KIVlSTA POPOLAH.E 351 L'alcoolismo, dunque, fa più danno e vittime della tubercolosi e della sifilide. Colpisce il p~dre e poi, la sua discendenza, finché non la distrugge, ma durante le tre o quattro generazioni che gli occorrono per compir l'opera di dis,ruzione, ha creato in gran quantità infermi, folli e delinquenti, ossia è stato causa di rovinosa passività economica e conseguentemente di criminalità. Lo stesso si può dire della passione al giuoco, che il più delle volte distoglie l'uomo dal lavoro, seducendolo col miraggio di un'improvvisa ricchezza. Febbre di stolta speranza, che si rinnova ogni settimana, diceva il Tommaseo, riferendosi al giuoco del lotto, fa vaneggiare la povera plebe. Il giuoco, secondo G. Fovel. ~enera per le emozioni che eccita il disgusto al lavoro o alle abitu• tudini regolari; è spreco di tempo, esalta le passioni e, per le querele che suscita, è fomite di gravi reati. Analogamente si esprime l'autore della Medicina del pauperismo, discorrendo specialmente del giuoco del lotto. Esso lusinga il povero di poter arricchire altrimenti che con la fati-:a e così, distogliendo l'uo · mo dal lavoro, fonte vera della ricchezza, lo abitua &ll'ozio e alla criminalità. Perciò, quindi, la tendenza al giuoco, generando e consolidando spesso la mancanza di volontà di lavorare, e quindi la passività economica, è causa anche di delinquenza. E se, d'altra parte, non errava la sapienza popolare, affermando che l'oziosità genera ogni specie <li vizi, è logico che 'specialmente gli oziosi volontari appartenenti alle classi sociali inferiori e segnatamente i falsi mendicanti, i vaga_bondi, le prostitute, ecc. abbiano la tendenza a bere e a giocare ed in genere vivano nell'intemperanza e nella dissolutezza più bestiale. Si ha così un r pporto di reciproca causalità tra l'inoperosità volontaria, il vizio e la delinquenza. Ma non solamente gl' individui volontariamente oziosi, bensì ancora quelli che noi abbiamo classificati nelle altre due grandi categorie. di soggetti economicamente passivi danno il loro largo contributo alla criminalità. Sebbene sia ceno che non vi è alcun mestiere o alcuna professione immune dalla delinquenza, pure deve convenirsi che ques_ta è mini ma fra coloro che attendono ad un mestiere o a una professione, ossia ira tutti quelli che appanengono in genere alla popolazione economicamente attiva. E ciò - come osserva Thomas Speed Mosby - è vero anche per le donne. Le donne delinquenti non sono reclutate fra le ragazze che lavorano, di regola si tratta di donne dedite all'ozio. Le statistiche delle carceri e delle case di correzione dimostrano che il periodo della vita umana che fornisce la massima delinquenza è·quello com• preso tra i 20 e i 25 anni, ossia nell'età più idonea al lavoro. Ed invero dal 60 al 70 per cento dei delinquenti, che essendo in massima parte atti al lavoro dovrebbero conoscere un'arte o una professione, ignorano completamente qualunque mestiere. In Francia, le statistiche giudiziarie, che comprendono un periodo di oltre ottant'anni, mostrano Lhe su 100 mila individui appartenenti alla medesima classe, sono stati sottoposti a procedimento penale: agricoltori 8, esercenti professioni libere e !)Ossidenti 9, lavoranti vi campagna 14, commercianti 18, domestici 29, persone senza occupazione fissa 405. Ed è più alta ancora la .proporzione dei delinquenti senza professione, rivelataci dalle noti 1 ie complementari della statistica penale. In America, poi, i dati che si hauno sulla criminalità conducono a ritenere, c·ome cosa sicura, che in genere il delinquente americano è un pro-- dotto della passività ecrmomica. Il censimento degli Stati Uniti del 1890 ha mostrato che su 52,894 condannati, 31,894 erano individui economicamente passivi, che non conoscevano alcun mestiere. E così pure, tra i condannati, che vengono rinchiusi nel più grande stabilimento penitenziario degli Stati Uniti - nel quale sono costantemente internati più di 2000 individui - circa jl 65 per cento, al mo• mento del loro ingresso, sono ignari di qualunque mestiere. In alcuni penitenziarii la percentuale dei soggetti economicamente passivi, tra i delinquenti, è ancora più alta. E perfìno la passività economica per speciali condizioni llsiche, dovute all'età, ha la sua azione perniciosa sulla delinquenza. E se addolora il fatto della spaventosa criminalitd nelle persone adulte, è orrendo il raccapriccio che desta in noi la delinquenza dei fanciulli. 11 minorenne ozioso non è altro che l'adulto economicamente passivo in via di formazione. 11 ragazzo che vien lasciato crescere nella più deplorevole passività economica, senza che gli sia insegnata un'occupazione qualsiasi, molto probabilmente cadrà in quello stato di marasma intellettuale, morale e fisico. che conduce ali' avversione a ogni specie di lavoro e al delitto. A ragione, f!Uindi, osservava il Thomas Speed Mosby, che se il problema del lavoro dei fanciulli può ornai, specialmente in America, ritenersi come risoluto: resta ora da risolvere un problema non meno grave e importante, quello dell'ozio dei fanciulli. Nelle case di correzione, dove vengono gnchiusi gli individui economicamente passivi, che stante la loro tenera età, hanno avuto meno tempo per darsi ad un'occupazione, il numero di coloro che ignorano qualunque mestiere è necessariamente maggiore che negli stabilimenti carcerari ordinari. Il Mosby - la cui parola è tanto più autorevole, in quanto che è basata sull'esperienza, essendo egli della magistratura del Missouri - riferisce di essersi intrattenuto su questo orgomento col direttore di una casa di correzione degli Stati Uniti, il quale aveva sott'occhio i dati relativi a 3,154 fanciulli e giovani che erano stati ricoverati nell'istituto durante il periodo di alcuni anni. Orbene di questi 3,154 ricoverati neppu·r uno, prima di entrare nello istituto, era· stato messo a lavorare, neppure uno aveva conoscenza di un mestiere qualunque. E seconçlo il direttore dell'istituto, se essi avessero conosciuto un mestiere, non sarebbero mai entrati nella casa di correzione. ln tale stabilimento, a ognuno di questi individui economicamente passivi, ivi ricoveratr, viene insegnato un mestiere, e avviene molto raramente che uno di essi, dopo uscito dall'istituto, commetta un reato. Di guisa che, se le abitudini e le tendenze formate nei primi anni della vita, possono considerarsi in qualche modo come un indice o un' anticipazione ctel carattere dell' adulto, alla luce della statistica criminale, non si può fare a meno di attribuire al problema dell'ozi.1 dei fanciu1li Ja stessa importanza che è stata riconsciuta alla tanto discussa questione del lavoro dei fanciulli. E soprattutto in Francia, è spaventevole l'aumento della delinquenza dei minorenni, lasciati per certo crescere nella più riprovevole passività economica. Con ciò non intendiamo dire che sia un male della Francia soltanto, ma ivi è arrivato al suo stato acuto, poichè questa forma di delinquenza è andata crescendo terribilmente di anno in anno , sino a raggiungere negli ultimi tempi proporzioni addirittura allarmanti, come si vede dalla seguente statistica molto significativa.
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