Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 17 - 15 settembre 1909

RIVISTA POPOLARE 463 era di quelli che in Italia s1 potrebbero citare in numero uguale allo stesso numero degli infortuni denunciati, e che non scandalizzano affatto, mentre sono pur nun~erosi i casi della (ornplicità dei me- .dici in trufie per migliaia di lire (fortunatamente ciò non avviene nei rapporti col Sindacato) Il Dr. Bresson dopo tutto aveva scroccato solamente L. 45 alla compagnia Assicuratrice per un infortunio e L. 36 ad un esercente per altro infortunio, prestandosi nel contempo a fare guadagnare illecitamente meno di 50 franchi all'operaio Meylland. Vere inezie in rapporto a ciò che avviene in Francia tutti i giorni; inezie anche relativamene a ciò che avviene in Italia dove i medici non hanno bisogno di una legge che li autorizzi a divenire creditori degli esercenti, ma pesano indirettamente sulle industrie divenendo quotalitari associati ai legulei: Ne vale dire che siano pochi, ciò conforta per gl'industrìali e per gl'istituti assicuratori, i quali hanno dovuto subire il triplicarsi ed il sestuplicarsi dell'onere della modeste legge sugli infortuni, unicamente per le frodi degli operai e dei tecnici che le favoriscono ovvero le organizzano. A noi sembra che, data la natura dei reati che si commettono in danno degli istituti assicuratori o degli esercenti le industrie per le quali e obbligatoria l'assicurazione degli operai, possa sempre applicarsi l'art. 413 del Codice Penale e, ripetiamo, e stato applicato di frequente dai Tribunali correzionali quante volte non si e esclusa la punibilita, ricorrendo, con ingegnose argomentazioni, alla non idoneità del mezzo ! Pao nessun giudicato e a nostra conoscenza che abbia colpito un medico. - E' da concludere che mai in Italia i medici abbiano concorso a trarre in errore industriali e istituti assicuratori procura:ido un ingiusto profitto a se o agli operai curati o periziati ? ? Cosi fosse ! ! POMPEO CoLAJANNI TEUTOBURGO Detmold, fine agosto. Grandi feste nei giorni scorsi qui a Detmold. Ri- -correva nientemeno il 1900° anniversario della vittoria riportata da Arminio sulle legioni di Roma. Il grande avvenimento è stato dunque celebrato come si conveniva , cioè con solennità straordinaria. Fiumi di eloquenza patriottica e torrenti di birra hanno inon_dato per diversi giorni questa minuscola capitale del granducato di Lippe. Da ogni angolo della Germania son piovnte corporazioni, società ginnastiche, corali, studentesche, munite tutte di bandiere e stendardi d'ogni colore e d'ogni dimensione. S' inganna chi crede che il gusto per la coreografia sia qualche cosa di esclusi vamènte italiano. I tedeschi, quando ci si mettono, posson darci dei punti, tanto è vero che la parte più interessante delle feste di Detmold è stata offerta dal gran corteo storico raffi• gurante il trionfo di Arminio dopo la vittoria di Teutoburgo. L'eroe montava un magnifico cavallo bianco ed era circondato da una. folta 1,chiera di principi e di guerrieri ceruschi. A poca distanza da lui veniva Tnsnelda, sua sposa: assisa maestosamente su un rozzo trono tirato da tre paia di buoi. Seguivano guerrieri , sacerdoti , prigiomer1, ecc. Il corteo rievoca vu. bene le pagine che Tacito ha dedicato all'immensa ecatombe di Teutoburgo, e quando ad intervalli le musiche ed i canti tacevano, sembrava che il vento portasse l' eco del grido àngoscioso di Augusto: e Varo, Varo, rendimi le mie legioni!• Il grande imperatore non poteva rassegnarsi al pensiero che le tre legioni romane fossero state astutamente attirate in questa paludosa foresta e qui, dopo tre giorni di pugna disperata, completamente distrutte dalle orde bai bariche. + Certo, gravissime furono le conseguenze di quella battaglia : si può dire che il 22 agosto dell'anno 9 ha il valorn d' una data di nascita per la nazionalità germamca. Epr,ure all'eroe venticinquenne che con la sua spada aveva scritto quella data, dovevano essere riserbati i più tristi destini. E' noto che Arminio mori all'età di soli 37 anni, colpito a tradimento da mano teutonica; la sua sposa, fatta prigioniera dai romani , uovette ornare di sna presenza il trionfo di Germanico ; e il figlioletto, Tumelicus, fu mandato a Ravenna a impararvi l'arte del gladiatore. Erano i fati di Roma che inferocivano contro l'ardito condvttiero che aveva inflitta una si profonda ferita all'onore dell'Urbe; erano le anime dei 27 mila legionari caduti a Teutoburgo che imperiosamente invocavano vendetta sul capo di Arminio. Soltanto dopo la morte la figura del duce fu irradiata dal ·sole della gloria. Gli -antichi germani nei loro canti guerrieri ne celebrarono le gestia e per lungo tempo la figura del principe cherusco, di ventata leggendaria , si confuse con quella di Sigfrido. Oggi nella classica foresta, su un'altura circondRta da folti boschi , s' innalza un gigantesco monumento, destinato ad esaltare nell' animo dei popoli germanici il ricordo di quel terribile fatto d'arme. Su un altissimo basamento in stile gotico è collocata la statua di Arminio, con la spada fieramente levata in alto in segno di vittoria. E' opera dello scultore Brandel, che vi ha speso tutto il suo patrimonio e trentasette anni di lavoro. I poeti poi hanno fatto a gara ad esaltare le gesta del loro eroe, non riuscendo peraltro ad accoppiare all'ardore patriottico i! buon gusto e l'originalità. La stessa tragedia del Klopstock è mediocre e non scevra di gravi errori storici. Ma che dire della prosa che ha dilagato in questi giorni nei quotidiani e nelle riviste tedesche a proposito della cosi detta e battaglia d' Arminio > ?-Oh retorica, la tua patria è il mondo! - avrebbe ripetuto ancora una volta Dario Papa. E la retorica ha partorito, come sempre, l'esagerazione. Basterebbe citare una monografia deì prof. Fe~ derico Knoke (t), in cui è detto, fra l' altro, che non (1) 1 Armin der Befreier Deutschlands il Berlin, 1909.

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