Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 14 - 31 luglio 1909

RIVISTA POPOLARE 373 possono ridondare a tutto vantaggio del suo partito il quale si presenterà perciò in Parlamento più numeroso. Ognuno comprenderà allora come la presenza di nomi conosciuti e stimati abbia un valore tutto speciale nella composizione delle liste ed imponga di necessità assoluta la scelta più obbiettiva dei candidati in ragione dei loro meriti, se si vuol sperare nella vittoria ». <e Con siffatte riforme l'ambiente parlamentare uscirà purific:.ito e con accresciuto prestigio, il paese porrà maggior fiducia e maggiori speranze nei suoi rappresensanti e se l'aumento del numero dei depntati socialisti darà una vivacità tutta ~peciale alla discussione parlamentare, anche questo sarà un bene. Tutte le forze del paese debbono collab0rare al grande còmpito legislativo e il miglior rimedio contro le convulsioni sociali catastrofiche è appunto la partecipazione sempre più grande del popolo alla amministrazione della c0sa pubblica, perchè in tale partecipazione é il grande calmiere di tutti i malcontenti politici e sociali. Chi ama dunque il suo paese, chi ha veramente a cuore la felicità ed il benessere delle classi popolari e della società in generale, deve apertamente e validamente propugnare l'introduzione sollecita di questa moderna e grande riforma elettorale >>. + Qualche brano dell'articolo del Caetani può far supporre che egli vorrebbe eliminare lo scrutinio dI lista. Ma che cosa sarebbe mai il collegio plurinominale se non uno serutinio di lista? Non sarebbe una novità nemmeno la ·rappresentanza delle minoranze: e' era, sebbene, imperfetta nelle legge elettorale del 1882. Col sistema Belga sarebbe meglio disciplinata perchè si trasformerebbe in sis~ema proporzionale, a quoziente per grandi collegi regionali. Ma data la scarsa educazione politica di gran parte d'Italia - e non del solo mezzogiorno - il sistema delle liste di partito non potrebbe dare buoni risultati. Noi non esiteremmo a sperimentarlo soltanto in alcune ragioni: nella Lombardi a, nel Piemonte, in Liguria, nell'Emilia, nelle Marche; e forse nella Toscana e nell'Umbria. In appresso, se facesse buona prova, si allargherebbe ad altre regioni. Lasceremmo il collegio uninominale nel resto o vi sostituiremmo il collegio regionale col diritto di votare per un solo nome come propose atra volta, se non andiamo errati, l' on. Maggiorino Ferraris. Ciò che interesserebbe maggiormente sarebbe la garenzia della sincerità del voto; la eliminazione; per quanto è possibile, della frode, della corruzione, della violenza; e cureremmo la defìnizione della corruzione, designando esplicitamente quella collettiva che spesso si fa a spese dello Stato. Il caso Tedesco nelle ultime elezioni come corruzione collettiva a spese dello Stato e quello. del principe Carovigno a spese proprie sono tipici. E mentre scriviamo non si può tacere di un duello oratorio basso e pervertitore tra i due candidati monarchici del collegio di Popoli, che come unico loro merito presso gli elettori accampano quello di avere otte nuto certa tramvia elettrica o a vapore per un grosso paese del collegio. Per le responsabilità pervertitrici dei candidati noi crediamo che non ci sia altra sprranza se non quella che può venire dall' adozione del pro!{etto Socci, che voleva rendere ineleggibili i candidati, la cui elezione veniva annullata per corruzione o per qualunque altro illecito atto. Noi arriveremmo a sospend..!re il diritto elettorale per un dato tempo in quei collegi, le cui elezioni venissero ripetutamente annullate. Non si dovrebbe dimenticare il tentativo di reprimere l'azione preponderante ed illecita dal governo. E così qualunq11e candidatura ufficiale come quella di S. Angelo dei l amba rdi, per esempio dovrebbe essere annullata. E chiudiamo queste osservazioni notando che il progetto Caetani, che ha ottenuto tanto largo consens0 d'interessamento presenta una deficienza notevole: non, si occupa dell'all?,rga.mento del diritto elettorale. Perciò più completo e più razionale quello Mirabelli, che s'impernia sul binomio: suftragio universale e rappresentanza proporzionale. ••Noi non sapremmo accordare il voto a coloro che non sanno leggere e scrivere per quanto il deputato repubblicano di Ravenna difenda vigorosamente il loro diritto; ma accordandolo a quanti sanno farne domanda scritta di proprio carattere noi siamo sicuri che si compirebbe non solo un atto di giustizia ma si porterebbe un contributo importante alla rinnovazione politica italiana; ben più importante che non potrebbe essere la semplice adozione del voto proporzionale a sistema belga. + Noi non siamo tanto ottimisti quanto lo è l'on. Caetani sugli effetti della sua progettata riforma, sopratutto perchè siamo convinti che l'ambiente generale italiano, in alto e in basso, tra gli elettori tra gli eletti e sopratutto tra i governanti, è tale che le riforme esteriori ottime devono far cilecca per colpa degli uomini. Sono dunque inutili le riforme le~islative? Tutt'altro. Ma non se ne deve sperare e non si deve fare sperare agli altri più di quello che 'esse immediatamente possono dare. Non si deve farlo· so pratutto sperare agli altri pcrchè gli effetti psicologici delle <lisillusioni sono disastrosi in politica. Tutto ciò che spera l' on. Caetani non si può ottenere dalla sola riforma elettorale quale egli l'ha concepita; la grande trasformazione politica da lui auspicata non può essere che il lento risultato di molte altre riforme e sopratutto di tutte quelle che si avvicineranno sempre di più al regime federale o al massimo decentramento. Gran parte della degenerazione del Parlamento e della vita politica it::Jliana deriva dall'azione e reazione che esercitano tra loro gl'interessi locali e quelli generali, dal lavoro affrettato e incomposto cui il regime attuale condanna tutti gli organi centrali costringendoli ad occuparsi di cose che meglio sarebbero trattate alia periferia, dalla necessità cui sono costretti gli uomini di fare indebite concessioni sulìe questioni d'interesse generale per verlere soddisfatti legittimi interessi locali. La Rivista Jaurès e Clemenceau (Ipocrisia e menzogne patriottarda) « La Ragione ha commentato immediatamente la caduta del Ministero Clemenceau. Ma non mi sembra fuori proposito tornarvi su; e lo faccio volentieri dopo la lettura dell'articolo di Jean Jaurès sullo stesso argomento che trovo nell'ultimo numero pervenutomi dell'Humanité (21 luglio) >>. <e Tale lettura mi ha prodotto un senso di pena e l'articolo del grande oratore socialista mi è sembrato indegno del suo autore, pe rchè è tutto un omaggio all'ipocrisia patriottarda ed in contraddiziòne colla meravigliosa can pagna, che da parecchi anni con~duce Jaurès e che in certi momenti lo ha fatto calunniare dai nazionilisti francesi come un nemico della Francia ». « Jean Jaurès intitola il suo commento immediato

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