Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 9 - 15 maggio 1909

228 RIVISTA POPOLARE persecuzioni della posta. Dopo di aver esposto quali sono i fasti dispotici e rovinosi di Pietro Karag-eorgewitch di Serbia, che sono notissimi, parla cosi di Nicola principe del Montenegro, che è meno noto e che pnre è il suocero del Re d' Italia: e Il Principe del MontenPgro , dice il manifesto , si è sforzato di non essere sorpassato nei capi d' opera della tirannia del suo genero amato. Assiduamente egli riempie la cassa della Banra di Londra, sfruttando i poveri montanari montenegrini, il cui eroismo dette tante perle alla poesia europea. Egli li getta sotto i propri piedi , disprezzando il loro amor proprio; non lo si vide in certi giorni obbligarli a baciargli la suola delle sue scarpe? Servilmente egli copia i fatti e le gesta del suo confratello e correligionario del Nord, lo Czar Bianco, ad imitazione del quale egli fece 4 anni or sono ai suoi cm·i MontenPgrini il regalo di una pretesa costituzione. » e Al tempo delle bande serbe in Macedonia egli prestò dei milioni al Sultano Rosso e si abbaasò sino ad interdire ai propri sudditi di portare aiuto ai suoi fratelli Serbi. Il paese rovinato da una carestia fu colpito da un secondo flagello. Quelli ohe altra volta avevano difeso col coraggio deJla disperazione la libertà e l'indipendenza furono costretti ad emigrare. Questo popolo abit11ato all'aria libera e al sole dovette fornire delle braccia alle miniere dell'America. E come ultima bassezza egli combinò colla connivenza dell'Austriaco Nastich un falso complotto contro sè stesso, per potere colpire nel modo più sicuro coloro che avevano osato criticarlo (processo di Agra.m). E ora che la verità è conosciuta in questa pseudo cospirazione , che ciascuno conosce le intenzioni colpevoli dell' Austria, che non cercava che di eccitare i Montenegrini e i Croati contro i Serbi in vista di un'annessione,-ora che tutto ciò è noto, il desposta montenegrino lascia gemere nelle sue prigioni fredde gli uomini più eminenti del paese •. Per un piccolo principe non c'è male. Nicola è degno di essere elevato al grado di Re. + Un oorazzlere di Sua Maestà. -In nessnn paese, come nel nostro·, si concede l'impunità con tanta frequenza a chi è riuscito ad accaparrarsi protezioni alte o altissime : siamo un po' come nei felici tempi feudali quando ba"ltava essere coperto dall' ombra dì un trono p~r potere permettersi qualunque abuso e poter comp10re qualunoue reato senza riceverne ness~na m 1 olestia. Ultimo •della serie è il caso del magg10re d Alessandro che forse per essersi strofinato troppo a pe 1 rson?ggi sacri ed inviolabili, ha guadagnato anch egh riueste prerogative per lui extrastatutarie. I regolamenti militari sono rigoristi in modo eccessivo: nn ufficiale, accusato di reati comuni, assolto dal tribunale, è quasi sempre revocato dal grado e dall'impiego; un sottoufficiale che si trovasse nello. ste~s? c~so , è _retrocesso .senza pietà. I regolamen t1 mil1tar1 vogliono che 11 militare sia come la moglie di Cesare: non dev'essere nemmeno sospettato. Ma le eccez;oni vi sono : l' esercito stesso non è sfuggito alla piaga delle raccomandazioni e delle protezioni e solo chi non ne possiede paga quando rompe. Il D'Alessandro, promosso maggiore, avrebbe dovuto abbandonare il comando dei corazzieri invece vi resta.· compie dei veri reati e le inchieste lo proclaman~ candido quanto un ...... corazziere bianco ; è, querelato per omicidio colposo per aver costretto a frustate nn suo dipendente, che trovò la morte a saltar barriere a cavallo e l'autorità giudiziaria lo manda assolto. li tetto del Quirinale o la protezione di qualche dama più o meno alta amante di forme atletiche hanno ' reso anche lui sacro ed inviolabile. I fatti. precisi. denunziati da De Felice hanno grandemente 1mpr_ess1onatola Camera e la infelice risposta riel sottosegretario Prudente non ha convinto nessuno della innocenza del comandante delle e cento guardie. • La morte del povero milite non fu un fatto isolato: altri due corazzieri riportarono fratture negli esercizi acrobatici che il comandante imponeva ai suoi dipendenti per divertire le visitatrici della caserma. Il commercio di cavalli e le frodi del D' Alessandro, che faceva lavorare i corazzieri come operai e si faceva firmare buoni in bianco che andava a riscuotere, completano la figura morale del brillante ufficiale. E De Felice promise rivelazioni di fatti più gravi se nessun provvedimento sarà preso contro il colpevole. Ma il maggiore è situato tropµo alto per esser raggiunto; la credenza invalsa di salvare il prestig-io di una istituzione soffocando ~li scandali, gli assrnura l'impunità. L'Arca santa del!' e8ercito, la scnola della nazione, mostra i crepacci nella voi ta e minaccia ài sconq uassarsi , mentre i puntelli che gli Spingardi cercauo porvi sono rimedi peggiori del male. Intanto registriamo lealmente la voce cor~a di una inchiesta severa ordinata dal Re. Saremmo lieti come Italiani se essa conducegse alla punizione del colpevole. NOI coms~iamministra la~iustizniIatalia I. Un mese è passato dalla assoluzione dei fratelli Vasap0lli e BoDfirraro e di Giuseppe Salomone, che dette il nome al proce~so svoltosi innanzi alle Assise di Perugia e in Italia, la terra classica dell'amnesiache si direbbe attraversata, anzi quotidianamente allagata dalle acque del Lete - forse si sarà spenta la eco soll_eva_tadal -rerdetto, che strappò gravissime consider;..{zIOnt alla ufficiosa Tribuna di Roma. Al più sarà ricordato come un qualsiasi fatto di cronaca. La Rivista che promise di ritornare sull'argomento mantiene la promessa per mezzo mio; ed io che da quel processo prendo le mosse e lo ritengo soltanto un indice del modo come si amministra la giustizia in Italia, nel compiere quello che mi sembra un dovere assai più alto di qualunque altro, di fronte al mio paese, deploro vivamente di non possedere l'autorità e la formidabile vigoria nello scrivere di Voltaire e di Zola per assicurare alla causa che imprendo a trattare tutta la forza vindice di una pubblica opinione fattiva, intelligente, volenterosa del bene. Dissi che il processo Salomone non è che un indice. Infatti se esso fosse il caso eccezionale di un errore giudiziario che costo la rovina economica, sofferenze indicibili, la libertà di quattro innocenti per quasi quattro anni; il caso, ripeto, sarebbe deplorevolissimo e meriterebbe indagini accurate da parte di chi ne ha il dovere e il potere, che conducano alle relative sanzioni e possibilmente alle congrue riparazioni ; ma non ci· sarebbe da allarmarsene, perehè da che mondo è mondo e in tutte le parti dell'orbe terracqueo sono avvenuti errori giudiziari, che costarono le sostanze, la libertà ed anche la vita di qualche innocente. Ma in Italia, ma almeno in Sicilia - e vorrei che la generalizzazione a tutto lo Stato non fosse possibile (1)-il caso Bonfirraro-Vasapolli non è che. ( 1) Mentre correggo le bozze di stampa apprendo con piacere una notizia , che fa onore alla magistratura di Napoli e mi affretto a segnalarla. La sezione di accusa, contro l'crdinanza del Tribunale di S. M. di Capua e contro il parere del Procuratore Generale, ha rinviato a giudizio l' on. Giuseppe Romano per l'accusa di falso e concussione.

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