Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 11 - 15 giugno 1909

296 R l V l S T A P O P O L A l{ t egnamento della lingua francese , « metodo che l'ordine del giorno condanna come « empirico ». Perchè « empirico? ». Pare che sia stato confuso col metodo Berlitz il quale non è affatto consigliato nè seguito da nessuno, meno che da' grossolani e frettolosi preparatori o institutori meccanici <li lingue traniere. Pur di recente a Parigi, in un grande Congresso internazionale di professori di lingue vive fra cui filologi e glottologi insigni, è stata riconosciuta la necessità non solo d'introdurlo in tutte le scuole ma di applicarlo in modo da ottenerne tutt' i frutti e tutt' i vantaggi di cui è fecoudo. Esso, per applicarlo come si deve, richiede insegnanti capacissimi e largamente versati negli tudi non facili della moderna scienza filologica. Per questa e per diverse altre ragioni esso in ltalia è conosciuto da pochi , cioè dai più competenti in materia di lingue vive e di moderna filologia. Non così all'estero; e, di fatti, esso non solo in Fra11cia ma anche in Germania e nella Svizzera è in gran voga, e dà risultati di gran lunga superiori a quelli <ld vecchio e teorico empirismo gr:t~nmaticale. Ma non è punto vero che la grammatica e la lingua letteraria vi siano escluse: tutt'altro! Esse anzi vi hanno larghissima parte : ll1é:l a lor tempo e su basi scientifiche. Gli alunni, con quel metodo « induttivo» cl1e dovrebbe cacciar di nido il vieto metodo (< deduttivo » che al Congresso pisano si volle a torto sostenere, sono primieramcnte addetrati al pratico esercizio della retta pronunzia, alla acconcia costruzione <lelb frase, all'uso immediato di suoni, di parole e maniere francesi, cioè a quel « visibile parlare >> che, secondo la mirabile espresione dante ca, mette in moto imagini e voci, spiriti e forme. Cosi, coll'0ggettiva conversazione scolastica, essi hanno il contatto vivo della lingua traniera come espressione diretta e pronta di cose e idee che nella scuola muovono i sensi e b mente loro, t: successivamente di altre cose e idee che luori della scuola possono attrarli , richiamate e risvegliate nella loro memoria <la imagini pia tiche, da nitide e acconce vignette o altre simili riproduzioni, da figure o disegni murali. Subito dopo la lezione pratica e verbale è piu naturale che i giovani passino, per più diretto cammino che non ia quello additato dal vecchio metodo grammaticale, dal fatto alla norma, dall' nso della parola alla regola, d:llla pratica alla teoria. Il metodo diretto pospone insomma quello che innaturalmente i teorici puri mettono innanzi, movendo dal particolare al generale , dal concreto all'astratto, dal fenomeno linguistico alla sua legge precisa la quale va data secondo gli studi della più recente filologia. Esso accoglie il meglio di tutti gli ::iltri metodi coordinandone e unificandone gli elementi in modo da porgere agli alu1111i, più che una serie metodica di regole preposte agli e ·empi, il diretto e rapido confronto della cosa colla espressione, da cui subito risalire al precetto; e coll'aiuto delle traduzioni e del razionale e non servile o meccanico riscontro del dizionario, agevola ad essi il naturale passaggio dalla linguri viva o parlata a queìla letteraria, come da cosa vicin::i a lontana, ravvalorandone lo studio per mezzo di oggetti e fcnomèni, di fatti e avvenimenti, di nozioni geografiche, storiche, scientifiche , le quali a grado a grado e secondo il progressivo sviluppo delle facoltà, facciano conoscere e sentire, riflesse lucidamente d,illa parob, le tr;1diLioni e le glt>rie, le bel.c-:1.zen:nur;1\i eJ artistich ', l;i_vita i11son1m:1dèl popui,, di -::ni studiasi la li11gu:1,e insieme L.: relazi,,1Ji politiche e civili e le somigii:t11ze o m.t11ikst:tzio11i Jel comune retaggio che più strettamente lo avvicinano o meglio lo avvincono ali' Italia. + Forse a Pisa si d iscusscro troppe questioni, le quali certo richiedevano un assai maggiore c_oncorso d> insegnanti secondari e un piu minuto e ponderato esame di esse : al che due giorni soli non potevano bastare. Su alcune veramente si 1u pit'.1 accademici che pratici, più chiacchieratori che oratori: è il solito guaio dei congressi che in generale riescono, non palestra severa di libera e disi11teres• sata discussione, !~'a facile: agone alle piccole glorie del momento o dell'ora, affidate al fortunato successo della parola e ali' ambita lusinga de' giornalisti compiacenti. Di latti in un diario politico non è mancato un breve ma molto promettente profilo (proprio come s'usa fare di parlamentari nuovi specie dopo le elezioni generali) di alcuni giovani oratori di q ue to convegno. Non nego che quelle lodi siano state meritate , e ben meritate : ma , con tutto il rispetto che ho dei diligemi e minuti informatori dei giornali politici e dei sagac_i cacciatori d' interviste, non approvo l' indiriizo , il sistema , il metodo o vezzo che sia, o almeno non vorrei che attecchisse come pur troppo usa in Italia così inchinevole alle servili imitazioni del megllo e del peggio delle mode straniere. Parrebbe_ che questi convegni, i quali, senza ombra alcuna di personale ambizione, dovrebbero mirar solo ai più serii e gravi interessi della scuola, diventassero arringo all'apparato della vanità o mezzo di addimostrarsi ai Narci i giovinetti o giovincelli della coltura. Mezzi più degni e occasioni più dirette non mancheranno certo ai valenti per aprir i una via propria con la mode tia pari alla pote11za dell' ingegno operoso ed acuto : non cerro i dovrà cre<lere che, come tante altre molto più utile ed oneste, vi sia pure la carriera <lei congressi. Che giovamento o allettamente un lettore serio potrà ricevere mai dall' apprendere dai giornali che , per esempio, quell'oratore è un giovine bello o simpatico, cbe quell'altro veste semplice o elegante ed ha graziose maniere, che un altro ancora è imberbe ed ha bellissimi capelli biondi, che un altro in fine, pur giovinetto, ha presieduto così bene un'adunanza, da poter aspirare alla presidenza di un altro più numeroso o più importante congresso? Queste triste notizie della vita esteriore o della piccola vita d'un individuo, 110n interessano già piu nemmeno lo storico letterario o politico a complemento dei fatti che riguardano i grandi nomini, sempre che di quelle non s' illumini degnamente l' opera loro. Ad ogni modo , far lo stesso cogli altri o con tanti altri , non e, bisogna pur dirlo, nè opportuno nè degno. D'a1tra p:lrte i congressi non devono con,;iderarsi com~ uno svago, un pass:1ternpo, un divertimento il quale, se non altro, otìr:t il conforto di rannodar vècchie amicizie o di contrarne delle nuove: e' è tanti altri modi o ta11te altre occasioni di divertir ·i o godere la buona comp:1gnia di amki vecchi e di nuovi ! E pure fu detto e stampato aneli-:: cotestol Oh! 110 : non si va o non si dovrebb~ ::-uHhre a i

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