Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno Xv - n. 7 - 15 aprile 1909

RIVISTA POPOLARb 171 in guisa da potere affrontare, quandocchessia , l'urto coli' Austria, lo loderemmo perchè, la richiesta corrisponderebbe al minimum di quella sincerità, che abbiamo consigliata su que9to tema. Infatti, pensiamo che nulla ci sia di più stupido e di più pericoloso quanto il pretendere una grande politica, pur mantenendo ordinamenti militari deficienti sotto ogni aspetto. Se la grande politica il paese la vnole bisogna nettame~te dirglì la verità e fargli intendere che dovendo proporzionare i mezzi allo scopo occorrono milioni e milioni - centinaia di milioni e il paese ha il dovere di darli e di pagare una maggiore quantità d' imposte. Noi che detestiamo la grande politica non li concederemmo, li negheremmo al tresì perchè tutto il passato remoto e prossimo ci autorizza ad indurre, che i milioni sarebbero male spedi e che ai contribuenti rimarrebbe il di:.rnnosenza alcun corrispettivo rispondente ai sacrifizi fatti. Il senatore Casana non era l'uomo, per le sue qualità intellettuali e per la scarsa energia, che avrebbe potuto affidare su di un possibile cambiamento di metodi e d'indirizzo al Ministero della guerra. Comunque se è vero che egli se n'è andato per un atto di sincerità per avere chiesto il minimum indispensabile per organizzare un esercito ed una difesa che possa consentire la grande politica noi confesdiamo che egli si avrebbe accaparrata tutta la nostra simpatia. Intanto sarebbe enorme la responsabilità che assnmerebbe_ il ministero negando i cento milioni domandati dall'on. Casana. Che ne dice e che ne pensa la maggioranza che pochi me:;i or sono appl au ,n freneticamente e inconsci amen te le dichiarazioni del!'ou. Fortis? Essa nulla dice e n1dla penRa. Ad essa basta essere maggioranza e come tale dare voti di fiducia a questo come a qualunque altro minislero ! Ritorneremo sulla qui!:ltione delle spese militari nell'occuparci di una interesdante pubblicazione del maggiore Balzarini, dello Stato Maggiore. + Il dilemma Inesorabile. - Alcuni pretonzoli, altri clericali e qualci1e deputato cattolico o cattolico deputato si mostrarono RCandalizzati del giudizio enunziato da.li' on. Colajanni nel suo discorso agli elettori di Castrogiovanni prima e nell'articolo della Rassegna contemporanen dopo. Il giudizio fu questo: i cattolici proclamando Roma capitale o tradiscono i I papa o ingannano l' Italia. L'on. Cameroni cl'anement, in risposta all' Es~rema sinistra ed a quel dilemma alla Camera nella discussione sulla risposta al discorso della Corona volle ,·ipetere il grido : Roma capitale d'Italia. Ma gli organi del Sommo pontefice lo hanno aspramente redarguito. Prima venne l'ammonimento severo dello Osse1·vatore romano; poi quello dell'altro ufficioso La Con·ispondenza romana. La quale a riconferma e.:<pi-l cita di ciò che avea detto un vero e sincero cattolico, il Marchese Crispolti, durante la lotta elettorale osservò: « La questione romana, svisata dagli avversari, è ç.ella ima vera natura una questione di coscienza per ogni cattolico, perchè riguarda l'applicazione concreta della intangibile indi pendenza e libertà del Papa nel suo ministero mondiale,. « Il dovere sacrosanto dei cattolici si è, non gia disconoscere sia pure implicitameute la tesi cattolica della Questione romana , ma invece spiegarla e difenderla,. e I nostri avversari dicono: e Il 20 settembre 1870 e la legge delle gnarentigie hanno chiusa la Questione romana. ,. e I cattolici dicono: e Il 20 settembre 1870 e la legge delle guarentigie non hanno chiusa le questione romana; l'hanno aperta più che mai. e Ora un cattolioo che dichiara tout court di riconoscere Roma capitale, può dire che egli resta nella tesi cattolica, e non si mette piuttost0 nella tesi contraria? - E si può seriamente sperare che gli avversari della Santa Sede non sfruttino l'equivoco? Sulla grottesca e gesuitica distinzione ::,:a deputati cattolici e cattolici deputati la stessa Corrispondenza 1·omana aggiunge : "I bloccardi ai quali il cattolico Cameroni rispondeva gli hanno riso m faccia dicendogli che recitava una commedia; i liberali italiani nella Camera italiana o fuori, hanno applaudito ed hanno battuto le mani alla presunta capitolazione di un presunto clericale, la stampa anticlericale estera ha registrato la capitolazione non di un cattolico deputato, e nemmeno di un deputato cattolico, ma dei clericali italiani, ed ha concluso che essi hanno capitolato anche a nome del Vaticano, oppure che il Vaticano è apertamente abbandonato dai si,oi » . Non è evidente, adunque, che il dilemma dall'onor. Colajanni fu posto nei suoi veri termini ? + Perché si doveva applaudire Teodoro Roosevelt - L'ex Presidente della grande repubblica americana è stato di passaggio per poche ore a Napoli. Grandi onori non gli furono resi, perchè il modo come sbarcò e rimbarcò per il suo viaggio sportivo nel centro dell'Africa non lo comientl; ma le rappresentanze locali ufficiali e tutta la stampa italiana, davvero senza distinzione di partito, ~li ha dato il sai nto o reverente o entusiastico, che sorpassava i limi ti ordinari della manifestazione del sentimento di ospitalità. Meritava Teodoro Roosevelt questo attestato d' ammirazione e di simpatia? Certamente. Per gli italiani il manifestarlo era utile e dovoroso. Egli è stato a capo di nno Stato dove vivono un milione e mezzo di italiani e i suoi concittadini lo amano e lo considerano come il loro uomo rappresentativo ; ogni onore reso a lni, quindi, fa piacere ai nord-americani. Ciò che può giovare ai nostri emigrati tanto malvisti oltre l'Atlantico. Que~to sarebbe un motivo egoistico o subbiettivo. L'uomo in sè è degno di ammirazione pei suoi scritti e pei suoi atti. Tutto, o quasi, è lodevole nei suoi libri : c'è una energia e una dirittura di vedute, che possono servire ad elevare individui e colletti vi tà; c'è una condanna fierissima del mal costume dei politici.ans nord-americani, che non si può abbastanza loda.re, In quanto all'uomo noi non ci lasciamo sedurre di quanto c'è di teatrale, di crane in lui; e questi sono, forse, i difetti che lo rendono più caro ai prop1·ii concittadini. Perciò sorvoleremo sulle sue ge!:lta, poco pericolose e molto celebrate, di colonnello dei rough-riders nella guerra di Cuba. Dobbiamo invece ricordare a titolo di grande onore : 1.0 La sua lotta aperta, quantunque non coronata sinora da un successo reale, contro i Trusts; 2.0 La sua efficace cooperazione per la puce tra la Russia. e il Giappone e gli sforzi non meno meritorii e più impopolari, per evitare la guerra tra gli Stati Uniti e il Giappone ; 3.0 Il suo disprezzo aperto, profondo contro il pregiudizio della 1·azza. Egli ha difeso spesso i bianchi undesirables - tra i quali primeggiano gl'ltaliani; egli ha difeso i gialli ed ha vivacemente rimproverato le popolazioni e il governo della California che stanno agli antipodi con lui nell'odio contro i Cinesi e i Giapponesi; egli, infine, affrontando coraggiosamente la massima impopolarità, ha difeso i Negri e ne ha ono-

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