Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 9 - 15 maggio 1909

RIVISTA POPOLARE 233 I'Agnelleria soltanto il posdimani, due Dicembre. Nello stesso tempo il Sindaco si reca dal Pretore a pregarlo che differisca al giorno 2 l'adunanza del Consiglio di famiglia dell'interdicendo suo zio. Il Pretore aderisce. Il 2 Dicembre nelle prime ore del pomeriggio, men tre i membri del Consiglio di famiglia, pregati uno per uno, dal Sindaco, preparano la morte civile del vecchio Sava, dichiaran dolo pazzo; il povero vecchio sulla strada che conduce dall' Agnelleria a Bel passo, viene ucciso con un colpo di fucile all' ascella e con molti colpi di scure alla testa. 2° All'annunzio dell'omicidio, il brigadiere dei RR. CC. si trova malato, e al capezzale di lui si trova il canonico Sava, fratello dell' ucciso e zio del Sindaco, andato per caso a visitarlo. Il Delegato di P. S. si avvia verso il luogo del delitto; mentre il Sindaco e il fratello del defunto, Agatino, spalleggiati dal capo delle guardie Municipali, si recano in casa del defunto, ne scacciano con violenza la giovane amante, che cade in convulsione; quindi chiudono tutte le entrate ed intascano le chiavi. Però verso ia mezzanotte, mentre il cadavere del l<.J ·) congiunto col petto trapassato e con la testa sfracellata sta ancora in aperta campagna, il canonico Sava e il Sindaco tornano nella funebre casa e frugano. S'ignora se qun lche cosa asportarono e ciò che abbiano asportato. Nello stesso tempo si sparge lc1 voce che certo Manata aveva visto e riconosciuto l'iissassino. Allora tre cittadini, che per- caso erano tre assessori della Giunta Comunale eletta dal partito Sava, mandano a chiamare a tarda sera il Manata che, levatosi dal letto, esce di casa e non vi fa più ritorno. Non si sa dove sia andato. Solo è certo che i RR. CC. l'he lo cercavano poterono interrogarlo soltanto nelle ore pomeridian~ del giorno + Egli disse di non avere riconosciuto nè visto ver tna persona cd indicò un contaJino. catanese, come colui che avrebbe visto passare un uomo in•• saguinato. Frattanto i Sava e i loro partigiani si lanciano ad accusare come responsabile di mandato Jclt'assassinio la giovane amante Peppina Mio, e come esecutori un fr~tello e un cognato di lei; mentre il partito avverso al Sindaco, d' accordo in ciò, coi carabinieri, col Delegato e col Pretore, sostengono che i responsabili morali dell'uccisione si debbono cercare nella famiglia Sava. Per dar credito alla prima diceria, la stessa mattina del 4 Dicembre un assessore e un consigliere del partito Sava, questi amico e figlioccio del Questore Farias, si recano a Catania e proprio al detto Questore denunziano che il contadino catanese indicato dal Manata dava dell' assaRsino connotati corrispondenti alla persona del giovane Peppino Mio, frat~llo della sudetta amante del defunto. E il Questore telegraficamente ordinò al Delegato che s1 ricercasse il cont!ldino catanese e si arrestasse il Mio. Il contadino fu tratto in caserma il giorno 5, e lo stesso giorno i carabinieri di Ramacca, ove trovavasi il Mio, telegrafarono di non aver creduto conveniente di arrestarlo senza ordine dell'Autorità Giudiziaria, perchè constava che egli il giorno del delitto non er-asi allontanato da quel Comune. E allora l'assessore anziano del Comune di Bel passo, chiede al Delegato e al brigadiere dì essere ammesso a colloquio col contadino Catanese (che prudentemente era trattenuto in caserma), cioè con l' asserto testimonio oculare della fuga dell'assassino. Il brigadiere nega; ma il Delegato si piega alla richiesta, e l'assessore ottiene il colloquio. Rirnlti.lto: li testimone dice di avere visto passare un uomo insanguinato, non più giovane e senza barba, come Peppino Mio, ma adulto e con la barba. I connotati, così cambiati, servono lo stesso al Questore di Catania, che po::o dopo, come prima aveva ordinato l'arresto di Peppino Mio, giovane senza bar-ba, così, sempre secondo le indicazioni dei partigiani dei Sava, .ordina l'arresto di certo Calogero Vicario, pregiudicato residente in Belpasso. Da parte loro i carabinieri e il Delegato d' accordo si accingono a denunziare come mandanti dell' assassinio il Sindaco Sava e lo zio di lui canonico Gaetano. Ciò però dispìace al Ql1estore Farias che chiama telegraficamente nel suo gabinetto il Delegato, gli fa trovar presente il Sindaco Sava; fa loro stringere ia mano e dà al suo subalterno, la seguente testuale . istruzione; « Per- ora pensi agli esecutori materiali; ai mandanti si penserà poi i>. Nondimeno, 15 giorni dopo il delitto, la denunzia fu presentata, e al verbale, tra altri documenti si alligarono due lettere che il defunto Sava aveva scritto al suo amico Pietro Li pera, brigadiere di finanza a Ladispoli. Tali lettere erano state consegnate da costui ai RR. CC. di detto Comune , e da essi spedite alla questura di Roma. Però , giunte all' ufficio di P. S. di Belpasso, ignoti favoregiatori da una di essa strappano e distruggono mezza pagina di seri tto, e nello stesso tempo f:;nno sparire il rapporto d~i RR. CC. di Ladispoli, e quello della Questura di Roma, dai quali sarebbe risultato che le due lettere erano integre. 3° Il Vicario Calogero arrestato arbitrariamente per ordine del Questore e per volere dei Sava viene dall'autorità giudiziaria provvisoriamente escarcerato; e alquanto giorni dopo, non cstante le esortazioni degli amici del Sava , e dei Sava in persona, denunzia ai RR. CC. che una prima volta certo Roccella Gaetano, agiato agrimensore da Belpasso, intimo amko Jei Sava, e poi il ·già nominato Santo Guglielmino, fattore del sig. Sava Agostino, lo avevano, per incarico del Sindaco Avv. Filippo Sava, invitato ad assassinare il vecchio zio di lui Sava Antonino; che il Guglielmino più precisamente lo aveva invitato ad aiutare lui nella consumazioue del reato: e che il medesimo, dopo che il reato fu consumato, lo aveva minacciato perchè tacesse. Dopo tali dichiarazioni l'autorità giudiziaria diede corso alle denunzie che i RR. CC. e il Delegato avevano presentato, circa tre mesi avanti, e ordinò l'arresto del canonico Sava, del Sindaco Avv. Sava e di Santo Guglielmino. A tali arresti tutto il partito Sa va si mette in moto per la liberazione del proprio capo. Anzi il Pro sindaco Vasta Mariano ed uno zio di lui fanno un' intera giornata di viaggio in carrozza e vanno a trovare il Vicario Calogero per indurlo a ritrattare le accuse contro i Sava e contro Guglielmino. Ma in carcere le cose pei Sava procedono male: Il Sindaco aveva negato di aver mandato Santo Guglielmino a dissuadere lo zio dal contrarre matrimonio con la Mio; ma il Guglielmino lo confessa. Il Sindaco aveva negato per tre volte , con parole fiere , di essere tornato furtivamente la notte del delitto in casa dell'assassinato; ma il canonico Sava lo confessa e costringe così pure il nipote a confessarlo; ma il canoni ~o Sava inoltre è costretto a conj.Jss.1re -:be, nel pr0ccdimento penale promosso da suo fratello Antonino contro quel certo Leotta che lo aveva bastonato, egli si era adoperato a fa. vore di costui prestandogli denaro e procurando• gli testimoni a discolpa. Quindi i partigiani di Sava

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