Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 10 - 31 maggio 1909

270 RIVISTA POPOLARE dustrie attraversano un febbrile periodo di sviluppo. Allora le folle del lavoro, scosse dal nuovo fervor di vita, cercano di innestare sul tronco in rigoglio dello interesse capitalistico il virgulto dei loro obliati diritti: le ragioni del lavoro, cercano insomma di temperare i privilegi del capitale in un'ora in cui questo, per dar frutti copiosi, ha bisogno dell'armonia di tutte le forze che sono in giuoco nell'industria. Onde si può conchiudere che gli scioperi sono, a petto dell' indnstria in fiore, quel che la rosolia è negli organismi in formazione : una mala.ttia che accompagna. la crisi di svilupro. Se non che - come ho più sopra affermato - in Italia , a svegliar neìle folle lavoratrici la coscienza della loro forza e dei loro diritti , aiutò non soltanto la cognizione istintiva e intima delle mutate condizioni industriali, ma la forza esteriore del!' esempio di altre battaglie da altre folle lavoratrici entusiasticamente combattute. Senza di che, se anche era fatale che l'organizzazione operaia cessasse di essere argomento di sterili discussioni nei circoli socialisti, dove azione politica ed azione economica si disputevano accademicamente il campo, anzi il tappeto, nelle lunghe serate invernali, non avremmo potuto notare nei primi accenni di movivento operaio in Italia quei caratteri d'impetuosità, che invece lo òistinsero. + Ecco qua. Dai primi mesi del 1899 a tutto il 1900 la Provenza - che se è l'anticamera deli>Italia in fatto di monumenti antichi, è anche stata la fucina, sconosciuta ai più, del nostro movimento operaio -- fu travagliata da una lunga &erie di scioperi. Eran passati alcuni anni dalle legg-i scellerate; ma il partito socialista aveva ricuperata se non la sua unità formale la sua unità spirituale, ed aveva fatto politicamente le ossa attraverso l'epica lotta dreyfusi::1ta. Era dunque naturale che le folle lavoratrici, seguaci delle idee socialiste, cercassero nuovo sfogo alle proprie energie ndJeHtrate alla battaglia, tanto più che verso di esse la borghesia repubblicana aveva contratto un debito morale, acoettandone l'ausilio formidabile contro le rinate aspirazioni dei clericali e dei realisti. Alessandro Millerand al potere era come il simbolo di una reciproca garanzia fra proletariato e borghesia repubblicana: il proletariato avrebbe prestata man forte alla borghesia, nell' attuazione del programma anticlerale; la borghesia, dal canto suo, non si sarebbe opposta alle legittime soddisfazioni dovute al proletariato. Onde la fioritura di scioperi di cui più sopra s' è detto. E furono quegli scioperi più nna manifestazione di forza che di volontà. In alcuni di essi i lavoratori domandaro~o ed ottennero migliori paghe ed orari più umani: di altri si può invece dire che furono come un rimescolio confuso di tutto il sentimento dottrinale che dalla Comune in poi s'era accumulato nell'animo e nel cervello dei lavoratori e specialmente nei loro condottieri. Ricordo che in un'assemblea un oratore dei più ascoltati indicò allo sciopero questa meta: ora.ri e salarii uguali per tutti indistintamente i lavoratori de tutte le industrie I Ad alterare i già deboli caratteri economici degli scioperi, a far di questi una specie di grandi, successive dimostrazioni al governo, aiutò un fatto nuovo: la partecipazione diretta, aperta , entusiastica al movimento degli operai italiani , che in Provenza sono centinaia di migliaia. Il ricordo di Aygues-Mortes fu cancellato e la pace fra gli operai delle due nazioni sorelle fu segnata. L' Italia ufficiale - sempre in ritardo - mandò le sue corazzate nelle acque di Tolone, ai primi d'aprile del 1901, a celebrarvi l'entente cordiale; ma non fu quella la vera cerimonia rappresentativa del nuovo modus vivendi tra operai italiani ed operai francesi: la cerimonia rappresentativa del nuovo e felice stato di cose s'era già svolta democraticamente nelle strt1.de delle città provenzali ed era stato ingenuo scambio di bandiere fra i rudi alfieri delle due nazioni, e di fiori, e di abbracci tra giovinette vestite dei colori d'Italia e di Frnncia, e lungo plauso di folle deliranti. .. E cosi lo sciopero, che da principio era stato una dimostrazione politica al governo francese, divenne una vera e propria manifestazione di politica internazionale. + Or questo fatto non poteva restare senza ri percussione nella vicina Liguria, dove l'emigrazione temporanea è un fatto normale, un' abitudine. Le organizzazioni operaie liguri erano cresciute al calore di quegli entusiasmi, ma timidamente. Lo scioglimento della Camera del Lavoro di Genova , voiuto dal prefetto di Genova, fu il colpo di sole che le fece sbocciar rigogliose. Le organizzazioni operaie ed i lavoratori insorsero ed il governo ed il suo prefetto non furono pronti a parare il colpo inatteso. Aveva il Crispi sciolti i Fa~ci nel 1893 , aveva il Pelloux sbandati i Circoli eocialisti nel 1898: nessuno, tra i sovversivi, s'era mai sognato di consigliare la forma di resistenza che usci invece spontanea dalle folle operaie genovesi: lo sciopero generale. Inteso quasi esclusivamente ad un'azione politica, (dell'azione economica si discuteva, come s'è detto nei circoli) il partito socialista non aveva prima d'allora opposto alle rappresaglie governative se non movimenti di protesta politica, anzi: elettorale. Sorpreso alla •vigilia del suo ingresso nel campo delle schiette competizioni di classe. E fu quello il battesimo del rinato partito socialista italiano, onde ebbe l' indelebile carattere che oggi lo fa compagno fido (altri dice mancipio) della Confederazione Generale del Lavoro. Lo sciopero generale fu vittorioso in pochissimi giorni e subito da un capo all'altro d'Italia corse un fremito di vita nuova. Non ci fu più città e paese che non avesse la sua Camera del Lavoro o la sua Lega mista. E Camera del Lavoro e Lega erano sinonimi di sciopero. Colte alla sprovvista, le classi capitalistiche cedettero, come già il governo, a quell'impeto irresistibile di entusiasmo. L'on. Giolitti, pronto sempre ad accettare il fatto compiuto, mostrandolo come un frutto della sua politica, proclamò dall'alto del suo scanno di ministro, la legittimità dello sciopero e ne vantò i benefici. Orbene, tutto questo movimento s' é operato, come s'è veduto, per suggestione, per quella forza dell'esempio, che è uno dei fattori meno noti e più possenti del movimento operaio, L'esempio di Marsiglia fu efficace

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