RIVISTA POPOLARE 223 come asseriscono gli scrittori, fra i quali il Keidel principalmente per impedire che altri sistemi, come quello della ri • partizione dei capitali, aggravassero eccessivamente la industria germanica e ne aggravassero l'inferiorità di fronte s quella dei paesi vicini ! Se non che si può, e si deve, essere pronti ad osserva re che l'assicurazione libera non è affetto immune da pericoli finanziarii, Perchè se è vero che l'assicurazione obbligate.ria austriaca contro gl'intortuni deve ccnstatare un deficit di cir.::a 60 milioni di corone e deve perciò chiedere innanzi tutto lo aiuto dello Stato e in secondo luogo un aumento generale di quote per lo spazio dai 20 ai 40 anni (con manifesta ingiustizia a danno delle industrie non sottoposte ancora ali' assicurazione e dei gruppi industriali, di cui I' assicurazione non è in disavanzo); se non è men vero che la Cassa ass;curntrice di Stato in Olanda è essa pure in fortissimo deficit, per inconcepibili errori compiuti nella votazione dei rischi tenendo a modello le tavole germaniche inadatte al paese; è pur vero che altri maii si lamentano nel campo della libera assicurazione operaia. Così le società belghe di mutuo soc corso, sedotte dalla loro fioridezza, estesero eccessivamente il campo ddl'assicurazione mutua. Ma già si annunzia che alcune riforme tecniche consigliate dagli attuarìi (delle quali ri:erivano il Gellmck e il Tibaut al congresso di Roma) fronteggeranno il perico!() che ben lungi dal prevenire, come nel !'assicurazione obbligatoria, dal principio fondamentale dello istituto o dal non potere essere perciò avviato finchè il prin - cipio si mantiene, proviene invece da una lamentevole ma non irrimediabile mancanza di cautela, figlia della stessa pro• sperità. Mentre provvede ad unificare le assicurazioni obbligatorie già esi!'.tenti, la Germania si prepara ad introdurre una nuova e gravo.sissima forma di as~icurazìone, quella in favore delle vedove e degli orfani, che si suppone d.!bba portare seco un aggravio annuale di circa 120 milioni, anche quondo si limi tino le pensioni a cifre minime, ritenute addirittura insuffi cienti per una protezione efficace. Ma la riforma solennemente promessa con la legge delle dogane del 2 5 dicembre 1902 e che dovrebbe attuarsi entro ii 1909, fa prevedere tutti i suoi pericoli e legittima le preoccupazioni del governo e degli stu diosi, i quali ultimi per altro preferiscono, al solito, piuttosto che sottostare ad un principio ispirotore della nuova legge, discuterne lungamente i mezzi dì attuazione, Ma anche qua la discussione dei mezzi, omessa la discussione sul fine, non 11uò essere e non è consigliera di buone e feconde proposte. Noi vediamo infatti che da più porti si afferma doversi richiedere il ra~amento delle quote di assicu - razione anche ai celibi ed alle vedove senza figli, costringendo gli individui già sufficientemente stremati dd carichi delle as sicurazioni preesistenti, ad una nuova foima di previdenz-a obbligatoria a favore dei terzi. E in pari tempo ascoltiamo altri uomini competentissimi, come il Dutmann, giustamente preoccupati delle conseguenze della progettata legge, proclamar necessario che la pensione si conceda soltanto alle vedove incapaci di guadagno; confessando così di dovere introdurre nell'applicazio:1e della legge un giudizio rel0tivo 2ssai più <lif ficile ed incerto di quel che non sia_ lo stesso giudizio sulla diminuita produttività degli operai colpiti dall'infortunio, che ha dato luogo alla sempre crescente classe di invalidi per• petui, ancorchè parziali , e in soddisfacentissimo stato di salute. A chi poi da que ,ti esempi di arditezze straniere volesse dedurre qualche ammaestramento per la nostra Italia, giova osservare che la progettata assicurazione germanica in ra ore delle vedove e -egli orfani ha tuttavia nella pratica del!a pre,videnza spontanea preesistente una preparazione di cui invano si cercherebbe traccia fra noi. Infatti nel 1906 si paagrono 10,250,000 marchi di pensione a 88,319 vedove e 3,900.000 marchi a 72,650 orfani, senza computare in queste cifre le vedove degli agenti dei servizi pubblici. A questi esempi di ingiusta intromissione dello Stato a ianno della libera assicurazione potevano fino ad ieri contrapporre l'esempio classico inglese. Ieri, non oggi. Noi vediamo che l' inghilterra si incammina rapidamente sulla via della previdenza di Stato e attenta così alla vita delle sue libere corporazioni. Colla legge primo aprile 1908 l'Inghilterra ha assicurato una pensione per la vecchiaia a tutti i cittad· ni britannici , che sieno giunti all' età di 70 anni e le cui risnrse annuali sieno inferiori a 31 lire sterline e 10 scellini. La pensione varia a seconda dei proventi individuali. Si calcola che ne.I primo anno circa 8 milioni di lire sterline costerà I' applica zione della h:gge e che ne beneficheranno 500 mila persone. Gli obbligatoristi, per quanto fiduciosi nell' eccellenza del loro principio, non si sanno dissimulare il pericolo che l'ope· raio possa trovarsi di tratto in tratto nella condizione dolorosa d1 non poter pagare il premio dell'assicurazione. A frontegg•are questo rischio, che mi11accia di travolgere il sistema, giunge opportuna l'assicurazione contro la disoccupa 1 ione involontaria , che per ciò appunto si definisce la chiave di volta dell'assicurazione operaia. Tuttavia nessuno disconosce che affidata alla libera inizia tiva delle associa.doni prof,.,sshnali, guarentita dal controllo mutuo e rigido degli intcresseti, l'unico efficace, come giustamente asseriva il Bretano, e come dimostra la severa giuri• sprudenza delle Casse di soccorso belghe, e magari rivolta a riparare ai danni di una dis?ccupazione constatata, superiore ad ogni sforzo individuale e collettivo, come nelle associazioni inglesi (<>vei soccorsi si distribuiscono soltanto dopo che si è tentata invano la collocazione dei disoccupati) so..retta dun que da tutte queste giudizi->se cautele, che provengono dalla libertà, la as~icurazìone contro la disoi.:cupazione involontaria possa fll?gi continuare a svolgersi oggi utilmente, prntetta an che dall'intervento dello Stato, come in F'rancia, nel Belgio, in Norvegia, in Danimarca. Auguriamoci che l'Italia sappia, nel campo della legisla zione sccialc, contemperare i principii delia giustizia sociale, con leggi della realtà economica e che il criterio della libertà detti oggi le sue eque norme e non ritorni un giorno, per violenta reazi()nl', dopo una lunga e sconfortante esperienza, sicchè nelle nostre popolazioni, egregie per virtù d'intelletto, si formi e predomini la qualità, di cui pur troppo difettano e che fa gran ii i popoli : la virile indipendenza del carattere. (Giornale degli Economisti, marzo 1909). Pìen·e Leroy-Beaulien: La domfoaztone giapponese tn Corea. - Dooo la guerra del 1895 colla Cina i! Giap prme· aveva ottenuto dalla Corea alcune riforme interne e la nomina di alcuni funzionari giapponesi nei diversi rami della amministrazione coreana. Ma I' anno dopo, quando partirono le truppe giapponesi, furono eRpulsi i funzionari nipponici e se ne dimenticarono pure i consigli. La commi1>sione del Giappone dive rne più rigorosa lungo la guerra della Russia. Il 24 lugHo 1907, tu stipulata tra i due paesi vicini una convinzione di questa natura: , Il governa della Corea agirà sotto la direzione del residente generale giapponese, per ciò che si riferisce alla riforma da introdurre nell'amministrazione pubblica. li governo coreano si impegna a non promulgare alcuna legge, ordinanza e regolamento senza l'approvazione del resiJente. Gli affari giudiziari s:>no separati da quelli di ordinaria amministrazione. I! go - verno coreano nominerà suoi funzionari le persone designate dai residente ». In virtù di questa convenzione, il residente generale , assistito da un vice residente generale, di un direttoee generale, e di due consiglieri permanenti, disporre, in rea tà, di tutti i roderi. Vi è un m.:nister,) cort!ano, ma ogni ministro è aasi stito da un vice ministro giapponese. Le finanze della Corea si trovavano nella maggior confusione quando i giapponesi ne assunsero la direzione. I proventi andarono alla casa imperia[e e non al dicastero fig_no ziario. La moneta, le imposte nelle miniere, i monopoli e tutte le altre fonti di entrata sparivano nelle m~ni del!' Imperatore Non vi erano regole, nè bilanci, nè controlli. Oggi, le finanze coreane si trovano in via di miglioramento. Si è iniziato il catasto e siccome questa è opera eh~ richie-ie molpo tempo, si pensò di mettere u1 argine agli abusi , per cui molti sfuggivano all'imposta fondiaria. L'amnH ntare com plessivo delle entrate si mantiene ancora modesto, ma tale da bastare ai bisogni del paese. Ciò è possibile perchè la Corea non ha spese militari, essendosi sciolto il suo esercito e man• tenendo il Giappone un corpo di occupazione. Anche le ferrovie sono costrutte ed esercitate da1J'impero del Sol Levante. Sì spiega così che il cittadino coreano paghi allo Stato la imposta mitissima di tre lire italiane annue. Diec! anni fa, la Corea non po~sedeva un palmo di ferrovie : ed ora ne dispone per oltre mille chilometri. Dal punto di vista dell'istruzione pubblica, il governo giapponese ha compiuto seri storzi. Vi sono oggi scuole primarie e secon darie, e sono sorci da pr,co alcuni istituti industriali e forestali. Si tratta ora di promuovere lo studio ddla medicina e di diffondere le c)gnizioni igieniche. L'opera compiuta dal Giappone in Corea data da troppo poco tempo per meritare un giudizio comp,essivo. C~rto l'ordine è stato ristabilito nelle finanze e nella circolazione mo - netaria, sono stati soppressi gli abusi nella percezione dei
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