Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno Xv - n. 8 - 30 aprile 1909

RIVISTA POPOLARE 199 titolo dei singoli capitoli ce ne fa comprendere l' importanza : L'Italia e la Turchia. Progetto ferroviario e rifo'rma. Nelle capitali balcaniche. A Costantinopoli. La Macedonia prima della rivoluzione. La rivoluzione. La caduta dei fav01·iti. La costituzione di Midhat. Un regime scomparso. L'indipendenza Bulgara. L' annessione della Bosnia Erzegovina. Il Ma.ntegazza fa un'aspra critica della. politica incerta del governo italiano e sopratutto del ·suo rappresentante a Costantinopoli Marchese Imperiali . E' pieno di simpatia pei giovani turchi e per la loro opera che biasima quando usarono una sgarberia verso il rappresentante della Bulgaria. Il Mantegazza narra spesso cose viste e sa frammischiare l'aneddoto colla documentazione diplo1natica. Il secondo è di Gino Bertolini (1). Egli descrive con vivacità d'impressione e in forma attraente un villggio in automobile in Istria, Croazia, Dalmazia e Bosnia - Erzegovina, illustrando i costumi, i sentimenti le passioni, le aspirnzioni degli slavi e dei musulmani, che abitano quelle pittoresche regioni, senza trascurare mai l'occasione di ricordare le impronte lasciate nella medesima dalla Civiltà latina e dal .dominio di Venezia. • Abbiamo ricor<iato qui , anzichè tra le recensioni, questi due libri, perchè vogliamo su di essi richiamare vivamente l'attenzione dei lettori. + Le oompllcazlonl In Oriente. - Pareva che la bufera che si era addenF1ata in Oriente in seguito alla annessione della Bosnia e della Erzegovina, si fosse dissipata, senza provocare quei fatti dolorosi che erano facilmente prevfldibili e parevano fatali: qnando ecco scopp;a nello stef:!so Oriente un'altra tempesta. li partito reazio11ario Turco, cui l'avvento della CoRtituzione aveva tolto posti, prebende e potere si è levato subitamente in un feroce tentativo di riprendersi il dominio che aveva perduto. Ne sono avvenute, in sul subito, uccisioni e violenze, ed il partito liberale-di cni il famoso comitato Giovane-Turco, Unione e Progresso è mag1ia pm·s - ha dovuto abbandonare il governo e lasciare che i reazionari cantassero vittoria. Il vecchio Sultano Habd-ul-Amid deve aver gongolato nel Ano cbinso recinto di Yldiz-Kiosk e forse , come suole in ogni esplosione di gioia , avrà strangolato, in una espansione d'amore senile qualche donna del suo Harem. Ma la festa è stata di breve durata. Riavutisi dalla sorpresa i Giovani Turchi sono corsi alla riscos:-ia e stretta Costantinopoli in un cerchio di soldati fedeli a loro ed alla Costituzione hanno dichiarato decaduto, malgrndo le proteste d'innocenza, il Sultano fedifrago. Ed un regime nuovo, di sincerità viene a rinsaldare quella opera di libertà che i Giovani Turchi preparar<no nel silenzio, durante tanto tempo con tanta sagacia, e che erano riusciti ad attuare senza ricorr~re a violenze, senza provocarne; senza spargere sangue, da uomini veramente civili. Ma. ciò che sembra meno certo è se, alle complicazioni intnne cui si trovano di fronte i partigiani della Costituzione in Tnrchin , non si aggiungeranno complicazioni create dall' egoismo delle Potenze Europee. Fieramente eolpevole è l'Europa nel suo atteggiamento dinanzi alla questione d'Oriente. Si dic~ : li mantenimento della pace vuole che le Potenze non intervengano negii affari di Turchia. In base a q nesto ragionamento l'Europa ha assistito indifferente ai molteplici massacri di Armeni, allo l:jcempio della. Macedonia , per fino all' ultima audace rapina commessa da una potenza Europea. Il sangue e corso a mari, non che a fiumi, e le ecatombe dei morti non :ilonobastate a scuotere dallt\ sua indifferenza l'Europa. Indifferenz!I. proprio ? (r; Tra Musulmani e Slavi. Milano. Treves. 1909. L. 6. No. Questo è il peccato grave dell'Europa. Non è rimasto indifferente per insensibilità. o neutrale per vero desiderio di pace; ma non ha agito per lo egoismo vile e feroce, per la gelosia odiosa che• divora non i popoli ma le cieche e sorde e bestiali diplomazie d'Europa. Ora un periodo _nuovo si apre , e sarà di lotta. Forse la Turchia si avvicina alla sua fine? •Non lo crediamo: potrebbe finire il potere degli Osmanli; e la dinastia cbe conta fra i suoi uomini molti più pazzi sitibondi di sangue, che saggi condottieri di popolo, potrà finire cacciata dall'ira del popolo stanco di essere dominato ieri ed oggi da un criminale ipocrita, o domani da una perfetta e vana nullità. come Rechid ; ma per la compagine dei popoli Turchi non è ancora suonata l'ora che la vedrà di nuovo su i carri di guerra traversare oltre il Bosforo in via pel ritorno alle sterili lande dell'Arabia petrea. Ma la diplomazia Europea agogna che fieri diventino i torbidi nel paese , e gli fomenta. La Germania , si dice, ha favoreggiato, sotto mano, la levata di scudi dei reazionari : l' Inghilterra e la Russia soffiano nel fuoco della rivolta. E non per amore della pace ; ma bensi perchè ciascuna delle potenze spera di conservare o di riprendere la propria influenza a Costanti• nopoli. Nota. Gli avvenimenti di Turchia ci ricordano , che un giornalista noto pei suoi tratti di spirito, che in lui sostuiscono e costituiscono tutto, ha tratto occasiooe dai medesimi per concluderne , che i popoli non si trasformano con un colpo di bacchetta magica e che le costituzioni ali' inglese non sono adatte a tutti i popoli. Sin qui nulla di male; anzi il nostro accordo è pieno Però l'allegro giornalista, che avrebbe dovuto ricordare essere stato il proprio direttore, Scarfoglio, il più commosso ammiratore delle trasformazioni turche , ha voluto dare una frecciata contro Colajanni attribuendogli l'opinione della uguaglianza tra Negri e Anglo-Sassoni e at'Jer mando che il nostro direttore non ha mai visto un Negro. Che egli non abbia visto un Negro, può darsi. Ma egli, però, non si permette di giudicare un libro, di cui non cor,osc nemmeno il titolo. Se il giornalista in discorso conoscesse il titolo del libro di Colajanni, cui egli si riferisce, saprebbe che egli ha posto il paragone tra Latini e Anglo-sassoni e non tra Negri e Anglo-sassoni. Della evo:uzione dei Negri si occupò incidentalmente ed espose le osservazioni di un certo Bryce sul relativo fallimento della loro emancipazione negli Stati Uniti. Se leggerà la Commonwealth di Bryce e Latini ed Anglo-sassoni di Colajanni ci sarà da sperare, che un altra volta scriva meno scioc:hezze sulla quistione delle razze. + Giovanna d' Arco e Il vergognoso opportunismo cattolloo. - A RoLila ci oono state grandi feste per la beatificitzione della Pulcella di Orleans. Quarantacinque mila francesi, il fior fiore dei 1·uraux e dei reazionari della Francia, vi hanno preso parte E' stato un ottimo affare pei cocchieri, per- gli affitta-camere, pei piccoli commercianti di Roma ed un poco anche per l'ineffabile Pio X, che facendo I' apologia di Giovanna d'Arco, ha tentato vendicarsi della scellarata separazione, e dell'opera della repubblicd. esaltando il patriottismo del la Francia monarchica, di cui, come un commediante da Circolo equestre, ha baciato la bandiera. Con ciò egli spera di rialzare le- sorte dei monarchici ? Bepi è tanto ingenuo; ch'è capace di pensarlo, perché egli non sa che per gli Orleans lavorano soltanto certi sindacalisti col loro Pataud. Ma le feste di questa beatifo.:a.zione nel la coscieuza dei cattolici sinceri, che conoscono la storia di Giovanna d'Arco hanno dovuto produrre un turb \mento ed una umiliazione inenarrabile. Invero, chi provocò il martirio e la morte dell'eroina di Domremy, che oggi la Chiesa mette sugli altari? Un vescovo, quello di Beauvais, un papa, Euge-

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