384 RIVISTA POPOLARE pazientano, scattano, si rassegnano, si ribellano, caso per caso, come tutti noi che mangiamo pane e vestiamo panni sopra la· terra ; che attorno a loro circola I' aria, s' allarga il pae - saggio, sorg0n le case, passano, vivoi:-o, agiscono i loro cari, gli amici, i colleghi, gl'indifferenti, gli sconosciuti , la molti tudine, tutte le forze note ed ignote , naturali ed umane, in dividuali e sociali. E qui dovrei ripigliare il racconto: ma mi farebbe male; e commetterei anche, come critico, una cattiva azione, perchè lo storpien:i e gli toglierei tutto il suo bd rilievo , tutto il suo luminoso colore, tutta la sua forza di seduzione artistica. Chi vuol saperne di più, legga l'originale." Ripeto: Pietro MicheH, 11 Ribellione », editcre Lapi, Città di Castello. Vogliamo sentire dei versi, ora? Eccone: qui, infatti, sono su-perAui i giudizi: un sonetto o una ballata ben scelti bastano al lettore arguto per farsi da sè medesimo un'idea del poeta; e s'intende, che io non fo l' onore ai poetastri di trascrivere con la mia penna i loro oltraggi alle Muse : sicchè , la semplice trascrizione è già prova del mio giudizio favorevole. Ecco che corndice «A un pescatore» un giovane che promette bene, Renso Mannonl : , Oh, te felice che prepari insidia agli abitanti dell' equoreo regno I Sembra il tuo gesto solitario degno di figurar nell'opera di Fidia, quando seduto in appa .. rente accidia , o , ritto a prora del tuo fragil legno , con la subdola rete cogli il segno. Provo per te quasi una folle in vidia, se avvien che stanco nelle molli sere alla dimora umile tu rieda con il tesoro che giammai disperdi: mentre nel nrso vano io so di avere imprigionate un 'irrisoria pn:da di viscide meduse e d'alghe verdi a. L' artista, si vede, è inesperto ancora : ma e' è. E il suo piccolo quaderno, stampato dal Fossataro di Napoli, s'intitola PROCELLA.RIE. Più maturo nella tecnica è Giovanni Ballotti: traggo dal suo fascicolo fuori commercio, MEDA.GLIE E FIGURAZIONI(Ge nova, Tipografia Carlini) questa u Pri navera »: « La primavera eh' entro mì dormìa ali' alba si sentì, piano, chiamare, come se una sorella nella via le r:petesse il suo dolce cantere (Fiore della mia via, malinconìa, mare ignorato in cui volli affogsre, una carezza ancora su la mia giovinezza vedrai dun· que passare?) Era la bella mia. Passava, un poco sollevando la veste, ove il giardino tracce di fango avea c.iei dì recenti; e tutto mi parea ridere al loco dov' ella vive : fino il vento, fino queste pupille mie sempre ,lolenti n. E da BATTAGLIEE TREGUE di Attilio Canilli ( Napoli ' Paravia) tolgo quest'ultimo sonetto su la « Gioconda >l del Vinci: << Se, anche un poco, a mirar teco m'attardo l'impassibile Sfinge che m' affisa di fondo agli occhi di madonna Lisa, non già ch'io n'abbia pace, o Leonardo; chè anzi l'ombra di cui tutta è sorrisa e le accende d' un freddo lampo il guardo, rinnova in cor ombre di sogni ond'ardo, miraggi per cui l'anima è divisa: sì, compreso d'un trepido sgomento, più divoto ai misteri m'inizio di quest'arte che t'è gioja e tormento , e puro m' apparecchio al sacrifizio , col placato mio spirito content_o, cinti i lombi dell'aspro tuo cilizio •. E d'altre cinque raccolte di versi, basta l'annunzio: perchè, anche se in qualcuna v' è del sentimento vero, l'arte in nessuna esre dall' ordinario, dal comune, come inspirazione, dal mediocre, dallo scolastico, _come espressione. E sono : NEL RIPOSO, di Celio Vibenna, Torino, s. T. E. N. ; MATER, di Angelo Maria Tirabassi, (Palermo, Sandron), al quale consiglio di leggere « Madre » di Giovanni Cena ; .... ET ULTRA,di Enrico d' Erga (Torino, S. T. E. N.), rime postume che gli amici avrebbero forse meglio fatto a non mettere in commercio , riconoscendo essi stessi che I' autore ne avrebbe soppresse parecchie e rivedute ed emendate tutte le altre , se un male implacabile non l' avesse prostrato nel fior degli anni ; DOPO IL DOLORE,di Antioco Zocca (Tip. Rivetti, Chiari) e PER LA CITTÀ DISTRUTTA, di Tommaso Cannizzaro, (Tip. del Popolo, Catania), che sono, a proposito della catastrofe calabrosicula e dell' insipienza e malavoglia· di chi doveva e poteva alleviarne , e abbreviarne le conseguenze , lunghi articoli di giornale, rer,riminazioni, disquisizioni, invettive, polemiche,. ciarle, un po' religiose, un po' amministrative, un po' morali, un po' politiche, ma poetiche no di certo. E allora ....• bastava la prosa , la terribile prosa , aspra e flagellante, di Napoleone Colajanni. Per la poesia, ci sarebbe voluto il Carducci. Chieti. MARIO PILO ~IVl5T A [)ELLE ~IVl5TE Andrew Wingate: Il Governo Indiano (,).-Malgrado tutto ciò che gli agitatori dicono contro il governo inglese ogoi persona di buona fede deve riccinoscere che il governo Britannico ha dato tutta l'opera sua a liberare le classi basse della popo'azione dalla oppressioni? delle classi più alte. Le coste mantenute dai Bramini , la costa più alta degli Indu, che costituiscono il nucleo , della opposizione agli Inglesi , e che sono potentissime hanno sempre ndiato gli Inglesi per la protezione da loro accordata alle coste inferiori ed ai Parias. [l governo Inglese dell' India rappresenta il cuore e gli ideali di una nazione Cristiana, e quantunque non se ne faccia parola , con le sue leggi e le sue opere spande la conoscenza del Cristo, di modo che fra i trecento milioni di anime che abitano l'Impero Orientale non vi è una sola persona che non sia stata costretta a dimandarsi: che cos'è questa nuova cosa? Durante le carestie ha fatto il possibile per sfamare i poveri con carità regale, con un metodo ed una organizazione scono - sciuta netta !'toria del!' India. Quando il colera , la peste, le epidemie vengono a flagellare la popolazione il governo corre ai ripari con i medici , le infermiere , le medicine , con tutti i mezzi messi a sua disposizione dalla scienza. Ospita negli ospedali i malati , ha disposto asili per i lebbrosi sparge dovunque i benefici della civiità. [I governo Britannico tende una mano soccorrevole alle moltitudini fuori della legge indiana; ed aiuta le neglette povere tribù. È il terrore della oppres - sione e la sua giustizia non ha riguardi e rispetti pe, nessuno. La sua amministrazione è incorruttibile , le sue leggi sono eque, ed i suoi benefici sono sparsi egualmente su tutti. Dopo tutto mette d'accordo i più intelligenti Indiani con le possibilità della loro idealità, gli difende contro la vergognosa oppressione delle lo"ro donne , delle loro ragaz1.e , delle loro classi inferiori, e contro l'egoismo che ha regolato la condotta delle loro alte coste. Gli Inglesi nel!' India non hanno mai perduto la speranza. Essi .sono coscienti della loro altissima missione e con l'aiuto di Dio sperano di compierla. C'è un sentimento nazionale che essi si sforzano di promuovere. Scambio di pensieri lo si è potuto ottenere fornendo il popolo di un mezzo comune ed identico di intesa , la lingua Inglese. Nelle nostre scuole , nei nostri collegi noi ci siamo sforzati di insegnare agli Indu di pensare in un medesimo modo. Noi abbiamo in- (1) Questa è una campana ben diversa da quella che il maggior numero degli Indianisti , ed anche dei radicali e so· cialisti In~lesi fanno suonart! ; ben diversa da quella che Dhingra ha fatto squillare davanti ai suoi giudici, nondimeno ci è sembrato giusto far conoscere ai lettori anche ciò che vorrebbe essere il rovescio della medaglta. N. d. R.
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