RIVISTA POPOLARE 01 Politica, Lettere e Scienze Sociali ifrrettore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Roma il 15 e il 30 ct• ogni mese [talla: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 ~mministrazione: Co1·soVitto1·io Emanitele, n.0 115 - NAPOLI Am10 XV - Nnm. 17 ABBONAMENTO POSTALE U.oma, 15 Settembre 1909 Preghiamo vivamente gli abbonati non ancora in regola coll'amministrazione di volere spedire l'importo dell' aLbonamento con cortese sollecitudine. Preghiamo tutti coloro che ci scrivono di indirizzare lettere, cartoline e vaglia al DOTT. NAPOLEONE COLAJANNI, Castrogiovanni (Sicilia). SOMMARIO: Gli avvenimenti e gIJ uomini: Noi: (Per la diffusione della Rivista - Per la ricostruzione di Messina - La magistratura contro Giolitti - I fischi allo Czar - La condanna di Laganà - La scoperta del Polo Nord - Dalle ingiurie di Sorel a quelle di Carducci - I1 neo maltusianismo in Tribunale - Il congresso dei Sindacati a Parigi - Gl'insegnamenti dello sciopero svedl!s~ - Albanesi e Giovani Turchi - Ha fatto fagotto - La r ?"i('lne h Spagne). - La Rivista: Ancora de'!'azione dell'estrema sinistra (programmi, temperamenti ed altri amminnicoii - A. Agresti: Al Polo Nord - Perchè il senatore Rattazzi non arrossisca ... - P. Colajanni: Per il corretto funzionamento della legge sugli infortuni - GuglieimoSpazlani : Teutoburgo - Sperimentalismo sociale (Distribuzione delle ricchezze e delle classi sociali) - Dott. Gaetano$abatini : Come si diventa agricoltori in Germania - Lo Zotico: Gabriele d'Annunzio. - Rivista delle ltlviste: La decadenza dell'Europa (Nuova Antologia) - Lo spirito laico pretesco (Mercure de France) - Il movimento a favore del voto alle donne - Il voto alle donne in Finlandia - Il movimento femminista nell' Australia - Il femminismo e i suoi militi - Femminismo rurPle ( Les docummts du progrès) - Iniziative per una più efficace protezione degli emigranti nello Stato di New York (Stati Uniti d'America) ( Bollettino dell' Emigrarione) - Il cinematografo e l'educazione (Rivista pedagogica) - Rifiuto generale a pagare le imposte (Die Neue Zeit). GLI ft VVENIMENTI e GLI UOMINI Pe:r la diffusione della :rivista. - Mancano a 11oi n1ezzi per la grande reclanie, per la reclame capitalistica; noi contian10 soltanto sulla cooperazione degli an1ici e di quanti credono e sanno per esperienza, che la Rivista po;. polare compie opera indespensabile per la forn1azione del carattere, che n1anca in Italia e del la coltura positiva, deficientissima, speciahnente tra gli elen1enti più avanzati e più den1ocratici Agli an1ici della Rivista, quindi, rivolg1an10 caldissima preghiera di procurarci abbonati e buoni indirizzi di abbonabili. Li avvertiamo in pari ten1po, che per facilitare la loro opera daren1o la rivista gratis da oggi a tutto Dicen1bre 1909 a quanti pagheranno anticipatan1ente l' abbonan1ento per l' anno 1910. Concedian10 pure degli abbonamenti di saggio bin1estrali per lira una. + Per la rlcostruzloue di Messina. -Ad iniziativa della Cooperativa lombarda di lavori pubblici, presieduta dal Sig, Tondini in Milano si sono tenute due riunioni importantissime per prepara.re la costituzione di una Società, nazionale pe1· la r·icosfritzione di Messina e di Reggio. Intervennero deputati e senatori e Messina vi fu rappresentata dall' egregio Avv. Ponz de Leon, una delle vittime più provate della immane catastrofe, in cui il dolore intenso è stato trà.sformat'> in energia, in un sentimento ardente di amore al loco natio. Il governo v1 era rappresentato dall' on. Saint J ust de Teulada. L'iniziativa é veramente degna di Milano e noi, che abbiamo scarsissima fede nell'azione del governo, facciamo voti ardentissimi perchè si costituisca davvero questa Società nazionale. L'assoluta mancanza di firlucia nel governo non è l'effetto di un apriorismo politico, come qualche malevolo potrebbe sospettare ; ma è la con~eguenza sperimentale di ciò che sinora è avvenuto. Il governo infatti non è riuscito, che a sperperare in modo da tutti 1-1ospettato,molti milioni, senza che la ricostruzione di Messina e di Re~gio abbiano fatto un solo passo per la realizzazione dei propositi manifestati dall'on. Giolitti, dalla Camora, dal Paese. In quei propositi noi sin d'allora scorgemmo una esplosione colossale di retorica vana ; ma la nostra impressione non l'abbiamo mai manifestata, perchè avrebbe potuto essere interpretata come una manifestazione di pessimismo paralizzatore, che sarebbe riusciuta certamente sgredita o dolorosa alle migliaia di vittime desolate delle catastrofe spaventevole. Ciò che si è fatto sinora in Messina specialmente non è che la parodia di ciò che avrebbe dovuto farsi. Si è riusciti ad organizzare una grande fiera, colle sue provvisorie baracche di legno, dove sono convenuti da ogni parte d'Italia conduttori di taverne, barbieri, speculatori grossi e piccini, veri avvoltoi piombati dove c'era da ingrassare a spese dello Stato, senza che ci sia ancora lo schema di quella, che dovrà essere la nuova Messina. Il senatore Martelli che presiedette la seconda riunione intrattenendosi de1la istituenda Società nazionale che dovrebbe sostituirai al governo nell'altissimo compito giustamente osservò, che solamente un ente collettivo,
450 KlVl~TA POPOLAR.I: eh( non i.i propone il lucro, l'affare, il per~onale inter ~se pnò riuscire ad assolverlo ; e rimicendo I'!tal ia avrà dato al mondo civile la più heila e grande prova di solidarietà n?.zionale, umana. Milano nobile, generosa, operosa, veramente fattivP. avrà il merito della grande iniziativa. Un comitato autorevole esiste già a Milano per la istituenda sociatà ; a Roma si è avuta l'adt=1sione della Camera. di Commercio, che ha esa•nina to il progetto e lo ha lodato ; altri Comitati sono ;n vis di costituzione a Venezia, a Torino, a Napoli, in Toscana. Il ministro del Tesoro la caldeggia ed ha promesirn tutto il sno appoggio, e ha dichiarato, che trova giustificato il desiderio di favorire la sottoscrizione del capitale azionario interessandone gl' Istituti di emissione ; e il Comm Stringher, direttore della Banca d'Italia interessato dall' on Pozzi e del TJndini forr mente dichiarò che la creazione dell'ente proposto 1:1 upone come una necessità, giacchè senza le garanzie e gli affidamenti che esso potrà dare l' ~trt. 7 della legge 12 gennaio resterebbe inattuabile. Che questa costituzione s'imponga, venne riconosciuto, quasi in nome del governo dall' on. Saint Iust, mentre l' on. Pozzi non esitò ad affermare che la legge 12 gennaio va considerata piu come espressione di sentimento e di propositi di bene, che come rimedio, essendo anche ozioso dimostrarne la inapplicabilità ! Insomma a Milano venne proc!ama.to il fallimento di quella legge e si è calato il sipario su quella costosissima commedia che si è intitolata : la ricostruzione di Messina. Tale commedia ha potuto benissimo fare il paio colla tristissima tragedia che il Ministro Mirabel e, e i suoi seidi del Ministero della Marina rappresentarono nell'opera di salvataggio. Auguriamoci che da oggi in poi cominci sul serio l' opera di ricoJtruzione e sia onore a Milano che ha preso la nobi- :insima iniz.iativa. ài promoverla. Iota. - Mentre ,,orreggiamo le bozze di stampe ci perviene le .i tizia di tumulti scoppiati a Messina per la negata concessione di terreni dal governo, di c • questo sembra già pentito e verg0gn ')SO, per la disastrosa impressione prodotta a Milano e nd resto d Italia Apprendiamo pure che i derutati e senatori della pro mcia esposero a Giolitti i desiderata minimi di Giolitti. In questa occasione Ludovico Fulci gli ricordò che Messina si sarebb, :ontentata di ciò che per essa fece il governo ..... bortonico nel 1783. Allora non c'erano il vapore, il telefono, il telegrafo, la ferrovie; e non e' era l' Unità nazionale... Ma allora non c'erano neppure Giolitti, Mirabello e C.i ; e non c'era il teatro di Montecitorio dove c'è l'abitudine della più sfacciata menzogna. • La magistratura contro Giolitti. - Non si possono considerar~ d ·versamente, che come condanna esplicita dei vergogn<' r" metodi elettorali adoperati da Giolitti in alcuni coli elettorali, due episodi giudiziari, che si sono svoL I Caltagirone ed a Bari. A Caltagirone il Tri-.ìunale ha condannato uno dei delegati facinorosi, per prestati servizi criminosi nella elezione dell'on. Cirmeni nel Collegio famigerato di MiJitello; a Bari il giudice istruttore Calcagni con una fiera ordinanza della Camera di Consiglio del Tribunale ha rinviato a giudizio il delegato Prina per analoghi servizi criminosi prestati all' on. De Bellis e ai suoi mazzieri nella elezione di Gioia del Colle. Intanto la sentenza e l'ordinanza non costituiscono la sola condanna dell'on. Giolitti; ma son uno scbiaffo bene assestato alla Ginnta. delle elezioni e alla maggioranza della Cameri' ·Jhe convalidarono l'elezì ne nel Collegio ò lY :li1:,llo e , prediletto candidato del governo. Varrann<? a pinger dovere nella elezione di forte. -, una e l'altra a fare il proprio ioia del Colle? Ne dubitiamo + I rischi allo Czar. -- I nostri leHori sanno che noi li abbiamo fieramente combattuti sin dalla prima pro posta che ne fece il Morgeri alcuni anni fa. Deploriamo che i repubblicani si siano associat.i a tale propo:-;ta. Ma i fÌt;c!.ii coraggiosi sarebbero :stati comprt>nsibili; la òimostra7.ione contro lo Ozar però si è andata attennando in guisa da prestarsi al ridicolo. E di ridicolo ne versa add0i:i-1c,ahbastanza l'homme qui rit in questo stelloncino del Viandante (29 agosto); « Hora destruendi ». li rolendflrio della rivoluzione non va più a giornate, va ai ore. Avete seguito l'allegra competizione dei riformisti. dei 1 ivoluzionari dci sindaclllisti degli anarchici, di tutti gli anticzaristi d' [ta!ia? Da prima si parlò di sciopero generale per l'intera giornata che l' ltalia ospitava lo Czar, poi la giornata diventò i.1ev;a; adesso si di - scute, non già sulle modalità della manifestazione, ma sulle varie ore in cui essa può iniziarsi, durare, concludersi; e c'è chi propone le ultime ore del pomerig~io , e chi queste ore va ad una ad una discutendo ed eliminando; le tre, le quattro le cinque, le sei; insomma una manifestazione a piccolo orarario, una rivoluzione con l'orologio, una dimostraiione in pii Iole. E con tutto questo si vuole ad ogni costo tentare la protesta contro l' Autocrate. Me ne dispiace per l'Italia :-ov versiva, ma la sua manifestazione - ch'era pur mossa da un alto senso di solidarietà rivoluzionaria - s' _è• a prio~·i screditata. Screditata dinanzi al nemico di dentro e al tiranno di fuori ... Se, d'un balzo e d'un g-rido, essa si fosse levata a contrastare il passo di Colui che riassume la più orrenda oppressione, qualunque fosse stata per essere la manifestazione si sarebbe moralmente imp-":sta. Ma questo tirar l'ora, per il se~:-etotiG1ore che non tutti i lavoratori possano partecipare alla prote sta, questo abbassamento della protesta a ragioni di pcssibilità ma•eriale, questa sua riduzione e conformazione opportu - nist1che, l'hanno di fatto annullata. Non fa più paura. E' una parata, il cipiglio e la voce grossa di un uomo che trema a verga. Lo Czar può dunque liberamente venire. ll re e i ministri possono partargli il saluto del popolo italiano. E noi stiamoci zitti, eh' è rr:eglio. Dice una canzone russa: « O piccolo padre che sei tanto lontano, noi t'invochiamo tanto vi- • ? c1no. »... + ~a condanna d! Laganà. - Meriterebbe un 1, stuàio t11tto il proces::10; o meriterebbe la puhblicaz1one a parte la lunga arringa di Carlo Altobelli, che è uno studio completo d'indole sociale su certi delitti e su certi delinquenti; studi"o inspirato ai criteri scient,ifici più moderni e che lo designa non come un semplice avvocato eloquente-di quella eloquenza verbosa, formale, che non ha le nostre simpatie-ma come un vero sociologo penalista, che ha 1~ fortuna di possedére la parola calda e meravigliosamente seduttrice. Chi era Laganà? E' un disgraziato, cbe pi.ù volte aveva manifestato le proprie tendenze saugninarie e criminose e che per un liiwe pretesto uccise il Prof. Rosr,i dell'Università di Napoli. Carlo Altobelli, che lo aveva difeso come mai forse difese altri delinquenti, che lo avevano pagato profumatamente - dando alla sua causa tuUe le risorse dell'ingegno e dell'animo nobilissimi - in una intervista con un redattore dellR Proprtganda ( N. del 5 settembre) cosl lo descrive: e è un disgraziato, nel e cui cervello la epilessia ereditaria ha prodotto cosi e larghe e profonde devastazioni da farlo ri tenero nn « cri1uinale pericoloso, ed un0 amorale tipico, mentre ~ tutte le manifestazioni repugnanti della sua vita, e non 1:1onoche il prodotto del male terribile, che come e una camici3 di Nesso gli aderisce alla vita e fatai- < mente ne mina la esistenza •. Dunqne non è il caso di parlare di ferocia dei giurati - che ad ogni modo concessero le attenuanti - e di reazione borghese se gli furono appioppiati i 30 anni di galera che il verdetto affermativo dei giurati gli procurarono. La difeaa sociale lo esigeva, come esige misure severissime contro qualsiasi essere pericoloso ; la difesa consentirebbe anche la pena f
KlVISTA POPOLARE 451 di morte se non ci fosse modo di sostituirla colla lunga reclusione, se non coll'ergastolo. Nè la sicurezza del lavoro, e perciò dei mezzi di susgistenza, che la società ba il dovere di procurare ai su0i membri per evitare rhe essi divengano delinquenti - dovrrn che noi riconosciamo con maggiore ragione in nome della genrsi sociale del drlitto- e a rui con vigoria di ar!!nmento, e limpidezza di acnme, l'Alt<,belli h::1. rosi Pgrrgi,1mPntE1 acctn11ato nella sna poderoRa arringa, qu.Rsi come enunciazione della ipotesi che se il Lag::rnà Rvesse avuto !-<Ìcnroil lavoro e i mPzzi di sussistenza, non avrebbe ucciso il Rossi, No; colle sue teorie antropo-logiche il lavoro non avrebbe Halvato il Laganà dal delitto, perchè egli era un epilettico , un anormale tipico, fatalmente predestinato al delitto ..... E allora, percbè, i socialisti. gridano all'iniquità? L'iniquità e la sperequazione penale ci sarebberc e ci sono Ci sarebbero se sono vere-e non abbiamo alcuna mg-ione di dubitarne - le dichiarazioni fieramente fatte dall'Altobelli nrlla sua arringa e ripetute nell::ì intervista citata, e io una corrispondenza di Guarino all'Avanti, sui metodi certi r:provevoli sulla deplorevole teatralità di certo censurabili, adoperati dal rappresentante della pn bblica accusa; il q 11ale, anche a sospingere i giurati a condannare, li volle tranquillizzare. sulla sorte dei poveri figli di Laganà assicurando che avrebbe provveduto alla loro esistenza facendoli ricoverare in un ospizio « facendo di un' opera buona , come dice l'inc tervista, una indegna mistifìc:-tzione , un mezzo per e aggravare la posizione del gindicabile >; cioè del padre. L'iniquità e la spereq11azione ci sono perchè i ginrati in nome dell'art. 47 del Codice penale hanno assoluto Olivo, Bisogni, il Dott. Blasi, C fariello: assol11zioni vergognose, anche se non vere le sospettate corruzioni dei ginrati. Perciò bisogna levarsi non contro la condanna di Laganà, ma contro le assoluzioni ricordate e tante altre ana,loghe; bisogna sopratutto invocare, che venga abolit,o l'art. 47 del Codice penale e trasformato in guiKa da non assicurare l'assoluzione dei delinquent,i. E contro tale articolo Colsijauni e tanti altri prima di lui e dopo di lui si Aono levati alla Camrra. Partendo dalla stessa condanna del Laganà , un socialista che profe,,sa i! dirir,to prnale, il Lombardi, nel numero della Propaganda, che contiene la intervista coli' Altobelli nell'articolo: Delinquenza e difesa sociale dopo essen;i rallegrato che i gi11rati non si siano macehiati di una nuova risoluzione anti-socinle espone opportunamente queste idee , cui noi ci associamo incondizionatamente. (t E' il vizio di mente la scappatoia abituale deila più temi bile delinquenza. Ed è enrrme che così sia: enorme che il legislatore-· neppure il riformista -vi abbia mai provveduto, almeno con un progetto di legge, diretto a riparare lo sconcio del codice zar.arddliano >1. « L' unica verità incontestabile della scuola lombrosiana è e he in foudo ogni delinquente sia un anormale, o nato o divenuto nelt' ambiente. E poichè la società dovreb~e essere composta di uomini normali, la pena serve a difenderla dagli anormali, isolandoli ». a Se così è, ognun vede quale follia sia stata quella del nostro legisla. )re, che preoccupato delle vecchie teorie del libero arbitrio, volle dichiarare non punibile colui che abbia commesso il delitto in stato di infermità mentale. Timidamente era stato proposto il ricovero dell' infermo di mente prosciolto in un m,1nicomio criminale come provvedimento preventivo, ma sorsero in Senato tali ragioni di classica opposizione che, come al solito, il ministro, rinunziando a quella ont:sta conces~ione che oveva fatta alla scienza , cor e ·et riparo, e scelst: queila sciocca via di mezzo per cui il prosciolto può esser consegnato all'autorità di P. S. cbe per osservazione lo fa ricoverare provvisoriamente in un manicomio ! n ~ Contro questo vecchiume un partito di redt:nzione come il nostro dt:ve insorgert: perchè la prima redenzione è contro la violenla sanguinaria cara alle folle e alie plebi ignoranti e ;,chiave. Può essi::rvi una violenza redentrice , ma è quella incoraggiata da un ideale, e che se passa maledetta dai contemporanei è benedetta dai posteri ~. « Ma la violenza nell'uno contro l'altro per ragioni egoistiche non può che essere contro ogni rispetto della vita umana, ch'è la base d'ogni redenzione e anche d'ogni anarchia. Che cosa mai è in fatti questa se non una ribe!li0ne o una concezione contro la stessa violenza dello Stato? » « Per andar dunque verso l'anarchia occorre armarsi contro la i,1Utile vana· egoic:tica viole"lza SA~guinaria e debellarla, isolanirla. E per isol11rla co11venie,1temenre occorre distrugg1::re tutto l'imqu > sisterna penitenziario nostro, ch'è la più grande vergogna della nostra ci viltà ». E preparandoci alla distruzione del nostro iniquo sistema penitenziorio, prepariamoci pnre a riformare i n0stri costumi giudiziarii, che sono caduti cosi in ba8so, da ~iustificare la rampogna di Carlo Altobelli, allorchè ebbe ad e::icla.mare che ormai ogni sentimento di dignità esula in una gran parte dei dibattiti penali. + La scope:rta del Polo Nord. -- E' l' avvenimento del giorno, di cui dubitano molti, e se ne occupa il n?stro Agresti. Il merito va a Cook o a Peary? Non entriamo nella contesa, che assume forme volgari di volgarissima concorrenza. Noi ci limitiamo a riprodurre q ni dal Corrie1·e della Sera: che !e toglie dall'opera di Fausr,ini sulle Terre pola1·i q neste date sulle spedizioni polari : 1607 1773 1886 1827 1854 1868 1872 1874 1875 1876 1882 1895 1895' 1900 1900 I 90 I 1902 1906 1908 1774 182 I 1023 1831 1839 1840 1842 1845 1874 1893 1894 1895 1899 1900 1902 1902 1902 1903 1904 1909 LE TAPPE VERSO IL POLO NORD Hudson Phipps Scaresby Parry Mortori Nordenskjold Meyer Payer Aldrich Markham L0ckwood Nansen Nansen Cagni Peary Svedrup Peary Peary Cook 80° 23' 80° 48' 3,0 30' 820 45' 80° 10' 8 I O 42' 820 9' 820 5' 82° 48' 83° 20' 830 24' 86° l 3' ss0 55' 860 33' 830 50' 81°20' 840 I 7' 870 6' 900 o' LE TAPPE VERSO IL POLO SUD Cook Bellingshausen Weddell Biecae Balleny W,lkes Ross Moare Mares Larsen Evensen Barchgrevink De Gcrlache Borchgrevink Drygalski Nordenskljold Scott Bruce Bruce Shackleton + 710 15' 690 53' 74° l S' 690 40' 690 1' 700 o' 78° 10' 670 5 I' 6~0 40' 68° 10' 690 IO' 74° 5' 710 36' 780 50' 66° 8' 66° 2' 82° 17' 700 25' 740 r' 88° 23' su nave au nave su nave su slitta su slitta su nave su slitta su slitta su slitta su slitta su slitta su slitta su nave su iolitta su slitta su slitt& su slitta su slitta su slitta su nave su nave su nave su nave su nave su nave su nave su nave su nave su nave su nave su nave su nave su slitta su slitta su slitta ~u slitta su nave su nave su slitta Dalle Ingiurie di Sorel a quelle di Carducci - Riceviamo e pubblichiamo voleu ti eri : Spezia, 6 settembre I 909. Egregio Pi·ofessore, In uno stelloncino della rubrica e Gli avvenimenti e gli uomini • è detto che l' autore non conosce il si-
'52 RIVISTA POPOLARE gnificato esatto del vocabolo francese mufles e si arrischia la supposizione che possa c01·r'isponde1·ael e politicians » , nord-americano. No , mufle vuol dire ceffo , grugno e , pe1· fraslato, rr.ascherone, ed anche brutto arnese, persona antipatica e sprPgevole; ma, figuratamente, è termine molto volgm·e. n signm· Sorel ha quindi ltinciata al signor Jaurès un'ingiuria molto triviale, appunto da camelot dn Roi. Permette ad uno sconosciuto di congratularsi con Lei pe1· la sua risposta alle ingiurie del..... e pe1· la buona strigliata infiitta nell'ultima Ri viHta al menest1·ello Pascoli, valente latinista fin che si vuole, ma prosat01·e affettato e confuso, poeta t1·oppo gonfiato, Tart11fo del sentimento, stguace più di Bacco che di Apollo e piaggiatm·e sempre del potere. Come poeta, fa pensare t'l-oppoal « pasciuto Geremia » del Giusti , che « malinconicamente .. e sbadiglio in elegia ~ e gli affanni che non sente». Come pensnt01·t , dopo aver fatto per tanti anni il ribelle , allo scopo di abbagliare i suoi allievi del Liceo di Livorno, appena chiamato all' Uni· versità di Bologna , corse a Pietrasanta a tentar di falsificare la figura del Carducci, facendone quasi un cristiano. A pi·oposito del Carducci, piacque agli onesti il modo fe1·mo e dignitoso, ma abbastanzri ngum·doso, col quale Ella seppe rintuzzare l' olfraggio, ve1·0 o mentito , di un morto. Accennando ai subiti scatti ed ai giudizi spesso precipitati e ingiusti del Cantore di Satana, poteva ricordare ehe, da gfovarie, calunniò, per m,ventatezza, quel Mazzini al quale p·ofessò poi tanta riverenza.. Il passaggio delle prosP di G. Carducci , nel quale esso paragona G. Mazzini ad un Sultano dei rivoluzionari, che, stando al sicuro, manda i suoi Seidi ad eseguire sentenze di morte» mi capitò sott'occhio, gio'rni sono; ma poi non mi {<'1 più possibile di ritrova1·lo. Mi creda, con rispetto e ammirazione. Un suo abbonato Abbiamo pubblicato questa letterina anonima , non tanto per la. corretta tradnzion~ della parola mufies quanto perchè ci porge l'occasione di far cenno ai nostri lettori di una strana polemica con un .... morto cui fu costretto il direttore della Rivista. Si tratta di questo: Un giornalista della specie più abbietta non contento di averlo ingiuriato turpemente e ripetutamente per la parte presa nella Camera nella discussione delle Convenzioni marittime, vedendo che l' on. Colajanni non l'onorava nemmeno del s110 disprezzo, pubblicò un biglietto di Carducci, che detto giornalista dichiarò di avere ricevuto nel 1893 all' epoca della lotta del Colajanni contro la Banca Romana e in occasione di una polemica sull'ode alla guerra, determinata da una conferenza del primo contro la guerra tenuta in Milano in maggio dello stesso anno. In tale biglietto il Carducri trattava Colajanni da ridicolo fa1·abutto. ll direttore della Rivista non avrebbe neppure rilevato l'ignobile espediente cui ricorae il giornalista diffamatore se i repubblicani di Livorno e della Toscana non lo avessero insistentemente e vivamente pregato di rispondere nella. Ragione di Roma. E Colajanni li contentò ribattendo colla massima serenità le ingiurie del grande poeta, evitando scrupolosamente di dire a Carducci m01·to ciò che avrebbe saputo e potuto dire a Carducci vivo. Ma non avremmo neppure accennato a questo episodio polemico se non ci fosse dell'altro e di peg~io. I repubblicani d1 Livorno ripubblicarono a parte a migliaia di copie la risposta di Colajanni; ma il Questore non ne permise la pubblicazione. L'articolo della Ragione non conteneva una sola sillaba contro il Re , contro le istituzioni , contro i ministri, contro le leggi ; nemmeno contro il Cantore di Satana. L'articolo poteva soltanto riuscire assai ostico al giornalista difensore delle Convenzioni marittime. Ora che dire di un alto funzionario, che scende tanto in basso da violare le leggi ..... e la decenza a difesa di un miHerabile , ci::ie non ha altro merito se non quello di essere caro alla ditta Piaggio? Qnesto signor Qnestore Cosentino dev' el'!sere un mascalzone degno di fare il paio con quei funzionari che il giorno 8 luglio sguinzagliarono la sbirraglia contro la colossale dimostrazione, che Roma fece all'ou. Colajanni in Piazza Montecitorio e in Piazza Colonna. Allora il Colajanni se ne usci soltanto con degli urti , con dei cazzotti flomministratogli dalle guardie, perchè un tenente dei Carabinieri, H signo1· Cassetta, conscio del suo alt:.ocompito di difensore dell'ordine vero, si adoperò colla massima energia a frenare il furore d;l canagliume qnesturinesco. I repnbblimmi di Livorno vorrebbero, che qualche deputato di Estrema denunziasse alla Camera l'arbitrio inqualificabile e vergognoso commesso dal Questore Cosent,ino Ma non ne vale la pena; tanto µiù che c'è da pre~umere che egli abbia interpretate bene le in•• tenzioni o eseguiti gli ordini di Palazzo Braschi. La denunzia nella Camera gli prccurerebbe nna promo z10ne. Il neo-maltusianismo In Tribunale. L'ultimo num. del Me1·c1.t1d·eFrance (16 Ago~to) nella rnbrica: Q,uistionigiuridiche ci dà notizia di uua strana sentenza der Tribunale correzionale dt Rouen del 12 maggio 1909. Il Tribunale con una sna sentenza condannava due individui accusati di avere distribuiti a Sotteville delle stampe e dei libri che offendevano i buoni costumi e per avere esposto in pubbli00 degli oggetti osceni. Questi libri non erano altro che delle pubblicazioni in senso maltusiano e che davano norme e con:::1igliper evitare i concepimenti. La sentenza dà la misura della grande preoccupaz~one dei francesi per la di minuizione della popolazione. Iosè Thery fa seg11irealla r,,entenza questi commenti che ci sembrano giusti e degni di essere conosciuli: e La libertà di concepire è tanto naturale r:;e non di più - quanto tntte le altre libertà nelle quali oi scorg-e un segno di progresso sociale ». e La Fra.ncia si spopola ! si dirà. Ebbene coloro che soffrono di questo spopolamento procreino senza tregua; nessuno ostacolerà i loro esercizi di moltiplicazione. Ma in forza di qnale li,gge s'imporrebbero dei figli a coloro, che non ne vogliono, come s'impongono dei centesimi adrlizionali per riparare al deficit di un bilancio? ». e La proibizione di amare per motivi diversi di quelli dellit procreazione si comprende in una. _iegge religiosa. Al di fuori di questo dominio, in cm una legge divina ordina e impone senza che sia permesso di discutere le sue volontà, l'obbligo di procreare dei figli non può giustificarsi ». e E poi bisogna essere logici. Se indicare i mezzi di prevenire il concepimento è un reato, è tale quello di adoperarli. In conseguenza dovrebbe essere punito chiunque sarà convinto di aver gustato i piaceri deil'amore e tentato di impedirne le conseguenze. Allora qnanti cittadini e e quante cittadine saranno condannati ! ». e Ogni civiltà sviluppandosi ingrandisce la parte che l'amore rappresenta nella vita sociale. Tra noi, oggi, l'amore è indiscutibilmente la grande forza, cni si riattaccano tutti gli eroismi e tutti i delitti. A misura che la sua parte ingrandisce il suo scopo cambia. I popoli primitivi non trovano, che la soddisfazione di un istinto, che assicura la perpetuazione della specie; i graziosi passaggeri della barca di cite1·a vi
RIVISTA POPOLARE 453 cercano ben altro. Dopo che l' amore cessa di essere un atto animalesco, tende alla soddisfazione di irnntimenti e di appetiti che trovano fuori 0alla procreazione la loro ragione e il loro fine. ~' dunque fatale che colla parte dell' a.more si sviluppi la c11ra di regolarne gli effetti ,. . « Siu qui i contadini e gli operai, male infor1uat1, dovevano subire tutte le conseguenze dei loro magri piaceri di amore. Ogni anno le loro donne davano il carico di un nuovo figlio; e alla µrima avventura le loro figlie erano gravide ,. . e La società capitalista vi trova va il suo profitto. L'iuesperienza delle classi lavoratrici alimentava la riserva di uomini in cui la guerra e l'indui;tria attingevano largamente , . ~ Al contrario le classi dirigenti, le pe1·sone ben pensanti, tutti quelli che attualmente s' indignano contro il neo-maltusianismo, usava.no le pratirhe che denunziano come del1tti e abbommevoli attentati contro la patria e l'umanità! ..... » e Le classi ben pensanti non dovov::rno difendere il patrimonio contro la soverchia diviRione? E' possibile che una donna giovane, graziosa, elegirn te e r;cca debba continuamente star lontana dalle riunioni mondane? E' ammessi bife che la freschezza, J a. sveltezza, la salute siano sacrificate sull'altare della maternità? ...• e Ed è qul che apparisce l'ipocrisia di questi pretesi moralisti, che predicano il dogma della procreazione volontaria; percbè non è che a.i poveri che essi negano la libertà di amare senza procrea.re. I loro figli hanno delle maitresses; ciò non li indigna; la gioventù bisogna che passi . .Ma che essi si gnardino bene d'irnpegolarai in un figlio naturale ! , Il congresso del Sindacati a Parigi - Congresso inter111:1.zto11ale.Rivista dunque di forze, eì urto di idee e d1 sistemi, chè non tutte le organizzazioni sinàacaliBte benchè federate e concordi nello scopo f-ioale, ed anche su rerti postulati generali, non sono poi perfettamente concordi nei metodi di lotta. Fatto, dt->I resto normalissimo questo, poichè bisogna considerare che non tutte le p0pùlazioni sono arri vate ad identica situazione di sviluppo sociale. Presso alcune nazioni certi diritti delle classi lavoratl'ici sono conosciuti mentre non lo sono in certe ai tre; e le massa operaie di alcune na'.lioni si trovano di fronte a problemi che le al tre ignorano , e probabilmente ignoreranno sempre, come , per e-3empio il problema <iella terribile disoccupazione cronica che affligge l' Inghilterra. Mentalità diverse, temperamenti e caratteri diversi esigono, impongono anche , metodi d1 lotta che sono diversi secondo i paesi dove devono e possono essere impiegati, Ora il Congresso internRziou·ile dei Sindacati ha avuto appunto il resultato di dimostra.re che in una stessa organizazione possono avere vita ed efficacia diversi metodi di applicarne le forze, Nel Cougresoo intanto i francesi hanno fatto triste figura. per la paura della presenza della stampa ; e J aurès ha deplorato che siano ben pochi i sindacalisti organizzati, che vorrebbero rappresentare i lavoratori della Francia. Se mettiamo in relazione questo congresso con q~elio tenutosi qualche giorno dopo a L~ndra delle 1 rades Unions Ingìesi, viene fatto di osservare immedi~ta.men te che la classe operaia si è da tempo incammrnata. sopra una via diversa assai da quella da cui mosse, con I' Associazione Internazionale dei Lavorat~ri, i primi passi verso la propria emancipazione, E' diventata più pratica : non ha perdnte - giova sperarlo - I~ antiche idealità. di libertà e di giustizia che la sprnsero ai nuovi passi, ma di queste idealità essa ha materiato tutto un mcvimento che - apparentemente - non cura la giustizia., non tiene conto della libertà ideali, ma si basa su interessi pratici e positiv;, interessi di educazione, di benessere , di igiene, di sala.rio i quali, in nltima analisi e sia. pure insensibilmente sono forme di giu'ltizia e devono condurre a libertà. Difa.tto nel congresso nazionale delle Trades Unions si sono agitate le q 11est1oni della istruzione laica; della istituzione di cliuiche gratuite; della riorganizzazione della indnst,ria nazionale su la base cooperati va. Il cooperativ1c;mo - dei quale ora anche in ltn.lia si cominciano a nconoseere i vantaggi , e che fu cosi asprameute comha.ttut,) dalla Internazionale e dal partito socialista della prima epo..1a-è stato sempre considerato in Inghilterra. come un valido aiuto alla emancipazione della cl,1,sse lavoratrice: ora poi il nuovo bilancio democratico del Lloyd-George offre al cuoperativi:imo stes➔o una base più larga. e maggiori opportunità e gli operai tendono a trarre partito dalla nnova sit1u1ziune. Ln Hp1rito del Conp:resso delle Trades Unions inglesi, poi , si è maggiormente rivelato nella difesa energica dbl bilancio di Lloyd George per bocca del Presidente e dì Keir Hardie. I sindacati continentali si sarebbero vergognati di approvare e lodare nn atto di un governo borghese. Ed al congresi:10 dei s111dacati a Parigi questa tendenza pratica. a valen~i delle opportunità del momento si è ri vel!'I.ta con molta chiarezza. Si sono scartate francamente le proposte che avrebbero potuto indebolire l'azione dei sindacati, come quella della organizazione dei congresbi op1-1rai intero.azionali, per tenersi a quelle più pratiche che tendono a ricostituire fra i vari membri dei sindacati l' Internazionale operaia. Ora à appunto questo il fatto materiale; il passo ·1ungo su la nuova via è proprio questo, se guardiamo ai risultati che può avere di una azione concorde e simultanea. dei sindacati delle divers~ nazioni. Ed a. q nesta azione apµunto ha voi nto alludere uno dei delegati danesi, qnando ho proposto che in caso di una minaccia di guerra, le organizazioni vedono e provvedono d'accordo ciò che potrebbe e'lser fatto per scongiurare il pericolo. Naturalmente c'è stata discubsione su questo punto ; nè la proposta è stata accettata nella sua integrità; ma tornerà sul tappeto al prossimo congresso e tìuirà per essere risolta nel sent:io proposto dal Danei,e , perchè così vogliono la logica delle cose e l'interesse dei lavoratori d1 tutto il mondo. Gli os. ervatori superfic•iali hanno sentenziato che questo con~resso è stata la ri velazionEI del poco accordo regnante fra i sindacati; non hanno vednto però che il vero accordo che non è mancato , nè manca sta nella identità dei principi e dnlla volontà dei sindacati; e • questo più che le µarole e le interpretazioni più o meno larghe dei regolamAnti, questo è il fatto che conta davvtro. + Gl'insegnamentl dello sciopero svedese. La 15raude battaglia del i,l\iù,\J pare che sia terminata. Non ci sono stati proces::iati feriti e morti. Merito d 1 governo civile? Ah ! no. Merito di coloro, che parteciparono allo sciopero ; e furono parecchie centinaia di migliaia. Constatiamolo colle varole di un operaio svedese, Karl Hellstrom, il q nale iutervistato da un reùattore dell'Avanti ha. fatto queste intereasantissime ed istruttive dichiarazioni : 11 Il l.omitato direttivo dello sciopero ha proibito agli sciope - ranti di bere birra, spinti, liquori. E la proibizione è rispet• tata. Cosiéchè non si potrà dirt: che gli scioperanti sono un branco di ubbriaconi. Nc:ssuna dimostrazione è stata ancora fatta per le strade; l' ordine è perfetto; non un sass è stato ancora scagliato, nè lo sarà ,i. « Da noi lo sciopero è considerato come un'arma formidabile se bene usata. Non se ne fa uno ogni tanto, ogni mese, come da voi italiani, anche per cause piccole , anche se impreparati. Nella Svezia i nostri operai pensano anni e anni prima di proclamare lo sciopero generale. Ma quando l'hanno
454 RIVISTA POPOLARE proclamato, vuol dire eh' essi erano bt:n sicuri di sè e del loro buon diritto. E 9u11ndo la battaglia è ingaggiata, essa può durare guanto è necessario perchè una delle parti pussa dirsi vincitrice e i'altra vinta. Noi siamo più freddi , è vero, ma per questo siamo più fattivi. L'entusiasmo dei vostri paesi è fittizio, dura due o tre giorni non più: è come una carta che brucia subito, troppo presto, e non lascia per ricordo che cenere sporca. Parecchi di coloro che prendono parte aJ uno sciopero , in Italia , non sanno a fondo le ragioni dello stesso: è un indefinibile trasporto che 1i spinge a scioperare, a s:el')dere in piazza , a tumultuare per due o tre giorni. Gli operai svectesi , invece , pensano , s' informano , discutono , ragionano, sanno. Così solo si possono seriamente intraprender~ delle lotte. Vedete, anche mia madre, che lavora in una fabhrica, mi scrive oggi che l'entusiasmo è immenso, la com• pattezza commovente. I padroni hanno messo sulla porta dello stabilimento, un avviso col quale si accettano le nuove i<icrizioni. ~ Nè io, nè nessuno - mi seri ve mia madre - ci siamo presentati ». E questo stato di cos :! durerà ancora per lungo tempo». Ed ecco come e perchè in Isvezia non avvengono eccidi ....... che pure non riuscirebbero, forse, sgraditi al governo svedese ch'è il più aristocratico della Scandinavia. Quale insegnamento pei socialisti italiani, fatta eccezione di Morgari, che prese il toro per le corna per fare del proleta,iato italiano qualche cosa di 8imile al proletariato svedese; pei socialisti che vanno almanaccando su certe leggi tragicomiche per evitare gli eccidi i + Albanesi e Giovani Turchi. - Il fenomeno della Turchia sorgente a libertà costituzionale fu interest:!ante in se stesso; rna lo è più ancora per il segnito ed i diversi fatti ai quali ha dato luogo. Lasciamo da parte la indi pendenza della Bulgaria , la q uestioue - ormai chi usa - della Bosnia-Erzegovina, l'altra, ehe si riaprirà fra breve, di Creta. Di tutto ciò e di altri fatti relativi a politica estera della T11r· chia ci siamo occupat,i di volta in volta: ora è piuttosto ciò che accade all'interno che è degno di. attrarre la nostra attenzione. Si sa che gli AlbaoeAi sono i più fedeli seguaci del Corano, i musulmani più devoti, ed erano i più fidati eoldati del Sultano. I suoi giannizzeri e zapUè erano Albanesi. Da ciò, derivano sotto l'antico regime una f:iituazione speciale per gli Albanesi della quale es::li profittavano molto· materialmente e moralmente. Erano considerati, si può dire, la prima popolazione dell'Impero. I favori più alti toccavano a loro, e i posti più remnuerativi erano, quasi di diritto, conferiti a loro. In quasi identiche coudizioni si trovano gli Arabi dello J emen, con q ue8to di differenza che se non erano q uefiti . ultimi, i più vieini al Sultano come funzionar1i e come soldati godevano peiò, nel loro paese, di una tale e cosi larga autonomia, che li compensava spleodidaweute del non essere a. diretto contatto col Sultano. La Cubtrtuzione, µareggiaudo nei diritti Lutti i :-:iudd1ti dell'lwµero, è i:;tata una solenne tegola su i loro privilegi , e si capisce ehe nè gli uni, nè gli altri non ne vogliono sapere. Un mnsulmauo considerarsi e convenire anche p~r legge c11·egli è l'eg11ale d'un cane di C'rLstiano? No; via µer uu' albanese q ue:Ha è nn po' troppo forte ; e per un Arabo-devoto e credente-questa è più forte au- ~ora. Di qui la rivolta, la duµl,ce rivota che. specialmente nello J emen, non sarà facilmeute domata. Mù ciò che è anche µiù significativo e l'atteggiamento assunto dai .J-iovani Turchi nell~ presente situazione. 1Bs8i irubevuti d1 idee moderne, europeizzati quasi, educati in modo e con idee dell'occ1deute sembrano non capi ·e più affatto la mentalità~ musulmana. Si capisce che non possono ammettere che debba tornare in vigore il Cher1at - che dona agli Al bane:,i tanti pri vilegii - nè che al nuovo regime possa essere sostituito l'antico o qualche cosa di simile; ma che e!:lsi S6mbrino di partir.o preBo urtare gli Albanesi in modo da mettere le ragioni della situazione, e della rivolta, daìla parte loro, qnesto è un po' r!ici':tmo .... puerile. E colpevole è la condotta delle loro truppe nel la repressione della rivolta. Gli Albanesi non sono stinchi di santo, ma la efferatezza delle truppe di H<1kky Iley è tale che la generale rivolta albane:;e è più che giustificata. Eµpoi c' è una q uistione materiale cbe ha pure la sua certa importanza. Si capisce che agli Albane:-1i non potevano essere lascia.ti tutti gli antichi privilegi, ma escluderli da tutte le fonzioni governati ve, alte e ba~se, q ae;;to è stato uu po' troppo. Que::;ta e la questione µoli ti/Jareligiosa formano il snb::ltrato della rivolta. I Giovani Tur~hi sembrano non avern capito, che nutrirsi di libertà alla europea - dove c'è libertà - era per il popolo turco pigliarsi delle indigestioni. ~ questo è proprio il caso. Ritirare la Costit11zione dunque? No certo; ma s,dattarla in modo, con l'aiuto di ::rnggie od oculate autonomie, adattarla in modo che tutte le varie pop·1lazioni e razze turche se ne p >te-;sero servire, e potes::1ero profittarne. Invece data a tntti la stessa forma si compreude che c'è chi ne può usare sapientemente; e chi non Sn.- tale qual' è -- servirsene Rffatto. Di qni la rivolta nelle due provincie; rivol_ta che potrà anche essere domata, ora, dalle truppe dei Giovani Turciii, wa che serpeggerà per i! p,te:::;e, preµarandosi ad un altro scoppio, se i Giovani Turchi, corno sembra, non riusciranno o non vorranno derimerne le cause. E questo sarebbe abbandonare u11 po' del loro esagerato europeismo ed adattare la Costituzione ai popoli che la debbono vivere. Perchè questi o qnella nè in Albania nè altrove si p0tìSOno adattare. + Ha f'atto f'agotto - Il Principe Costantino, ereditario del trono di Gre~ia. è stato costretto ad andarsene, e con l11i gli altri membri della casa Reale che erano nell'esercito greco. I nodi 8tretti da tanto tempo sono finalmente venuti al pettine. A. V. disse jn queste stesse colonue del signiticà.to del pronunciame1.J.todegli ufficiali; ora dobbiamo registrare che codesto pronunciamento ft: la reazione salutare provoc/lta dal disgusto e dall'ira di sapere la Grecia mantenuta nelle deplorevole condizioni di quindici anni fa. Le sconfitte che la Grecia ebbe a subire dalla Turchia furon dovute non ::10l0alla superiorità numerica e valorosa dei 'rurchi; ma anche aila impreparazione colpevole dell' esercì to greco. E non solo , ma si accusò allora la famiglia reale, di non es:,ere addolorata per le sconfitte, anzi ci fu chi, parlando alto e forde anche ingiusto , accusò il re e::i i principi di volere quel le sconfitte per compiacere alla diplomazia europea. Nat11ralmeote la voce fu smentita; ma la condotta dei capi del!' e8rrcito greco - e 80110 i principi reali ed il re - uon è stata tale da dare la smentita dei fatti a quella voce L'esercito e la. martna della Grecia versano in condizioui deµlorevoli : u1ale a.rmati, m,ile organizzati, male istruiti; non adle➔trati cbe alla vana. parata, ed armati non per altro che per offrire p~ete.:iti di guadagno ai forni tori. E la colpa principale d: ciò ricade sul Diodoco, che era il capo dell'esercito. Il di1:,gu8to per la condotta di q nest,o indi viduo, i 1 rancore delle sconfitte patite e ltt. cortezza di patirne ancora se caso di guerra fosse: l' affare di Creta, solenne delu::;ione di tutte le speranze dei Greci, tutto ciò doveva neces~ariamente condurre alla protesta e forse a qualche cosa di pegg,o che ad un pronunciamento per chieJere la radiazione dei principi Reali di Grecia dai ruoli dello esercito: gli ufticiiili sono sta.ti modesti ! Ora si dice che la tirannia militare !:lisostituirà al disordine dell'a1uministrazione civile, e sarà disordine di un altro genere. Potrebbe ancbe darsi, anzi non facciamo difficoltà ad amtuettedo: ma di chi la coìpa ? Non gli ufricir:.li hanno creato q ue::ltOstato di cose; non il po-
RIVISTA POPU ....J. \l{E 455 polo greco ; ma sibbene la Casa Reale di Grecia ed i suoi principi. Certameote l'avvenire, per la Grecia, è molto oscuro; ma la situazione non è stata creata oggi; quello che oggi accade, la partenza del Pri!1cipe Costantino, e forse - fra breve - l'abdicazione di Re Giorgio, non sono che la risultante logica fatale, della situazione creata dal He Giorgio stesso, troppo ligio - anche contro gii intere8si del peese sul quale regna - alla politica ed alla diplomazia europea: che non e poi la più utile ai piccoli Stati. + La reazione In Spagna. - Oh ! non bisogna dubitarne. Questa voi ta monarchici e preti - i preti speciaimente - tengono bene il Ferrer fra le unghie, nè se lo lasceranno scappare come la volta precedente. Questa volta chi « gfodica e marda:. è la Commissione Marziale e questa non ha bisogno per condannare a morte di sapere la verità. Anzi le interessa proprio non sapere la verità dei fatti, e saper bene • a uella delle intenzioni: Or chi non sa che le inten- ~ioni, le opinioni di Ferrer erano tutt'altro che clericali? Chi non sa che a lui, ed a lui solo , si dev? il magnifico movimento educativo in Barcellona i:1. ed in tutta là Catalogna poi? Chi non sa chb .- 11 fondò scuole, pubhlieò opuscoli, suvvenziouò gioruf ', insegnò, parlò, agi tentando con tutte le sue forze di strappare le coscienze sp:1gnuole al giogo del prete? Chi non sa che egli volle - con tn tta la energia di cui egli era capflce - liberare i snoi connazionali ed il suo paese dalla politica vergognosa, 'I dall' abrutimento sordido resul tati dal potere dei preti? I preti - il governo dei preti in tricorno e kepl - ha rovinato la Spagna e gli Spagnoli. La più fiera e cavalleresca delle nazioni e stafa convertita da coi:1toro- in nome del loro Dio - in una nazione di pezzenti e di bruti. Ferrer voleva a codesta vergogna strappare il suo paese e colpiva alla radice ,. al clericalismo, al prete il nemico d'ogni I uce, d'ogni sapere, d'ogni civii tà. Ed i preti esnl tano ora che lo banno fra le loro diaboliche grinfie. Forse è bene ricordare. Dodici anni fa, una fiera agitazione fo promossa in Spagna dal Ferrer a favore degli incarcerati di allora nel Castello di Montjuich. Erano anarchici accusati di cospirazione e di lanciamento di bombe. Q11asi tutti innocenti dei delitti loro addebitati_ 1 ma colpevoli di es~ere anarchici ed anticlericali , anticlericali sopratutto. Ferrer svelò le nefandezze del governatore del castello, il famigerato Portas, e dinanzi alia commozione ed allo sdegno dell' Europa le porte della tetra galera si aprirono per alcuni degli accusati. Troppo tardi I Si videro arrivare a Parigi ed a Londra uomini che raccontavano orribili torture subite per la sete - giorni di digiuno segui ti da pasti di baccalà secco e salato 8enz' acqua; si videro arrivare uomini dalle parti genitali infrante 1 le unghie strappate, le piaute dei 11iedi bruciate, le schiene solcate da profonde ferite di staffile d'aeciaio. Per un'istante, fo in Europa, un fremito di commoLione ed un urlo d'ira: poi altre cure intervennero, si fece intorno ai torturati il silenzio ed i preti e governatori e governanti di S1lagna continuarono a pregare e servfre il loro truce Iddio di vendetta. Oggi paurose voci circolano di nuovo a proposito del castel!o di Montjuich : si parla di torture per far confessare i prigionieri, proprio come allora, di uomini fust;gati : un uomo è stato condotto alla fucilazione imbavagliato: µerchè? Chi è il Portas attuale? Ma la voce nera di Ferrer è solì"ocata, questa volta, dentro una delle celle Borde della bastiglia barcellonense. Fon;e in questo stesso momento , Ferrer cade sotto la fucilata dei servi di Dio e del Re. Eppure è bene lo si sappia: Ferrer nei giorni della rivolta non era a Barcellona : non prese parte alla lotta : Ferrer non era, non è mai stato un partigiano della violenza: era, è stato sempre, semplicemente un nemico del potere pretesco, un'anticlericale: un' anarchico idealista, e nella pratica e nell'azione nient'altro che un' anticlericale. Il più logico , il più fiero, il più attivo fra gli anticlericali di Spagna. Per questo i preti lo vogliono morto. La s11a parola è stata seme di messe rigogliosa , la sua o• era è stata solco profondo ne la sua terra, la Slh ;ta era apostolato; per questo i preti lo vogliono m • . Avevano cercato di ca! unniarlo e non vi erano ri 1 : t.i, troppo chiara a.Ila luce del sole era la sua vita, e v·oppo pura: per questo i preti lo vogliono morto ; egli , non servo di Dio, è con la sua vita pura una fiera rampogna alla loro corruzione. Egli insegnava leggere, a insegnava a seri vere, apri va le intelligenze alla vit··, i cuori alla speranza, i cervelli al sapere ; per guest(J i preti di Spagna lo voo-liono morto. E con lui quelli che come lui per1saro;o colpevoli dei fatti violenti o colpe.voli so o ài essere anticlericali. Ah! i preti di Spagna esultano della bella 0cca.sione che è capitata. loro nelle mani Sbarazzarsi con tanta facilità degli avversari. 01 pensa te? Fino al giorno 9 Svttembre 442 fucilati ; e la serie non è chiusa ancvra. Più di quattromila arrestati aspettano il loro turno. I combattenti non furono tanti; ma non importa; gli anticleri ali erano parecchi di più. E le ambasciate di Spagna sporgono notizie calun niose e denaro - il buon metodo pretesco che riesc1--) sempre - a carico di Ferrer, degli anticlerical" arre stati e dei ribelli presi con le armi alla mano. E sta bene I L'albero della libertà. ha biso uo di bagnare le sue radici nel sangue , prima di eé.tollere al sole la chioma gloriosa. Ma vengono poi, r,oi vengono le ore del redde 'rationem e non si dolgano allora, i preti, se la popola:.:.ione che essi hanno abrutita, sollevandosi, una volta suprema per tutte , uou saprà contro di loro ao-ìre in altro modo che quello che da loro fu insegnat~ : qui de gladio vulnerit, de gladio perit. NOI Anco~r~all'aziane ~ell'Estr~ma sinistra (Programmit,emperamentei daltri amminicoli) Luigi Lodi, il forte e· sereno polemista, non poteva darsi per vinto ed ha risposto all'articolo n'.)- stro e ad altro di Turati , col quale in qualche parte ci troviamo di accordo. . . Noi replichiamo, non per amore d1 polemica, m~ per chiarire meglio qualche punto, per ten tar_e d1 toalierè qualche illusione, senza prèoccuparc1 se an~ici ed avversarii, in buona o in mala fcJe, potranno insinuare che la nostra opera riesce di giovamento al rninister Giolitti. Luiai Lodi s'intrattiene in due numeri della Vita e dell\uticolo nostro e di un altro di Turati nella Critica sociale del 1.0 settembre. Cominciamo dal secondo per dichiélr:ir-:i in -,ran parte di accordo colla nostr~ crit'ca sull_a utilità e sulla funzione dei programmi, eh, Turatl 11:1avuto il torto d'invocare, quasi come base per la iutura lotta parlamentare. « Il programrna è, scrive « panni a cui , per lo I iù , « che, a certe ore di una « di portare ». il Saraceno, l' attaccasi appènJonu gli abiti ~agione , r esce noioso
456 RIVISTA POPOLARE « In quest' ora, per esempio, vi si potrebbe co- « modamente collocare il pericolo di un' opposizione « politica efficace, per lasciar passare un periodo « brutto dell' on. Giolitti ». cc Giacche - intendiamoci bene - nella vita parcc lamentare non si è padroni di fissare scadenze cc imp1orogabili e atteggiamenti preordinati. E' l'ul- « timo avvenimento, spesso improvviso, che deter- « mina un' azioue. L' essenziale è che questa sia cc regolata da un ordine di idee, dalle premesse cc logiche di un partito ». cc L'affannarsi prima, quando il momento opporcctuno non è ancora gìun to , la questione non è « posta , a catalogare certe enunciazioni astratte cc significa, il più delle volte, perdere il tempo a cccercare una distrazione >>. Perfettamente. Aggiungiamo qualche cosa di piu. Il programma, può essere utile, anzi è utilissimo, nei momenti di elezioni. Il programma è perfettamente inutile pa la battaglia parlamentare. Sarebbe un successo d'ilarità superiore a quello della Turlupineide se si volessero convertire all' antiministerialismo gli asserviti membri della maggioranza attuale collo sbandieramento dì un programma ..... . Un buon programma, che risponde ad alcune esigenze deila vita nazionale, può trascinare gli elettori a mandare alla Camera una maggioranza contraria al Ministero. Il programma, però , da solo non riesce efficace : perchè il paese accordi la sua fiducia a quello contrario al ministero occorre che questo abbia compiuto degli atti, che disgustino la coscienza pubblica e gli creino un ambiente morale avverso. Ancora: ii programma esercita la sua funzione dove ci sorìO non solo nel Parlamento, nrn specialmente ·nel paese, dei partiti organici e combattivi. Che cosa si può pretendere dal programma in un paese come il nostro , in cui j cittadini sono i più fieri avversari di Giolitti, ma gli elettori accorda1w il voto ai cento Cesaroni, ai cento De Bellis, ai cento Al berti Di Marzo, ai cento Francica-Nava, ai cento ascari del Piemonte , della Liguria, della Toscana che non sono oggi meno numerosi e meno spregevoli di quelli del Mezzogiorno; che deturpano la nostra vita parlamentare ; e che ad un fischio di Gioliui , del padrone , si raccolgono attorno al banco ministeriale, come tanti cani fedeli attorno ad un vecchio ed appassionato cacciatore e si danno ad un iguobile gara per leccare la mano del rappresentante del governo, specialmente quando esso è il ministro dell'interno? Il programma! Ma esso può avere valore quando chi lo deve impersonare vuole tenergli fede, deciso a vincere ed a cadere su di esso. Ma Giolitti dei programmi se ne impipa! Ne aveva uno nel 1892: la risurrezione della Sinistra colla sua bandiera, colla guerra al trasformismo, colla netta delineazione dei partiti. Era piuttosto un programma formale e senz:i vero contenuto; e in nome di quel programma, per lo appunto, tutti quelli che furono e sono radicali - i piu antichi, da Sacchi a Marcora , da Fortis a Nasi: ricordiamo ì più noti e i piu in vista, che furono e saranno ministri - si mantennero stretti attorno a Giolitti ; non se ne distaccarono nemmeno per le colossali porcherie della Banca Romana, che essi inghiottirono come cioccolattini Gianduja I Ma la catastrofe della Banca Romana lacerò il programma e costrinse Giolitti dal suo osservatorio del centro sinistro, dove visse per sette anni continui - salvo la breve fuga a Berlino per isfoggire alle manette crispine - a meditare sulla inutilità <li un programma ed anche sulla gratitudine dei deputati. Finse di ritornare ai vecchi amori pel programma, associandosi a Zauardelli per abbattere Saracco. Ma quello fu il programma massimo del momento per fare la rentrée ministeriale ed appena raggiunto lo scopo lo mise a dor :,ire. Nella quistione del divorzio , della riforma tributaria , del mezzogiorno, della scuola laica ecc. egli mostrò quali erano le sue idee chiare e precise; anzi la sua idea massima: non averne alcuna. Perciò egli nelle ultime elezioni, rinunziando ai criteri precisi del 1892: combattere gli uomini piu eminenti della democrazia ; rinunziando a quel criterio, se vogliamo detestabile, egli nelle ultime elezioni, volta a volta, nella stessa provincia e nella stessa regione appoggiò clericali e liberali e si mostrò, sinanco, correttamente imparziale nella lotta tra Santini e Bissolati; e rispettoso della libertà degli elettori in cento luoghi, volle soltanto provare che egli era sempre lui, cioè l'antico ammiratore della violenza e della sopraffazione in alcuni collegi del mezzogiorno -a Licata, a Militello , a Gioia del Colle , in qualche altro collegio. Di quest'assenza <li programma e di criterio direttivo, cui attennesì sempre, ha dato altra prova in fatto di scioptri e di esercizio della iibertà. Non ha esitato ad accordare la medaglia a Centanni e l' impunità ai malfattori elettorali di Andria , di Militell0, di S. Angelo dei Lombardi ecc. ecc.; ma ha permesso cento altri scioperi come meglio non si potrebbe nell'Inghilterra odierna ; tipico , veramente eccezionale, quello di Parma. Luigi Lodi, quin<li, generalizza , esagerando quasi sino alla calunnia, quando aflerma che la libertà manca sotto Giolitti, e che egli è l'operatore del maggiore atten- • tata reazionario, a cui dalia fondazione del Regno si sia posto mano, dimenticando che attentati analoghi e peggiori ce ne furono sotto tutti i ministeri. Codronchi, commissario straordinario in Sicilia nel 1897 informi. Perciò Colajanni nel suo discorso sul bilancio dell'Interno, per lo appunto analizzando la sua ultima tattica elettorale disse che Linneo, rivivendo, si sarebbe trovato nell'imbarazzo per classificarlo. A che poi darsi la pena di tormulare un programma contro Giolitti? Se quel programma conterrà qualche punto buono,. realizzabile e che risponde ai desideri della maggioranza o del paese egli lo farà proprio colla massima disinvoltura , senza temere dell'accusa di appropriazione indebita. Con Giolitti oramai , eh' è deciso a rimanere al governo, noncurante della dignità e del retto funzionamento di un regime sinceramente rappresentativo che ha bisogno dell'alternarsi dei partiti-e ci sono nella Camera italiana ? - e di cedere il potere quando le idee proprie vengono battute; con Giolitti che acchiappa ciò eh' è degli altri e che abbandona ciò eh' è proprio non c' è proprio che farne di un programma. E quanto parlamentarmente pervertitrice del regime parla menta re sia questa appropriazione indebita della roba altrui e dell'abbandono della propria l'attuale Presidente del
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