Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 17 - 15 settembre 1909

RIVISTA POPOLARE 457 Consiolio ha provato con due esempi clamorosi recentis;imi: una prima volta, riaflerrando il potere n.el 1906, fece proprio, mutilandolo e deformand~lo 10 parte, il programma di Sonni?o sul me.zzog10rno; una seconda volta quando vide demolite le basi delle Convenzioni marittime, ne buttò una parte in mare e convenne in alcune di quelle proposte, che con solennita r:ua aveva dichiarato inaccettabili, e per le quali aveva esplicitamente annunziar?, che se la Camera avesse mostrato un contrano avviso sartbbe stato segno che essa non credeva capace il ministero di co~cludere un b:Uo:1~o~tratto e che, perciò se ne s:ireboe andato. G10lttt1 nnoegò ciò che aveva detto pochi giorni prima; non ebbe un voto contrario della Camera, ma dette la prova di essere indegno di un voto favorevole. ...... E restò al potere ! In Italia da molti e molti annt 1 ministeri non cadono perchè vengono meno ad un programma o perchè attorno a<l un programma. diverso e migliore si forma una margioranza nuova. Ah ! no. Cadono i mini;teri per un incidente imprevisto o per una catastrofe. Cadde Crispi il 31 gennaio 1891 perchè offese le sante memorie della destra ; cadde Giolitti il 23 novembre 1893 per la catastrofe della Banca Romana· cadde il secondo ministero Crispi per la catast;ofe di Adua; cadde il secondo ministero Rur.lini perchè l'Italia fu seminata di c~d_av:r~ e i. Bava Beccaris attentarono davvero alle c1v1lta 111 Milano; cadde Pelloux , perchè era abbasta~za one:to. e fu molto inetto nella lotta contro l ostruzionismo; cadde Saracco per l'incidente imprevisto dello sciopero di Genova e per l' abbandono irragionevole del[' Estrema sinistra, che parlò in favore per bocca di Barzilai e votò contro; foggi Giolitti nel 1905 perchè stava male in salute e non si. sentiv~ 1~ forza di fronteggiare il movimento dei ferrov1en. Le Convenzioni·marittime avrebbero potuto rappresentare e forse rappresenteranno l'imprevisto catastrofico ehe potrebbè abbattare il ministero Giolitti. Se l'evento desider:1to si realizzerà, certamente non sarà stato il programma che lo avrà determinato; ma l'intuito e l'energia com.battiva di Pantano che riusci anche a fare un miracolo: a ' • . convertire all'opposizione i socialisti, che s1 erano posti su di una falsa strada, al seguito del competente del gruppo, l'on. Agnini. E per chiudere sulla efficacia di un prograr~1ma come determinante di una crisi parlamentare ncordiamo un precedente, che presenta molta analogia con il caso delle Convenzionimarittime. Il programma della Riforma nel 1867 era stato sottoscritto da tutto ciò che aveva allora di più bello, di più puro, di più patriottico - da Bertani, a Carcassi, a De Boni, a Crispi - la democrazia e la sinistra parlamentare - rappresentante allora, senza il nomt moderno, ciò che oggi rappresentano i partiti popolari. Quel programma aveva punti oltremodo seducenti - dalla riforma del Senato ..... all'imposta unic:1 progressiva ..... Ma con quei programma non si cavò un ragno da un buco. Ci vollero tutti gl'iot.rigbi e le manovre accorte di Nicotera - anche di alcova, come dissero le male lingue?-; ci volle sopratutto l'oflesa degli interessi dei lucomoni Toscani colla proposta di passare al1' esercizio di Stato delle ferrovie, perchè avvenisse la cosidetta rivoluzioneparlamentare del marzo 1876. Nè la riesumazione del programma della Riforma giovò a restituire il potere a Crispi, che per mantenerla e farne un organo personale non aveva lesinato nelle porcherie; fu Ras-Alula, con Dogai i, che lo restituì a Palazzo Brascbi; come fu Menelick con Abba Carima, che ne lo allontanò. + Luigi Lodi, con intendimenti 9iversi dai nostri, senza avere alcuna fede nella virtù demolitrice e ricostruttrice di ministeri di un programma, si permette lo svago di esaminare quello che attribuisce a Turati per dimostrare, con alquanta ironia e con una buona dosa di ragione, che esso non sarebbe un programma proprio dei socialisti e che non c'è alcuna incompatibilità tra un programma siffatto e i gruppi democratici. Invero il programma di Turati - la scuola, la riforma dei tributi, la rifo. ma elettorale, le pensioni operaie - potrebbe considerar i come minimissimo ed accettabile da chiunque aspira ad assumere la croce del potere (1); ma noi non crediamo che il Deputato per Milano pretenda di averne la esclusiva proprieta. Comunque Luigi Lodi esamina uno ad uno quei punti del programma per dimostrare che uomini di ogni parte alla Camera li accettano e li hanno sostenuti col voto e coi discorsi. « L'avocazione della scuola allo Stato? Ma questa è tradizione positiva radicale ed Ettore Sacchi la pose come patto espli::ito alla sua collaborazione in un ministero». Questa risposta del Saraceno non può essere smentita; ma dev'essere rettificata. Ettore Sacchi, come Giulio Alessio, i due antichi radicali, non posero alcuna condizione per entrare nel ministero Sonnino. Il solo che ne pose - l'avocazione della scuola allo Stato e la colonizzazione interna, fu Edoardo Pantano; e per la seconda egli esigette l'esplicita adesione di chi doveva dare i mezzi per eseguirla. Lo sa Luigi Luzzatti. Ettore Sacchi è un gran galantuomo; ma egli, perchè tale, non può farsi attribuire dei meriti, che non ha. Rimane, int:rnto, che questo punto del programma non è esclu. ivo dei socialisti. Tutt'altro, oramai non lo respingono che i pochi fossili, i quali non vogliono saperne d'intervenzionismo dello Stato. La riforma tributaria? E chi non la vuole e non la desidera? Qui, però, il critico di Turati è incompleto e se non avessimo paura di adoperare parola sgradita diremmo, ch'è reticente. Alla rifvr- (1) Un segno dei tempi. I socialisti di Palermo, che in questo quarto d'ora sono alla suite di un egregio gentiluomo di Camera della Regina Elena, nella Battaglia apertamente si dichiarano pronti ad assumere la croce del potere sotto la monarchia; e Savino Varazzani dall'estremo Nord nell'Avanti risponde colla stessa antifona e consiglia di sbarrazzarst di tutte le preoccupa 1 ioni dogmatiche e di quei bigottismi, che hanno impacciato sinora il partito socialista italiano ; e Rossi Doria nel lo stesso A vanti ccn molta sincerità protesta contro le ritrosie ipocrite alle quali i preti han dato la qualifica di dspetti umani. Noi, egli !3gg:unge, ci vergogniamo quasi tutti,o per un pregiudi 1 io o per un altro, di fare a viso aperto quello che sarebbe bene di fare. Vot·remmo giungere al governo, se ciò fosse utile al popolo, nostro, ma non vorremmo Jar.:i vedere in pubblico, per esempio, in compagnia noi coi monarchici e quetti con noi (N· ddii 8 Sett-mbre). Benone: si direbbe che i socialisti italiani abbiano molta fretta d'imitare i conven:rionali - senza la conven,ione - che divennero ministri e pref,mi del primo impero. Cht: magnifico spunto polemico pei sindacalisti!

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