lo si è veduto al congresso di Lipsia-come è già da tempo formata in Francia, e comincia ora ad agire coerentemente in Italia. Ed è questa frazione appunto che impedirà al partito socialista di affogare nel pantano dt'i partiti non più politici, ma politicanti, ne raccoglierà. l'eredità. quando il partit) sooialista diventato di fatto partito di gove"no, avf'à esaurito il suo compito e consumato le sue forze: Proprio come si è delineato al congresso di Lipsia nella lotta fra riformisti ed estremi. A. A. Perc~è ils~natore Rattazzi nonarrossisca ... Un mio amico da fratello, che conosce il mio temperamento e i miei precedenti; che spesse volte mi ha rimproverata la facilita colla quale rilevo le ingiurie di persone non meritevoli di attenzione; che mi vorrebbe più orgoglioso , tanto orgoglioso da rispondere con spr...:zzante silenzio anche ai non infimi botoli che mi ringhiano spesso e ben compensati alle calcagna , pochi giorni or sono mi scrisse sorprendendosi che io non avessi rilevate le chiare allusioni del senatore Urbano Rattazzi alla mia persona nella ben nota intervista con un redattore della Gazzetta del Popolo <li Torino. Se non che qui, in Castrogiovanni, non ho modo ed occasione di leggere La Gazzetta del Popolr, e nei brani della intervista pubblicati dai giornali che leggo ordinariamente, l'allusione o non c'era, o perchè collocata nella coda velenosetta mi era sfuggita. Ebbi icr l'altro dalla cortesia della Direzione del qu0tiJi-1no torinese il numero che la conteneva ed ho dovuto convincermi, che il mio amico aveva ragione di sorprendersi del mio siienzio. Infatti, il senatore Rattazzi disse: « c'è da arros- « sire pensando che chi ha lasciato insoddisfatte « alla Banca d'Italia per 200 mila lire di cambiali ccsi tramuta oggi in paladino della pubblica mo- « ralità ». E proseguiva cosi: « c'è· da arrossire ve- « ramente pensando quanto sono caduti in basso i « nostri costumi politici ». I colleghi Eugenio Chiesa ed Enrico Ferri , che fecero nella Camera di buona voce aperta e sonora il nome del senatore R.attazzi , non hanno - per loro fortuna - cambiali non soddisfatte alla Banca d'Italia, e devo perciò ritenere che egli abbia proprio alluso a me con quella sua pudibonda frase, quantunque essa contenga qualche inesattezza m:1teriale, che, per fargli piacere, mi affretto a correggere. Le cambiali insoddisfatte, che portano la mia firma, o nelle quali ho riconosciuto la mia solidariet:ì, ammontano a L. 315,000 e non a L. 200,000; ed erano solo in piccola parte in favore della allora 'Banca Nazionale, ed ora sono della Banca d'Italia. Non potevo nè dovevo rilevare le ingiurie del canagliume giornalistico che pesca nel fondo dei rettili o in quelli più pingui degli affaristi; ma la condizione politica e sociale del senatore Rattazzi, candido come una vestale e ingenuo come un fanciullo in tem:1 di affari, m' impone il dovere di rispondere; tanto più che vorrei che egli, non uso a facili arrossimenti per l'affarismo insediatosi al Senato , risparmiasse il suo rossore per la facilità colla quale, di lui e dei membri del governo, si sospetta e si parla, non a bassa voce, nella Camera dei Deputati. + Il senatore Rattazzi conforta la propria salda coscienza , a proposito delle accuse e dei sospetti enunziati contro il retroscena delle Convenzioni marittime, ricordando che si sospettò sempre e ingiustamente in casi simili; si sospetto qualche cosa di losco perfino sulla compra del Palazzo di Piazza Castello io Torino, fatta da Cavour nel 1853 , e per la quale si dovette porre alla Camera, per farla passare, la quistione di fiducia ..... Il candido e ingenuo senatore confonde però e trascura non poche cose. I precedenti di Cavour, nella sua vita politica, non autorizz.avano a sospettare di lui; di altri si può dire altrettanto? E inoltre. La compra del Palazzo di Piazza Castello sarà stato un afraretto, tra si e no, <li mezzo milioncino; le Convenzioni marittime volevano vincolare l'economia nazionale per 25 anni ed importerebbero ia spesa di circa 700 milioni. Non pare al senatore Rattazzi che questa diversa cifra meriti maggiore considerazione e che in essa possano annidarsi molti maggiori appetiti e molte maggiori seduzioni ad affari loschi, cui non presta• vasi l'acquisto del Palazzo di Piazza Castello ? Nè il senatore Rattazzi tu meglio servito dalla sua memoria quando volle fare intendere al suo intervistatore, che, in fondo, i sospetti e le accuse del genere di quelle lanciate contro gli autori delle Convenzioni marittime si risolvettero sempre in una boll:1 di sapone. Uh! no: si corregga on. senatore. Quando rispettabili e serii accusatori, vincendo la res1stenza onesta e disinteressata di varii governanti riuscirono a pi ovoc,ir serie indagini - per quanto

484 KlVlSTA PUPOLA.l{t! sempre incomplete e monche perchè certi governanti che han certi mestoli in mano molte tracce compromettenti riescono bene a fare scomparirele accuse vennero sempre confermate, documentate e provate. Il senatore candido e ingenuo ha anche dimenticato i risultati della Inchiesta parlamentare sulle Ferrovie meridionali nel 1864? Ha anche dimenticato i risultati della Inchiesta sulla Regia cointeressata dei tabacchi nel 1869? Ha anche dimenticato i risultati di quella recentissima su~la Marina? Ha anche dimenticati i risultati monchi e frammentari delle indagini del Comitato dei Sette - l'on. Giolitti si valse della sua abbietta e servile maggioranza per impedire che si avesse una vera Inchiesta parlamentare come la domandai il 20 Dicembre 1892 e per altri tre mesi successivi-sulla Banca Romana? Ma per quest'ultima, almeno, non sarebbe bene che in una di quelle sue amichevoli conversazioni, nelle quali non parlano, a quanto pare, che del bel tempo e della pioggia o del successo della Turlupineide, egli si faccia rinfrescare la memoria dall'attuale Presidente del Consiglio? ... Ne sentirebbe delle belle, senza arrossire, questa volta, della storia lunga e mirabolante di tante altre cambiali - alquanto diverse dalle mie - e di tanti milioni di carta falsa che la Banca Romana aveva messo e voleva continuare a mettere in circolazione, e di -,cui l' on. Giolitti traeva le briciole per usi elettorali ..... Oh I il rossore senatoriale dell' ex minis:-ro di Casa Reale è molto intelligente ed ha ·1e sue selezioni e le sue manifestazioni preferite. + Nè passerò alle spiegazioni sulle mie cambiali insoddisfatte senza fare anche noti all'ottimo senatore i motivi che mi" dettero la convinzione-non certo mutata dal sette luglio al giorno d'oggi - che nelle Convenzioni marittime ci ~ia un losco aflare, un carrozzone. Ho creduto e credo ad un losco aflare per questi motivi: 1° Per la sfacciata violazione della legge .1908; 2° Per il mistero con cui furono conchiusi gli accordi; 3° Per essersi esclusa qualsiasi possibilità di concorrenza. E che la concorrenza fosse possibile basta a provarlo la semplice oflerta Peirce-Parodi , che farebbe risparmiare allo Stato e al paese la bellezza di circa cinquanta milioni - quanto cioè basterebbero, senza fare arrossire il senatore Rattazzi, a comprare cento palazzi di Torino ; 4° Per essersi tentato di sopprimere ogni seria discussione su una legge, che doveva vincolare l'economia nazionale per venticinque anni, e che importava la spesa di circa 700 milioni, portando la questione innanzi alla Camera nel mese di luglio, e rifiutandosi il governo di rinviarla a novembre per un più maturo esame. E fu precisamente il governo che dichiarò essere assolutamente impossibile quel rinvio, che poi esso stesso propose davanti al naufragio I 5° Per essersi presentata una legge su un con- !ratto, senza considerare-o considerando troppoche in tema di contratti gli errori non hanno il valore di quelli contenuti nelle leggi ordinarie che 1a Camera è sempre in tempo a correggere, mentre i contratti, anche se dimostrati scandalosamente disastrosi , restano immutabili , come quelli delle Ferrovie meridionali, della Regia Cointeres!>-ata dei Tabacchi, dei Telefoni ecc. ecc. Perciò l'onorevole Giolitti aveva dichiarato in forma solenne che la Camera modificando e migliorando la legge - contratto, avrebbe provato che il Ministero non aveva saputo garantire gl'in te ressi del paese ed esso non avrebbe potuto , in tal caso, tare altro che andarsene. Se non che parecchi importanti miglioramenti f-urono arrecati dalla Commissione parlamentare e parecchie ulteriori concessioni furon fatte dallo stesso Piaggio , sui contratto sostenuto dal Ministero, tanto strenuamente; ma il Ministero cui si era provato ed avèva esso stesso confessato di non aver saputo fare il contratto, venne meno alla promessa solenne e restò al suo posto. Non era sospettabile tanta tenacita nel restare con tanta poca dignita ? 6° Per essersi fatte e presentate le Convenzioni marittime dallo stesso ministero e dallo stesso Ministro, che aveva fatto il riscatto dei telefoni.... pel quale, naturalmente, il senatore Rattazzi non arrossi 7° Per non avere un solo deputato preso la parola a difesa del progetto Schanzer-Piaggio, mcutre tutti i più autorevoli di Destra, di Sinistra e del Centrocompresi alcuni altrettanto fedeli che autorevoli ministeriali , come Bettolo e Ancona , le combatterono fieramente ; mentre dal silenzio della plebe ministeriale pareva che perfin questa sentisse la vergogna di difenderle coi soliti urli e coi soliti schiamazzi da trivio ; 8° Per avere con impressionante unanimità, tutti i più autorevoli giornali della Capitale e delle principali città d'Italia - dal Corriere della Sera al Secolo di Milano, dalla Gazzetta del Popolo alla Stampa di Torino, dalla Tribuna al Giornale d'Italia di Roma; dal Giornale di Sicilia <liPalermo, al Corriere di Catania , al 'R._oma e al Pungolo di Napoli - e dall' elenco escludo di proposito i giornali repubblicani e socialisti - attaccate fìera1Pente le Convenzioni; abbandonando ogni ragione di lotta preesistente tra essi ed oflren<lo in controprova della loro azione la difesa del Popolo Romano di Chauvet, del Mattino di Scarfoglio e dei giornali clericali senza contare i giornalucoli dal sussidio mensHe <li 100 lire o meno, lavoranti, più fruttiferamente, a cottimo; Tutti questi motivi - e su altri non provabili materinlmente taccio - produssero , come dovevan produrre un mondo di sospetti , che tutti a voce alta esprimevano nei corridoi di Montecitorio-ove del resto gli ascari avevano il còmpito e il coraggio di sollevare a loro volta altri sospetti conu-o gli oppositori. Nè quei sospetti avrei portato a fronte alta , e senza codardi e comodi eufemismi , dinnanzi alla Camera ed al paese se non ci fosse stato l' incidente finale, che fece traboccare lo sdegno della mia coscienza: la confessata menzogna dell' on. Gio. litti. Quando annunziai alla Camera il giorno 5 lu - glio , se non erro , che il Direttore Generale della Batica d'Italia era stato l'intermediario tra Piaggio e la Navigazione generale l' on. Giolitti con un a fretta molto sospettabile dichiarò: Non lo so ; e mi bastò la sua smentita per convincermi <lel1' esattezza della mia informazione. La conferma venne infatti esplicita , quale più

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