Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 9 - 15 maggio 1909

&IVISTA POPOLARE 243 shington, il Governo Italiano dovrebhe invitare il Governo Americano a prendere tale disposizione, appunto in considerazione del danno che l'emigrazione dei criminali arreca a tutti gli Italiani già stabiliti qui ed a1 lavoratori meridionali che avranno bisogno di emigrare negli Stati Uniti. Il Governo Americano sarebbe ben lieto di aderire alla richiestA. del Governo Italiano. Ed un altra azione è necessaria quella della propaganda a favore della mano d' op~ra italiana da contrapporsi alla propaganda deleteria che fauno i giornali sensazionali. Questa azione può essere eBplicatà dal Governo; o per meglio dire dal Commissariato d'Emigrazione per mezzo delle Società che esso sovveuziona nell'America del Nord. Detta Società dovrebbero ribattere volta per volta tutte le acc'.useingiustificate contro gli Italiani, ridurre ai giusti termini le accuse che contro gli Italiani si fanno, provocare la pubblicazione di articoli a favore degli Italiani, diffondere 11egli Stati dove esiste una corrPnte contraria all'immigrazione Italiana opuscoli compilati allo scopo di educare la oµinioue pubblica americana, richia mare l'attenzione di essa sulle buone qualità degli Italiani stessi. Insomma, il Commissari1:1.todovrebbe agire o direttamente o indirettamente nelio identico modo come agirebbe una Camera di Commercio o nn m-inistero del Commerci0 per accreditare i prodotti na7.ionali su un mercato strauiero. Erroneamente l'emigrazione e I' emigrante costituiscono un soggetto di sentimentalismo stnpido ed antipa,ico. L'emigraute è una merce come un' altra e come tale va considerata iutolligentemante e modorna.- mente. L'emigrante non ha bisogno di carità. La carità ripugna ogni giorno di più. L'emigrazione per l'Italia Meridionale, nelle attuali conòizioni, è una nceessità economica e sociale. Il Gòverno Italiano con l'istituzione del Commissllriato e più ancora con l'impo8izione di una tassa speciale che viena pagata - con somma ingiustizia - soltanto dagli emigranti transoceanici e dagli emigranti che partono in terza classe, si è imposto il dovere di tutelare gli interessi degli emigranti. Io non so se lo Stato ciò facendo ha fatto bene o male. Lascio a coloro che amano le discussioni il decidere al riguardo. Il fatto è che lo Stato si è imposto questo dovere. E fra i principali dcveri del Commissariato vi è appunto quello di difendere i mercati già conquistati dal lavoro italiano dalla possibilità che essi si chiudano alla nostra mano d'opera. L'ITALO-AMERICANO Letteradall'Argentina Perunarelaziondelconsole Testa B. Aires Aprie 1909 I cinque o sei consoli che il patrio governo ha con parsimonia distribuito strategicalllente (?) su questi tre milioni di chilometri qmidrati di territorio argentino a tutela de]le migliaia di lavorato:'i italiani che vanno popolando il deserto in uno sforzo audace di lavoro, diverranno sognatori. Osvaldo Magnasco, un delicat.o scrittore argentino, mi diceva giorni fa che nel petto di ogni buon latino batte il cuore di un poeta. Non parlava dei consoli; ma se nacquero anch' essi dallo stesso tronco perchè non saranno ugualmente poeti? Bisogna dunque operare. Ho letto, un pò tardi ma ancora in tempo per poterne discorrere, la relazione che il Console del Rosario presentava nell'ottobre scorso al Congresso degli Italiani all'Estero. Essa riflette in molte parti le condizioni vere dei nostri lavoratori, ma non poche qnestioni che meritavano di essere trattate con criterio di praticità sono appena accennate e non pochi giudici di quel funzionario sulle cose della nostra emigrazione contrib11iscono secondo me a perpetuare degli errori che conviene distruggere. La retorica può essere necessaria a volte, ma noi ne abusiamo. La oolonia italiana - diciamolo liberamente una buona volta - è profondamente divise. e il fatto che le associa7.ioni italiane comprese nella giuri:;dizione del Console Testa, abbiano affidato n Lui l'incarico di rappresentarle al Congresso di Roma, non è, come egli aff,,rma, indice sicuro di compatta italianita. L'egre2,·io fonzi,mario dimenti0a le ragioni d'odio, le picoole e misere ambizioni da cui nacquero e di cui si alimentano quelle nostre associazioni di mut11a assistenza. Sono illusioni che i nostri fonzionari non dovrebbero far,:ii, perchè 1.•ess1rnornegl io di loro che vivono a contatto delle nostre societ,à, sa come sia difficile conciliare queste nostre anime di~cord1, ancl•e se in un XX Settembre si v-edon ·1 8filare in colonna con le bandiere spiegatP, al suo110 del fatidico inno. Illusioni belle e hnone. Quandv rientreremo :-1. grn ppi nel le no':ltre sale torneremo gli steesi, se .pure non avremo promosso uno scandab prima di eutrar nelle file, perchè i cava1ieri che avevano org>:ì,1i;1,r,atiol cortPo - cavalieri a~tent;ci per la pror1igalitr co11cni i sonnolenti ministri di una volta elargivano le croci - uou ton11ero conto dPgli anni di vita di quei labari ri-eatuati dalle sottili trarne delle uostre ambizioni e ci misere in codaN on conosco da. vicino il Console del Rosari 0. Mi dicono - e devo crederlo - ch'egli sia nn fon7,ionario attivo e scrupoloso, ma non mi spiego come egli ahbia potuto dimenticare che la salda italianità da Lui rappresentata al Congresso di Roma è la stessa che più d'una volta ha paralizz1tto l' opera sua E' stato per un sentimento di generosità?! Si badi che quando io parlo di colonia italiana non mi riferisco a.Ila massa anonima di lavoratori che noi silenzio delle pianure sconfinate, in ogni più remoto angolo di questa terra argentina che ha bisogno di braccia robuste, gett.a sul mercato il frntto delle sue fatiche; ma a quel nucleo d'italiani che nelle ciltà e nei paesi di provincia che si formano per la stes8a audacia delle nostre fatiche, trae dalle aHRociazioni di mut110 soccorso l'onore di una presidenza e, spesso, l'onore çli una croce di cavaliere. N è bisogna credere che qnesta dolorosa di visione di anime sia dovuta e agl'impresari di disordiui • che per il Console Testa determinano anclrn 1'emigrazione italiana, come se il fenomeno migratorio potesse dipendere dal capriccio di uno sfaccendato. Se da11' Italia come da og-ni altro paese emigrano anche i capipopolo, costoro si mantengono estranei alla nostra vita coloniale e non sono davvero nè i repubblicani, né i socialiHti e gli anarchici che nelle nostre associazioni di niutuo soccorso gettano il seme della discordia.

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