RIVISTA POPOLARE 271 su Genova : l' esempio di Genova. sull'Italia. E eome allora, ser..1pre- dopo. Se uno sciopero regta isolato, .segno è che altrove mancano le condizioni favorevoli ad altri scioperi : o l'industria non è in fiore, o la coscienza degli operai è abbastanza formata per non lasciarsi trascinare dalla forza suggestiva. dell'esempio. Perchè se l'esempio è talvolta fonte di bene, tal'altra lo è di danno. Ed è infatti ufficio della Confederazione del Lavoro di moderare I' influeuza che uno sciopero può avere sulle altre folle operaie organizzate, disciplinandone l'imp1ilsività, che ieri fece la fortuna della insurrezione, ma che sarebbe forza pericolosa o vana nella battaglia di oggi. Cosi l' organizzazione che ieri era focolare di entusiasmo è oggi scuola di tattica. E c'è un affinità tra l'evoluzione degli eserciti e quella del movimento operaio. Non per questo il fenomeno da me brevemente illustrato cessa di manifestarsi. Soltanto la violenza con ci;ii pur ieri operava è mitigata dalla meglio disciplinata anima delle folle. Una prova di ciò che affermo, un esempio caratteristico delle nuove· forme di suggestione colletti va si ha nel risveglio palese che si è notato nei postelegrafici belgi, dopo la vittoria dei postelegrafici francesi. Ne han parlato i giornali. E quali echi ebbe quella vittoria nell' animo dei postelegrafici italiani? Non voglio trt.i.rne da un caso particolare illazioni troppo generali; ma so che a Genova, dopo lo sciopero, furono numerosissimi i postelegrafici che aderirono alla sezione federale. Mutano i tempi; non muta, sebbei1 si corregga, l'anima delle turbe. LUIGI CAMPOLONGHI ~TBLL<5NCINILBTTBR~RII XLIV. Una slorla estetica della letteratura italiana - Napoli - Umbria e Puglia - L' ombra - L' ottava Esposizione d' Arte a Venezia. , Ne!la gente del Nord » (ai tratta delle due razze primitive che nella preistoria, venendo l'una dall'Asia, l'altra dall' A frica, si sono incontrate nella nostra penisola e non si sono, fino al dì d'oggi, combinate e fuse se non parzialmente) » , nella gente del NorJ è il bisogno del raccoglimento e della· azione; il sentimento vi si rivela non tanto espansivo quanto profondo ; ella è dotata di pazienza e di tenacia , ed ama le ricerche metodicamente disciplinate; fedele, sincera, cavalteresca, ha veemente energia attiva; molto opera e poco parla: di qui anche il gusto dell'avventura, l'aspirazione alla leggenia eroica, lo spirito conservatore e tenace. La sua forza di fantasia corrisponde al suo chiuso ardore d'affetto; non le sta molto a cuore la perfezione del disegno, dell'armonia, della forma esteriore. É la razza industriosa ed operosa ; la razza favolatrice e ricercatrice; la razza della storia, del! 'erudizione della l~gge.ida, del romanzo e del poema n. « La gente del Sud è mobile, sensuale, impulsiva, sintetica : ha il gust) de' colori e de' suoni , delle pompe e delle fanfarl!. Non riesce se non di rado ad affissarsi intenta mente in una i,ola visione; ma predilige le complicate costru• zioni dell' mtelletto e le fuggiti ve espressioni del sentimento. La sua qualità essenziale è l' immaginazione varia, 'ricca, vertiginosa , lusaureggiante, che dissimula a volte il difetto di sincerità. E la razza agricola e pastorale, che vive della natura e con la natura , la razza canora e dia 'ettica , la razza dei sistemi, della critica, dell'ironia e della poesia epigrammatica e lirica ». Così G. A. Cesareo in un breve ma aureo manuale di STORIA DELLALETTERATURAITALIA.NAche egli modestamente de• stina ad uso delle scuole , ma che, a parer mio, è infinitamente più adatto per gli adulti già colti, cui piaccia ripassare con una persona coltissima, e che per di pii. è un eletto, uno squisito artista, ciò ch'essi già sanno scientifidamente, intellettualmente, scolasticamente appunto, ma amano rivedere sotto una luce nuova, invece, e CÌJè sintetica, e, intanto , estetica , ed esposta con gusto e con forma d'arte. Nelle scuole, od almeno nelle medie, chi capirebbe questo? Una metà, non più d'una metà, degl' insegnanti, dei quali molti, quasi tutti, specialmente tra i giovani, sono assai dotti ed eruditi, ma pochi , pnchissimi, sono artisti ed esteti, grazie a quella esotica e miope e sterilizzante « crit;ca storica » che· ha infierito per un buon quarto di secolo , e più , nei nostri atenei; e un decimo, non più di un decimo, a dir molto, degli scolari, cui Madre Natura ha largito il raro dono ciel gu• sto, dell'amore e dell'intuito del bello, e che so ..o riusciti a non lasciarselo strappare dai nervi e dali' anima nei lunghi anni monotoni delle scuole elementari e preparatorie alle me• die superiori. Per questi, il nuovo libro del Cesareo dovrebbe essere non un libro di testo, ma un libro di premio ; un pre - mio, d altronde, che servisse loro di viatico universitario, e di quadriennale contravveleno all' insegnamento plumbleo, secco, gelato, teutonico, prevalente ancora nelle aule della sapienza ufficiale; ed un premio pur~ dovrebbe costituire per coloro, che, usciti definitivamente dalle scuo1e e sparsi per gli uffici, pei reggimenti, per le case industriali, ptr le banche , per le pubbliche e rrivate azienfo d'Italia, si sentissero ancora kgati per un filo non troppo tenue alle cose belle , alle cose pure, alle cose nobili, alle cose iJeali che sono nella tradizione e nel cuore del loro Paese : un premio, s'intende, che ognuno di loro darebbe a sè stesso, per aver serbato in mezzo agli affari, alle fatiche, a i guai della lotta. :iell' esistenu, quel I' intimo fiore di gentikzza e di orgoglio patrio. Ed è per questo, che ho cominciato lo stelloncino riportando testualmt:nte un passo dell'opt:ra: per far vefore, con un docu. e:,to autentico, per quanto breve, con quaii intenti con quali spiriti, con quale .,tile, tu conct:pita e scricta , e a qual genere di lettori, per ·conseguenza , si adatti. Aggiungo ora, per chiarimento maggiore, che il Cesareo attinge a questi dati etn"psichici la sua stregua per giudicare e clas~ificare le nrie scuole e i di versi maestri fioriti parallelamente o successivamente nelle lettere nostre; e che la sua storia s'impernia quasi sopra un continuo confronto fra ciò che nei secoli produsse l'anima popolare italiana, o pigliò da essa, certo traducendolo in forma più eletta, ma serbandone tutta l'indole genuina e sincera, l'artista di professione che serbava con lei cordiale contatto, e ciò che invt:ce germogliò solitario, e per lo più sterile e artificioso, dal pensiero aristocratico, dall'arte au'ica ed accademica, dall' inspirazione mediata, erudita, pedissequa. E non occorre dire, che, pur tornando così , in certo qua modo, ai criteri ed ai metoJi del nostro grande e delizioso De Sanctis, il forte scrittore siciliano é originalissimo nella con• dotta, nella fattura, nella sostanza dell'opera sua, e che tutto quello che dice, tranne, naturalmentte, i puri dati di fatto, è uscito dalla sua testa. E non è dir poco, oggi ! Il volume porta I' indicazione cht! strin-ge il cuore : « Messina, editore Vincenzo Muglia »; ma è stam_?ato dalla tipografia S. De Mattei a Catania : ed è là, credo, che si potrà ancora trovarlo.
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