RIVISTA POPOLARE 217 sbalordito che convinto , più perplesso che deciso nel suo giudizio, ma che, in ogni modo, J:\ al !c:ttore ~.ensatio11i uniche e capaci d'imprimergli nella me1noii·1 inJekb1 1 immag·ni. w E, già che ci s:amo, re,ti:imu pure in P1cmonti.; ancora un poco: v1 r,stiamo, del resto, in ottima compagnia : que:lla di Edoardo Calandra e ddla sua JuLIETTE (Torino, S. T. E. N.), Ja quale, si c•1p·s:c, è la protagon·_stn dd suo ultimo romunzo. Ariista nel!' anima, artista di razza, d'ambiente, ,J\:Juco. zione, l'autore di << Vecchio Piemonte:>> è un sol:tario, uno studioso, un ccntempletore di ciò che il suo pat.se h~ d1 pe - rer.ne , il pacsag~io, il clima , la raz n , l,.1 spir,to ; cd è un evocatore di ciò eh 'esso fu e sofferse e vullc! e lottò .: pensò: un evocatore ddicato e penetrante, che vive lontuno Jal monJo agitato dell'oggi ed al qudle riesce agevole srntirsi vivere, trn il ~ilenzio ddie bibli• tc..:he e la sc\;tudine dei musti, nelle età delle quali raccoglie i cimelì e ccmpulsa le carte. Qu;, l't:poca è l' inizio dd secoio scorso, e Torino, la To rino napoleonica dei nostri bisnomi, è la scena: e il roman1.0 d'amore, molto romantico, che ·.-i si svolge, e che non manca t:i-so pure di parecchio francese, d'un po' di pro,·enzale, e <l'un tantino di schietto torinese, non ~, a1 solito, chi! il pretesto, o meglio l'occasione, di far ddla storia, dt:lla vera e propria storia intima dd paese, storia lo;-tle, di fatti , di costumi, d'idee. La stessa S. T. E. N. prosegue intanto la ristampa di tutti 1 romanzi di Salvatore Farina: dopo , Capelli Biondi •, dopo « Mio figlio », dopo ~ li signor io •, ecco DALLASPUMADEL MARE, la curiosa e misteriosa storia d' un q~adro celebre e fortunato, che incatena l'attl:nzione e stimola la curiosità fino alle ultime pagine, in cui finalmente tutti i nodi si sciolgono e tutti i problemi son risoluti. Ma , secondo l' usato , io non parlerò di questo libro notissimo , se non per annunziarne la nuova edizione; e per dire che l'ho riletto con vivo interesse, ma ccn un' impn:ssione profondamente di versa da quando, giovan:ssimo, lo leggevo la prima volta: come passa, il tempo! come si succedt no, le epoche lc:tterMie ! lo provo , era, a l~ggere questa pros·1, quel se:1so .!i lonta11anza enorme , che provo a leggere i classici del sette, del se;, del cinquecento; provo quel senso nesso , che provo ogni b:ennio a Venezia, quanto, tra una visita e l'altra all'Esposizi0ne, vo a dare una capatina ali' Accademia: a ricrovare i miei grandi amici , i Tiepolo, il T111torctto, il Carpaccio .... E si capisce, che non sono essi i men vivi e i men frt:schi: ma è un' al;ra freschezza e I è un'altra vita : quella della storia. Versi: ce n'è d'ogni gusto: primi, quelli del L'INNO AL SOLE, d' Eu~enio Coselschi, con prefazione di Gabriele D' Annunzio (Torino, S. T. E. N.), in cui il Pescarese chiama • ar.lente, impetuorn e smisurata » questa salutazione ali' Astro, e poi ~ turbolento • il poemetto del!' amico, e s;milc ad un torrente rubcsto ingrossato Jalla pioggia, terminando con l' augurio che un dì le: sue acque corrano con più limpida forza, e che con più forme dita riesca egli e a scioglier quel nodo ritmico che ogni poeta porta nel centro de~'anima sua ». Ed è li caso di soggiungere, che dagli amici, d'ora innanzi, lo guardi lddio, giacchè non ha saputo guardarsene da sè stesso. Segue L'ARDUA SEN1'ENZA(dt:da siessu prolifi..:a S. T. E. N.), che, forse in nome dei posteri a cui il buon Manzoni si ap pella va per sapere se , fu vera gloria », Giulio Fabio de La• morte pronuncia in versi su Napoleone il Grande, e che io mi limito ad annunziare. E non mancano, a rnppresentare un genere molto diverso le Vocr DEL CUORE di Gaet,1no lmbert, pul.iblicatc dal Gi11nnotta a Catania. Dtvo ripetere, or,1, per la quarantatreesima volta, che io noq mi son mai assunto, nè mai mi assumerò, l'asfissiante dovere di leggere tutto ciò che di med,ocre mi si manda senza richiesta? [o non parlo che di ciò che richiedo io stesso, e Ji ciò che, spontaneamente inviato , ril!sce ad inter:;ssarmi e a piacermi. E quest'ultimo è il caso, per esempio, della rdazione pre sentata al primo congresso femminile in Roma da Anna Errera su LE LE1'1'URE PER I RAGAZZIN l1'ALIA (Milano, VallarJi): ove la colta signorina , partendo dalla letteratura infantile orale, 111 cui le mamme, le nonne, le zie, le nutrici, profon · dono inconsciamente tanti tesori di tenera genialità , ora in - ventando di pianta, ora trasfigura.nJo e parafrasando leggende e fiabe millenarie e sempre: incuntan<lo ed affascmando l' ingenuo uditorio, passa poi subito alla letteratura scritta, ch'è il vero argomento del suo lavoro: per dirt: che questa è invece U'1 frutto singolare e quasi esclusivo dei tempi moderni , nei quali il fanciullo è studiato, amato, curato, avvicinato all'adulto ed associato alla sua vita intima , come non era stato mai prima. Ricchi d' una letteratura tutta per loro, dice la Errera , i nostri fanciulli ora leggono molto. Ma è un bene , od è un male ? Per me , è un bene senz' altro , al solo patto che le letture siano molto varie , niente pedantesche , adatte a eia• scuna età , capaci di riflettere ali' occhio curioso del ragazzo l'immagine del mondo fisico e morale non deformata da alcun precon.:etto o da alcuna finalità tendenziosa: a patto insomma, che lascino libera la piccola personalità del lettore d'orientarsi a suo modo , di formulare da sè i suoi giudizi su tutto e su tutti, di creare e d'accentuare spontaneamente il proprio carattere sui dati reali che gli offre la vita, e su quelli non meno reali, ma semplificati e schematizzati, che tro,,.erà appunto nei libri e nei giornali, che noi dobbiamo fare per essi col criterio supremo dell'obbiettività e della sincerità. ..... E così, la penna mi ha preso la mano, e bo parlato io in luogo dell'Autrice. Le chiedo scusa; e le rendo la parola, Essa trova, dunque, che han torto quei bravi Méntori che vorrebbero fin dai primi anni torturare i ragazzi coi classici, con gli spiriti magni, con Dante, col Tasso, con I' Alfieri: e sia benedetta a nome delle predestinate vittime innocenti; ma dà torto anche a quelli che vogliono bandito il fantastico e l'immaginario dalia letteratura infantile 1 poichè , per. ragioni ataviche o psicogenetiche, il fanciullo proprio di quest.:,, al meno nei primi anni, abbisogna: dopo, i latini almeno, scettici e naturalisti per istintl , si sbarazzeranno ben presto da aè di questo fumoso bagaglio, e vedranno il vero con occhio limpido e sicuro di piccoli pagani: il che non vuol dire che cesseranon, se n'avevan davvero la vocazione, d'esser poeti: c'è tanto miracolo, c'è tanto prodigio, c'è tanta divinità anche nel vero I E con questo è anche detto, che per trattare tale difficilissimo e squisitissimo genere di letteratura bisogna essere artisti d; prim'ordine : mentre di solito non ci si mettono che degli scipiti moralisti e delie sm"rfiose pedagoghe (pardon: qui ho ripreso io la parola I), che fanno morir di noja il loro giovane pubblico, avido d' immagini, sitibondo di bellezza , bra • moso d'idee nuove e vive e sincere. La Errera traccia la storia e fa la rassegna di quanto di meglio s'è fatto e si sta facendo in questa materia: e la sua relazione, alla propria volta , è quanto di più schietto e di più giusto, appunto, io conosca intorno al gentile argomento. Chieti. MARIO PILO
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==