294 RIVISTA POPOLARE matica con o senza l:t soluzione di facili equazioni numeriche, tutto quello insomma ch'e il contenuto particolare degli undici commi del riassuntivo ordine del giorno finale meno il secondo e il terzo, abbraccia questioni d'interesse cosi vitalmente universale che non può non toccare molto da vicino tutte quante le scuole secondarie mi:iori, classiche e non classiche. Una almeno di tali questioni, quella ~he riguarda un più laroo sviluppo Ja dare all'istruzione tecnica e _professil~~le_ << sì eh~ avv~11gaconform~ alle vari: es1o·enze sociah e locah la mvocata selez10ne degli alu~ni », e che meritava una discussione assai più laraa e nutrita, tocca appunto o più da presso le scu~>le non classiche. Anzi a proposito di essa si e annunziato un principio che didatticamente non e in tutto vero, perche la « selezione » dovrebbe avvenire non tanto per le « esigenze sociali e locali » quanto per le spiccate inclinazioni degli alunni ad uno e non :1 un :dtro ordine di studi. Tutto questo mena alla naturale conclusione che tali e altri simili problemi non devono essere offerti alla discussione di sola una particella di scuole minori, isolando il dibàttito che procedendo discompagnato dagli aiuti eh', esso pot~eb~e rìc_eve_red~ll~ di_rett_a esperienza degl inse~nantl d1, tut~1 ;sii ;l~tn _1?st1tut1? non approderà mai a quell untta d 10d1nzzo_ nei principii fondamentali a cui sopra tutto deve mu~re un'organica riforma di tutta la istruzione secondaria. Il· che è anche provato dal fatto che in questo CDnvegno (e la parob n.uova che nobitmen!e, sosti~ tuisce l'altra), mentre s1 parlò della necessita degli esamj di ·ammissione, non si volle per nulla entrare nella questione vitalissima che si riferisce al carattere e alla estensione che dovrebbe avere l'inseau:1mento elementare, questione che a bello studio iu esclusa, perché, si disse, deve riguardare soita:1to i maestri delle scuole primarie. Il che non è logico. Se è vero, come bene avvertiva il Mancini, che non e il numero quello che fa fiorire o rifiorire le scuole, e vero d'altra parte che per mantenerle, se non un oran numero, un certo numero bisogna che ci sia, ~ongiunto, s!intende, alla buona qualità: se no, come vivrebbero? o veramen te s'ha da credere che esse, vivaio di cultura aristocratica, come pensa qualcuno dei relatori non devon essere che l' officina informatrice d'i~gegni privilegiati e di pochissimi eletti? Ne d'altra parte negli altri istituti seconda:i anche superiori si dee credere non_ possa atte~ch~:e _altr~ pianta che quella delle barbabietole! Tutti gl 1st1tut1, classici e non classici, educano la pianta « uomo » e la pianta « cittadino »: in tutti può allignar_e la rarissima pianta che, ben allevata e ben crescrnta, dà il orande ingegno ed anche il genio con o senza la follia di Cesare Lombroso. Anzi i grandi ingegni e sopra tutto i genii pur troppo non li crea la scuola e non di rado neanche l'ambiente o l'età. Nla per avere la buona materia onde informare e fonnare l'inteli.etto classico o qualunque altro intelletto, e necessario innanzi tutto che si rinnovino e funzionino bene le scuole primarie. Che se queste seguiteranno ad essere quello che sono o se saranno rinnovate male, con tutti gli esami d'ammissionefatti, giova almeno sperarlo , senza pietosa indulgenza, - anzi appunto per ciò , la buo_n:i ~nateria verrà certo a mancare e con essa la luce viva che dalle scuole classiche dovrebbe venire ail' << alta cultura ». Ciò posto, anche quello delle scuoìe elementari, le quali devono appunto preparare a noi i buoni elementi da informare e formare aristocraticamente o no , e un problema che non può non interessarci molto diretta men te. ♦ A proposito di « formare » e « informare » e dei rispondenti aggettivi «formativo» e « informativo », bisogna dire che al Congresso (fu la cosa più nuova o curiosa se non la più alta) si agitò lunga ma non altrettanto profonda un1 àiscussione circa la proprietà delle predette parole, volute ritorcere a significare la distinzione del rudi men tale insegnamento del ginnasio quadriennale che, secondo l'approvato ordine del giorno riassuntivo, deve avere carattere « formativo », da quello più elevato, più analitico ed evoluto del liceo pur quadriennale, che invece deve averlo <<informativo». E alla discussione parteciparono anche i professori_ dell'Ateneo pisano (non ve n'erano punti di altre università); chè anzi la promossero essi, essi la nutrirono dì argomenti, essi alfine fecero trionfare Ja proposta filologica o più direttamente linguistica. Fu così che a grande maggioranza (oh! le maggioranze dei congressi che nella piccolissima parte rappresentano non figuratamente il tutto), fu approvata e sanzionata la significazione nuova di questi due aggettivi che adornano il comma quinto del finale ordine del gi0rno, comma che filologicamente rimarrà celebre negli annali dei congressi italiani. A tal proposito fu molto arguto il corrispondente al « Giornale d'Italia », che contro la sentenza pisana si appellò alla futura ion tanissima edizione del non ancora completo « Vocabolario degli Accademici della Crusca >> , augurando ai congressisti di vivere fino a quel secolo in cui essa, forse, uscira ! 1l prof. Don:no laia, ordinario di filosofia teoretica nella università di Pisa , volle filosofando sostenere al Congresso che « formare >> non deve significare altro che « dare la prima forma » , cioe plasmare rudimentalmente ... , e che « informare » dev'essere in teso nel senso di <<dare informazione, infondere il carattere scientifico >> di una cosa ». Ma con buona pace del dotto professore, l' uso, antico e nuovo, di queste Jue parole e dei loro primitivi e derivati, ci persuade invece del contrario: perchè « formare >> implica l' idea di qualunque forma , semplice o complessa , ruJ.imentale o non rudimentale, gen~raie o particolare, esteriore od intima. Per esempio, riferendomi appunto alla scuola io posso dire benissimo « formare l'animo, la mente, la intelligenza, il carattere dei giovani », nel senso di dare a queste potenze lo sviluppo necessario onde riescano ad avere la preordinata determinatezza del nuovo essere loro, cioè quella reale entità, quel carattere, quell'aspetto, quella fiso11omia che corrisponda al modello o tipo, ideale o morale, a cui vogli,t informarle l'accorto e sapiente educatore. Così, alla sua volta, informare vuol dire in sostauza « mettere neil,1 forma >>, cioe « avviare o indirizzare verso un:1 data torma >> , o meglio « raccogliere e mettere insieme gli elemènti necessari ornie comporre la « forma » ch'è nel modello o tipo a cui vogliamo avviare e ridurre la plasmabile materia del nostro lavoro. Quindi ogni insegnamento, anche il più superficiale o rudimentale, e « informativo » e « formativo >> insieme: «informativo» in quanto indi-
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