RIVISTA POPOLAìlE 201 Russia. Creare all'estero difficoltà politiche, sopprimere uomini non Russi che pos~ono incomodare la politica della Okrana, può essere anche un buon sistema di guerra, per chi se11te elle il potere comincia a sfuggirgli. Avrebbe dovuto essere 11otato- e molto più severamente biasimato dai giornali italiani - il contegno di assoluta indiffere11za tenuto dal Consolato e dalla Ambasciata Russa a proposito del delitto di Via Frattina in Roma. Se codesta indifferenza fosse stata tenuta da privati - e dinanzi alla giustizia n!Jn ci sono che privati - sarebbe stato un indizio chiaro di complicità.· E forse non male capirono quelli che vagamente accennavitno che gli assassini del Polacco dovevano frequentare Via Gaeta ed esservi noti. Ma l'< ttimo ambasciatore di Russia s'è disinteressato della faccenda proprio come se il morto, in vece che Russo, fosse stato un ottentotto. Ora. , il nostro modesto parere, è che i poliziotti russi non debbono avere il diritto di venire ad esercì tare quà i vari i generi del loro mestiere. A sorvegliare i rivoluzionarii, a vedere che non commettono cose contro la • legge, devono bastare, e bastano, le polizie nazionali di ogni paese; i poliziotti russi che preparono trauelli, tendono insidie e commettono delitti non devono essere certi della impunità; non devono avere il diritto di recarsi in Francia, in Italia, altrove a perpetrare i loro misfatti, a completare i loro attentati, senza che poi - perchè essi sono i poliziotti dello Tsar - le polizie Europee abbiano il diritto di cercare veramente il bandolo della matassa. . Si rimprovera alla polizia Italiana di non trovare gli autori del delitto Via Frattina: si capisce. Alla polizia Italiana si è imµedito di cercare là dove essa è certa cLe troverebbe: e allora? • Dal semplice omicidio di un uomo, la polizia .Russa, è salita, in Francia, a più alte opere; e,j ha proposto l'attentato. Questa volta Jaures è riuscito a mandarlo a vuoto. Ma non si è certi che ci sia sempre un Jaures a metter bastoni nelle ruote ai capoìavori di quei bravi assassini agli stipendi dello Tsar, e ciò che non è riuscito oggi può riuscire domani. Questo è il pericolo grave, al quale i governi devono .parare , non permettendo ali e di verse arnbase iate Russe di fare agire, sotto il naso dalle polizie dei varii paesi d'.Eu ropa, e nella perfetta impunità 1 manigoldi che l'Okrana manda in giro fuori dei confini della Russia. + Nemmeno In questo numero abbiamo potuto dare l'articolo sull'amministrazione della giustizia che prenderà molto spazio; ed altri articoli dobbiamo rimandare. La 'rivisfa (jelle 'riviste non è molto numerosa per lo stesso motivo; ma c'è un articolo su Wells,- su cui ricLiamiiimo l'attenzione dei nostri amici lettori perché il romanziere scientifico inglese è poco conosciuto in Italia. NOI + Gustavo Chiesi. - Improvviso, dolorosissimo mi arriva l'annunzio della morte di Gustavo Chiesi, cui ero legato da circa trent'anni da amicizia sincera. Egli fu cittadino onesto e coraggioso, giornalista fiero ed intelligente, repubblicano saldo ma non retorico, scrittore di molto valore. Diresse parecchi giornali repubblicani; e da Direttore dell' Epoca in Genova dette la prova della sua rettitudine e della rrna fierezza contro la corruzione perroniana. Tra le sue tante pubblicazioni ricordo un magnifico libro illustrato sulla Sicilia (Ed. Sonzogno), uno dei miglil,ri, che si siano scritti sull'isola disgraziata e un altro interessantissimo sulla Colonizzazione nell' Est Africa (Unione Tipografico Editrice 'l'orinese ). La parte avuta nei fatti di Milano del 1898 la narro colle parole della Ragione: « La repressione sanguinosa del 1898 lo sorprese nel posto di battaglia come direttore dell'Italia del Popolo nella quale era successo a Dar·io PApa. Era suo q11el~ l' indimenticabile articolo : Ne avevano BeteI scritto mentre il piombo dei soldati comandati da Bava-Beccaria insa,guinava le vie di Milano I locali dell' Jta lietta furono invasi da truppe e guardie, mentre il Chiesi, tra il crepitare della fucileria, era intento a raccoglier notizie dell'eccidio, ma:1 mano ch'erano recate dai reporters e a scrivere commenti di fuoco>. « Il direttore Chiesi con gli altri redattori e amici fu ~ggu~n~ato dagli invasori, ammanettato e trascinato rn png10ne > « Nel processo svoltosi sotto il regime dello stato d'assedio e durante il quale il Chiesi mantenne un virile e fiero contegno, ii trib·111ale militare lo condannò a molti anni di reolusioue. Dopo oltre un anno ue fo liberato dall'amnistia>. Aggiungo che nel processo di Milano, accanto alla K.oulichoff. fu dei pochi, che si contenne fieramente. Da deputato non brillò, perchè non possedeva il dono della parola. Era stato avversario della politica. coloniale quale corrispondente del Secolo dopo Dogali e Adua; ma in seguito ad un'inchiesta nel Benadir si converti since• ramen te al la medesima. Questa conversione sincera gli portò sventura. Essa prima lo mise in conflitto coi suoi e!ettori repnbblic~ni di Forlì e lo costrinse a dimettersi da deputato; ora lo richiamò nell' Africa maledetta, dove dopo breve malattie, vicino Adis Abeba, lasciò la vita· N. C. Ancoradel dazio sul grano La quistione della cerealicoltura e del dazio sul grano è problema vitale per la economia italiana, di cui noi se anche non avessimo promesso formaimente di ritornarvi pet rispondere ad alcune osservazioni dell'Einaudi, accettate anche dal Bonomi, ce ne saremmo intrattenuti per conto proprio sicuri di compiere un dovere contrapponendo la nostra propaganda a quella antagonistica dei pochi liberisti e dei molti socialisti. Riteniamo doverosa ia nostra contropropaganda perchè siamo convinti, che a forza di battere e ribattere sui pretesi d::inni del dazio e sui benefizi che la sua abolizione apporterebbe alle classi lavoratrici, queste finiranno col1'e_~ercitare tale pressione da raggiungere l'intento. Se l'impegno assunto nel n umcro precedente della Rivista e la nostra convinzione non fossero stati sufficienti ad occuparci dì nuovo della quistìone, vi si sarebbe.aggiunta una lettera cortese dell'egregio Deputato Luigi Montemartini, che c'invita alla risposta. Rispondendogli, così , prendiamo parecchi piccioni con una tava. Il deputato socialista per Stradella scrive: Caro Colajanni, Sequestrato pel lavoro della Giunta delle Elezioni non ho potuto ascoltar~ alla Camera il tuo ~Hsc0rso per la riduzione del dazio sul grano, che leggo ora e che è un vigor<'so discorso in soategno del dazio medesimo, che tu vorrt stì tem• poraneamcnte ridotto per ragioni e consiJerazioni , mi pare, specialmente politiche. Mi permetti poche osservazi0ni che avr~i esposto se avessi potuto prendere parte alla discussione? Non mi cimenterò certo con te in una discussione teorica sul protezionismo e sul liberismo: sono un profano, e mi
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