RIVISTA POPOLARE 299 scura dei grani pieni di succo. Però disse certo: Oh I paese dove tutto è voluttà, tu sei condannato!. .. Ma la scorza, o Lutero, era amara. Non sempre riuscirono gli italiani a mordere oltre l'amarezza. Il sole risplende, ma illuminò a oche molte tragedie. E noi abbiamo anche campagne pallide di ulivi, e plaghe di miseria, e monti aspri e lunghe nevi e tedii di autunno. La filosofia è una difficile disciplina che si esercita sterilmente, quando si ha fretta di concludere. Gli agricoltori anzi , perchè non sono filosofi di professione, giurano che in Italia non si abbandonano i grappoli sui tralci, se non quando vi deb - bono marcire. O dunque? L' episodio della elezione di Montegiorgio , abbiamo detto sopra due volte ~ è cosa nuova. Non urge quindi che gli si fabbrichi intorno una facile fìlosofietta. Del resto ciò che non spiega il tutto, può spiegare in parte. Non basta probabilmente il sole a svelarci l' intiero genio degli uomini? Ma certo l'astro splendidamente implacabile e la terra esprimono in noi qualche cosa di loro proprio, che è involontario poi nella volontà, istintivo nella intelligenza. San Francesco l'umile santo il quale ripeté dei Cristo la bellezza più mite, l' eroismo più soave dove peregrinava se non fra i pallidi ulivi della campagna umbra, rigata di argento da freschissime acque, divina di silenzio, casta di inverno sotto il vergineo manto della candida neve, senza fine, lenta? ♦ A questo studio dei rapporti fra le anime e la terra, noi vorremmo accennare. Qualcosa come uno sport letterario , ma anche di più , perché noi in Italia siamo vittime al proposito di molti piccoli luoghi romani. La profondità della indagine é rara. Chi non dice subito fra gli italiani quando debba accennare alle dolcezze della terra: « dolcezze vergiliane »? Come ha acutamente osservato lo lanette in un suo saggio critico sul Pascoli, Giovanni Pascoli ha reso di maggior moda l'equivoco ponendo in testa alle sue liriche più dolci e più soavi qualche mezzo verso di Virgilio. Virgilio dunque é poeta di soavità e di pace. Ordinatogli da Mecenate di occuparsi di bucoliche e di georgiche egli obbedì senz' altro, e divenne Arcade. Questa la comune convinzione. Aprite invece l'opera del divino artista e là, dove tra pastori e ninfe e zampogne dovrebbe più dimenticare Roma, Cesare, gloria, ognuno trova che egli narra la morte di Cesare e promette di celebrare epicamente Augusto. lmagini eroiche, trombe, bandiere sono allo sfondo del paesaggio umile. Sic fortis Etruria crevit scilicet et rerum (acta est pulcherrima Roma septemque una siti muro circumdeclit arces. << Salve saturnia tellas » « magna parens fruquem )) annota lo Zanetto sono saluti ampii e sonori. Pas~oli, più contadino, limiterebbe l'orizzonte. Direbbe: io ti saluto ..... siepe del mio campetto utile e pia .... E Pascoli, benché orfano per assassinio altrui, crede alla umanità buona. Virgilio impreca: << Homines dw·um genus ! » « i?11piasaecula I )) << iratus. arator » « avarus agricola )) « durus agre~tis I )) Quando penso : ma come avrebbe Dante amato Virgilio, se non avesse saputo questi imprecare? Vede Virgilio passare grossi pennuti, volare minimi augelli ? Sì, ma non sosta sempre incantato, come noi facciamo con Pascoli. « Jmportunae volucres I » egli grida : << Improba cornix " « improbas anser I » Ed insegna: « insidias avibus moliri » anche se sia giorno di festa: << nulla religio vetuit >>. Genio dei campi ma genio pagano. Contadino, ma aristocratico signore. Non trionfava ancora tutta la pietà del" Cristo. L' urbs augustea era ancora e più che mai la Babilonia dei vizii e delle voluttà, dei cortei, delle aquile di vittoria. Potevasi piegare lo spirito fino alle umili myricae, ma con l'intima promessa del << maiora cariamus >>: potevasi adorare la terra ma intendendola voluttuosamentf;. Ed é appunto qui la deficienza della comune critica. Non basta dire: il silenzio della natura conquistò l'ascetismo. Senza dubbio l'ozio ed il silenzio generano l'ascetismo. Oh! padre ozio, calunniato dai retori I Senza di te, dove sarebbero i santi, i filosofi, i poeti e gli artisti ?..... Ma fatta la lode dell'ozio ciceroniano od eremitico, e del si-• lenzio e della natura, bisogna sondare sotto la epidermide. Bisogna cercare di che impalpabili suoni fosse eloquente il silenzio, del deserto ,1nche, al cuore dello asceta. Hanno amata la montagna Maometto e San Bernardo, Pascal e Victor Hugo, Dc Maistre e Garibaldi. Ma chi può paragonare l'ardente orgoglio di Maometto che attendeva il monte infuocato si muovesse ad un suo cenno, all' umiltà beata di San Bernardo; il dubbio tragico di Pascal curvo sull'infìnitamente piccolo per renderlo infinitarnente grande alla vagabonda febbre di imagini del magnifico Hugo; l' anali5j del filosofo dell' autoritarismo all'ingenuo entusiasmo del pastore di Caprera? L'Umbria di San Francesco e del Beato Angelico era pure stata l'Umbria in cui si formò l'aspra anima inesorabile di Tacito, che è tern~no. Oh! Terni dalle cascate che impietrano i boschi I Oh! Assisi silenziosa! Oh ! Perugia superba fra i versi! Oh! fonti del Clitunno ! Le cose eterne rimangono forse eguali? ... Oppure gli occhi si aprono a vederle più a fondo? Ciò che i pagani videro, San Francesco ignorava. Poi passò un romantico in del i rio, lord Byroii as · sorto alternando e preghiera e bestemmia. E infine liberò là innanzi un gran canto, uno sdegnoso che si era dato paganamente nome di Enotrio, maledì cencio alla Croce. Costui, Giosué Carducci , era in quel momento più vergiliano di Giovanni Pascoli, e il paesaggio gli appariva in una sensualità irreligiosa. Ma chi può fermarsi nella fretta della vita moderna a segnare con squisitezza tali problemi dello spirito? I soliti critici fanno più presto: presero Carducci e lo catalogarono nella storia e nella poesia così : un garibaldino ed un mazziniano della lirica. Un garibaldino quel classico, mentre Garibaldi era tutto romanticismo ! Un mazziniano quel paganissimo innamorato del sole e della statuaria, mentre Mazzini era un credente, e sopportava lieto la nebbia, ed adorava musicalmente nella sua vita di profeta l' indecisione e il mistero delle notti di luna ! Così domani se dovessero spiegarsi insieme e molto in fretta don Romolo Murri ed Antonio Fogazzaro ( il primo che è marchigiano di Montegiorgio, il Fogazzaro che é veneto di Vicenza) l'azzurro dell'Adriatico e la malinconia dei colli nelle Marche, come la pallida bellezza della campagna veneta basterebbero a creare l' affinità delle due anime. . Le Marche furono spesso asilo di crisi dello spirito, si direbbe. Ma quali crisi? Leopardi da Recanati imprecava. Ed irrideva al conte Mamiani ottimista. Da lesi
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