Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 9 - 15 maggio 1909

Rl v l~TA PUPULA1~.C: 235 chi mesi dopo che lo fu, avevano mai affermato, ed anzi coi loro detti avevano esplicitamente escluso, che si conoscessero le persone dei beneticati col testamento segreto del loro congiunto. lnoltre il Pappalardo aveva sostenuto una grave lite civile coi Sa va per farsi consegnare il possesso dell' eredità, di cui essi Sava si erano violentemente impadroniti la sera del delitto: e in tale lite costoro non avevano affermato mai ed anzi sempre avevano escluso che il Pappalardo, prima dell'apertura del testamento, ne avesse conosciuto il tenore. Tutto ciò non valse ; nè valse che il notaro presso cui fo dep:>sitato il testamento, e ravvocato che ne scrisse la bozza, lasciando in bianco il nome de~li eredi, e il Delegato di P. S. e il Brigadiere dei RR. CC. e il Conciliatore, e gli stessi signori Sava ripetutamente in tutte le loro precedenti denunzie e querele avessero escluso che si conoscesse il tenore del testamento. Bisognava ad ogni costo ritenere sincero tutto ciò che costituiva il terzo modo di salvataggio dei Sava, e ~i ti-:ivestì il povero contadino nullatenente in mandante dello assassinio; quando i documenti che sparivano, i Delegati che vola vano, i Magistrati che venivano costretti ad obbedire a_d influenze superiori, sarebbero bastati a dimostrare, anche senz'altre indizi i, che l'affare riguardava persone ben più potenti, di un semplice contadino! 6° Ma i supposti esecutori materiali erano persone di Roccetla; tra essi e il Pappalardo non esisteva nessun rapporto, neppur lontano. Come fare? 11 rimedio fu subito trovato. Non potendosi provare verun vincolo morale, si pensò ad unire mandante ed esecutori sul luogo del delitto ; e il famoso teste oculare, Domenico Magrì, inquilino anche lui da ben 25 anni di Francesco Guglielmina, ed uomo di tìducia del Consigliere Comunale Allìo Motta (co,npagno del Sindaco nella gita in casa dell'ucciso la notte del delitto), alla sua tredicesima dichiarazione, tra simL1iati stenti e tinte paure, artermò che gli assassini erano stati tre, non due, e che il terzo era stato Orazio Pappalardo. Tre uomini per uccidere un vecchio? La cosa non era molw verosimile, ma per Mondìo .tale inverosimile e tardiva dichiarazione colmava l'ultima lacuna della nuova istruttoria: ed egli ne richiese la chiusura, col proscioglimento del Sava e del Guglielmi no per insufficienza d'indizi i, e col rinvio al giudizio degli altri accusati, compreso il Pappalardo nella doppia veste di mandante e di cooperatore materiale deU'assassi1110. La sezione d'accusa su relazione del Consigliere Tedeschi, fece ii passo innanzi che il MonJ.ìo non aveva avuto la. temerità di fare, e prosciolse il Sava ed il Guglielmina per difetto d'indizi di reità, accogliendo nel resto le conclusioni del MonJ.ìo. 7° Dopo tre anni e sei mesi dal delitto nel maggio del 1907 la Giuria dì Catania fu chiamata a giudicare i supposti autori morali e materiali di esso; ed ebbe principio una nuova fase di scandali I... Al banco del P. M., s' intende, andò a sedere il Mondio e il Sava si vestì da parte lesa e si costituì parte civile I . Di tutta la storia di tale secondo periodo rileverò soltanto gli episodi più importanti, 11 Cav. Mondio dalla lista dei testimoni di accusa aveva escluso ... il teste oculare Domenico Ma• grì. Ma all'ultima ora lo fè citare presentando una lista aggiunta. Durante la prima istruttoria (Chiurazzi-barbieri) il detto testimone aveva asserito di avere visto la scena del delitto nell'andare da un luogo, denominato Tre arie sottane ad altro luogo denominato Rubino terzo , ma da un accesso ordinato dal Chiurazzi ed eseguito dal vice Pretore avv. Russo Autonio era risultato che l'itinerario indicato dal teste Magrì costituiva una curva molto allungata, e, che, oltre di ciò pur seguendo un cammino così curvo, il Magrì, per vedere la scena del delitto, avrebbe dovuto lasciare la via ed inoltrarsi nella campagna coltivata per circa 200 fr1etri. Su tale punto in due anni e mezzo d'istruttoria da lui diretta, il diligente ed arguto Cav. Mondio non intese il bisogno di istruire; ed anzi, nel far compilare ad un peri lo agronomo, certo signor Sa va,· la pianta degli itinerari seguiti dai principali testi di accusa, fece omettc;re soltanto l' itinf-rario del teste oculare Magrì. Per colmo (vedi caso I) nella pianta del Sava, al punto in cui dovrebbe leggersi la indicazione della contrada Tre Arie Svttane, vi è uno spazio bianco, quasi per impedire che l'assurdità dell'itinerario, benchè non segnato, si rilevasse a solo guardare la situazione delle due contra .le rispetto al luogo del delitto. Si va dunque a puobuco dibattimento e dopo una ventina di udienz1-, quando già sta per esaurirsi l'esame dei testi a ...ai 1dJ, il Vice Pretore, a vv. Russo, citato dall' ac1..u~a,J.th.rma, su domanda dei difensori, che per :.1,:-..ic11.! ua Tre Arie a Rubino non si passa affatto dal iuogo del dditto. Mondio monta in furia ed investe 11 test, mor io. Si prosiegue nel dibattimento unchè ...!epon1;i;l perilo Sava citato come teste anche lui dall'accu::>a. Il Lletto perito conferma che, per .r.nJar1.. da Tre Arie si Rubino, Llun si passa dai 1Uv 0 J <.!cl delitto, 11-..pp..ire qua,-1dJ si SÌà f tla la via più iunga indica,..i. ,lai t..:ste ìviagn. Altr.; ire del Mon...iH>; ma a quèsto punto 1a difesa Lhiede l'accesso sui luoghi e ùll giurato s1 a1z..1 e dice che anche la Giuria senk il bisogno cii t ,J ~ accesso . .Per quel giorno 1'uJienza iìnisce. Ma il donun1 Mondio sostituto procurator generale e il presidente consigliere Boven, more solito, combinanu e Jecretano ti rinvio del dibattimento. Dopo ciò il detto Presidente Boveri, fa, da solo, quello che non aveva voluto facessero i giurati, cioè accede sui luoghi per andare a desc1·ivere l' itinerario del teste oculare. Per dar creJito a quanto avrebbe combinato gli occorreva un perito ma non gli riesce di trovare un ingegnere, e afferra un assistente del genio civile. Nulla di male, se lo avesse preseritato come perito pratico, ma no, o signori, egli lo presenta come ingegnere del genio civile, e come tale gli fa compilare un rapporto e gli fa disegnare uno schizzo dei luoghi la cui conclusione era che per andare da Tre Arie a Rubino, seguendo la via più breve e più comoda doveva passarsi per il luogo dal quale il teste Magrì diceva di aver visto consumare il delitto. • Compiuto tale atto istruttorio la difesa di Roccella, la quale all'ultima ora aveva creduto oppoi'- tuno stringere qualche accordo con la difesa l cl Sava e col Procuratore Generale, ai danni del puvero PappalardCi, fece ricorso per suspicione , che venne accolto, e così il processo venne a giudizio dmanzi alla Corte di Assise di Caltanissetla, nel giugno del 1908, cioè dopo 4 anni e sei mesi dal giorno del cielitto l 8° A Caltanissetta il dibattimento durò quattro mesi, e i giurati giustamente vollero quell'accesso sui luoghi che era stato negato ai loro colleghi di Catanià. E l'accesso ebbe luogo. Durante il dibattimento, e benchè sedesse al banco dell' accusa il Sostituto Procuratore Generale Cav. Candela, persona di se• reno intelletto e di cuore gentile, il Presidente delle assise fece ogni opera per sostenere l'accusa 1..

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