198 RIVISTA POPOLARE Perchè mai? Percbè si crede e si dice che socialisti e popolari coli' indnstria!izzatore delle elezioni siano venuti a trattative e siano state tentati degli accordi, secondo i quali Pecoraino avrebbe dovnto pagare le spese delle elezioni e i popolari e i socialisti avrebbero dovnto scegliere i candidati. Noi crediamo che queate voci siano calunniose o almeno esagerate. Ma se in esse ci fosse un anima di verità vorrrmmo augurarci, noi che amiamo Palermo dalle nobili e grandi tradizioni, noi che sappiamo quanto influenza il suo esempio esercita su tutta la Sicilia, noi vc,rrf-mmo augurarci, ripetiamo, che socialisti e popolari, senzR preoccuparsi del successo, levino alta la handiera dei principi e combattano pel loro trionfo senza concessioni e senza transazioni sdegnosi delle vittorie effimere, che possono giovare ad un individuo, ma che distruggono un partito, vittorie che sono effimere, perchè artificiose e non rispondenti alle condizioni intellett.uali, politiche e morali delle masse, che dovrebbero assicurarle. + In ohi deve sperare Messina. - Monsignor Orazio Mazzella. arcivescovo di Rossano, assistente al Soglio pont.ificio. Conte Romano, Membro del]' Accademia di S. Tommaso dei dieci d'Italia ecc. presso l'Editore Dasclèe di Roma ha pubblicato certi ameni cenni apoologetici s11 La Provvidenza di Dio , l' efficacia della preghiera, la Oarita cattolica ed il terremoto del 28 dicembre 1908. Il titolo stanca; il contenuto è divertente. •Monsignor Mazzella in sostanza è di accordo con quel coso che 11el Con·iere· d'Italia mise in rapporto la distn,zione di Mei<siua coll'ordine del giorno del Cir colo antic. ·ricala Gi01·dano Bruno, che contiene il voto della distn1zione della religione ed aggiunge: e Ah I vorreste che q llando nel mondo ci sono uordni cosi malvagi, Dio nou riserbi a sè il diritto di scagliare contro di loro, all'ora stabilita da lui, il fuoco, l'acqua, le convulsioni dellH terra?> (pag. 25). Se cosi è uon si comprende perchè l'Arcivescovo ecc., ecc. ecc. se la prende calda colla Rivista popolare che segnalò la crudeltà che i cattolici assegnarono al loro Dio attrib11endogli basse idee di vendetta contro i miscredenti e coinvolgendo nella punizione i credenti e gli innocenti. Se volete sapere perchè Dio talora distrug-ge i suoi fedeli, vi serviamo su bi to. A pagina 26 monsignor ecc. scrive: . << Ma dunque il terremoto di Messina e di Reggio è stato un castigo di D:o? Non inti.!ndiamo dir questo, e nessuno po. trebbe dirlo C()n certezza, se Dio non lo manifestasse. La catastrofe è un fenomeno naturaJe, che Dio ha potuto introdurre nel suo piano di creazione per molteplici fini, degni della sua sapienza e bontà. Ha potuto farlo per raggiungere un fine della stessa natura, ottenendo per mezzo di una catastrofe un bene fisico p:ù generale, come quando con una tempesta di venti, che produce danni, si purifica l'aria; ha potuto farlo per un fine di ordine mor.il e, come per esempio, acuire il genio del. l'uomo, eccitandc a studiare la natura per difendersi dalla sua pot~nz;, distruggitrice, e così determinare un pregresso della sc1enzu; ha potuto farlo per uno dei fini i quali la fede ci dice, che talora l'hn fatto, come sarebbe quello d'infliggere ad una città un esemplare castigo : ha potuto farlo per un fine a noi ignoto. Per qus le fine in concreto Dio ha operato in un caso speciale'? Per quale fine Messina e Reggio sono stat~ distrutte? E' possibi ~ fare delle congetture, non è possibile affermare alcuna ..:osa . on certezza ». • Intanto per noi, al nostro c:i:opo, basta la sicurezza, che le catastrofi possono cdscre, e ./o,·o sono esigenza della giu st'zia di D o ». E uon ronlf11to dellla rsposizione di questi fiui possibili dell'opera iniq11a di distruzione del suo Dio lo arcivescovo di ecc. ecc. aggiunge che il concetto e che Dio si serve delle grandi catastrofi per raggiungere 110 fine alto della sua giustizia si trova in tutte le pagiue della Bibbia,. Lo sapevamo I E sapevamo che i preti insegnano che e spesso è tratto di amor paterno da parte di Dio far « cadP-re i nostri voti e rispondere alla nostra prec ghiera, concedeudo un bene spirituale invece del « bene temporale chieRto da noi > (pag. 89). Dnuq ue i buoni cattolici non poesono che dichiararsi contenti e soddisfatti della catastrofe di Messina che ha procurati i beni apfrituali alle vittime ... e 1Jiente rimedi e provvedimenti I Basta la preghiera e la fidncia nella Di vina provvidenza ... E Monsignor ecc. rincalza: « E cosi o signori, noi abbiamo pronunziato « una parola di speranza. La tP.rra trema? noi siamo e pieni di spavento? Sursum corda! noi possiamo e vincere con la preghiera» (pag. 47 e 48). Se questo balordo opuscolo non fosse edito del Desclèe, ch'è l'Editore caro ai clericali e se nella prima pagina non portasse il doppio : Imprimatu1· delle autorità ecclesiastiche, si potrebbe sospettare ch'esso fosse una satira sanguinosa del!' "' Asino > di Podrecca. Ma è proprio l'opera di un porporato alto per qnanto imprudente ed asino. Del resto non c'è da meravigliarsene. A queste teorie è costretta ad affidarsi la Chiesa Cli.ttolica per giustificare tutti gli atti, che stanno contro di e~sa. E la Chiesa cattolica è tanto accomodante che se conserverà la sua influenza tra qualche secolo potrà proporre la beatificazione ..... di una delle grandi, della più grande vittima della catastofe: di Nino Di Leo! + Nel 50. 0 anniversario di un placido tramonto. - E' stato ricordato e commemorato coo varie pubblicazioni di occesione il 27 Aprile 1889, giorno in cui Casa Lorena. fu espulsa dalla Toscana. La rivoluzione fu incruenta: un vero placido tramonto quale Alberto Mario l'augurava a Casa Savoja provocando i fulmini cartacei di Edoardo Arbib e di altri. Fu· merito del GrJ.nduca se sangue non fu versat,o? Molti attribuirono il placido tramonto alla mitezza del Granduca e dei suoi; ma parecchie pubblicazioni hanno ricordato in questa occasione, che i miti lorenesi fiancheggiati dai soldati austriaci spe:-iso si mostrano feroci persecutori e non diversi dagli altri sovrani minacciati dai popoli nel loro dominio. · Se Leopoldo di Toscamt non oppose resistenza; se coi suoi prese la via dell'esilio pacificamente ciò av venne per merito dell'esercito toscano, eh' na stato guadagnato alla causa italiana e che si mantenne in piena armonia colla coscienza pubblica e per l' azione minacciosa dell'elemento popolare capitanato da Dolfi. •Questa la conclusione che risulta lampante da nna recentissima ripubblicazione di una conferenza del Generale Giovanni Cecconi (1), valoroso ufficiale dell'antico esercito toscano, che prese p1'-rte attiva agli avvenimenti del 1859 in Toscana e narra cose viste ed ope1·ate. Egli co-11fe1·ma pienamente il giudizio omesso sin dal 1865 dal Guarnieri, o che forma l'epigrafe del libro del Cecconi: e Il generale [;lloa negli ttffi.ciali toscani non vide che Aust1·iaci e austriacanti, menfre in realtà e1·ano essi, che avevano fatto la riuoluzione • . Gli avvenimenti del 1859; l'abdicazione dell' Lnµeratore del Brasile, la separazione della Norvegia dalla Svezia sono avvenimenti, cbe insegnano la possibilità ~ei placidi t1:amonti, quando la coscienza pubblica li impone unamme. ♦ Per due pubblicazioni polltlohe di grande attualità. - Una si deve a Vico Mantegazza, conoscitore profondo dei Balcani ed espositore acuto e diligente degli avvenimenti contemporanei (2). Il (1) Il 27 Aprile 1859. Firenze. Bemporad· 1909. (2) La Turchia liberale e le questioui balcaniche Milano Treves 1908. L. 6.
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