Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno Xv - n. 8 - 30 aprile 1909

RIVISTA POPOLARE 205 Riparata a questa involontaria omissione ritorniamo sulla quistione di capitale importanza: sugli ostacoli naturali , che si frappongono nel mezzogiorno e in Sicilia al rapido progresso agricolo. Il direttore della scuola pratica di Cerignola am• monisce, come si è visto, sulle illusioni e sulle delusioni cui si potrebbe andare incontro coll' uso dei concimi chimici nelle Puglie. Ma nello stesso volume sui Campi dimostrativi ci sono altre preziose constatazioni, che sono ignorate dagli on. Agnini e Bentini, ma delle quali avrebbe dovuto tener conto l'on. Montemartini, che le conosce. A pag. 12 in un rapporto del 20 agosto 1902 al ministro Baccelli, che interessandosi lodevolmente della coltura granaria aveva nominata una Commissione che la studiasse e proponesse rimedi, si legge: <e la concimazione diretta del frumento « è ostacolata nella provincia di Roma e in tutta « I' Jtalia meridionale e nelle isole da lunghi periodi <e di siccità n. Quel rapporto è sottoscritto, nientemeno, che da uno dei più sinceri e intraprendenti e colti liberisti, dall'on. Guerci e poi: da Italo Giglioli e da Antonio Bizzozzero. Nelle condizioni del clima il direttore della Cattedra ambulante di Brindisi scorge l'ostacolo allo abbandono della pastorizia brada (pag. 70). Il Direttore del vivaio di Barletta osserva: cc Non bisogna esagerare nella esposizione dei van- « taggi ottenuti dall'impianto dei campi sperimen- <c tali, giacchè altre gravi e molteplici çause ostaco- « lano e paralizzano qui in provincia il vero pro- << gresso agrario. Alcune di esse traggono la loro <e origine dalle condizioni naturali, e cioè: la na- <c tura Jel terreno o troppo argilloso o troppo cal- << careo o troppo superGciale rende impossibili i « lavori profondi. « Il clima arido contrasta sopratutto la coltura « delle piante annuali. La mancanza di corsi di « acqua rende impossibile, nel maggior numero dei >) casi, di porre in rotazione le colture di rinnovo. « La scarsezza di pioggie dall'aprile al settembre, « impedisce sovente la cultura dei cereali. Per tutte "' queste cause è gravemente ostacolata la coltura « delle foraggere e quindi si lamenta la insufficienza « del bestia me e la produzione dello stallatico >> (pag. 46).. E l'egregio relatore dopo avere esposto con esattezza gli altri ostacoli d'indole politica, economica e sociale conchiude: « Non è quindi il « solo uso dei concimi chimici quello che dovrà ap- << portare l'aumento di produzione in queste conce trade; è invece un complesso di fatti, la cui ri- <c mozione non può essere nè facile, nè sollecita ». Che ne dice l' on. Agnini? Avrà il coraggio di ripetere le allegre smentite alle constatazioni fatte da Colajanni ? Se avessimo fede nella ragionevolezza di certi socialisti - vorremmo dire: se avessimo fede nella loro ... bu">na fede - ci potremmo arrestare alla fatta dimostrazione. Ma in nostro aiuto é venuta tale persona, dalla quale nemmeno l'on. Agnini si dovrebbe vergognare di andare a scuola. Ecco ciò che si legge nella Rassegna contemponea di aprile in un articolo sui Problemi dell' agricoltura meridionale: << Non è soltanto nei riguardi della temperatura cc che vi è un contrasto marcato fra l' Italia conti- <c nentale e l'Italia peninsulare, ma vi è un altro <e fattore che ha un' importanza anche maggiore <e della temperatura nei riguardi dell'agricoltura e << questa è la grande diversità nella distribuzione « delle piogge». « Nella vallata del Po, piove più o meno in tutte <e le stagioni, ma si hanno due massimi: uno au- <c tunnale e l'altro estivo di poco inferiore al primo « a;1~i nel ~iemo~te e in tut~a la zona alpina me- « rtd10nale 11 mass1mo delle p10ggie cade in estate i>. cc Non vi è bisogno d'insistere per dimostrare « quanto sia importante per l'agricoltura questa coin- <c cidenz~, della pioggia_ più c?piosa colla tempera- <c tura p11: elevata per 1ntens1ficare l'energia della <e vegeta,,10ne ». « Nell'Italia meridionale invece il massimo della << piovo~ità, coincide coll'inverno, quando per la in- << si:ffic1e_nzad~lla temperatura l'energia di vegetacc z10ne e quasi nulla o per lo meno molto ridotta; « l'estate inyece è priva affatto di pioggia e quindi « la vegetazione, tranne i casi fortunati di terreni <e molto profondi ed umidi la vegetazione è arre- << stata dalla siccità >). « Nell'inverno vi sono nell'Alta Italia in media « 29 giorni sereni, mentre a Palermo ve ne sono « soltanto 13. Viceversa a Milano cadono in estate « circa 30 centesimi della quantità totale della piog- « gia annuale, a Palermo invece ne cadono solacc mente 5 centesimi (591 mm.). In altri termini a « Milano durante l'estate cade in media una quantità « di pioggia 20 volte maggiore di quella che cade a <e Palermo >). <e Montesquieu· in un libro famoso ha dimostrato <e che le leggi che governano gli uomini, cambiano <e a seconda del clima e delle proorietà del suolo <e a maggior ragione ognuno ammetterà che le leggi « che governano lo sviluppo delle piante, donde si « traggono i precetti dell'agricoltura, dovranno es- « sere molto diversi nei paesi sottoposti a condi- <c zioni di clima e di soolo differente. Questa verità « certamente in teoria non è negata da nessuno, in « pratica però troppo spesso è dimenticata, special- <c mente in Italia )). « Vi sono molti nel nostro paese, anche fra quelli « che vanno per la maggiore nel mondo politico e nel cc mondo giornalistico i quali, senza essersi mai resi cc ben conto della realtà delle cose, pensano che « tutto ciò che si fa al nòrd si possa fare anzi con cc più facilità al Sud. Il Sud, opinano anche ogg1 « costoro, è favorito dal dolce clima, dalla terra « molle e ubertosa. Se in questa terra non si pro- <c duce più di 10 ettolitri di frumento per ettaro, « mentre la nordica Danimarca ne arriva a produrre « quasi 38, la ragione deve cercarsi nell' analfabe- « tismo ancora imperante nel sud e nella mancanza <e di una conveniente istruzione agraria elemen- « tare >). « In Danimarca l'analfabetismo è appena 0,40 per 100, nell'Italia meridionale si sorpassa il 70. « Sancta simplicitas ! Se davvero i maestri elemen- « tari e le scuole pratiche di agricoltura bastassero « a risolvere il problema del ivler_zogiorno , l' Italia « sarebbe un paese ben fortunato >). « A buon conto non bisogna dimenticare che lo << analfabetismo non è sempre sinonimo d' ignoranr_a « nell'arte del coltivare; vi sono or tiCflticori analja- <t. beti napoletani, ha scritto Jacini, che potrebbero « insegnare a molti projesso1·i di agronomia. E forse « lo _stesso potrebbe dirsi dei viticulrori del Lazio cc e della Sicilia e dei coltivatori di molti altri pae- « si. Quanto poi alla poltroneria che spesso a cuor cc leggiero viene rinfacciata agli abitanti del sud cc bisogna dire che nessun rimprovero è più in- « giusto e immeritato di questo, almeno per quanto cc riguarda i coltivatori della terra )). « Questi resistono sotto la sferza della canicoìa a cc lavori che ben pochi sopporterebbero e ben lo « prova il fatto che in America, in Africa, in Au- « stralia gli uomini del Mezzogiorno d'Italia vin- « cono nella resistenza al lavoro gli uomini di ogni « altra parte del mondo >. « Chi potrebbe sul serio credere che se un ma-

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