Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 13 - 15 luglio 1909

354 H.IVISTA POPOLARE 19,363 e nella seconda regione 4,595 per 100 mila abitanti. Si può adunque, ragionevolmente negare la cor• relazione esistente tra la passività economica e la delinquenza? Ora è lecito da ciò dedurre delle conseguenze in favote dell'una o dell'altra teoria antropo-sociocriminologica, che contendono tra loro per la determinazione dei prevalenti fattori della delinquen za? L'argomento è così grave e complesso, che soffermandoci a luogo su di esso usciremmo dai limiti e dall'indole della presente disamina. Diremo soltanto che i dati sembrano dar ragione più alla scuola socio-criminologica che ritiene prevalente l'efficienza criminosa dei fattori economicosociali, anzi che alla scuol:1 antropo-crimi11ologica che sta per la prevalenza dei fattori fisici, etnici e antropologici. Veramente il Lombroso non ha mai negato la esistenza di un'azione criminogena dell'ambiente economico sociale, ed ha temperato sempre più l'esclusivismo della sua teoria, scrivendo che il delinquente è spesso un ammalato irrespon~abile, mentre pure aveva affermato che il delitto appare, così dalla statistica, come dall'esame antropologico, un fenomeno, come direbbero i filosofi, necessario come la nascita, la morte, i concepimenti. Sebbene le divergenze dottrinali fra C. Lombroso e N. Colajanni, siano sempre più lievi, pur tuttavia occorre notare che quest'ultimo com batte strenuamente le dottrine lombrosiane, criticando soprattutto le teoria della razza, di cui il più vivace e fervido sostenitore è Enrico Ferri; e pare che i risultati della nostra indagine s.,.uffraghino maggiormente la teoria dell'illustre criminologo dell' Università di Napoli. E del resto, trattandosi particolarmente di reati contro la proprietà, è tanto più evidente l' influenza dell'ambiente economico-sociale. A ragione, dunque, scrive Augusto Graziani che, quanto alla delinquenza, se le condizioni economiche non bastano a determinarla e nemmeno a spiegarne lo svolgimento, è incontestabile che su di essa hanno efficacia signifìcantissima. A prescindere pure dall'osservazione che i caratteri fissi, i quali vorrebbero riscontrarsi nel delinquente, sono di sovente l'effetto della miseria prolungata, del duro lavoro compiuto dalle donne durante la gravidenza, dell'alcoolismo e di altri elementi che adducono o preparino una profonda degradazione, e che si riannodano a circostanze o condizioni economiche, può constatarsi che i reati contro la proprietà aumentano, quando scarsi sono i prodotti necessari alla sussistenza ed elevati sono i loro prezzi, o quando le classi numerose sono afflitte da crisi economiche, o, più esattamente, dalle loro orribili conseguenze, tra cui una delle più importanti è appunto la passività economica. M.t non basta. Noi abbiamo fin da principio, osservato che la delinquenza nei soggetti economicamente passivi può riguardarsi dal punto di vista subbiettivo e da quello obbiettivo. Ebbene, finora abbiamo esaminata la criminalità nella popolazione inoperosa soltanto dal primo punto di vista. Ora invece, occorre accennare rapidamente alla delinquenza negli individui economicamente passivi riguardata dall'altro punto di vista, d-1 quello obbiettivo, in quanto cioè essi siano obbietto di atti criminosi. E come dimostrerò nel libro citato, trat- • tando degli effetti del parassitismo umano, l' efficacia criminogena della passività economica in senso obbiettivo si estende a varie e gravi specie di reati, poichè gl' individui indipendenti cercano ~ssai spesso, con mezzi violentemente criminosi di sopprimere i parrassiti umani a sr,ese dei mezzi di sussistenza. E non solo i parassiti per passivìtà economica volontaria, ma bensì ancora quelli per impossibilità fisica e sociale di lavorare formano obbietto degli atti criminosi della popolazione indipendente. E' vera men te doloroso il constatare che solo per non dare il sostentamente gratuito ad un uomo gli si tolga la vita ! E' doloroso il constatare che tra gli uomini anche non appartenenti alla mala vita trovi larga applicazione la massima proclamata dalla mafia: a cu ti leva fu pani, levacci la vita I Ma ciò che desta più orrore è il fatto, da noi luminosamente dimostrato, che appunto gl'individui economicamente passivi per ragione di età e specialmente i fanciulli inermi danno il più largo e penoso contrìbuto, in ogni paese, al numero delle vittime immolate dalla popolazione indipendente I Ed è sorta così una professione terribile, una professione innominabile, quella delle faiseuses d' anges, di cui abbiamo descritto le pratiche vergognosamente criminali per produrre la morte di tenere creaturine innocenti. Se noi, quindi, deplorammo vivamente la delinquenza dei minorenni, dobbiamo ora con tutte le forze dell'animo nostro bollare col marchio dell'infamia questa forma orribile di criminalità omicida contro i minorenni, affidati da genitori snaturati a megere assassine, che danno loro, inesorabilmente la morte. Di guisa che questo problema della delinquenza contro i fanciulli non é meno interessante dell'altro, che abbiamo rapidamente esaminato della criminalità dei fanciulli, poichè - giova ripeterlo - la morte dei ragazzi rappresenta una perdita vera e propria per la società, poichè nella loro breve esistenza consumarono soltanto, senza nulia produrre, e senza essere in grado di restituire alla società le spese di allevamento per essi sostenute. E se la statistica ci mostrasse l'indice degli orni• cicli, avvenuti per il parassitismo delle vittime, si vedrebbe a chiara luce l'entità non lieve del numero degli uccisi sol perchè viventi a carico di persone che non vollero o non poterono mantenerli. Ed anche in questa correlazione, dal punto di vìsta obbiettivo, tra la p ..s. sività economica e la delinquenza, si nota in alto grado l'efficacia ,.:riminogena del fattore economico-sociale. Sicchè adunque, l'aumento della popolazione economicamente passiva coincide, non solo con l' incremento del parassitismo umano, e specialmente della forma più penosa di esso: l'indigenza assistita, ma ancora con l'aumento della delin 1uenza in genere, e specialmente dei reati contro la proprietà. Conviene quindi - anche per questo riguardo - favorire l'aumento e il miglioramento della popolazione economicamente attiva. Occorre più largo lavoro, bene rinumerato. Non è con le repressioni - diceva giustamente il Ruiz - che si può sperare una diminuzione della criminalità, sibbene da sapienti leggi sociali, dal miglioramento economico dei lavoratori, senza cui non potrà aversi il miglioramento morale I E' il lavoro, è l'attività economica che redime l'uomo, a patto che sia rispondente alle idealità umane ed equamente rimunerativa! L'operosità costante e ben rinnumcrata redimerà i delinquenti dal vizi), dall'ozio e dalla criminalità; è grande la forza purificatrice del lavoro. Non erravai:po, duny_ue, affermando che il fenomeno stùdiato è degno della massima considerazione: esso interessa vivamente non una nazione soltanto, ma tutta l'umanità. Ed in vero, come dice il Lena, se ci sono dei

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