RIVISTA POPOLARE 375 combattuto contro tali ipocrisie e menzogne patriottarde, a dare addosso, ricorrendo alla menzogna e aìla ipocrisia, a chi è rimasto vittima della verità proclamata. >> + Sin qui l'articolo che riproduco della Ragione (N. del 26 Luglio), cui lo mandai appena letto nel1' Humanilè il giudizio che Jean Jaurès dette sulla caduta di Clemenceau. Lo riproduco, perchè in questo momento di recrudescenza di retorica patriottarda mi pare utile ed essenzialmente educativo che i lettori d,Jla Rivista, che non tutti sono quelli della Ragione lo conoscano; lo riproduco altresi per rilevare le insolenze delle guaii, mi ha gratificato l'Avanti, che sarà rimasto scandalizzato dell'audacia di un misero mortale come me, che ha osato parlare il linguaggio dell:::. verità ad un compagno, sacro ed inviolabile come deve considerare Jéan Jaurès. Premetto che l'intervento del giornale socialista italiano non sarà stato determinato da! solo sentì mento della solidarietà tra compagni, ma un poco perché dalle mie parole si sara sentito colpito dircttame nte. Infatti mentre io da Napoli mandavo l'articolo al giornale repubblicano di Roma, l'Avanti pubblicava come cosa propria l'articolo del socialista franc~se. • L'Avanti nello interesse proprio e in quello dì Jaurès avrebbe potuto dimostrare che io ero caduto in errore e che quindi i miei giudizi erano ingiusti; e dimostrato che erano tali avrebbe potuto scaravantarmi addosso tutte le insolenze possibili e immaginabi_li. Che cosa fece esso invece? Tout court senza nemmeno tentue la minima difesa dell'articolo di Jaurès, che aveva suscitato il mio sdegno proclama in un commento ai telegrammi da Parigi che la mia è una dìatriba storta, furiosa e volgare ..... Ringrazio il redattore del giornale socialista italiano, della relativa moderaz.ione negli aggettivi affìbbiatimi. Egli avrebbe potuto essere più spicciativo annunciando semplicemente, che avevo ricevuto uno chèque da Clemenceau per rispondere a Jaurés. + Se l'Avanti si fosse limitato _a dichiarare volgare e furiosa la mia diatriba, non avrei protestato. So oramai per lunghissima esperienza che la verità viene dichiarata furiosa e volgare da coloro cui riesce amara. Ma sto1·ta? Ah! questo poi no. Quando si condanna come storto un giudizio e' è il dovere di dimostrarlo tale. E l'Avanti ~i è astenuto religiosamente dal tentare tale dimostrazione. Se volessi, quindi, seguirlo nell'uso degli aggettivi spregiativi potrei appioppargliene qualcuno più severo e forse più meritato di quelli regalati a me. Non userò del diritto di ritorsione e preferisco aggiungere qualche altro dato e qualche altra considerazione per provare che fui giusto e sincero nella critica del giudizio di Jaur~s. + Inverto l'ordine delle osservazioni esposte primitivamente nella Ragione e qui comincio dal rilevare che il ricordo di Clemenceau, che suscitò la indignazione ipocrita dei patriottardi francesi fu opportunissimo, poichè c' era una vera preparaz.ione per favorire il ritorno al potere di Delcassè, di cui è uscita in un volume a lui dedicato la più smaccata apologia (I) ; di quel Delcassè , che secondo un altro socialista francese aveva elevato all' altezz.a di una istituzione naz.ionale, quella polizia russa tìe- (r) André J\levil: D~ la paix de Francofort à fa Conference d' Algesiras. Plon. Nourrit Ed. Paris. 1909. ramente flagellata da Jaurès e che Clemenceau proprio alla vigilia della caduta, aveva dichiarato che non avrebbe più tollerato in Francia. In quanto :lll'azione all'interno spiegata da Clemenceau, e che· io non avevo interamente approvata nella Ragione, c' è da aggi ungere che non fu piccolo merito di Clemenceau <li avere attenua:a la grave situazione del mezzogiorno accordando udi enza al famoso Marcelin Albert al grottesco condottiero dei viticultori; e disarmandolo con un meschino biglietto da 100 lire. Al rancore di J aurès contro Clemcnceau - rancore che non rappresenta forse un sentimento pro• prio, ma che gli viene imposto da quell'amalgama strano che in Francia si chiama unificazione del socialismo - si può cercare ìa giusti fìcazione nel riGuto dell'ex ministro dell'interno di ria:nmettere in servizio i postlegra{ìci agli ordini Pataud e del sindacalismo rivoluzionario. Il rifiuto si potrà farlo ritenere tanto più crudele e capriccioso in quanto il sabotage negli uffici posta li e telegrafici con una maligna insinuazione dai loro amici e se mal non ricordo dallo stesso Jaurès è stato attribuito agli agenti provocatori· del governo ... Ma non sempre le insinuazioni più calullniose hanno fortuna. E questa gravissima eh' era stata lanciata contro il governo di Clemenceau ebbe tagliai.e le gambe da chi più disonestamente la sfruttava. E' stato Hervè, il sindacalista anarchico nemico della patria, di cui Jaurès non approva .lcteorie, ma che pure va compreso nei ranghi del socialismo unificato; é stato Hervè, ripeto, che appena aperta la successione del potere nella Guerre sociale ha dichiarato di sapere da buona fonte che l'organizzazione secreta, che ha dato il segnale del sabotage dei fili telegrafici, ha invitato tutti i rivoluzionari a sospendere le loro operazioni sino a che si conosca quale sarà l'attitudine del nuovo ministero verso gli ottocento postali revocati ..... Il linguaggio di Hervé lo avevo appreso da un articolo del Temps; perciò ero dubbioso della sua esattezza. Ma ogni dubbio è cess:ito dopo l'intervista accordata dal direttore del la Guet-re sociale al corrisponàente parigino dell'Avanti ! Alla domanda se i sindacalisti rivoluzionari muteranno attitudine verso il ministero Briand, Hervé rispose : « Certo « su qualche punto muteranno rona. Così, pe1· esem- <c pio, verrà abbandonato il sabottaggio dei fili telecc grafici per· non rendere difficile la posizione dei <e compagni revocati ... » (Avanti del 30 Luglio). Si poteva più apertamenie contcssare chi er.1no i veri responsabili del sabotage, verso i quali s'invoca ancora la clemenza, che Jaurès eufemisticamente chiama detente? E non è lo stesso Hervé a ricono:,cerc che per ottenere la detente nel~o interesse dei revocati, si doveva smettere da quell'azione criminosa continuata sotto il mtnistero Clemenceau? + Nell'articolo della Ragione, riferendomi agii onesti e coraggiosi consigli di Morgari per rendere sempre più rari i massacri, che fatalmente si ripetono quando i lavoratori ricorrono alla violenza anche a Jifesa di una giusta causa, ricordavo che sino a tanto che certe leggi ci sono b_isogna farle_ rispett~re.. . Ora a conforto d1 questa mia conv111z10ne m1 piace riprodurre il pensiero enunziato da un ~ocialista rivoluzionario precisamente a proposito della detente invocata da Jaurés. 11 Rappoport, infatti, nel Socialisme 'di Guesde (24 Luglio) scrive: « Al posto di Ciemenceau, ogni altro ministro a- <c vrebbe agito ugualmente. Nessun governo assister~ c.c mai da spettatore divertito e disinteressato agh
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