Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 9 - 15 maggio 1909

230 RIVISTA POPOLARE di colpire quattro innocenti per fare le vendette politiche di un candidato battuto e di prestarsi a farlo risorgere? C'era l' in te resse a trovare nel Vasapolli e nei Bonfìrraro i mandanti dell'assassinio; e c'era la capacità nella magistratura che istruì il processo tale interesse. Invero il candidato battuto nelle elezioni del Novembre 1904 era riuscito a fare dichiarare contestata l'elezione del Cascina; avvenuto rassassinio, a sette mesi dalle elezioni generali, del reato si volle trarre giovamento per mostrare di che cosa erano capaci i Bonfirraro e i Vasapolli eh' erano stati i sostenitori del Cascino. Il candidato battuto facendoli processare come mandanti dell'assassinio Giordano prendeva due piccioni con una fava: impressionava la Giunta delle elezioni e la Camera per fare annullare l'elezione del Cascino; si sban, zzava dei più influenti e sinceri sostenitori del proprio avversario pel caso che si avrebbe dovuto rifare l'elezione. Né si creda che queste siano fantastiche e calunniose ipotesi. Ah ! no. Michele Torraca, che faceva parte della Giunta delle elezioni non esitò a mettere in rapporto l' assassinio del Giordano colla elezione del Cascina in una corrispondenza al Corriere della Sera e fu perciò da me staffilato a sangue in una lettera alla Tribuna ; all' assassinio accennò l'on. Spirito nella Camera per combattere la convalidazione dell'eletto; e Michele Torraca fu il relatore della minoranza della Giunta contro la convalidazione e riuscì a fare nominare un Comitato inquirente. L'infernale macchinazione per quanto potevasene sperare aveva in parte raggiunto lo scopo. Ma non in tutto perchè il comitato inquirente all'unanimità propose la convalidazione. L'iniqua orditura politica risulta infìne dalla costituzione dì parte civile. E chi va a rappresentare la parte civile innanzi alle Assise di Caltanissetta? Il candi 1ato battuto nelle elezioni del 1904 e a cui benefizio si tra inventato il mandato di assassinio dato dai Vasapolli e dai BonGrraro. D'onde i vivacissimi incidenti sollevati dall' on. Altobelli, che mise a nudo la mostruosità morale di una simile situazione. La capacità della magistratura a commettere tanta infamia risulta evidente da una mia pubblicazione che precedette, per fortuna, l'assassinio e che é stata largamente ricordata e discussa nella difesa strenuissima ed incisivamente coraggiosa fatta dall' on. Altobelli innanzi alle Assise di Perugia e nella risposta del Procuratore generaìe De Martino, che vi rappresentava l'accusa. Per giudicare del valore di questa circostanza soggiungo che qu;;ndo il 6 Maggio 1904 denunziai la magistratura di Caltanissetta come interamente asservita al deputato Marescalchi Gravina fui violentemente interrotto non solo dal Guardasigilli del tempo ma apchc dal Presidente Biancheri, che mi rimproverò di portare alla Camera accuse gravissime, quasi valendonii della impunità Parlamentare. Allora promisi al Bìancheri che quelle accuse da 1 ui e dal ministro ritenute gravissime le avrei ripetute fuori della Camera, assumendone la completa responsabilità da libero cittadino. Mantenni la promessa e sotto il titolo: Come si amministra la giusti:r_ia in Italia pubblicai l'opuscolo in cui documentai e allargai la requisitoria contro la Magistratura di Caltanissetta e sopratutto contro il Proc. del Re Mercadante, che non rendeva giustizia ma prestava bassi e turpi servizi al Deputato del tempo, on. Marcscakhi. A Perugia il Pubblico Mini_stero, in forma coi-- tese, per togliere valore a quella mia requisitoria disse che io ero stato tratto in errore in buona fede e che le mie accuse, gravissime a giudizio del Ministro e del Presidente della Camera Biancheri, erano state smentite. Ma vedi fatalità ! Il De Martino stesso che così parlava da Pubblico accusatore fu costretto, sebbene non esplicitamente, a riconoscere come esatto uno dei più gravi episodi che nell'opuscolo erano stati denunziati, che lo riguardava e che, del resto, a lui faceva onore... Inoltre l' Arnone, uno dei magistrati da me denunziati, era stato severamente punito dalla Corte di Cassazione. Del resto se le mie accuse erano infondate c'era un modo semplicissimo di mostrarle tali: darmi querela. A darmela avevo esplicitamente sfidato il Proc. del Re Mercadante; per l'onore della magistratura il Ministro Guardasigilli, data la gravità delle accuse e il rumore che intorno ad esse si era fatto nella Camera dei Deputati e nella stampa, doveva costringerlo a darla, come il Ministro Bonasi aveva costretto il giudice Arnone altra volta a darla contro l' avvocato Ruffo, di Reggio Calabria. Il Procuratore del Re Mercadante invece di seguire la via corretta che gli era imposta di percorrere dalla propria dignità tentò qualche sozza e impalpabile insinuazione contro di me, e al mio formale invito di dare forma concreta alla insinuazione per dargli querela per diffamazione egli rispose ... col silenzio, e dichiarò che gli bastava la fiducia dei propri superiori. Aveva ragione. La fiducia che accordano agli indegni costituisce la colpa più spaventevole e la maggiore responsabilttà dei Ministri di grazia e giustizia del Regno d' Italia. Quella fiducia, comunque accordata, assicura la impunità ai magistrati indegni, li incoraggia a malfare; e rappresenta il germe malefico del contagio. Date queste premesse, l'attitudine della magistratura nel caso Salomone corrispose a ciò che potevasi prevedere ? Completamente; la corrispondenza fu di una spaventevole precisione. Eccone la breve dimostrazione: 1° Avvenuta l'uccisione del Giordano il giorno di domenica ed essendo chiuso il telegrafo in Barratfranca, il Pretore, come narra l'on. Altobelli nella sua grave intervista pubblicata dal Giornale d'Italia non potette trasmettere la notizia alla Procura Regia di Caltanissetta, che nelle prime ore del giorno seguente; ma il Procuratore del Re, preveggente fece richiesta di cattura non solo contro il Salomone, ma contro i possibili cooperatori e mandanti, e i mandanti furono subito trovati nei Vasapolli e nei Bonfirraro, che dopo poco tempo vennero arrestati. -2° Sì convalida l'arresto non ostante la fierissima protesta degli accusati, e senza sentire nemmeno uno dei parecchi testimoni da essi indicati subito a loro difesa. 3° Il 20 agosto 1905 fu inteso l'ultimo testimone; nello stesso giorno gli atti processuali vennero rimessi al Procuratore del Re. 4° Sempre nello stesso giorno 20 agosto il Procuratore del Re lesse i quattro volumi che formavano allora il processo, meditò, vagliò, e dettò la sua requisitoria che occupa quasi 60 pagzne di scrittura minutissima e ritornò gli atti al giudice istruttore ! 5° Il 22 agosto l'ordinanza di trasmissione che occupa quasi 50 pagine era già scritta copiata e rimessa cogli atti alla Sezione di accusa in Palermo. 6.° Fu certamente questa fretta che indusse il Proc. del Re ed il G. I. prima, il consigliere De Feo, dopo, a leggere in un documento del processo

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