RIVISTA POPOLARE 177 dalle pere e dalle susine del Canadà e della California; se non lo fosse la cultura del frutteto non potrebbe che occupare qualche altro centinaio di migliaia di ettari , che sarebbero ben poca cosa di fronte ai milioni di ettari, che si dovrebbe sottrarre 1lla cultura del grano. Che dire di colorC? che sperano nell'allargamento della coltura del tabacco ? La leggerezza qui assurge o d:scende al ridicolo piramidale. Ecco qua: sono appena 5000 - diciamo cinquemila gli ettari di terreno coltivati a tabacco; 5,000,000 - ripetiamo: cinque milioni - le terre a grano. E già la prodllzione del tabacco è esuberante, perchè non si possono sostituire alle foglie di tabacco di Kentuky e della Virginia, nella fabbricazione <lei sigari le fogìie di tabacco indigeno ... I primi a rifiutare i sigari di toglie indigene f-orse sarebbero coloro eh~ ne consigliano la coltivazione. Allargandola sino al l' inverosimile i 5000 ettari potrebbero divenire 10,000 anche 20,000, cioè 0,4 °/0 ddla superficie coltivata a grano! La sostituzione, importantissinu e possibile, sarebbe quella dello allevamento del bestiame. Ci si verrà, se l'emigrazione continuerà nelle proporzioni attuali; ci si verrà perchè la rarefazione delle braccia e l'elevazione dei salari non renderanno possibile e remunerativa la coltivazione del grano, non ostante il dazio; e quando ci si verrà per tali motivi le conseguenze per la classe lavoratrice non saranno disastrose, perchè non produrranno il flagello terribile della disoccupazione. Quando a questo si verrà per la riduzione della popolazione, quando i rnontoni avrannornangiatogli uornini, cesseranno le volate retoriche c<>ntro il latifondo del Lazio sacro alle vacche ed alle pecore, perchè i retori stessi avranno consigliato la trasformazione, cioè il regresso; quando a questo si verrà la diminuizione della popolazione italiana assesterà un colpo formidabile allo sviluppo industriale del settentrione, che ha il suo maggiore mercato nel mezzoo-iorno e in Sicilia e diminuirà enormemente la pot~nza politica ed economica del1' Italia. Ma prima non ci si può venire perchè la pastorizia non permette di alimentare che appena la decima parte degli uomini che può sostenere l' agricoltura. Si afferma colla solita imperdonabile leggerezza che l'Inghilterra ha sostituito con vantaggio l' allevamento del bestiame alla granicoltura. Ed è falso: l'allevamento e la granicoltura sono stati rovinati dalla concorrenza estera, come ha dimostrato il liberista Inglis Palgrave. Quanta popolazione può mantenere questa torma di produzione economica lo insegna la stessa Inghilterra : ivi c' è una popolazione rurale che non oltrepassa il 10 °/ 0 ; in Italia la popolazione rurale rappresenta il 51 °fo. Le campagne foglesi sono un deserto ; rassomigliano il Veldt africano, dice Haggard in Rural England, che confermò oggi i risultati della grande inchiesta parlamentare del 1g93:97. S' invoca altresi l' esempio della Danimarca; ma in Danimarca ci sono 64 abitanti per chilometro quadrato; ce ne sono 116 in Italia, che arrivano a 140 in Sicilia. In Danimarca ,·' è piccola proprietà, spirito di associazione, cultura - - vi sono anche scuolesuperiori pei contadini - capitali; in Italia grande proprietà, mancanza di associazione e di capitali, analfabetismo. Ma è poi vero che nella sostituzione dell'allevamento alla granicoltura vi sia stato il tornaconto? Se si pensa che in Danimarca c' è un debito ipotecario di oltre un miliardo e rnezzo che rappresenta il 55 ° /o del valore totale della terra coltivata e del bestiame ci sarebbe da pensare diversamente. Comunque perchè questa trasformazio:Je possa avvenire su grande scala in ltalia occorre che la popolazione si riduca almeno di un terzo, ·come in Danimarca; o che le industrie possano assorbire la popolazione rurale, come in Inghilterra. La sostituzione dello allevamento alla cerealicoltura senza la riduzione della popolazione o il suo impiego in altre produzioni rappresenterebbe il disastro della disoccupazione. Ciò che avverrebbe lo insegnano le trasformazioni di quei Comuni della Emilia, nei quali l'azione degli scioperi e delle Leghe di resistenza fece elevare i salari, ma costrinse i proprietari ali' impiego delle macchine o alla regressione verso l'allevamento con questo risultato: si elevò il salario giornaliero, ma diminuirono le giornate di lavoro; in guisa che tenendo conto del guadagno pel primo titolo e delle perdite pel secondo i lavoratori in media hanno avuta una perdita netta di circa L. 70 ali' anno. Il fenomeno venne ampiamente illustrato àa Montemartini, l' attuale Direttore dell'ufficio del lavoro, in una Inchiesta della Società Urnanitaria Loria di Milano. Parimenti coli' abolizione del dazio i. lavoratori guadagnerebbero pochi centesimi al giorno col minor prezzo del grano; ma perderebbero una somma maggiore col minor numero delle giornate di lavoro, che si avrebbe inevitabilmente retrocedendo dall'agricoltura alla pastorizia. Quei socialisti, che rumoreggiarono nella Camera quando l'on. Colajanni ricordò tali fatti mostrarono semplicemente di non comprendere il vaiore delle analogie e della comparazioni, che sono le sole nelle scienze sociali, che possono sostituire l'esperimento delle scienze fisiche e naturali. ♦ 4° Gli avversari del dazio sul grano non si danno per vinti e ricorrono ad altri argomenti; tanto a loro costa ben poco trovarne dei nuovi, quando essi non si preoccupano di risp.=ttare la verità e la realtà dei fatti. Con una umoristica sicumera - la cosa potrebbe essere chiamata diversamente - essi affermano che l'Italia potrebbe continuare a produrre vino, agrumi ecc. se, aprendo le porte di c:1sa propria ai prodotti delle altre nazioni, permettesse che si spalancassero i mercati stranieri ai succenna ti prodotti italiani. E' il vecchio argomento dello scambio dei prodotti coi prodotti, la cui verità sostanziale nelle mani dei liberisti fanatici diventa, a forza di esagerarlo, erroneo. Questo argomento-omnibus ebbe una offesa insanabile quando l'on. De Viti De Marco combattè il modusvivendi colla Spagna, che avrebbe reso possibile la introduzione del vino iberico in Italia. Nè si dica che il deputato per Gallipoli dette un calcio alle proprie teorie perchè l'attenuazicne del protezionismo pel sol.o vino doveva combattersi perchè lasciava ali' impiedi il regime doganale attuale, producendo un danno al solo mezzogiorno vinicolo·. Che diavolo ! Se la massima : i prodotti si scambiano coi prodotti è una veri!:\ assiomatica non ci do-
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