Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 17 - 15 settembre 1909

456 RIVISTA POPOLARE « In quest' ora, per esempio, vi si potrebbe co- « modamente collocare il pericolo di un' opposizione « politica efficace, per lasciar passare un periodo « brutto dell' on. Giolitti ». cc Giacche - intendiamoci bene - nella vita parcc lamentare non si è padroni di fissare scadenze cc imp1orogabili e atteggiamenti preordinati. E' l'ul- « timo avvenimento, spesso improvviso, che deter- « mina un' azioue. L' essenziale è che questa sia cc regolata da un ordine di idee, dalle premesse cc logiche di un partito ». cc L'affannarsi prima, quando il momento opporcctuno non è ancora gìun to , la questione non è « posta , a catalogare certe enunciazioni astratte cc significa, il più delle volte, perdere il tempo a cccercare una distrazione >>. Perfettamente. Aggiungiamo qualche cosa di piu. Il programma, può essere utile, anzi è utilissimo, nei momenti di elezioni. Il programma è perfettamente inutile pa la battaglia parlamentare. Sarebbe un successo d'ilarità superiore a quello della Turlupineide se si volessero convertire all' antiministerialismo gli asserviti membri della maggioranza attuale collo sbandieramento dì un programma ..... . Un buon programma, che risponde ad alcune esigenze deila vita nazionale, può trascinare gli elettori a mandare alla Camera una maggioranza contraria al Ministero. Il programma, però , da solo non riesce efficace : perchè il paese accordi la sua fiducia a quello contrario al ministero occorre che questo abbia compiuto degli atti, che disgustino la coscienza pubblica e gli creino un ambiente morale avverso. Ancora: ii programma esercita la sua funzione dove ci sorìO non solo nel Parlamento, nrn specialmente ·nel paese, dei partiti organici e combattivi. Che cosa si può pretendere dal programma in un paese come il nostro , in cui j cittadini sono i più fieri avversari di Giolitti, ma gli elettori accorda1w il voto ai cento Cesaroni, ai cento De Bellis, ai cento Al berti Di Marzo, ai cento Francica-Nava, ai cento ascari del Piemonte , della Liguria, della Toscana che non sono oggi meno numerosi e meno spregevoli di quelli del Mezzogiorno; che deturpano la nostra vita parlamentare ; e che ad un fischio di Gioliui , del padrone , si raccolgono attorno al banco ministeriale, come tanti cani fedeli attorno ad un vecchio ed appassionato cacciatore e si danno ad un iguobile gara per leccare la mano del rappresentante del governo, specialmente quando esso è il ministro dell'interno? Il programma! Ma esso può avere valore quando chi lo deve impersonare vuole tenergli fede, deciso a vincere ed a cadere su di esso. Ma Giolitti dei programmi se ne impipa! Ne aveva uno nel 1892: la risurrezione della Sinistra colla sua bandiera, colla guerra al trasformismo, colla netta delineazione dei partiti. Era piuttosto un programma formale e senz:i vero contenuto; e in nome di quel programma, per lo appunto, tutti quelli che furono e sono radicali - i piu antichi, da Sacchi a Marcora , da Fortis a Nasi: ricordiamo ì più noti e i piu in vista, che furono e saranno ministri - si mantennero stretti attorno a Giolitti ; non se ne distaccarono nemmeno per le colossali porcherie della Banca Romana, che essi inghiottirono come cioccolattini Gianduja I Ma la catastrofe della Banca Romana lacerò il programma e costrinse Giolitti dal suo osservatorio del centro sinistro, dove visse per sette anni continui - salvo la breve fuga a Berlino per isfoggire alle manette crispine - a meditare sulla inutilità <li un programma ed anche sulla gratitudine dei deputati. Finse di ritornare ai vecchi amori pel programma, associandosi a Zauardelli per abbattere Saracco. Ma quello fu il programma massimo del momento per fare la rentrée ministeriale ed appena raggiunto lo scopo lo mise a dor :,ire. Nella quistione del divorzio , della riforma tributaria , del mezzogiorno, della scuola laica ecc. egli mostrò quali erano le sue idee chiare e precise; anzi la sua idea massima: non averne alcuna. Perciò egli nelle ultime elezioni, rinunziando ai criteri precisi del 1892: combattere gli uomini piu eminenti della democrazia ; rinunziando a quel criterio, se vogliamo detestabile, egli nelle ultime elezioni, volta a volta, nella stessa provincia e nella stessa regione appoggiò clericali e liberali e si mostrò, sinanco, correttamente imparziale nella lotta tra Santini e Bissolati; e rispettoso della libertà degli elettori in cento luoghi, volle soltanto provare che egli era sempre lui, cioè l'antico ammiratore della violenza e della sopraffazione in alcuni collegi del mezzogiorno -a Licata, a Militello , a Gioia del Colle , in qualche altro collegio. Di quest'assenza <li programma e di criterio direttivo, cui attennesì sempre, ha dato altra prova in fatto di scioptri e di esercizio della iibertà. Non ha esitato ad accordare la medaglia a Centanni e l' impunità ai malfattori elettorali di Andria , di Militell0, di S. Angelo dei Lombardi ecc. ecc.; ma ha permesso cento altri scioperi come meglio non si potrebbe nell'Inghilterra odierna ; tipico , veramente eccezionale, quello di Parma. Luigi Lodi, quin<li, generalizza , esagerando quasi sino alla calunnia, quando aflerma che la libertà manca sotto Giolitti, e che egli è l'operatore del maggiore atten- • tata reazionario, a cui dalia fondazione del Regno si sia posto mano, dimenticando che attentati analoghi e peggiori ce ne furono sotto tutti i ministeri. Codronchi, commissario straordinario in Sicilia nel 1897 informi. Perciò Colajanni nel suo discorso sul bilancio dell'Interno, per lo appunto analizzando la sua ultima tattica elettorale disse che Linneo, rivivendo, si sarebbe trovato nell'imbarazzo per classificarlo. A che poi darsi la pena di tormulare un programma contro Giolitti? Se quel programma conterrà qualche punto buono,. realizzabile e che risponde ai desideri della maggioranza o del paese egli lo farà proprio colla massima disinvoltura , senza temere dell'accusa di appropriazione indebita. Con Giolitti oramai , eh' è deciso a rimanere al governo, noncurante della dignità e del retto funzionamento di un regime sinceramente rappresentativo che ha bisogno dell'alternarsi dei partiti-e ci sono nella Camera italiana ? - e di cedere il potere quando le idee proprie vengono battute; con Giolitti che acchiappa ciò eh' è degli altri e che abbandona ciò eh' è proprio non c' è proprio che farne di un programma. E quanto parlamentarmente pervertitrice del regime parla menta re sia questa appropriazione indebita della roba altrui e dell'abbandono della propria l'attuale Presidente del

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