Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 9 - 15 maggio 1909

RIVISTA POPOLARt 229 uno della lunga serie; serie tanto lunga, che si può considerare come la regola. Esagero forse in un momento di sconforto o d'indignazione iEcco quà; posso ricordare nel volgere di pochi anni cinque processi, pi_', o meno celebri: il processo Salomone per l'assassinio del comm. G:ordano; il processo Russo per l'assassinio dell' esattore Saladino; il processo Lepanto per l'uccisione dello avvccato Asciutto; il processo Materazzo per l'assassinio Modica; il processo Pappalardo per l'assassinio Sava. Questi processi presentano i seguenti caratteri comuni: durata dai quattro ai cinque anni; sottrazione del processo ai giudici naturali e rinvio a Corti di Assise più o meno lontane da quelle nella cui giurisdizione avvenne il reàto, che dette luogo al processo; enormità processuali, che assumono tali proporzioni da dare agli errori le parvenze di grandi delitti giudiziari o legali; indignazione dei giurati, cui fu demandato il giudizio, che per protestare contro la magistratura colpevole h:inno assoluto, anche quando qualcuno degli accusati avrebbe potuto essere colpito più o meno duramente. I reati che formarono soggetto di questi mostruosi processi furono commessi in Sicilia; ma so che altrove, specialmente nel mezzogiorno, non mancano ripetizioni clamorose di quei casi. Fermiamoci un momento su di uno dei caratteri comuni di quei cinque processi. Perchè il costante rinvio ad altre Corti di Assise - due volte nella stessa Sicilia - e tre volte nel continente? Forse i gi u_rati dell' isola, o per corruzione o per facilità a lasciarsi intimidire dalla mafia, sono troppo proclivi alle asso - luzioni? Tutt'altro. Certe accuse si dovrebbero e potrebbero forse rivolgere alla magistratura togata di Sicilia, anzichè ai giurati. Sono frequenti le assoluzioni scandalose in certi processi e per opera di alcuni Tribunali; lo sono tant0 che spesso delegati di P. S. e Carabinieri scoraggiati, non vogliono più raccogliere prove ed indizi e procedono a denunzie e ad arresti solo quando c'è la flagranza. Questi casi, adunque, formano la contropartita degli altri, dei quali vado ad intrattenermi; in quelli la magistratura pecca di arrendevolezza per non dire di benevolenza verso gli accu~ati ; nei processi in esame è caduta nello eccesso opposto. Gli uni e gli altri dimostrano che la magistratura è profondamente turbata e che la sua azione si svolge non di rado contro la giustizia ed ai danrti della sicurezza sociale. + Alla illustrazione dei cinqqe menzionati processi non basterebbe un volume meno ponderoso di quello, che raccolse l'arringa di Giuseppe Marchesano illustrante il famoso processo Palizzolo per l'assassinio Notarbartolo; la quale arringa se non dà la prova della colpa dell'accusato, luminosamente dimostra l'opera meravigliosa della magistratura e della polizia nel fare smarrire le tracce della verità. Devo limitarmi, perciò a ricordare: che nel processo Lepanto, terminato colla liberazione dell' accusato dinanzi alle Assise di Potenza, bastò l'accesso sul 1uogo del delitto per provare che il testimonio decisivo di accusa non poteva aver veduto ciò che affermava aver visto; nel processo Materazzo - un pr~tore arrestato clamorosamente mentre si appresta va ad amministrare davvero giustizia - terminato coll' assoluzione di tutti gli accusati innanzi alle assise di Palermo, bastava ritenere per falso qualche testimonio, che aveva mutato la narrazione dei fatti una decina di volte ed aveva affermato un dato inverosimile dimostrato falso col semplice accesso sul luogo del reato per riconoscere l'innocenza degli accusati; nel processo Russo terminato sempre coll'assoluzione dell'accusato dinanzi alle assise di Catanzaro, ci volle tutta la violenza di un Presidente perchè venisse continua to, mentre non solo mancavano le prove, ma tutte le autorità politiche, dai Delegati, ad un sottoprefetto, a parecchi ufficiali dei carabinieri - insultati villanamente d,d suddetto presidente in pubblica _udienza, come ricordai nel N.0 del 30 aprile 1907 ài questa Rivista - per farlo continuare. Non potendo dire di- tutti e cinque mi limiterò a riassumere i dati e i precedenti più tipici che illustrano la condotta incredibile e inqualificabile della magistratura nei processi Salomone e Pap-· palardo. Il processo Salomone non si può intenderlo senza conoscere i precedenti. Più di dieci anni or sono Salomone venne condannato a Caltanissetta per una rapina. Egli si protestò sempre innocente con parole vivacissime e con accenti commossi; attribuì la condanna alle informazioni date dal Sindaco del suo paese natio Com m. Giordano, il quale, egli ha affermato più volte innanzi ai giurati, volle sbarazzarsene per rubargli l'amante. Salomone giurò di vendicarsene appena in libertà. L'odio del Salomone, che indarno si era rivolto a tutti i rr.agistrati e al Re per avere, dice lui, non grazia ma giustizia, venne acuito dalla circostanza che la madre da lui adorata morì nel giorno prima in cui egli arrivò in Barrafranca dopo avere scontato la pena e impiegato una quarantina di giorni nella traduzione dal reclusorio al paese natio. Salomone, dunque, odiava Giordano, perchè lo riteneva, a torto o a ragione, autore della propria condanna a 10 arìni di reclusione; pcrchè gli aveva rubato la donna amata; perchè gli aveva impedito di chiudere gli occhi alla madre adorata. Ce n'era d' avanzo per la fabbrica di un brigante! E il Corriere della Sera che in questo processo c'è ragione speciale di citare, dopo la sentenza di Perugia osservò: « La giuria perugina, probabil - « mente, non ha avuto tor_to; a ogni modo, se vi « sono in qualche remota parte del mondo dei « sindaci che si credono eredi di illi,11itati diritti « feudali, se vi sono in qualche lontano continente <( autorità politiche e di pubblica sicurezza che << credono il loro compito limitato a inseguire, << arrestare e far processare i briganti, senza darsi e( soverchio pensiero del terreno, concimato d' ar- « bitrio e d'ingiustizia, dove è fatale che la pianta << del brigantaggio alligni e prosperi, il verdetto <e della giuria perugina potrà forse servire di am- « monimento e giovare a correggere qualche anacrocc nismo morale a· sociale ». Salomone un brutto giorno compì la vendetta covata e premeditata ed uccise il Com m. Giordano. La causa a delinquere era notissima al la cittadinanza, alle autorità politiche ed anche a qualche magistrato. Ciononostante poco dopo vennero arrestati i fratelli Vasapo!li e Bonfirraro, come mandanti. C'_erano indizi per autorizzare la magistratura a dare questo indirizzo al processo iniziato~ Questo solo : il Giordano era srato avversario politico e amministrativo dei Vasapolli e dei Bonhrraro; quello nelle elezioni politiche del novembre 1904 aveva sostenuto l'ex deputaLO Marescakhi Gravina e questi avevano sostenuto l'avv. Cascino, che riuscì vincitore nella lotta politica; e vincitori precedentemente erano riusciti nella lotta amministrativa i Bonfìrraro e i Vasapolli contro il Giordano. I vinti della lotta politica avevano interesse a fare processare come mandanti dell'assassinio i Vasapolli e i Bonfìrraro? La magistratura era capace

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