Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 11 - 15 giugno 1909

286 RIVISTA PUPOLAR.t. Furono 400 circa in due soli anni rispetto al bilancio normale 1880-87 e non resero più forte l'esercito. Si consolidò la spesa alcuni anni or sono in 265 milioni e la difesa non venne meglio assicurata I Dal passato inducendo al fu.turo se ne può conchiudere, che i nùovi gravi sacrifìzi, con tanta rettorica e conta unanimità di voti, imposti al paese non le assicureranno la difesa, cui essa ha diritto. + Ma occorre prepararsi febbrilmente per la difesa? E contro eh i ? Il nemico probabile che si designa senza à"mbagie e senza eufemismi è oggi per lo appunto la nostra alleata, l'Austria, come ieri fu la Francia, che pur ci aveva efficacemente aiutati nel 1859 a risorgere ed aveva reso possibile la leggendaria spedizione dei Mille e.on tutti i successivi avvenimenti, che riuscirono alla costituzione dell'odierno Stato italiano. Oggi per lo appunto si segnala come assai probabile la guerra coll'Austria. come ieri la si riteneva sicura colla Francia. Chi non ricorda (;li allarmi pazzeschi del primo Ministero Crispi contro la Francia, e il famoso . raid della flotta francese contro l'arsenale della Spezia annunziato imminente da Crispi all'Inghilterra, che si affrettò a far partire la flotta del Mediterraneo per Genova? E chi non ricorda che questo allarme e la sicurezza dell' aggressione da parte della Francia continuarono nel secondo Ministero Crispi, che vide scioccamente lo zampino della Francia in ogni minimo incidente e arrivò sino al ridicolo inverosimile prestando fede all' umoristico trattato di Bisacquino, mercè il quale Colajanni e De Felice si erano messi di accordo colla repubblica e con un granduca di Russia per distaccare la Sicilia dal resto d'Italia per mezzo del movimento dei Fasci, che dovea riuscire alla guerra di secessione coll'a iute delle armi, che doveva dare la repubblica per mezzo di Amilcare Cipriani? E chi non ricorda, che come corollario di quellearmi e di quelle preoccupazioni misogalliche tra spese per l'esercito e per la marina, ordinarie e straordinarie, in cifre tonde si passò da 352 milioni nel bilancio 1886-87 a 433 nel 1889-88; a 553 nel 1888-89? E la guerra per fortuna d'Italia non venne. Noi non neghiamo che i segni del malvolere delle sfere della Corte, dell'Imperatore e dell'arciduca eredirio in Austria siano evidenti ed anche marcate. La preparazione alla guerra ed ali' invasione al nostro confine orientale sono certe, innegabili. Si assicura, però, che l'invasione non avverrà sino a tanto che l'Italia farà parte della Triplice alleanra; ma che sarà immancabile alla scadenza del terzo périodo nel 1912 che bisogna trovarsi pronti per quel momento per uscire dalla Triplice, che non dà sicurezza all'Italia e non le procura vantaggi, nè materiali nè morali. Su questo punto bisogna intendersi francamente. La Triplice come riparo contro le minacce della Francia fu grave errore; tanto grave che oggi ci troviamo a doverci preoccupare non contro i presunti nemici di una volta, ma contro la nostra ..... alleata attuale. L'errore fu lumeggiato sempre dalla parte democratica, che sino a ieri venne denunziata come nemica della patria, come venduta alla Francia, perchè diceva che la Triplice era stata con• chiusa sopratutto a scopo dinastico. Ma giacchè la Triplice c'è e riusci, bene o male, a mantenere la pace, perchè mostrare tante·ardente desiderio di romperla? Per noi, e lo abbiamo altre volte= dette e dimostrato, non ci preoccupano gli affari balcanici. L'azione che vi spiega l'Austria è brigantesca certamente; e non desta la nostra ammirazione. Ma perchè noi , proprio noi, che siamo i meno preparati ad una guerra; che abbiamo tutto l'interesse ad evitarla, per le ragioni precedentemente esposte, dobbiamo farci i paladini della Serbia, del1' Erzegovina e della Bosnia quando la Russia per la sua tradizionale politica, per le affìnita di razza e di religione non si muove e lascia fare? L'Austria mira a Salonicco I Può essere. Non sarebbe il fini mondo per l'Italia se l'avvenimento si avverasse. In nome della giustizia e del principio di nazionalità noi vorremmo che ciò non fosse; ma se ciò si avverasse non sarebbe vero, come dimostrammo confutando le previsioni dell'Amadori Virgili che all' Italia verrebbe tolto l'ossigeno e tolta la possibilità di ogni espansione economica. La ragione morale che ci può indurre a distaccarci dalla Triplice o dall'Austria, la sola vera, va cercata nella sua ostilità malvagia, quasi capric · ciosamente ostentata, contro gl' Italiani irredenti di Trieste, dell'Istria, di Trento, della Dalmazia. E noi che siamo stati sempre fautori di una intesa coll'Austria più che colla Germania, confessiamo che non riterremmo dignitoso rimanere alleati coll'Impero vicino se esso continuasse nella denega-: zione della giustizia e nella persecuzione co_ntro 1 nobilissimi campioni della italianità al di là delle Alpi, dell'Isonzo e dell'Adriatico. Però per debito di lealtà si deve riconoscere che, a parte l'antipatia che il clericalismo anacronistico dominante tra gli Absburgo fa spiegare verso l'Italia, non è piccola la responsabilità di certi italia~i nel suscitare i sospetti dell'alleata sulle nostre aspirazioni irredentistiche. A dissipare i sospetti dell'Austria che furono concretati nel Res ltalicae di Heimerle non potero• no servire da recente· nè le spacconate di Fortis - benchè rimangiate l'indomani - nè i brindisi del Presidente della Camera on. Marcora, eh' è cugino del Re attreverso il Collare dell'Annunziata, nè le tenerezze della nostra Corte per il Montenegro, eh' è un pruno negli occhi per l'Austria; nè le retoriche imprudenze di alcuni repubblicani, che negano le spese militari è che pure vorrebbero venire alle mani coll'Austria. Noi diamo lode, perciò, all'onorevole Artom, che ha portato una nota giusta e prudente nella discussione presente, affrontando quella impopolarità nella Camera, che tante volte abbiamo affrontato anche noi nel paese. Noi siamo convinti, che senza gli accenni alle aspirazioni irredentistiche degli Italiani del Regno, i sospetti dell'Austria si sarebbero attutiti. e _con grande probabilità avrebbero avuto un m1ghore trattamento gl' Italiani che fanno parte dell'Impero Austro-Ungarico. + Qualcuno vorrà coglierci in contraddizione perchè abbiamo dichiarato di non volere rinnovare la Triplice se l'Austria non muterà contegno verso gl'Italiani irredenti e non vogliamo in pari ,tempo votare le nuove spese militari per prepararci alla guerra alla scadenza dell'alleanza. Contraddizione non c'è. La non rinnovazione dell'alleanza non condurrà aJla guerra, se noi mostreremo di non volerla; se noi non commetteremo imprudenze e provocazioni. Una aggressione gratuita e senza che noi vi dessimo motivo al principio del secolo ventesimo ci sembra inverosimile, impossibile; anche l' Austrja, se la commettesse, potrebbe trovarsene pentita e punita. Si dirà e si è detto che per iinpedire l'ingiusta, la brigantesca aggressione noi dobbiamo essere

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