Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 9 - 15 maggio 1909

246 KlVlSTA POPOLARE intendo di limitarmi a guardare solo uno dei due lati della medaglia. + Suppongo che voi non siate mai stato un auto-candidato. Proposto da un partito, proclamato da un gruppo autorevole di rappresentanze del Collegio , voi non avete sollecitato nulla, siete semplicemente uno che non rifiuta, come si usa dire, il proprio nome alla buona battaglia. Immagino pure che voi nei vostri discorsi non abbiate altra preoccupazione che quella di dar conto adeguato delle vostre idee e dei vostri proposi ti. Nulla per blandire i pregiudizi comuni, nulla per lusingare i vostri ascoltatori. E nei rapporti personali mi piace anche immaginarvi sollecito di far comprendere ai vostri elettori che non chiedete voti, ma attendete solo l'adesione di convinzioni conformi, che considerate il mandato politico come un impegno formale a nuovi e molti e gravi doveri, e_pereiò in ogni caso non potete riconoscere come un benefizio questo ulterior carico che vi può venire dal s~ffragio popola.re. State fresco, se credete di avere in que8to modo risolto il primo problema della situazione! Ci penserà il vostro avversario a disingannarvi! Eccolo a correre affannato da paese a paese, con un sorriso sterotip';l,to (fra l' umile e il benevo~o) sulle labbra, con la mano sempre tesa per una stretta., quando la più lieve conoscenza anteriore non sugge-· risca l'opportunità dell' abbraccio e del bacio. E voi cominciate a vorgognarvi • di voi medesimi per tutte le volte che (incauto!) avete sorriso con le labbra perché vi sorrideva l'anima a dentro, per tutte le volte che avete festeggiato l'amico nel gradito incontro dell'ora. Non pensavate che vi sarebbero stati co8l presto e definitivamente sciupati il sorriso e l' abbraccio amicale! Ma conviene sentirlo parlare, quell'altro voi stesso, al cospetto degli elettori. In un luogo promette che, dopo l'elezione (naturalrpente, in premio o come compenso della elezione, farà costruire la strada; altrove farà aecomodare il cimitero; quì otterrà l' ufficio postale .~ là si farà promotore di una società per un servizio automobilistico. Insomma, egli promette che lavorerà per il Collegio, sul serio. E poichè qualcuno (saranno magari pochini) gli crede, voi vi accorgete che per un certo numero di persone (siano pure questi pochini) voi non potete essere giudicato che un inetto o un ozioso, uno che non si occupa de! Collegio. Il che vi caccia un atroce dubbio nell'animo: dunque, ahneno per gente di questa natura, io faccio male a non vendere fumo, giacchè proprio fumo e non altro che fumo essi vogliono comprare! Sono pochi, pensate di nuovo; e cogliete a volo nell'intimo della vostra coscienza un bagliore fuggitivo, che si sostanzia in una domauda: dunque, se fossero molti, avrei io meno vivo il senso della mia dignità personale, per il solo fatto che mi trovo candidato? Ad ogni modo, l' alternativ~t è semplice; e non vi potete sfuggire. O inetto ed ozioso per il giudizio altrui, o mascalzone per il giudizio vostro. Immagino che ac_, cettiate la prima posizione; ma credo che non sarete soddisfatto. Siamo al principio. Ora la campagna si intensifica. Naturalmente avete un giornale ostile; ma ne avete anche uno favorevole. Le ingiuri~ che vi indirizza il primo sono co.mpensate dalle ingiurie che il se.:}ondo lancia al vostro competitore. Il vostro· nativo spirito di equità si dichiara abbastanza appagato da questa specie di pareggiamento a rovescio. E' vero che vi hanno rivelato un nuovo difetto fisico che fino a quel giorno ignoravate di avere; ma, dopa tutto, riflettete che è sempre buona cosa conoscere perfettamente sè stesso. E poi, non bisogna guardar pel sottile quando le interminabili scarrozzate, il freddo la pioggia l' insonnia sopportati egregiamente, il troppo e il troppo poco mangiare tollerati senza sofferenze, il parlare e il tacere e l'alzarsi e il posare non a comodo vostro ma secondo le esigenze altrui, per giorni e per settimane, vi hauno fatto constatare con gioia di possedere una resistenza di fibra che prima d' allora neanche lontanamsnte sospettavate o speravate di avere. Ed ecco ancora il vostro competitore in un' opera più sottile e penetrante. Adesso egli lavora gli elettori uno ad uno separatamente. Chiede il voto, come implorando una specie di grazia. E l'elettore pensa: Ma allora è una grande fatica quella di seri vere un nome sopra una scheda e cacciare la scheda nell'urna I Dopo il quale pensiero l'elettore si dà l'arifl. di chi può fare il gesto che concede. La ma-· lattia è contagiosa. Voi cominciate ad incontrar per la strada gente che vi saluta ancora con qualche cordialità e deferenza, ma non senza anche una certa riservatezza e superiorità che l' a.ria. di volervi dire: ~ Stfl. beue che lei è un buon ragazzo, e forse non hanno neanche torto quelli che si fida.no di lei; ma.. però, badi, che non le conviene dopo tutto ostentar· tanta indifferenza. E vero o no che la. sua posizione dipende da me > ? Lasciate che passi qualche giorno: la malattia sii appiccica anche a voi ; un bel momento vi scoprite. nell'atto di chi implora di fronte a taluno il quale fa. il gesto che concede. Siete fritto I Dov'è andata la vostra fierezza di un mese addietro? Ma se anche gli, amici migliori vi stimolano e vi incoraggiano, dicen-- dovi che per l'idea bisogna pur fare qualche sacrifizio ! Vi rimane una consolazione: quella di pensare che sarete eletto. Infatti, siccome il vostro competitore ha promesso ad ogni padre di famiglia l'impiego in una amministrazione dello Stato per ogni singolo membro della sua progenenie, e siccome egli non essendo eletto non avrà f'obbligo di mantenere le sue promesse, rimarrà a voi il compito gradito di scontentare almeno il quarto di quelli che aspettano l'impiego. Erano quattromila. Ne rimarrà almeno un migliaio• ai quali, senza avere promesso, per le promesse altrui,. dovrete notificare che avete fatto il possibile, ma non siete riuscito ad ottener quello che il vostro rivale (oramai c'è da stare allegri, siamo proprio in tema di,

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