Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 10 - 31 maggio 1909

RIVISTA POPOLARE 275 essendo ripercuotibili, chi ne fu colpito si affrettò a riversarne su altri il carico. Per effetto dunque di questa ripercussione , rimane inalterato, - per quanto attiene agli oneri derivanti dalle cause su accennate, - il reddito della possidenza e dell' industria, men tre invece chiunque non aveva la possibilità di sottrarsi agli effetti dell'anmentato costo dei generi , dei prodotti, dei servizi, col discaricarsene su altri, ebbe turbat'.> quell'equilibrio fra il numero e la natura dei mezzi necessari pe.r soddisfarli che sempre dovrebbe sussistere. Ne a quegli effetti si sottras - sero le classi lavoratrici le quali anzi li risentirono in m sura sensibilissima, tanto.:hè poco a poco qnel salario di cui ave vano reclamato l' aumento per el.:!vare il loro tenore di vita, si dimostrò addirittura insufficiente e furono richiesti allora ed ottenuti nuovi aumenti che non costituirono però un vantaggio duraturo poichè provocarono di nuovo , a loro volta, il fenomeno della ripercussione in tutte le sue molteplici forme che ne rese illusoria la utilità. Si venne ìn tal guisa ad aggirarsi in un circolo vizioso; fu una lotta continua fra capitale e lavoro che turbando sempre più l'equilibrio fra la potenzialità economica e i bisogni da soddisfare produsse quel malcontento che costituisce una seria minaccia per l'ordine e la tranquìllità. E le continue incessanti richieste di miglioramenti economici da un lato, e la ricerca dei mezzi per neutralizzare gli effetti dei pesi che ogni dì più si addossano alla possidenza ed alla industria dall'altro, sono la caratteristica dell 'odierno assetto economico sodale; ed è questa specialmente la cawsa da cui ripete la sua origine quell'aumento continuo dei prezzi di ogni genere e di ogni servigio, aumento che per la natura apeciale della causa da cui è peodotto, non possono le classi lavoratrici frontegg;are mediante una misura più elevata delle· mercedi, poichè se queste potranno commisurarsi alla entità dei bisogni in un dato momento e alla quantità di denaro che per la soddisfazione dei bisogni medesimi in quel momento è necessaria, l'equilibrio è i.ubito turbato, come si è detto, non appena si manifesta il fenomeno della riper_cussione. Ma non bisogna tacere di un altro fatto importantissimo e che pure non costituendo una causa fermanente del rialzo del prezzo dei generi, tuttavia ha nella questione di cui trattiamo imp ·rtanza non lieve. Intendiamo parlare dei trusts di quelle associazioni monopolistiche che se meritano plauso quando intendono a limitare nell'interesse del commercio, e deila stessa salute dei consumatori, la concorr<!nza, in guirn che i prezzi delle merci non scendano mai al d1sotto del costr, di produ. zione, 1000 invece a riprovarsi quando esercitando la funzione di mezzo di persistenza nell'economia capitalistica, inceppano medidatamente la proJuzione per elevare i prezzi delle merci e procurarsi un estrareddito. Invero i trusts, coli' incetta di tutti o quasi gli elementi capaci di una data produzione, o con quella dc:lla quasi totalità ài ·un determinato genere di prodotti, si rendono arbitri assoluti delle condizioni del mercato, giungendo così, in certi casi ad eliminare anche per intiero la concorrenza ed a fissare prezzi esorbitanti che pc:rmettono loro di conseguire altissimi guadagni. Non sono certo le cooperative di consumo, - così come si intendono nel lcro vero significato; di associazioni cioè aventi lo scopo di acquistare generi ali' ingrosso per rivenderli al minuto, - che potranno <'pporre una efficace resistenza alla opera di questi trusts ai quali invece esse medesime dovranno ricorrere per l'acquisto dei generi formanti oggetto di monopolio e dei quali non potrebbero quindi fornirsi direttamente al mercato di produzione. Le cause delle quali finora abbiamo parlato, solo per altre vie e con altri mezzi possono eliminarsi : occorre cioè I' intervento dello Stato per mfrenare e disciplinare il fenomeno della ripercussione occorrono delle speciali e forti organizzazion economiche che esercitando la loro azione in contrapposto a queUa spiegata dai trusts, servano a neutralizzarne gli effetti. All'una cosa e all'altra dovrebbero intendere gli sforzi concordi di tutti, invece che logorare prez ose energie in vani ten• tativi che in pi-atica servono talvolta , per un comples;:;o di circostanze , a rendere ancor più difficili le condizioni di vita a quelle date classi di persone che invece si volevano avvan• taggidre (Economista 16 maggio). + n,.. Diflon: La nuova Europa.-Ora che la minacci!l della bufera nei Balcani sembra passata, noi possiamo esamtnare, oltre che i fatti in se stessi, come si è già cominciato a fare, anche i resultati politico-morali della nuova situazione Balcanica. v·è fra questi risultati uno che merita essere rilevato, e che ha. certamente, la sua grandissima importanza. La vittoria del Barone Aherenthal è notevole per due grandi innovazioni. In primo luogo l' Europa che era stata fino ad ora una ·specie di repubb:ica ft:Jerale di nazioni, su i cui de· stini ogni membro aveva in ultima analisi, voce consultiva, è ora diventata una monarchia; ed in secondo luogo, l'egemonia :iipende ora dalle potenze militari del centro. Questo risultato, assai spiacevole , deriva dalla pericolosa illusione carezzata dalle tre Potenze della EntenteJ cioè che « le relazioni internazionali, quando gli interessi vitali sono in gioco, sono dirette da considerazioni etiche >>. La crisi Bakanica ha gettato una luce su la politica tedesca , che il bonaccione inglese non aveva voluto scorgere fin 'ora. La Germania è una potenza militare e predatrice , la cu politica non è inceppata da considerazioni più etiche di quelle che si possono manifestare sul campo di battaglia. H primo scopo della sua politica è impadronirsi , mentre quella dc Ila Grande Bretagna è tenera.· Veramente le Potenze della Entente sono colpevoli molto nella loro condotta , e della vittoria del D' Aherenthal non hanno da dolersi altro che seco stesse. Esse avrebbero potuto avere un 'accordo con D' Aherenthal , la cui prima intenziode era, in fondo, ottenere l'assen30 delle potenze al!a conness:one della Bosnia cd Erzegovina prima d' incorporarle ed era disposto ad offrire per loro un compenso. Queste potenze lascia· rono sfuggirsi la buona occasione, ed assunsero un' atteggia· mento , e seguirono una via che le condusse alla loro piena sconfitta. È logico ricordare la massima, che in questo caso ha affer• • mato una volta di più la sua giustezza, che quando una Po tenza o un gruppo di Potenze , sono manifestamente risolute ad ottener_ ad ogni costo ciò che vogliono, il linguaggio diplomatico degli opponenti deve essere regolato ed appoggiato dalle sue forze di terra e di mare, dall'ammontare della sua rh,erva d' oro, dal valore del suo credito, e dalla sua preparazione. a potersi servire di questi vantaggi nel resistere alle volontà dell'avversario. E di questa relazione fra le forze militari e· l'operato diplomatico le Potenze della Entente si erano fin' ora servite continuamente, ed anche con discreto successo. Esse hanno preferito, questa volta, atti offensivi contro l' Austria. Esse hanno fatto delle richieste che niente giustificano e non le hanno appoggiate come avrebbero dovuto. Hanno parlato minacciosamente mentre d' altra parte abiura rono i mezzi per essere intese. Bisogna dire che l'lnghilte,ra, godeva di una sicurezza assoluta nella saldezza delle obbligazioni internazionali. Sfortunatamente essa abbandonò questa posizione invidiabile , e ruppe una lancia a favore dei Serbi. Il passo della Germania , in aiuto al!' Austria, che staccò la Russia dalle altre due potenze della Entente e col timore della guerra, assicurò la vittoria dell'Austria, he prodotto una situazione che è la identica della storia dell'agnello e del lupo al ruscello. Questa azione malaccorta delle tre Potenze, pos~

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