Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 13 - 15 luglio 1909

340 RIVISTA POPOLARE ferocemente nemico, e che le rimarrà nemico anche quando per il logico e fatale svolgimento dei fatti umani si sarà. reso indipendente. E l'InghiltetTa pagherà cosl doppiamente il fio della propria cocciutaggine e del proprio egoismo. E non sarà che giustizia. Un'ultima osservazione. Non si creda che ci sia esagerazione nelle accuse di Dhingra: furono formulate e documentate dagl'Inglesi più eletti; più da recente da Hyndmann , come a suo tempo rilevò la nostra Rivista. + Altre leggende di razze ohe soomparlscono. La superiorità del Giapponesi. - Quando cominciava a declinare la leggenda della superiorità del1a razza anglo-sassone, rappresentata par• ticolarmente dal popolo inglese e dal popolo tedesco, per colqro che hanno bisogno di .ammirare superlativamente qualche individuo o qualche popolo, si tece avanti la superiorità dei Giapponesi , sino a poco tempo fa considera.ti come un popolo di scimmie gialle più che di uomini. Ad essi furono attribnite tutte le virtù ; e ne avevano spiegate bellissime tanto nelle tre guerre combattute dal 1894 in poi contro la Cina e contro la Russia quanto nella vita pubblica nazionale e nella vita privata. Al solito si disse che erano caratteri di razza e non della fase di evoluzione nella quale si trovano. Molte di queste virtù reali o immaginarie fallirono non appena essi poterono agire da conquistatori. E nella Corea si mostrarono avidi, brutali, dispotici .... come gl'Inglesi, come i Francesi, come gli Spagnuoli, come i Russi, come i Tedeschi. Ora il telegrafo ci annunzia da Tokio che parecchi, - ventitrè I - deputati giapponesi sono stati condannati per corruzione : essi contro compenso pecuniario furono convinti di aver votato in favore di una legge che instituiva il trust dello zucchero. A loro favore si può dire che nel Giappone ci sono ancora dei giudici, che condannano i corrotti, mentre in Italia non se ne trovano per procedere contro i Ministri , che hanno conchiuso le Convenzioni Marittime ..... Ma temiamo che anche nell'Impero del sole Levante si arriverà alla fase delle impunità dei corrotti e dei corruttori.. .... + La questione di Creta - Dunque le quattro potenze protettrici hanno deciso per il manteni 1oento dello statu, qu,o a proposito di Creta, e la decisione è saggia. Certo questa di Creta è una delle questioni più ardue e pericolose della politica Europea. È un fatto che tosto o tardi le aspirazioni dei Cretesi e dei Greci, aspirazioni che sono state consacrate dal sangue, dovram10 essere realizzate , ma realizzarle significa sottrarre Creta al dominio turco. Vero che questo dominio non è che nominale, ma anche a quest'ombra il Governo ci tiene , e non tanto per seria convinzione quanto per opportunità.. Già quando l'Impero Austriaco si prese la Bosnia e l' Erzegovina in Turchia fu un violento fremito di ribellione, ed il nuovo regime, allora allora instaurato ne tremò su le sue basi. Dovette subire, senza reagire la violenza brutale, ma appunto per ciò non conviene ora al Governo Ottomano lasciar fare uno strappo di più al territorio e permettere che Creta torni , come del resto sarebbe giustizia e diritto alla Grecia. Più tardi il momento potrà essere più propizio ed allora senza timore di vederglisi ribellare contro tutto il popolo, offeso nella sua dignità di- conquistatore, il Governo ottoma110 potrà lasciare che Creta torni ad estiere, com'era, una parte del regno di Grecia. Aspettando questo tempo le potenze protettrici hann{) saggiamente operato, decidendo di mantenere lo Statu quo. Ed i Cretesi ed i Greci sembrano essersi rassegnati al fato. Del resto è questa la sola via che loro rimane per non ricadere sotto il giogo turco. La Grecia non è abbastanza forte per tenere il campo contro la Turchia, e neppure l'aiuto di Creta le basterebbe a non subire rovesci che non sarebbero forse cosi innocui come dopo la recente gncrra Greco-turca del 1897. Ma chi assnme un atteggiamento assai pericoloso è la Turchia. Il governo Ottomano ha iniziato mobilizzazioni, ha ammassato moltissime truppe nei pressi della frontiera Greca, ed ha fatto capire che non intende affatto rinunziare alla antica preda. Il pericolo sta tutto qui. NOI Leconvenmzioanrittime Poche parole sulla fine della discussione delle convenzioni marittime , di cui si occupò con tanta competenza il nostro Nauta nella Rivista del 15 Giugno. Il progetto che importava per l'Italia una spesa di oltre 500 milioni e il vincolo di un quarto di secolo per la sua vita marinaresca e commerciale fu demolito pezzo a pezzo, spietatamente, inesorabilmente da uomini di ogni parte della Camera; di Destra e di Sinistra estrema , e del Centro ; tra. gli oratori più formidabili non mancarono i ministeriali ardenti, come l' on. Ancona; e gli_ assestò colpi vigorosi il vice ammiraglio Bettolo. Chi sorse a difendere la legge contro le critiche schiaccianti di Sonnino, di Nitti, di Marcello, di Foscari, di Ancona, di Colajanni, di Ciccotti, di Ferri; contro la requisitoria insuperabile di Pantano , che fu il vero Deus ex machina della opposizione ? Nessuno, proprio nessuno I Eppure il governo contava sopra una maggioranza di 60 o 70 voti; nè s' ingannava, nè esagerava. Egli è che erano presenti tutti i deputati eletti coi metodi che sono cari all'on. Giolitti, quei deputati, che nulla _sanno e nulla vogliono sapere; e che sono staffieri dei ministri anzi chè rappresentanti del popolo. Il governo era sicuro di vincere ; ma il giorno 8 Luglio con sorpresa generale esso scappò e rinviò la discussione a Novembre. Ciò che l'opposizione dapprincipio invano aveva chiesto. Quali le ragioni di questa improvvisa e imprevedibile risoluzione? Parecchie ipotesi si accampano. Si dice che l'on. Giolitti sia rimasto impressionato dalle critiche che contro il progetto si appuntarono; si sospetta che egli abbia acquistata la convinzione di non poter condurre in porto la legge : dagli ascari era sicuro di ottenere un voto di fiducia pel passaggio alla discussione degli articoli, ma non sperava di trattenerli in Roma per tutto il mese di Luglio e forse per quello di Agosto e resistere alla tempesta degli emendamenti sostanziali, e non ostruzionistici, preparati da Pantano e dall'Estrema sinistra. Ma ciò che dovette maggiormente decidere l'on. Giolitti alla fuga , che in qualunque altro paese equivarrebbe al suicidio ministeriale , con molta pmbabilita ddvette ]essere la quistione morale messa innanzi da Colajanni e da Pantano.

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