314 RlVlSTA POPOLARE fare a meno dell'Italia, ehe, ueì Balcani, oltre tradizioni di storia, ha anche molti e seri interessi nazionali. Natnralmenle la stampa Inglese 110n si e peritata del dire la propria opinione su l'intervista, e di manifestare anche apertamente il proprio malumore; ma era la voce che ricordava allo Ti;ar che non sarebbe prudente per lui far pendere la bilancia troppo da una parte, e che quindi era saggio da parte s·1a cercare vantaggi là dove gli ern. possibile trovarne, non però a scapito dugli interessi degli amici. E pare che lo Tsar capisse l' antifona poichè la stampa Russa si è affrettata a comunicare - e ciò ufficialmente - che fra i d1te imperatori si era venuto alla conclusione che le due potenze, non hanno alcun bisogno, sul mantenimento dei loro buoni rapporti, di negligere gli amici o mancare loro di fede. C'è stato si un breve incidente che pareva volesse turbare le feste, ma di piccolo conto è stato l'incidente e non si è fatto gran caso del piroscafo bombardato. Si 1:m,dove lo Taar passa lascia sempre dietro di se una traccia di sangue. E tutto è dunque per il meglio in favore della pace, e della b11ona armonia fra le nazioni. Ma c'è la questione d1 Creta, ora. Forse è buon parlarne. + L'isola di Creta. - Man mano che i soldati delle quattro potenze protettrici abbaµdonarono l'isola veniva delineandosi la que~tione dell'assetto definitvo di Creta; ed ora che siamo quasi alla vigilia della partenza dell'11ltimo contingente-si sa che il 27 luglio pro8simo, le truppe internazionali devono avere tutte abbandonato l'Isola - ora la questione Cretese diventa acuta, e minaccia seriamente la pace europea. Da un lato la 'l'urchia dichiara: « Creta non fu nè abbandonata dalla Turchia , nè regalata alle poteuze protettrici, nè la Turchia intese mai fare atto di abbandono o di cessione; nè consentì mai, neppure tacitameu te, alla indipendenza di Creta o al passaggio di questa alla nazivne Greca ,. . Dal canto loro i Cretesi affermano: « Le potenze ci garen tirono, ci promisero quella autonomia che ci siamo guadagnato a prezzo di lotte e di sangue; ci assicurarono quella indipendenza alla quale abbiamo diritto. Nel 1906 le Potenze protettrici Italia, Francia, Russia, lnghilterra, promisero che la. partenza dell'ultimo gruppo delie loro truprie avrebbe segnato l'alba della libertà Cretei:rn: noi voglia1.ùo che le potenze mantengano la loro promessa. Vi abbiamo contato e vi contiamo», Il ragiona.mento uon fa una grinza. Ma anche dal lato della Turchia stanno altrettante apparenze di ragione, ed il discorso Turco fila anch'esso come sul taglio di un rasoio. La '11urchia, dicono i giovani Turchi, non ha abbandonato mai la propria sovranità su l'I8ola; e8sa iutenda salvaguardare i propri diritti; Creta fu conquiHtata dalla Turchia, come tutte le regioni della Turchia europea, e l'Impero turco che per ragioui indipenàenti dalla sua volontà ha dovuto permettere che un suo Vali diventasse sovrano e che due sue provincie gli fossero sottratte, non può sottostare, senza perdita di prestigio e di dignità, ad una terza menomazione del proprio territorio. Il discorso , non c'è che dire, è logico, e più logino diventa quando Chefket Pascià vi aggiunge come comento: e Non bisogna dimeuticare che il nostro esercito è pronto; pronto in tutto e per tutto. Diventa poi, in questo discorso, di una eloquenza straordinaria quando, come corollario, Rifaat Pascià proclama: « se occorresse noi faremmo anche la. guerra •. Le poternrn non possono non intendere queste dichiarazioni. I cretesi hanno ragione, i Turchi non hanno torto ; bisogna fra i due trova.re il modo di comporre l'aspro e pericoloso dissidio. E' stato vociferato che la Turchia abbia officiato Germania ed Austria in suo favore e che la Germania, pur non compromettendosi apertamente, abbia fatto capire che la sua neutralità nella questione, è di per sè, stessa un valido aiuto. D'altra parte si dice che la Francia abbia proposto lo statu quo ; ma lo statu quo ante? e che l'Inghilterra pur aderendo a questa idea della Francia abbia ventilata la proposta di mandare a turno ognuna delle potenze-·· protettrici, una nave a garentire la sovranità turca. Sovranità, bisogna pur dirlo, di nome più che di fatto, poichè il Goverr..atore dell'isola, il signor Zaimis, non è tnrco; non sono turchi gli ufficiali che comandano i cretesi nè i gendarmi; non sono impiegati turchi gli impiegati del!' Alto Commissario, nè quelli dell'amministrazione cretese. Ma la bandiera tur...la sventola sopra un fortino della baja di Suda. Q1tes ta è l'unica e sola manifestazione di sovranità Turca. E' vero che i turchi dichiara no che essi non hanno fatto e non intendono fare niente per gravare i Cretesi della loro sovranità, ma la vogliono matenuta e riconosciuta. Ad ogni costo. La Grecia d'altra parte morde il freno, e l'agitazione che ora comincia a manifestarsi nell'isola le dà ragione di sperare bene per l' avvenire; anzi per il prossimissimo futuro se l'occasione si presentasse. Ora è proprio questa occasione che le potenze Europee devono impedire. Non è facile riuscire nell' impresa, tanto più che i cretesi non vogliono che sia prolungato, nè ristabilito lo statu quo. Essi esigono il pagamento della cambiale a loro firmata dalle quattro ~otenze. Vero che quando esse promisero l'autonomia ai Cretesi nessuno poteva prevedere la Costituzione, l'annessione o la indipendenza; nessuno immaginava il nuovo staco di cose che è venuto creandosi nei Balcani. Essendo cambiate le condizioni in vista delle quali e in grazia delle quali la promessa fu fatta, essa deve logicamente, essere modificat.a; ma i Cretesi. che hanno sempre combattute per la loro unione alla Grecia, o almeno, per la loro autonomia; non intendono affatto rimettere a più tardi la realizzazione delle loro speranze. E bisC1gna convenire che la loro causa è giusta. E tuttavia bisogna augurarsi che ora come ora le Potenze riescauo a scartare la questione del mantenimento della loro promessa, poichè è certo che il governo Turco non protrebbe fare altro che dichiarare la guerra; e una volta dichiarata chi può dire che rimarrèbbe circoscritta alla Grecia ed alla Turchia.? I Cretesi hanno ragione; il buon diritto è per loro, poichè la conquista per la spada non costituisce diritto; ma per il bene della pace bisogna augurarai che essi intendano ragione, per ora e che, per ora, la sovranità dell' isola rimanga alla Turchia. + Nel numero prossimo della rivista ci occuperemodi una intet•essante 1·elazione della signorina Amy A. Bernardy sulla Emigrazione delle donne e dei fanciulli italiani negli Stati Uniti e speriamo pubblicare i seguenti articoli, che sono da un pezzo composti e che non ab· biamo sinora pubblicato per mancanza di spazio: D'Ambrosio·: Passività Economica e delinquenza - Anzalone: Il cinismo di Orazio - Lo Zotico: Delinquenza e polizia in New-York - Lauriti: Storia dell'orologio. NOI Nel chiedere cambiamenti d'indirino unire sempre la fascetta colla quale è spedita la Rivista.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==