Rivista popolare di politicas lettere e scienze sociali - anno XV - n. 12 - 30 giugno 1909

- RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Hirettorti: Prof. NAPOLEONJiJUOLA,JANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Roma il l5 e il 30 d'ogni mese Italia; an110 lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. ao l\rnministrazione: Corso Vittm·io Emmmele, n.0 115 - NAPOLI Anno XV - Num. 12 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 30 Giugno 1909 SOMMARIO: Glt avvenimenti e gU uomini: Noi: (Ai nostri abbonati - Un cinquantesimo anniversario della ferocia pontifi.:.ia - Il prezzo del grano - Per il giornale La Ragione) - Il monopolio dei cereali in Isvizzera - La discussione sulla politica estera. La ~ rentreè » di E. Ferri - L'opera della polizia inglese nelle~Indie - I risultati del!' esercizio di Stato in Prussia - Ancora l'Università Italiana a Trieste - Questioni di finanza - L'incontro dei due Imperatori - L'isola di Creta - La Ulvtsta: Quanto costa la follia della pace armata - Dott. N. Cola)annl: Come ci avviammo a Lissa .. - Federico Volla: Le traversie della riforma finanziaria tedesca - Italo-Americano: L'immigrazione italiana negli Stati Uniti dell'America del Nord (Vecchi pericoli e nuove minaccie) - Un maestro ltàlo•eglzlano : Le nostre scuole all'estero - Sperimentalismo sociale ( Il censimento professionale della Germania) - Salvatore Farina: Cor Unum - Mario Pilo: Stelloncini lt!tterarii - Rl\lista delle H.tvis(,e: La questione forestale ed il Congresso di Bologna (Giornale dei Lavori Pubblici) - La verità su la ferrovia di Bagdad (Nineteenth Century) - Ferrovie e Finanze in Italia r La Rifor·ma Sociale) - Montreal - Un grande centro commerciale (Canadian Maga,rine) - La via al potere (Der Kampf) - La lotta contro la tubercolosi ('Da un libro recente) - La patria d'origine del genere umano ( Politisch Anthr<Jpologische Revue) - L'ottimismo delle Scienze Naturali (Der Zeitgeist) - L'avvenire religioso del Giappone (Les documents du progres) - Le relazioni Anglo Tedesche considerate dal punto di vista Germanico (Nineteenth Century) - Becenston1. GLI Pr VVENI/1\ENTI e GLI U0/1\IN-I Ai nostPi abbonati che non ancora sono in regola coi pagamenti, faccian10 caldissin1a preghiera di volerci mandare con cortese sollecitudine l' importo dell' abbonan1ento. 11 ritardo nei pagarr1enti per una pubblicazione con1e la nostra che vive esclusivamente con mezzi propri, senza sussidi di enti e di an1ici, danneggia gravemente l'Amministrazione. Esortiamo dunque a pagare la minin1a somnia che costituisce l'abbonan1ento ed il cui mancato invio si deve non alla cattiva volontà ma a dimenticanza degli abbonati , anche per risparrniarci la noia e la non li_eve spesa della riscossione a n1ezzo della Posta. + Un cinquantesimo anniversario della ferocia pontlftcla. - Perugia ba commemorato solennemente domenica 20 Giugno il cinquantesimo anniversario delle cosi dette St1·agi di Perugia inaugura11do con grandi feste un bel monumento alle vittime ed ai promotori della rivoluzione del 14 Giugno 1859. Il monumento è opera dello scultore perugino Ginseppe Frenguelli. Cosa furono le stragi di Perugia? I giovani non lo sanno perchè nelle scuole italiane la storia contemporanea non s'insegna. Gran che se vi s'insegna che Vittorio Emmanuele 2° creò il cielo ·e la terra o almeno almeno creò il Regno d'Italia ..... Eccola esposta brevemente la storia delle Stragi di Perugia. Nel 1859 la rivoluzione pacifica della Toscana e le vittorie franco-piemontesi in Lombardia avevano eccitato gli animi dei sudditi del Papa 0he invano avevano atteso da Pio IX la costituzione e l'amnistia. Si eccitarono anche i liberali moderati alla dipendenza di Cavour, che il 14 Giugno proclamarono la libera.- zio1Je di Perugia dal giogo pontificio. Il governo provvisorio non commise alcun atto di violenza e indirizzò anche una lettera deferente a Gioacchino Pecci vescovo di Perugia. , eh' era rimasto in città dopo la ri voiuzione. A Roma si pensò subito alla rivincita organizzata dal famigerato Cardinale Antonelli , complice di briganti e padre di figlie bastarde, che crearono la fortuna del più disonesto giornalista italiano, sostenitore di tutti i ministeri reazionari. Alla conquista di Perugia fu mandato uno straniero , il Generale Schmidt alla testa di 1776 mercenari svizzeri. Al generale dette ordini severi il sostituto del ministero delle armi col seguente ordine improntato a ferocia : e Il sottoscritto , come sostituto del Ministero , dà incarico a V. S. Ili.ma di ricuperare le Provincie alla Santità di N. S., sedotte da pochi faziosi, ed. è perciò che le raccomando rigore perchè servir possa di esempio alle altre, potendosi cosi tener lontane dalla rivoluzione. Dà, inoltre, facoltà a V. S. III.ma di poter fare decapitare quei rivoltosi che si rinvenissero nelle case , non che risparmiare al Governo le spese e far ricadere tanto il vitto che le spese della spedizione sulle provincie stesse •. Cav. Luigi Mazio La difesa non era possibile perchè mancavano le armi e i giovani che si _erano andati ad arruolare nell' esercito piemontese ; e i Perugini sperarono che il Vescovo Pecci , quello che fu poi Leone XIII, sarebbe intervenuto, imitando il suo predecessore Monsignore Odoardi che nel 1799 aveva colla sua autorità disarmato e placato i reazionari Rretini che marciavano contro la città. Ma il vescovo Pecci aspettava la rivincita delle orde papaline e non pensò a disarmarle. Lo Schmidt aveva avuto gli ordini feroci dal ministro della guerra e carta bianca dal Cardinale Antonelli. Egli alla sua volta nel momento di partir da

310 RIVISTA POPOLARE RomH avAva prom~RAO alle truppe il saccb~g~io di Perugia E in tnt'e le tappe della loro marcia I s?ldati as:-.erirono che il reggimento aveva avuto 01·dme di saccheggim· per 6 01·e il paese e di ltmm_azzare t11 tti i bri_ganti in cnso di 'resistenza: affermaz10ne questa clrn fo g-·urata r:la 20 (·ittadini di Narn~, :3-a ol~re 50 di Tt1rni, da 21 di Spoleto, e da molti d1. Foligno e degli ~litri luoghi Hnllo strada)e Roma-~erugia. ~ ~e~- darmi a BaRtia invitavano 1 paesani a segu1rh in Pt1rugia per <'nmpra.n·i la_ cicci~ ~ei pentgini a mezzo baiocco la libbra e molti ufficiali, dopo avvenute le Rt.ragi , le scut1ar~no protestando che quelle afrocità non sarebbe1·0 am_ienute se il cardinale Antonelli non le avesse 01·dinn.te. Ninna trui pa, d'alt.ronde, avrebbe potuto essere più predi 8posta. r prnclive ad eccessi consimili '. di q1.ella C'he il C.ovnno di Roma mandava co1_1trol' 1nH0rta PArugia: trn ppsi rec!u~ata tra_ la peggiore c~na· o-lia che mai di:;onurassfl 11 mestiere delle armi , a F, ' I • f0:-za di lan ti iug2ggi e di al ettant1 promesse._ Dnrante tutto il percorso le truppe in ?gn1 o_cea_- Rione rniPEro in mostr:-1 quali erano le loro rntenz1om; perciò ·appena entnda in Peru~ia, dopo breye resistenza , urciRero gli inermi , uccisero sinanco 11 ~orta che si avanzava verPo di loro con bandiera bianca, inrendiarono e RaccLeggiarono. Nulla nspettaroN\ Tirarono sull'ospedale delle C1·0nache, sn I Conse1·votortr1 delle de1·elitte e Rfogarono il loro fnrore anchb contro i monaci del Convento di S. Pietro. Tutto ciò senza alcuna preventiva intimazione. Il vescovo Pecri a dar prova della sua solidarietà c0gli aRsassini ànH giorni dopo prese parte alla feFJta solenne del Col'71us Domini calpestando le strade bagnate ancor;, di sangue umano. E l' 8 Luglio nella cattedrale fere fore solrnni esequie ai caduti.. ... mercenari. Vennero 1,iù P8plicite le approvazioni del Vicario di Cristo. Perciò l'0rgano della. Curia Romana, Il Giornale di Romri. l'indomani scriveva: « Il S. Pad1·e, onde manifestare la somm(t sua sod- « disfazione al menzionoto colonnello (8chmidt), si è « degnato p1·omuoverlo al g1·ado di Generale di b'rigata; e e in attenzione di spe<'ia li ra.pporti onde premiare e q nelli che si s~no maggiormente distinti. ha ordinato e che si faceRsero i dovuti elogi Rlla truppa che prese « parte a ques10 fatto, e cosi bflne si distinse :o. E il giorno nopo: « In seguito di notizie pervenute al Superiore Governo pPI' via autorevole I da vari punti delle inw,rte pmvincie, ~iamo in grado di A.BAicurare che le diverse armi al servizio della S. Sede si ,-,ono, nella. maRsima parte, condottfl secondo le leggi della fedeltà e dell'onm'e. Saremo lieti di annunziare a sno tempo le relat.ive particohirità. e specialmente i nomi dei bravi militari che si distinsero ed i premi cbe si saranno loro aARegnati ». Fu composta anche 11na sinfoni:'I. sn parole tedesche veramente infami, C'he insnltavi:ino gli assassinati. F,' vero che 15 giorni dopo cominciano i tentativi per AIDl"ntire l'èsistenza ..... delle stragi, e il 15 luglio Pio IX le chia1t,ava addirit.tnra. immaginarie e menzognere I Oo,.;ì volt>va l'iprcrisiA. pnpale. Le stragi di Perugia Aollevarono indignazione genende tra la gen le ci vile; e .di eAse in un autografo di Atto Vallnncci del 1868 cbe il Senatore Mornndi ha pubblicato in questa orcasione si legge: « Ai 20 di gingn., del 1859. un'orda di belve feroci 1;i t=caglia.va sc,pra una delle più gentili città dell'Umbria, ed entratavi dopo breve reAistenza, la menava a strage e a sact.:heggio. Quelle belve erano svizzeri ladroni e carnefici, e venivano a sostenere cosi il potere temporale del Papa. « Le stragi di Pentgia commossero allora tutta l'Italia, e destarono dRpJ'ert.utto un lungo grido d'orrore. Mo! ta buoLJa gent,(, a q nei tempi credeva ch_ele ferocieche si narran) dei Vandali, degli Unni, dei Saraceni e dei Turchi fossero storiA antirhe impos::iibili a ripetersi all'età nostra; ma Roma. si dette cnra di toglier via qnesto errore jAi semplici. « E' bene che tutto ciò si ricordi ao-li nomini focili a obliare an0he gli os~eni strazi di è~1i furono te~ti- ·moni essi stessi. E piamente e fHtvia1nente i Perngini nel 20 gingno dell'anno corrente. a commemorazione di quella grande sciagm·a, rAcaronsi al Camposanto. per onorare di benedizioni e di JJiant,o le vittime del forore papale; e ai rarlona.ti Luigi Bonazzi ridis!:rn i nomi degli uccisi o feriti, o st,razii:iti. e ricordò i pit'.1 notevoli particolari di quel ,giorno ferale. « Con narrazionA Remplice e schietta , e coll'accento della VPriti\, il Bonazzi rappreqeotò tutta l' orribile scena delle nccisioni , degli incendi , delle rapinfl di <111eiferoci per cui erano in•1tili preghiere e lacrime di donne, òi vecchi e fancinlli. Profqnate chie!'IA, non rispettate neppm· l'oRpedale, messi a Rtr!lzio e a l'llba l'ospizio òeQ'li orfanelli, il convflnto dAlle Dflrelitte. Tl monast,ern rii San Pietro in noco d'ora ridotto a 11na spelonca. e Oro, argento, involati; vet,t,ovaglie dispe1·Ae, arredi ,gnasti, vesti lt\cern.te arnesi infranti . pitture deturpat,e ; neppur l' archivio , neppure !a biblio~eca ricca di cor1ici proziosÌRRimi n'lllA mam vandahche riRparmiA.ta .... Alla c,·ndelt.à òell' 11cC'idere,all' avirlità del nredare si af!giunAA in modo notnbiliR"lim,., la RmA-nia di devastitre e disperdere. Qnanto n0n potevano intascare o trasportR.re. t.nt.to g•1astavan0 ed 1ttte1-rA.vano, farendo in modo che pi1ì non RArviAse ad uso a.lcnno; e olio , farina . vino . nro2:he e alt.re diverRA materie congiungendo. tntto insiAme meAcevann, soargevano, calpP.stavano. E la prim11 l11cedPI di 21 gi,rn:no rici~hia: ravR. itll'attonito sg1rnrdo rii chi paqsava per la via d1 San Pietro strano e miAeriindo irnet,tacolo. Una immensa riuantità di tnR.ASArizie. gras~ie e vflt.t,ovaglie d'ogni spAcie. imbrattate di sR.02:ne e di fango, ingomhravano la AtradR. insieme agli sformati carfaveri òegli sventura ti cittadini >. Noi ci meravi~li"rno chP il cannglinme clerico- italogiolittiano non abbia trovato 1111òep11tato RfacciRtello che allit Camera avecise pronnnziato parole rl'it(t,lin,nità per corummnorare qnA,.t'altra p~girrn. della snellera.tezzR. del Sommn Pontefice! Non si vine l' 0n. Oorm:Q"gia papalino giolittia110 pronnnzia.re piuoll-l di riconoscenza per la guerra di liberazione della T;0mharrlia ? + Il prezzo del grano -L' ultimo bollettino del Ministero di Agricoltura. e Commercio sAgna nn 11ot,..-- vole aumento nei prez,11 del grnno. Si va da L. 32,00 a L. 34.00 il qninta.le pfli grani nostrani er1 intorno alle L. 34 per q nell i Aster i. Siamo ai prezzi del 1898 e ci Riamò quando già è cominciato il raccolto in alcune parti tiella Sicilia. BiAogna eAsere governanti it,aliani pf'I' non verlAre la crravit:\ rii queAto fatto . che smenticice con tanta hrtrlalirà le r10ti½ie fantastichè e le previsioni cli comoòo dfll Popolo Romano. . Ma i gov1wnanti italiani RÌ fregano le ma~1 penAa.ndo che il a~.zio Ani grano ha reRo al!' erario oltre 80 milioni •di lire; e Re le fregano i proprietari Rciocchi e imprevidenti i quali non riflettono che la loro gioin di oggi potrà tramut::trRi domani 111 amarezza indicihile e irrimediabile! + Per Il giornale La Ragione. - Col 1° Luglio il giornale repnbblicano La Rr1gione, diretto dal valo~oso U. Cornandini, si p:1hblichedi ogni giorno a sei pagine e sarà arricchita la sna collaborazione. La ~ua esi;tenza non d0vrebbe interP~~are snltanto i repubblica.ni, ai qnsli ci r)are assoluta·uente snperfl.uo il raccomandarla; ma a qnanti Italiani sta a cuore

RIVISTA POPOLARE 311 l' interesse generale della nazi ooc. In questo triste momento di depressione morale , di platitude intellettuale, di menzogne, d'ipocrisia, di indifferenza i:iuperlativa èd anche d'inattese fiacchezze, la vita di un giornale, che ::1'inspiri ai più alti ideali e che sostenga tutto ciò eh' è giusto , tutto ciò che conferisce al benessere collettivo con corngg;io, senza riguardi e senza sottintesi, dovrebbe stare a cuore 'di quanti Italiani non sono rorrotti e non sono codardi. + Il monopolio del oereall In Isvtzzera. - Dal!' nlti•no pumero della Réqie dirPcte del Michand rileviamo che il Congresso socialisti\ svizzero di Olten in Novembre emise un voto condizionato in favore del monopolio dei cereali. Il governo federale poi incaricò il Milliet, direttore della RPg\a desrli alcoolA, di elaborare due pr0~etti di mon0polio dei cereali , chA i;iono stati sottoposti in Marzo ali' esame di una Commissione presiAdnta dal Consigliere federale Schobinger, Capo del dipartimento del Commercio e dell'agricoltura. Secondo 11 no di tali progetti lo schema Aarebbe il seguente. La Confederazione limita il monopolio alla eompra dei cereali al miglior prezzo . come nn negoziante qualunque, ma senza specult1rvi. La commissione incaricata de2:li acqnisti comprerebbe in proporzione rlei biAogni del consumo. conservando sempre uno stock di riserva di 1,~50.000 quintHli. EAsa ne fissa il prezzo di vendita per un anno secondo le condizioni del marcato. QueAtn prezzo è usnale per tutta la Confederazione, senza distinzione delle distanze. Sul prezzo grava L. 0,95 per ogni 100 chilogrammi rappresenh\nte la speAR di traAport.o medio. T mugnai comprerebbero dalla Confadflrazio11e al prezzo stahilito e dovrebbero comprnre allo stesAo prezzo il frumento indigflno. Ci sarebbe un fondo di riserva, che dovrebbe anche Rervire a compensare le differen7,e tra. grano indigflno ed importato che verrebbe costituito da L. 1,00 per 100 chilogr. in più snl prezzo di compra del grano importato. Il fondo di riserva dovrebbe garentire la regia contro le sorprese del mercato. L'altro progetto è niù largo. Fissa anche il prezzo delle farine; i mn~oai lavorerebbero per conto della Confederazione. Qnesto secondo prog-etto è preferito dA.lla Commissione. Si tratta di progetti; ma essi dimostrano che il principio del monopolio ba fatto un gran passo e che esso è realizzabile. + La dlsousslone sulla. potltloa estera. La l' rontreé ~ di E. Ferri. - Anchfl Aul bilancio degli esteri solo la Estrema sinistra si è fatta viva; ~li altri settori della Camera pare che oramai siano ridotti a la vergognosa figura di comparse. Non assur~ono nemmeno alla dignità del coro S?reco. L' Esfrema se non ha la forza di abbattere il ministero Giolitti. non ostante qualche errore, ha il merito di elev!'l,re la discu<1sione. L'hanno elevata sul bilancio degli esteri: Chiesa e Ferri, Coma.ndini e MorgRri , dne repubblicani e due socialisti. L'on. Eugenio Chiesa fece un esame accurato e logico della nostra politica. coloniale ed nna critica inesorabile. sopratut,to della nostra azione nel Benadir. Comandiui invece 8ostenne vigorosamente la utilità delle scno1e italiane all'estero e la necessità di migliorare le condizioni economichP clei relativi inAegnftnti , che sono tanto benemeriti della. italianità. Dell'argoment,Ò interesq:;1,nte, hen tra.tt,atri dR.1 d"lputato per Ce~enft in q,10~to stesAo numero s'intrattiene un professore della scuola di Alessandria di Egitto. Fra i socialisti emersero Enrico Ferri ed Odd.ino Morgari. Al discorso del deputato per Torino potremmo ~ss?ciarci incondizionatamente se non fosse pet la sua rns1stenza nel minacciare fischi allo Czar. Su questo dissentiamo profondamente e non abbiamo biso_g~o di ripetere ciò che abbiamo eAposto più volte. Egh 1n nome dell'idealismo di remotissima realizzazione nuoce alle condizioni politiche at,tnali del nostro paese. Il clou della discussione venne rappresentato dalla. rentrée di Enrico Ferri sul palcoscenico di Montecitorio dopo un' assenza di due anni. Di accordo con tutta la stampa con lii:1~uaggio da. teatro chiamiamo rentrèe questo suo ritorno alla vita parlamentare, senza la benchè menoma intenz:one di arrecargli offesa. La parola è adatta, perchè Enrico Ferri è stato ed è artista, che ama le emozioni della scenR.; un grande nrtista della. parola, le cui qualità oratorie suscitano I a invidia o l'ammirazione. Il ritardo a rientrare À stato compensato dA.1 F3UCcesso clamoroso ottenuto tra gli avver.;;iui della Estrema Sinistra. Tre quarti della Camera, dall'Estrema Destra alla Sinistra più o meno umoristicamente democratica, lo applaudirono e le strettfl di mano, an<'.he da parte -'lei membri del governo, furono innumerevoli. I socialisti erano cupi e silenziosi e guardavano al fenomeno con molta diffidenza; senza alcun entnsiasmo gli altri membri della Montagna. Non ci scandalizziamo affatto per gli applansi che a Ferri vennero dai monarchici ; come non crediamo che col discorso saturo di nazion!\lismo e gli abbia creduto di rinnnziare al socialismo; meno di tutti ci i,orprendiamo della intonazione nuova che venne fuori òal medesimo percbè noi siamo stati tra i pochissimi che non abbiamo mai creduto ftl suo rivoluzionarismo e lo abbiamo anzi sempre messo in canzonatura. Coloro che non lo conoscevano, quindi, poterono rimanere sorpresi di quella che considerano come una evoluzione o ritorno verso il suo antico radicalismo, non noi che lo apprezzammo sempre al giusto per q nello che ern: per un galantuomo, per un grande oratore , preoccnpato sopratutto del successo. Il nazionafo~mo vibrante in tema di emigrazione che Enrico Ferri ha portato dall'Argentina a Montecitorio, anche senza ricorrere alla politica coloniale a, base di conquista violenta preconizzata da Antonio Labri0la, nulla ha di contrario al socialiAmo di molti altri sociafoiti nm~tranl ed esteri. Non si acconcia però al rivoluziona,,-ismo, di cui con leggerezza, e vorremm 1 dire con incoscienza , per tanti anni egli si proclamò il portabandiera. Ma anche in questo di1,corso l' artista ere ~iudica per impressioni fugaci e non con merHtata rifleAAione si rivelò quando consigliò ai Miniski ed !\l Re di intraprendere un viRggio verso le colonie nostre senza bandiera. Se il consiglio venisse accettato a~li Haliani emigrati oltre l'Atlantico egli avrebbe reso un pessimo servizio poichè le accoglienze entusiastiche che riceverebbero i ministri o il Re nell'Argentina o nel 'Brasile non sarebbero snfficiente compenso alle diffidenze, alle ostilità che provocherebbero tra gl'indigeni contro le nostre colonie, già tanto malviste. Abbiamo detto che i socialisti alla Camera accolsero il discorRo di Enrico Ferri con ostentato malumore; furono più sinceri e più precipitosi i socialisti di Milano, che contro di lui lanciarono la scomunica considerandolo sic et Bimplicit~,· come ritornato al sno antico radicalismo. • . I socialist,i di Milano sono stati ingiusti perchè hanno adoperato due pesi e due misure. Essi non hanno scomunicato Leonida BisRola.ti, che è andato più in là di Ferri, riconoscendo nel suo articolo della Nu,ovri Antoloqia del 1° Ottobre 1906 - e di cui noi c'intrattenemmo nella Rivista del 15 - la possihilità dei Aocialist.i di assumere la responsabilità del potet'e

312 RIVISTA POPOLARE anche sotto la Monarchia e nel mettersi in dissidio mal dissimulato con Turati neIJa quistione delle spese militari. Si comprende quindi il dissenso dell'Avanti coi socialisti di Milano: il suo direttore difendendo la evoluzione intellettuale di Ferri ha difeso anche la propria. Ferri almeno si è proclamato antimilitarista. nella intervista col Giornale d'Italia e non ba. propugnato che una pacifica ed intelligente politica dell'emigrazione , che non pnò essere respinta da alcun italiano. E non la propugna quotidianamente con amore o con calore Angiolo Cabrini? La grande novità nel discorso di Ferri , adunq ne, non sta che nella intonazione ultra-riformista. Se ne potevano dolere i socialisti di Milano, che sono i sacerdoti del riformii:1moil cui pontefice massimo è Turati? Essi invece di scomunica.rio dovevano accoglierlo come un Figliuol prodigo , che torna al focolare paterno e dovevano sopratutto lodarlo pel suo ritorno alla sincerità e Ril'abbandono del rivoluzionarismo verbale e inc<,ncludente. + L'opera della polizia Inglese nelle Indie. In questo stesso numero i nostri lettori troveranno un breve articolo sulla polizia di New-York (1). Vogliamo far conoscere come agisce la polizia del ramo primogenito della razza superiore ad un altro estremo del ~ondo. Perciò traduciamo letteralmente questo stelloncmo del Courrier Européen (10 giugno). « Nell'India: Lo scandalo di Midnapore. . « _Decis_amente, il prestigio della giustizia e dell'ammm~straz_10neinglese ric6ve , gli uni sugli altri , dei colpi rud1. Ne! mese passato erano degli accusati di furt~ politico, ~h'erano assolti in _massa. Dopo il grande patriota, Arabmdo Ghose, che s1 era cercato di coinvolgere in tutt,i i modi nell'affare delle bombe di Alipore, è assolto con altri 21 prevenuti. Ora, l'affare di Midnapore, che viene dopo gli altri due, avrà una eco tanto più grande in quanto gli accusati erano onorevolmente conosciuti nella società indigena , . • Ecco di che si tratta. L'Alta Corte di Calcutta con dei considerando terribilmente motivati contro i procedimenti polizieschi e amministrativi, cassa una sentenza dei gindici di Midnapore e assolve i tre anarchici da loro condannati alla deportazione. L'Alta Corte salva l'onore; ma la sua sentenza è una condanna della polizia e della giustizia ordinaria >. • Ne_ll~ s?orsa estate, nel momento degli attenta.ti anarch1c1, s1 scopre una bomba nella casa di un individuo. chiamato _Baroda Dutta, a Midna.pore. Ora, Khud1ram Bose, 11 terrorista che aveva ucciso a Mozvifferpore due donne inglesi era nativo di Midnapore; da Midoapore erano del pari partiti gli attentati contro Sir Andrew Fraser, il luogotenente governatore del Bengala. Midnapore era quindi il liquido di cultura il nido delle vipere. L'amministrazione e la polizi~ fecero dello zelo. Si arrestarono di un colpo 154 persone, in mezzo alle quali il rajah di Narajole, e molti grandi proprietari. Bisognava aver perduto tutto il sangue freddo , e sconoscere la società hindou di Midnapore, per agire in tal guisa >. • Ventisei accusati furono trattenuti e deferiti alla giustizia il 7 Settembre 1908. Il 9 Novembre 23 accusati furono assolti dai giudici di Midnapore 'e 3 furono condannati alla deportazione. Questi si appellarono dinanzi al Giudice supremo di Calcutta , che ha annullato la sentenza del •giudice di prima istanza. e Le confessioni dei preven11ti , dicono in sostanza i « consid~et·andi, sono state estort~ dalla polizia con proe cedimenti assolutamente illegali e irregolari. E' ime possibile di confutare completamente la tesi della (1) E' stato rinviato al numero venturo. La Re.:a,ione « difesa , secondo la quale la bomba sarebbe stata • collocata in casa di Baroda Dulta dalla stessa po- " lizia > • « Non un solo accnsato è stato ritenuto e se n'erano arrestati 1R4. I considerandi sono stati schiaccianti. Quale amministrazione! quale giustizia! quale polizia!> Noi non vediamo cosi nero. Se la polizia inglese nelle Indie si è mostrata ignobile , gl' Inglesi però possono esclamare : Ci sono anco1'a dei giudfci a Calcutta I + I risultati dell'esercizio di Stato In Prussia. - La rete di Stato delle ferrovie in Prns - sia e nell'Assia, c;he a fine Marzo 1908 era di 35,974 chilometri dette questi risultati : Prodotti al netto delle spese 1898-99 . Marchi 520.610.000 1904'-905. ~ 632,740,00U J 906-907. :. 698 090 000 1907-908. » 634' 170' 000 ' ' Il regresso dell' ultimo esercizio è stato cagionato dalle crisi del 1907 , che ha prodotto conseguenze uguali dapertutto. Però mentre in Italia tra il 1905 e il 1908 c' è stato per l'erario una diminuizione di prodotto netto in- Prussia le ferrovie dettero sempre un µ;rande sol~ lievo alla finanza dello Stato. Pel 1909-910 è stato previsto un prodotto netto di 563,.0~0,000 di marchi molto inferiore a quello del 1907-908 In ogni modo con questa somma, deducendo 286,930,000 marchi, che rappresentano gl' interessi del capitale impiegato e la quota di ammortamento annuo, rimangono sempre al netto per l' erario 276,090,000 o 345 milioni di lire.· In Italia invece i 43 milioni di prodotto netto dell'ultimo esercizio non bastano che a pagare nemmeno la quarta parte degli interessi al 3,75 dei cinque miliardi impiegati: interes::li, che ammonta.no a 188 milioni circa ! ♦ Ancora l'Università Itallaua a Trieste - Pare che il governo Austriaco si diletti ad esperimentare contro g]i Italiani di Trieste, il proverbio, « avuta la grazia gabbato il santo>, Non è il ca.so di farne le grandi sorprese. Si sa che la mala fede è l' arte migliore e la più chiara virtù dei governi clericali, e il governo Austriaco è il clericale per eccellenza ; piuttosto c'è ragione di sorprendersi della ingenuità dei deputati Italiani. Si capisce male che essendo stati turlupinati tante volte , essi abbiano voluto esserlo una volta di più. Il discorso del conte Istiigkb, nel quale egli a nome del governo ha difeso e dimostrato i vantaggi della. Università Italiana a Vienna , deve essere stata una fiera doccia fredda su le speranze degli Italiani. I difensori a spada tratta della politica interna dei nostri cari alleati dicono: il ministro non ha fatto un paragone fra Trieste e Vienna, ha difeso Vienna perchè tempo fa il governo la propose. Ma c'era bisogno di difendere quell'idea se il governo l' avesse abbandonata? Chi non sa che il governo , e più ancora la Corte, non volevano (nè vogliono) l'Università Italiana a Trieste, e che lasciò sperare sarebbe concessa solo quando ebbe , ultimamente , bisogno dei voti degli Italiani? E chi sa ciò capisce che non c' era alcun bisogno di difendere l'antica idea, se fosse stata abbandonata. E non è di tutta la Università, che ora si tratta, intendiamoci, è soltanto della Facoltà GiuridiGa; molto certamente ; ma non tutto. Potrebbe essere il primo passo per concedere finalmente agli Italiani soggetti all'Austria il riconoscimento del loro diritto; ma potrebbe altresl essere il buon mezzo per troncare una volta per tutte le richieste degli Italiani. Concedere

RIVISTA POPOLARE 313 la Facoltà giuridica vorrebbe potere anche dare la possibilità di rispondere : Vi abbiamo contentati m quanto era possibile, ora basta. Certamente se il governo Austriaco dinanzi a: desideri chiaramente espressi degli italiani , dinanzi all'atteggiamento di quasi tutti i gruppi della Camera, s'inchinasse una buona volta al diritto farebbe opera saggia, e politica anche, abilmente politica ; poichè in Italia non si potrebbe fare a meno di essei e grati al governo dei cari alleati; ma le resistenze e le antipatie della Corte sono molte , e possenti e non ci sembra che il governo sia determinato a non tenerle in conto. E quindi? Quindi la questione della Università Italiana a Trieste sarà rimessa a più tardi. Un più tardi prossimo se il governo non concederà niente , poichè in questo caso gli Italiani dovranno ricominciare, e ricominceranno, l'agitazione per l'Università a Trieste; un più tardi lontanissimo se il governo operando furbamente concederà la Facoltà Giuridica obbligando cosi gli Italiani a tacere, e mettendosi, apparentemente, dalla parte della ragiune. E di fatto i più avveduti degli Italiani considerano la questione da questo stesso punto di vista, e dichiarano che di tutta la Università si deve fare questione, non di questa o quella facoltA isolata: poiché cosi è pregiudicare la questione dal lato degli Italiani, e per il governo risolverla contro i desiderata degli Italiani stessi. I quali Italiani , dovranno, ora, dolersi assai di avere, nelle ultime votazioni, bostenuto il Govnno. Mentre andiamo in macchina nulla è stato 1:1,ncora deciso dalle Delegazioni; in seno alle quali la tendenza è favorevole a rendere giustizia. alle richieste di Trieste, almeno parzialmente. Ma gli Slavi raddoppiano di ostilità e ricorrono anche all'ostruzionismo pur di non veder concedere ciò che spetta agli Italiani Intanto l'Italianità a Trieste nelle elezioni si é affermata clamorosamente, magnificamente. La vittoria degli Italiani è stata tanto più sorprendente in quanto è stata ottenuta contro il governo, contro gli Slavi , contro i Tedeschi e contro i socialisti, italiani di nome e nemici di fatto della italianità I... • Questioni di finanza. - Si assiste in questo momento ad un fenonrnno assai notevole e che vale la pena di essere, sia pur brevemente commentato. Intendiamo dire delle questioni di finanza che si dibattono ora in Inghilterra ed in Germania. C'è un punto di contatto nella nuova finanza dei due paesi : da un lato il Bilancio di •Lloyd George tende a colpire le al te classi con le tasse su la ricchezza in se ste:-isa e gli oggetti e le manifestazioni del lusso; dall' altro il bilancio presentato da Bulow tendeva a colpire le classi alte nella eredità. Naturalmente contro l' uno e l1altro sistema di finanza sono insorti i conservatori. Gli inglesi , ed il liberale Rosebery con loro , dichiarano che il bilaocio proposto da Lloyd George è un atto eminentemente rivoluziona.rio; i tedeschi affermano che toccare alla. eredità è manomettere, è violare il diritto di proprietà. Il fatto è che le nazioni piu evolute in materia sociale, e la Germania e l'Inghilterra lo sono, ma nelle qua.li - per un anacronismo di fatti storici - sopravvivono ancora elementi di feudalismo, là. politico, quà economico, codeste nazioni diciamo tendono a completare l'opera rinnovatrice della Rivoluzione Francese, nel senso anche più radicale di quel che sia accaduto in Francia. Ed è logico che il fatto si presenti ed accada tale. Mentre la Francia dopo il grande impulso avuto dalla Rivoluzione non ha avuto più che da procedere lentamente, onde le esigenze delle attuali mntazioni sono in quel paese meno urgenti che altrove; in Germania ed in Inghilterra ci sono non solo le esigenze antiche da sodisfare, ma poiché si é in via si cerca di sodisfarle tino alla loro logica attualità. In breve : dove si era fatta fino ad oggi una finanza di classe, e di classe abbiente , oggi che s' i1upone la necessità di fare una finan~a a favore di tutti-e quindi colpire g"ti alti e risparmiare i bassi - si ha l' aril;\ di fare una finanza di classe non abbiente , cioè untt. rivoluzione . .Quali saranno gli immediati resultati politici di sim1li propoMte finanziarie si può supporre , e si può anche dire che la levata di scudi 8arà forse - in Inghilterra specialmente - fatale ai proponenti ; ma questo non significa affatto che il principio una volta po~to , non debba avere il suo lc1gicosvolgimento. E' questione di tempo: ma ormai un punto ed nn fatto sono assodati cioè: che la finanza democratica s'impone come la inevitabile necessità e utilità dell' avvenire. . In Inghilterra in difesa del µrogramma di Lloyd George si è costituita una associazione : si puo essere sicuri sulla sua vittoria. Ma in Germanili. dove il regime parlamentare non vige Btilow è stato battuto dall'alleanza del Centro clericale e dei conservatori e lascia il Cancelliera t.o. I clericali così sono vendicati dall'offesa tentata contro di loro da Bulow nelle elezioni politiche; ed è vendicato l'Imperatore dall'umiliazione inflittagli dal Cancelliere nell'affare della intervista col Daily Telegraph. • L'Incontro del due Imperatori. - Ne parlammo uel nostro numero del 15 p. p. e non ne vorremmo parlare di nuovo se le notizie perven II te alla stampa, dopo l'incontro non fossero tali da conformare, nei loro caratteri generali, le nostre previsioni. Dicevamo nel numero precedente: ognuno dei due tenderà a tirare l'acqua al proprio mulino, ciò che del resto in politica è l'unica cosa saggia da fare. E pare che lo Tsar sia in fondo ri111!1citmo eglio del Kaiser al proprio de:-;idero. Staccare la Russia dall'Inghilterra, non pare che questa prospettiva abbia sorriso a Nicola II; riconfermare che per la pace si fa buon viso anche a chi si vorrebbe veder morto e sotterrato è buona politica, e sembra che Nicola e i suoi ministri l'abbiano :::ieguita. Non si da con graude _indifferenza un tal saluto e si possa oltre ·ad una senteuza che - quasi m11tadimostrazione dopo la intervista nelle acque Filandesi - riunisce in mare più di trecento navi iu manovra. E' un coefficiente sul quale qualche po' bisogna contare. E Nicola ed il suo governo ci contano, naturalmente, malgrado che la situazione in Persia si vada leggermente oscurando nei rapporti fra Russia ed Inghilterra. Ciò di cui si è parlato più a fondo, e a quanto pare concludendo bene, e stata la situazione nei Balcani. Difatto dopo la intervista dei due imperatori si è parlato di una possibile intervista fra l' Ir!l µeratore d'Austria e lo Tsar; ciò che proverebbe che 10Tasa ha tirato della intervista quel vantaggio che era massimo per lui; cioè far capire che la Russia, nei Balcani, conta ancora per qualche cosa. Si è parlato perfino di volere ristabilire su più salde basi il trattato di Mrstzeg. Sempre per la pace, naturalmente. . Ohe questa intervista non porti i s,1oi frutti non lo si può supporre neppure !ontana mente. Troppo tesa era la situazioue, e troppi gravi problemi 8i agita.no in questo momento perché fosse possibile continuare una politica pacifica lasciando s1issi&tere rdncori e malintesi. Certo la situazione non è del tutto schiarita, non si é ancora al punto di dire che si possono buttare a mare le chiavi del tempio di Giano, ma le q uestioni che si svolgeranno via via, saranno di una più facile soluzione se si sarà creata la possibilità di intese fra quelli che nelle medesime questioni hanno i maggiori inter~ssi. Tutto stà che in questa intese, le quali hanno per obiettivo la questione dei Balcani, non si cerchi di

314 RlVlSTA POPOLARE fare a meno dell'Italia, ehe, ueì Balcani, oltre tradizioni di storia, ha anche molti e seri interessi nazionali. Natnralmenle la stampa Inglese 110n si e peritata del dire la propria opinione su l'intervista, e di manifestare anche apertamente il proprio malumore; ma era la voce che ricordava allo Ti;ar che non sarebbe prudente per lui far pendere la bilancia troppo da una parte, e che quindi era saggio da parte s·1a cercare vantaggi là dove gli ern. possibile trovarne, non però a scapito dugli interessi degli amici. E pare che lo Tsar capisse l' antifona poichè la stampa Russa si è affrettata a comunicare - e ciò ufficialmente - che fra i d1te imperatori si era venuto alla conclusione che le due potenze, non hanno alcun bisogno, sul mantenimento dei loro buoni rapporti, di negligere gli amici o mancare loro di fede. C'è stato si un breve incidente che pareva volesse turbare le feste, ma di piccolo conto è stato l'incidente e non si è fatto gran caso del piroscafo bombardato. Si 1:m,dove lo Taar passa lascia sempre dietro di se una traccia di sangue. E tutto è dunque per il meglio in favore della pace, e della b11ona armonia fra le nazioni. Ma c'è la questione d1 Creta, ora. Forse è buon parlarne. + L'isola di Creta. - Man mano che i soldati delle quattro potenze protettrici abbaµdonarono l'isola veniva delineandosi la que~tione dell'assetto definitvo di Creta; ed ora che siamo quasi alla vigilia della partenza dell'11ltimo contingente-si sa che il 27 luglio pro8simo, le truppe internazionali devono avere tutte abbandonato l'Isola - ora la questione Cretese diventa acuta, e minaccia seriamente la pace europea. Da un lato la 'l'urchia dichiara: « Creta non fu nè abbandonata dalla Turchia , nè regalata alle poteuze protettrici, nè la Turchia intese mai fare atto di abbandono o di cessione; nè consentì mai, neppure tacitameu te, alla indipendenza di Creta o al passaggio di questa alla nazivne Greca ,. . Dal canto loro i Cretesi affermano: « Le potenze ci garen tirono, ci promisero quella autonomia che ci siamo guadagnato a prezzo di lotte e di sangue; ci assicurarono quella indipendenza alla quale abbiamo diritto. Nel 1906 le Potenze protettrici Italia, Francia, Russia, lnghilterra, promisero che la. partenza dell'ultimo gruppo delie loro truprie avrebbe segnato l'alba della libertà Cretei:rn: noi voglia1.ùo che le potenze mantengano la loro promessa. Vi abbiamo contato e vi contiamo», Il ragiona.mento uon fa una grinza. Ma anche dal lato della Turchia stanno altrettante apparenze di ragione, ed il discorso Turco fila anch'esso come sul taglio di un rasoio. La '11urchia, dicono i giovani Turchi, non ha abbandonato mai la propria sovranità su l'I8ola; e8sa iutenda salvaguardare i propri diritti; Creta fu conquiHtata dalla Turchia, come tutte le regioni della Turchia europea, e l'Impero turco che per ragioui indipenàenti dalla sua volontà ha dovuto permettere che un suo Vali diventasse sovrano e che due sue provincie gli fossero sottratte, non può sottostare, senza perdita di prestigio e di dignità, ad una terza menomazione del proprio territorio. Il discorso , non c'è che dire, è logico, e più logino diventa quando Chefket Pascià vi aggiunge come comento: e Non bisogna dimeuticare che il nostro esercito è pronto; pronto in tutto e per tutto. Diventa poi, in questo discorso, di una eloquenza straordinaria quando, come corollario, Rifaat Pascià proclama: « se occorresse noi faremmo anche la. guerra •. Le poternrn non possono non intendere queste dichiarazioni. I cretesi hanno ragione, i Turchi non hanno torto ; bisogna fra i due trova.re il modo di comporre l'aspro e pericoloso dissidio. E' stato vociferato che la Turchia abbia officiato Germania ed Austria in suo favore e che la Germania, pur non compromettendosi apertamente, abbia fatto capire che la sua neutralità nella questione, è di per sè, stessa un valido aiuto. D'altra parte si dice che la Francia abbia proposto lo statu quo ; ma lo statu quo ante? e che l'Inghilterra pur aderendo a questa idea della Francia abbia ventilata la proposta di mandare a turno ognuna delle potenze-·· protettrici, una nave a garentire la sovranità turca. Sovranità, bisogna pur dirlo, di nome più che di fatto, poichè il Goverr..atore dell'isola, il signor Zaimis, non è tnrco; non sono turchi gli ufficiali che comandano i cretesi nè i gendarmi; non sono impiegati turchi gli impiegati del!' Alto Commissario, nè quelli dell'amministrazione cretese. Ma la bandiera tur...la sventola sopra un fortino della baja di Suda. Q1tes ta è l'unica e sola manifestazione di sovranità Turca. E' vero che i turchi dichiara no che essi non hanno fatto e non intendono fare niente per gravare i Cretesi della loro sovranità, ma la vogliono matenuta e riconosciuta. Ad ogni costo. La Grecia d'altra parte morde il freno, e l'agitazione che ora comincia a manifestarsi nell'isola le dà ragione di sperare bene per l' avvenire; anzi per il prossimissimo futuro se l'occasione si presentasse. Ora è proprio questa occasione che le potenze Europee devono impedire. Non è facile riuscire nell' impresa, tanto più che i cretesi non vogliono che sia prolungato, nè ristabilito lo statu quo. Essi esigono il pagamento della cambiale a loro firmata dalle quattro ~otenze. Vero che quando esse promisero l'autonomia ai Cretesi nessuno poteva prevedere la Costituzione, l'annessione o la indipendenza; nessuno immaginava il nuovo staco di cose che è venuto creandosi nei Balcani. Essendo cambiate le condizioni in vista delle quali e in grazia delle quali la promessa fu fatta, essa deve logicamente, essere modificat.a; ma i Cretesi. che hanno sempre combattute per la loro unione alla Grecia, o almeno, per la loro autonomia; non intendono affatto rimettere a più tardi la realizzazione delle loro speranze. E bisC1gna convenire che la loro causa è giusta. E tuttavia bisogna augurarsi che ora come ora le Potenze riescauo a scartare la questione del mantenimento della loro promessa, poichè è certo che il governo Turco non protrebbe fare altro che dichiarare la guerra; e una volta dichiarata chi può dire che rimarrèbbe circoscritta alla Grecia ed alla Turchia.? I Cretesi hanno ragione; il buon diritto è per loro, poichè la conquista per la spada non costituisce diritto; ma per il bene della pace bisogna augurarai che essi intendano ragione, per ora e che, per ora, la sovranità dell' isola rimanga alla Turchia. + Nel numero prossimo della rivista ci occuperemodi una intet•essante 1·elazione della signorina Amy A. Bernardy sulla Emigrazione delle donne e dei fanciulli italiani negli Stati Uniti e speriamo pubblicare i seguenti articoli, che sono da un pezzo composti e che non ab· biamo sinora pubblicato per mancanza di spazio: D'Ambrosio·: Passività Economica e delinquenza - Anzalone: Il cinismo di Orazio - Lo Zotico: Delinquenza e polizia in New-York - Lauriti: Storia dell'orologio. NOI Nel chiedere cambiamenti d'indirino unire sempre la fascetta colla quale è spedita la Rivista.

t{iV1~fA Pù.POLA. E 315 ijuanto c stal follia~ella~acearmata Manteniamo la promessa fatta nel numero precedente della Rivista, riportando le cifre spaventevoli, che rispecchiano la follia della pace armata pei principali Stati di Europa. l lettori le troveranno nel prospetto stati ,tico seguente= A ustrla-Ungheria 49,900,000 362,898 1,872,178 Francia 39,252,000 600,986 4,372,000 Germania GranBrettagna 44,587,000 254,271 I ,036,734 Italia 33,640,000 285,952 3,401 ,ooo RussiaEuropea 123,19+,ooo Spagna ropolazione . Forzè milit:Jri: in Pace J) • Guerra 527,447 5, IOo,ooo 1 426 Goo 3,615,,po r9,027,oc o 91,833 420,000 Numero di sl'ldati per 1000 abitanti: in Pace 7,2 I 5,3 8,6 5,6 8,5 • 1 Gue,.ra Spese militari migliaiadilire Idem per abitante L. 8, 1 Debito pubblico migliaiadilire 16, 166,000 Idem per abitante L. I I I , 3 1,133,720 28,8 30,000,000 4, I 1,504,000 24,8 22,142,000 32,9 19,157,000 457,177 I 3,5 13,033,000 387 I I G 2 9·3 I .359,000 I I ,o 4,8 22,0 204,542 I0.7 9475,108 497 Alcune di queste cifre le abbiamo date altre volte; ma quelle dì oggi sono alquanto diverse perchè si riferiscono per la popolazione e pei bilanci alle notizie più recenti, che abbiamo potuto prendere dal1' Economiste Européen ( . del 26 Febbraio, 5 Marzo e 9 Aprile 1909) e dalle Geographisch-statistiche Tabellen di Jurascheck pel 1908. Le spese militari di ordin,1rio sono quelle del bilancio del 1908. Non si esagera affermando che pel 1909-910 le spese saranno aumentate del 25 °/o• Per tutti gli Stati di Europa si calcola che nel 1907 il debito pubblico aumentava a 147 miliardi e 615 milioni di lire; gl'interessi ad oltre 6 miliardi all'anno. Il deputato Gervais relatore del bilancio della guerra della Repubblica francese pel 1909 calcola che per la Russia, Germania, Francia, Austria-Un gheria, Italia, Giappoue e Stati Uniti soltanto le spese militari nel 1907 furono cinque miliardi e 37 milioni. Colla follìa dei Dreadnoughts, ciascuno dei quali costa da 70 ad 80 milioni nel 1910 certamente saranno oltrepassati gli otto miliardi al-- l'anno! Tali Stati, secondo lo stes5o Gervais, in caso di guerra potrebbero mobilizzare 31,700,000 uomini ..... Si può pensare senza terrore ad una guerra europea - e tale sarebbe una guerra al giorno d'oggi - nella quale si troverebbero di fronte masse così gigantesche con armi perfezionate e micidiali come sono quelle moderne? Le cifre che abbiamo riportato non hanno bisogno di commento e i confronti tutti possono farli da sè. Pure vogliamo aggiungere qualche chiarimento. Tra tutti i grandi Stati Europei quello che per abitante spenJe di più è la Gran Brettagna. Ma si deve tener conto che la Gran Brettagna le maggiori spese militari le fa per la marina, ch'è l'organo più costoso; che i suoi soldati sono mercenari ben pagati, che costano quasi il doppio degli altri soldati europei; che essa deve provvedere alla difesa di un vastissimo Impero, per quanto nelle cifre riportate non siano comprese quelle per l'India, per l"Egitto, per le Colonie del Sud-Africa, pel Canadà, che hanno bilanci ed eserciti propri. E' elevato il suo debito pubblico; ma la ricchezza e il reddito della Gran Brettagna sono superiori a quelli di ogni altro Stato di Europa. E' enorma la spesa e il debito pubblico della Francia; e per la spesa le tien <lietro la Germania, meno ricca. E' forte anche il debito pubblico della Spagna, mentre è relativamente piccolo quello della Russia. Del debito pubblico bisogna tener conto 429 specialmente perchè esso in gran parte è il prodotto delle spese militari. Gl'interessi che si pagano rappresentano da una quarta ad una quinta parte del bilancio totale. Quello inglese prima della guerra boera era ridotto alla metà. Ma se la spesa é un fattore interessantissimo per condannare la pace armata, non lo è minore quello dei soldati sottratti al lavoro i11 tempo di pa~e e di guerra. Sotto questo aspetto la Francia si trova nelle peggiori conJizioni; la Spagna, la Gran Brettagna e l'Austria-Ungheria nelle migliori. Lo sforzo militare in rapporto all'elemento demografico seco 1do il Gervais già citato viene rappresentato dallo arruolamento del 30 °/o delle nascite maschili in Francia del 15 in Germania e del 10 in Italia. n ultimo confronto tra gli Stati, che con maggi0re probabilità si potrebber0 trovar in guerra : tra la Francia e la Germania; rra l'Italia e l.A.ustriaUngheria. E' evidente la enorme inferiorità numerica della Francia rispetto alla Germania. La prima per mantenere sotto il piede di pace un esercito alquanto superiore a quello tedesco in quadra nientemeno che il r5 °lo della sua popolazione mentre la Germania ottiene lo stesso risultato con uno sforzo demografico poco più alto della metà. ln quanto alla maggiore spesa complessiva dell'Impero tedesco essa deriva dalle maggiori spese navali per la folle pretesa di uguagliare l' Inghilterra. Ma per abitanti spende meno. Nel paragone tra l'Austria-Ungheria e l'Italia la superiorità della prima è evidente in tutto: e~sa spende relativamente meno dell'Italia ed ha bisogno di uno sforzo demogratico minore per ottenere un risultato superiore a quello dell'ultima. Avvertiamo che la cifra dell'effettivo di guerra per l'Austria-Ungheria ci sembra di molto i nferiorc al vero; forse il Thery nell' Economiste Europeen ha dato soltanto l'effettivo dall'Austria sula, senza l'Ungheria. Infatti in un altro studio del Sucialisme di Guesde l'effettivo di guerra dell'intero Impero è portato a 3,263,600. E così dev'essere. Noi non taremo calcoli ipotetici su ciò che si potrebbe fare in Europa per alleviare le sotlcrcnze umane volgendo alle opere della pace i mi liardi che si spendono all'anno e i milioni di uomini condannati alla Caserma. Ma non sperando in un disarmo, diciamo almeno: non sarebbe tempo di fermarsi su questa china rovinosa degli armamenti, che si rende sempre più terribilmente rovinosa

316 RIVISTA POPOLARE quanto più progrediscono la scienza o le applicazioni tecniche nell'arte maleJetta di uccidere gli uomini e di distruggere i beni? La rivista Nota. - Perchè gli sciocchi, i quali suppongono ispirate da avversioni partigiane contro le istituzioni le nostre osservazioni sulle spese militari, che ci condurranno alla rovina, si convincano della giu~tezza delle nostre· previsioni leggano ciò che ha pubblicato il più autorevole giornale monarchico e militarista d'Italia. La Tribuna ( 1 ° Luglio) esaminando le cause della crisi del cancellierato germanico conchiude così: • Pressochè tutti i bilanci di Europa e di America presentano disavanzi più o meno notevoli per due motivi identici: le maggiori spese rese necessarie dalle leggi sociali: le conti nue maggiori spese per gli ar namenti. Melanconiche considerazioni le quali non possono non con durre anche coloro, che più hanno fiducia nel credito e nello potenzialità delle generazioni future a pagar'! i debiti contratti da quelle che le hanno precedute, a muoversi questa domanda: è possibile continua,·e sine die ili u,1 sistema che wm può non condurre all'esaurimento della poten 1 ialità contributiva delle masse? • • Questa potenzialità varia di na 1ione in nazione; ma ha limiti certi anche negli Stati dotati di maggiore ricchezza C•)me l'Inghilterra, la Francia. e gli Stati Uniti del nor<l-Amer'ca. Ed è forse da questo fatto, che non pot,·à non dive ..ire coscien 1 a universale, che verrà la salute. Non già una salvezza impostata sul lesinare nelle spese di carattere sociale. Non ci mancherebbe altro I Qusete spese hanno infatti un carattere di progresso che non è possibile disconoscere, ed una efficacia di difesa dalla quale non è possibile fare astrazione. Ma una salvezza basata sul fe1mo proposito di mettere un freno alle spese militari, le quali se rappresentano nell'ora attuale una necessità politica, non sono mrno un dhastro economico , . « Finchè durerà questa gara militaresca che è una co,·sa alla morte economica i popoli si tl'overanno costretti a mutar lato e dolore. Ciò dalla crisi germanica risulta evidente. Qùe .. sta nuova dimostrazione sarà più efficace di tutte le prt!diche dei pacifisti e di tutte le manifestazioni umanitarie a cui la Società per la pace volontaria si abbandonano? >l • Dispererebbe del buon senso della collettività chi non se lo augurasse e non lo sperasse 11. Come • Cl • avv1an1mo a Lissa... Il Colonnello Guerrini, in quel suo magistrale studio storico psicologico : Come ci 'avviammo a Lissa, mette in evidenza la inferiorità morale e<l intellettuale di Persano , che per un errore di Cavour, - per il suo errore patriottico d' iniettare artificialmente, la parola è del Guerrini , nel corpo della Marina un pò di gloria e di non scoraggiarla nei suoi primi passi, invece di essere fucilato dopo le prove di viltà date ad Ancona lo esaltò e lo glorificò, lasciandolo al suo posto e permettendogli, così, di arrivare al comando della flottl , per condurla a... Lissa. Il Colonnello Guerrini dimostra altresì , che gli Italiani dal 1861 al 1866 dettero alla Marina tuttf i milioni, che furouo loro chiesti; e glieli dettero spesso senza alcun controllo parlamentare, commettendo anch'essi il grave errore di prepararsi la vittoria navale contro un nemico , l'Austria, che sul mare credevano di gran lunga inferiore, apprestando navi e cannoni - la preparazione materiale - poco preoccupandosi degil uomini, che dovevano adoperarli - la preparazionemorale. Perciò fu fatale arrivare a Lissa. Queste savie osservazioni di un militare, che nei suoi severi giudizi non può essere sospettato di avversione agli istituti difensivi o alb Costituzione politica dello Stato ricordai nella discussione del bilancio della Marina e precisamente nel momento in cui alla cieca si affidarono al Ministero del la Marina le nuove centinaia di milioni, che ai contribuenti saranno strappati senza che si vegga almeno la probabilità di mantenere la superiorità navale italiana nell'Adriatico , che se si dovesse giudicare da quello che ci costa, non dovrebbe e non potrebbe essere messa in discussione. Ma gl' Italiani, ricordai in quella occasioni, oggi come quarant'anni or sono, si preoccupano della preparazionemateriale per la vittoria - navi e cannoni - senza volgere la mente sopratutto alla pre• parazione morale - agli uomini - che dovrebbero presiedere alle sorti di una battaglia navale. La superiorità numerica gl' Italiani l'avevano nel 1866, ma essi erano guidati da un Persano di fronte a cui stava un Tegethofi. Gl' Italiani la stessa superiorità l'hanno oggi e forse potranno averla nel 1912, anche senza ardvare alla fantastica formula malamente copiata dagli Inglesi dal Di Palma dei two powers cioè di una forza navale italiana doppia di quella austriaca. Ma gl' Italiani oggi , e forse domani avrebbero alla testa un Mirabello , di fronte al quale gli Austriaci potrebbero mandare un Montecuccoli. Assolvendo l'obbligo di occuparmi dell'opera del Ministero della Marina nella catastrofe di Messina e di Reggio, non portai nella discussione nemmeno la piu lontana traccia di un risentimento personale. Parlai misurato e sereno citando dati e fatti, la cui esattezza venne a priori documentata quasi in tutto dalla pubblicazione, a difesa propria fatta dallo stesso Ministero per argomentare da ciò ch'era avvenuto ieri, ciò che potrebbe malauguratamente avvenire domani. E dimostrai apoditticamente, senza che i sofismi e le manovre del Ministro Mirabello fossero riuscite ad intaccare la sostanza della mia dimostrazione: 1 ° che la flotta italiana fu colta impreparata dal terremoto come potrebbe esserlo dalla guerra; 2° che mancò al Ministro e al Ministero la intuizione rapida della immensità della catastrofe naturale, che da cento segni potevasi indovinare; come domani potrebbe mancare di fronte ad una catastrofe che potrebbe esserci preparata da un nemi(o audace e intelligente ; 3° che non si seppe provvedere rapidamente con tutti i mezzi che si avevano sottomano a salvare le decine di migliaia di sepolti vivi , dei quali ne morirono quanti forse non ne morrebbero in una battaglia navale perduta o guadagnata; 4° che quasi tutti i piu alti dipendenti del Ministero della Marina - ad accezione sicura del Comandante Cagni, cui qualcuno vorrebbe associare il contrammiraglio Viale - e sopratutto chi vi presiede mancarono d'iniziativa e del coraggio di assumere la rosponsabilita degli atti che avrebbero dovuto compiere e che non compirono perchè attesero gli ordini. Questa attesa degli ordini e questa mancanza d' iniziativa, forse , fu la causa della crudelta del Comandante della Sicilia verso i feriti che vagarano seminudi ed affamati, sotto la pioggia torrenziale invocando quel ricovero, e quel soccorso

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